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Prodotto da Massimo Saviola e Arcangelo Buelli. Registrato,
editato, missato e masterizzato da Arcangelo Buelli. Direzione musicale di
Massimo Saviola, Arcangelo Buelli. Tutti i testi sono di Alessandro Ducoli.
Maligno è una canzone degli Aterciopelados (Caribe Atomico, 1998 BMG Ariola
de Colombia; adattamento italiano del testo di Alessandro Ducoli). Con Uomini
delle Taverne Un libro e un
disco, praticamente la stessa cosa Un piccolo centro urbano situato in mezzo alle Alpi, tre
personaggi e un cane. Un efferato omicidio segnerà in maniera determinante il
destino “ dell'assassino ” Goliardo Basta e di Zeno, di Armando e del cane
Barnabo, suoi compagni di viaggio verso un epilogo che deve giocoforza
avvenire a Portree in Scozia. Un viaggio attraverso i propri stati d ‘ animo
o un viaggio per fuggire dalla morte verso la morte? Niente di tutto questo.
Un viaggio è basta. Una storia che muovendosi tra il grottesco e il surreale
in situazioni comiche ed esilaranti, guida il lettore nella ricerca di una
personalissima vittoria che per qualcuno dei personaggi assume semplicemente
il significato di giustizia. Questo è “L’uomo delle taverne”, il nuovo libro di Marco Quaroni. La fiera inizia e conclude le dodici canzoni che compongono questo “Taverne,
stamberghe, caverne”. Un lavoro in cui la musica si trasforma in canzoni e
dove le canzoni cercano di trasformare gli stati d’animo in musica.
Romanticherie , deliri, sentimenti mischiati e mai rimessi al posto giusto.
Racconti musicali dedicati ai personaggi che animano e vivono la realtà
italiana al di fuori dei grandi centri abitati. Piccole storie di rane
catturate dalle luci del palcoscenico della strada, di treni a gasolio che
attraversano le Alpi, di disperati posseduti da spiriti maligni difettosi, di
“romantici distratti” colpiti da cronica sfortuna, di maestri mai
dimenticati, di amori che conducono al delirio, di prati cancellati
dall'asfalto e poi di alluvioni, di catastrofici presagi e del consapevole
rifiuto delle regole dell'uomo; tutto quanto rigorosamente, volutamente,
incredibilmente dimenticato nel giorno della fiera. Questo è il nuovo disco
di Alessandro Ducoli e della sua Banda. (...) Quando
entrarono da me capii subito che erano italiani. Gli italiani non vengono mai
soli. Me lo ricordo come fosse oggi. Il primo, quello che aprì la porta, era
alto e robusto. Un cappello nero, a falda larga, una sciarpa rossa, un
impermeabile scuro e la sigaretta in bocca. Mi guardò in faccia. Aveva gli
occhi chiari, una carnagione molto pallida, la barba che lasciava intendere
un che di trascuratezza. Il secondo era un po' più basso, pantaloni di feltro
da caccia, giacca di velluto marrone. Biondo, occhi chiari, capelli radi, un'espressione
sofferta. Il terzo aveva un completo marrone e un farfallino annodato al
collo gonfio. Era basso e goffo. Occhi scuri e tondi. Veloci. Calvo e
rubicondo. Un'aria decisamente idiota (...) (...) Il fatto era che per lui erano sempre le sei di sera.
Aveva fermato l'orologio sull'ora in cui ogni giorno finiva il lavoro e da
quel momento lo usava qual fosse un braccialetto, un soprammobile, un
sopra-polso. In fondo è bello, a volte, fermare il tempo. Questo pensava. E
fermare il tempo nell'ora più lieta della giornata, quella in cui ogni giorno
finisce l'umana tortura, è ancora più bello. Si chiamava Armando e non aveva
fatto mai del male a nessuno (...) (...) Avevano la follia del viaggio nelle gambe e niente
avrebbe potuto fermarli. Distese di vegetazione. Acqua. Terra incontaminata.
La natura aveva annientato l'uomo. Faggi, querce, aceri, betulle, abeti
trapiantati al posto di pini silvestri come a segnare l'unica tangibile
presenza artificiale, pioppi. Tutto. Era la terra del tutto. Non si poteva
chiedere nulla oltre alla sorte. Era il posto dove tutti volevano morire.
Nelle Highlands c'era la magia di un sogno da cui non si vorrebbe mai
svegliarsi. Profumo di muschio, rumore di onde. Un lungo ponte a pagamento.
Montagne spoglie e brulle, acqua, brughiera. Una donna dolce che abbandona la
bicicletta fra i rovi e raggiunge una spiaggia fredda per sdraiarsi sui
sassi. Pensa (...) (...) Zeno non beveva mai quando stava sul banco, lo
considerava una mancanza di rispetto nei confronti dei clienti. Quella sera
lui era un cliente, così si appoggiò al basamento di cembro e riprese a
discutere con l'amico. Al tavolo d'angolo il solito straniero. Quando il
bicchiere arrivò a destinazione il Pugi sorrise. Fu allora che i giocatori di
carte levarono lo sguardo sul musicista che stava sorseggiando a piccolissime
dosi il suo nettare rosso. Come per un caso il più audace ebbe il coraggio di
dire: “Pugi, suonacela!”E gli altri in coro: “Dai Pugi, suonala.” E ancora:
“Porco cazzo Pugi, facci (...) Nella sua quasi settantenne vita era stato davvero un
grande artista, un uomo di eccellente inventiva, un genio della magia, un
asso della stravaganza. Non aveva mai fatto niente. Continuava a non fare
niente. Aveva una piccola casa in cui una piccola famiglia viveva
corrispondendogli mensilmente un piccolo canone d'affitto. Lui stava al piano
terra e la famigliola al primo. Aveva un piccolo orto, un fazzoletto di terra
che a volte coltivava. Per un uomo solo e una cerva cieca questo tipo di
reddito può bastare, se non si ambisce a cose tentacolari. Un tempo era anche
stato un buon rapinatore di banche, ma lo aveva fatto solo perché secondo lui
in quella piccola terra alpina ce n'erano troppe. E poi aveva contribuito
fortemente a mandar via i tedeschi. Non cose da poco. Tarcisio slegò il
guinzaglio dal paletto di legno e riprese la strada di casa. La cerva gli
leccò il dorso della mano e lui le carezzò le lunghe orecchie. Poi, adagio,
indirizzò il selvatico verso la via e prese a camminare lentamente ma con tono
allegro. La cerva lo seguì piano (...) (...) Se uno legge un libro in breve tempo che gusto c'è? Un
libro si paga, è giusto farlo durare a lungo. E poi diventi amico del libro,
corri con lui. Finirlo in tre giorni è roba da maniaci della lettura. Ci vogliono
mesi. Un libro deve accompagnare una fase di vita. E i personaggi devono
diventarti amici. Altrimenti che senso ha? Bastano pochi libri per saper
leggere. Questa considerazione frullava nella testa di Zeno poco prima della
dogana francese. Alla paura di morire provava a non pensare. Ma qualcosa
c'era in fondo alla sua testa. Cosa sarebbe stato poi? Goliardo Basta alla
guida pensava al mare di Scozia. La donzella riposava. L'Armando, con
l'ematoma regalatogli dalla malattia del calcio dipinto sul volto, aveva
accantonato l'amore (...) |
Ducoli, Taverne, stamberghe,
caverne (2003) La fiera Sgangherata. Berlicche Un sabato felice Nina Maledetta Africa Maligno L'alluvione Delirio ordinario Lenta A proposito di questi giorni Uomini delle taverne La fiera (01-09-2000) La
mia stamberga sta chiusa nel mattino, Qualche
volta nel pomeriggio Apri
la porta esce il fumo, appena la chiudi rientra da solo. Quest'anno
la fiera è più bella dell'anno passato Si
accorgono tutti e non lo dice nessuno, Il
responsabile beve, ogni volta con il suo braccio destro Entrano
i cani, cani e balordi. La
fiera ogni anno è sempre uguale Si
dice meno noiosa del solito amore, Il
responsabile dice: “una grossa fatica, E
chi non capisce non potrà mai capire”. Ho le
navi nel porto e ho paura di andare, Mi
accorgo che ho sbagliato provincia e ricomincio a cantare. La
gente costruisce le cose come le vede, Io
costruisco la gioia ma nessuno mi crede.... Stelle
filanti, sogni e desideri. Quando
passa la fiera tutti vogliono bere Dentro
a questa stamberga che conosce la gente Che
ha imparato a capire quando serve davvero. Perché
la fiera ogni anno riempie la strada Ha
paura del tempo perchè passa veloce Passa
avanti la curia, passano i comandanti Entrano
i ladri, ladri e bugiardi. Ho
le navi nel porto e ho paura di andare, Mi
accorgo che ho sbagliato provincia e ricomincio a cantare. La
gente costruisce le cose come le vede, Io
costruisco la gioia ma nessuno mi crede.... Dammi
un altro bacio ancora. Sgangherata (07-08-2000) Saltella
in equilibrio sulle strisce pedonali Le
donne sono bestie, sono uguali agli animali Ricoperte
dalle piume dalla testa ai piedi Girano
a milioni ma qui intorno non vedi Gli
scrittori sgangherati ossessionati dal lavoro Chitarristi
squattrinati con la vita uguale a loro Abbracciati
per la strada ad insultare il clero Semafori
ambulanti fanno tutte le chiusure. Terra
di passaggio, con intorno le montagne Terra
sulle scarpe, sulle suole c'è il catrame Zona
di clausura per le colpe da pulire Rogna
dentro il sangue da decontaminare. Allegri
come rane quando piove per la strada Erba,
asfalto, erba ma tu guarda che fortuna Arricchiti
dalla grappa, dall'argento della luna Scappati
dalle buche della metropolitana La
città mi vuole male, porta dritto all'ospedale Chiude
un occhio per scherzare cerca il ferro nelle brache Manda
luce anche di notte, non riesco più a dormire Esco
solo quando piove. Terra
di passaggio, con intorno le montagne Terra
sulle scarpe, sulle suole c'è il catrame Zona
di clausura per le colpe da pulire Rogna
dentro il sangue da decontaminare. Berlicche (07-04-2000) Cammina
sulle punte Sopra
ai ferri del treno Continua
a giocare, fai un passo per volta. Non
dire una parola Se
non riesci a parlare Se c'è
un buco nella strada serve un passo più lungo. Che
cosa mi succede. La
pelle di gallina Corre
sopra alla schiena Il
cerchio delle ruote gira senza la benzina. Ci
sono i vetri rotti Le
bestemmie sopra il muro Il
fumo delle fogne chiuso dentro nel tombino. Che
cosa mi succede. La
bruma ritorna dentro al fiume, La
luna ritorna dietro al sole Una
macchina procede camminando sulla strada e poi si ferma. Cammina
sulle punte Sopra
i ferri del treno I
piedi nudi nella terra, dentro ai campi del vino. La
bruma ritorna dentro il fiume, La
luna dietro al sole, La
luna ritorna dentro. Nina (07-06-2000) Disegna
un quadro che descriva quei colori Che
sia in grado di spiegare la bellezza Delle
cose naturali e del pensiero. Disegna
quello che ricordi se mi guardi Quando
dici che hai capito una persona Quando
sai quello che ho perso per davvero Dietro
al mondo per amore. Disegna
un quadro che descriva quella strada Che
sia in grado di cambiare qualche cosa. Ho
bisogno di canzoni Nina
che vola, con le canzoni E
farò anch'io le mie provviste questa volta Per
non essere distratto dall'amore. Dal
Porto di Genova partirà Con
altri colori, per altre città. Nina
sorride mentre guarda di fuori, Dal
porto di Genova lo aspetterà. Ho
bisogno di canzoni Nina
che vola, con le canzoni Un sabato felice (14-04-01) Trasformare
le parole, domandarti amore Fare
finta che sia un gioco non avere più pazienza, Non
avere una divisa per comprarsi le amicizie ( Per
risolvere i problemi senza usare la fatica. Versami
una punta di allegria Nel
mio bicchiere Che
mi serve per pensare Che
non siamo più obbligati Tutti
i giorni e poi le notti Da
una regola sbagliata. Ma
sì, che è importante un po' di musica E
poi, e poi ritornare ad esser liberi Ma
sì, che importante fare musica Per
amore smisurato per le ballerine. Trasformare
i sentimenti, Trasformare
l'acqua in vino Non
mi serve niente altro Che
essere libero di amarti. La
mia casa è sempre aperta Qualche
giorno tornerò Sulla
strada che mi porta proprio fino a dove sei. Versami
una punta di allegria Nel
mio bicchiere Che
mi serve per pensare Che
non siamo più obbligati tutti i giorni E
poi le notti Da
una regola sbagliata. Ma
sì, che è importante un po' di musica E
poi, e poi ritornare ad esser liberi Ma
sì, che importante fare musica Per
amore smisurato per le ballerine. Trasformare
le giornate in un sabato felice Fare
finta che sia un gioco non avere più risorse La
mia casa è sempre aperta, la mia porta è sempre quella, Qualche
giorno tornerò proprio fino a dove sei. Maledetta Africa (30-12-01) Hey,
amico Raccontagli
al tuo fratello Cosa
gli hai mischiato Di
così malato dentro il caffè. Sono
caduto, come un soldato La
rinuncia obbligata fa male davvero. Si
muove la terra, la deriva dell'uomo Quando
Rita si spoglia ancora, per me. E
poi corre Sopra
ai campi aperti Dove
una volta non c'era la strada. Diavoli
e Santi Sono
nient'altro che niente Un
rifugio sicuro per chi odia la gente. Ma le
nuvole stanche sono pronte a cadere ancora, Si
muove la terra. Maledetta
Africa. Hey,
amico Raccontagli
al tuo fratello Il
presagio cattivo Delle
congiunzioni astrali malate. Rita
è bruciata, si è bruciata la testa Un
suicidio da strega, perfetto e violento. E
poi corre Sopra
ai campi aperti Dove
una volta non c'era la strada. Diavoli
e Santi Sono
nient'altro che niente Un
rifugio sicuro per chi odia la gente. Ma
le nuvole stanche sono pronte a cadere ancora. Si
muove la terra, si muove ancora. Hey,
amico Raccontagli
al tuo fratello Che
cosa gli costa la tua civiltà Il
processo lento delle cose giuste Cancellare
alla svelta ogni testa sbagliata, cattiva e malata. Un
metro dall'Africa o dalle pietre di Zuma Infilare
una croce nella testa di un uomo Cambia
il tempo, solo e niente altro Malattia,
che può far male. Diavoli
e Santi… Le
malattie della mente Un
rifugio sicuro per chi usa la gente. Ma
le nuvole stanche sono pronte a cadere ancora. Si
muove la terra, cammina ancora …… Maligno (19-03-01) Dentro
muy dentro Cerca
nel fondo Incastrato
dentro il cuor Dentro
il cervello disastro umano Mi
voluntad destruyó Poquito
a poco Trova
il suo posto “O
barbarie. Invasor”. Si
prende il giorno la fatàl malinconia Colora
in nero e si cattura la mia vita Premeditada
y divina. Maligno
crudele Sono
devoto, vuoto Desertificao Permesso
e concesso Di
usare il male Amaro
e delizioso è. “T'amerò,
odiarti poco” Della
mia cieca devoción. Si
prende il giorno la fatàl malinconia Colora
in nero e si cattura la mia vita Premeditada
y divina. Voglio
disintossicarmi Fastidiosa
dipendenza Prima
che sia tardi. Tiñes
mis dias de fatal melancolía Eres
el hacha que astilló toda mi vida Premeditada
y divina. (Héctor
Buitrago, Andrea Echeverri; adattamento italiano del testo di A. Ducoli) L'alluvione (02-10-2000) Disperazione Camminare
sulla strada della desolazione Consolazione L'alluvione
questa volta ha risparmiato il rione. Bella
impressione Controllare
che sull'acqua non si può camminare La
commozione Quando
la pioggia arriva in faccia ricomincia a cadere. Il
temporale impone il ritmo sul viale Le
cicche morte stanno sotto alle suole, Lei
non mi vuole. Palpitazione L'eccitazione
lascia il segno e chiama un'altra canzone La
dispersione Tutte
le case sono intorno ma le vedo straniere. Concentrazione La
situazione non mi piace vuole la soluzione Liberazione L'alluvione
arriva in basso ma comincia più il alto. Il
temporale impone il ritmo sul viale Le cicche
morte stanno sotto alle suole, Lei
non mi vuole. Delirio ordinario (24-11-00) Il
freddo assassino accompagnato dal vento Sa
un milione di sistemi per entrare nel cappotto Le
stagioni sono quattro, le mie gambe solo un paio Le
mie dita sono dieci, togli due che fanno il doppio. Cade
pioggia sulla testa. Un
milione di mestieri per scappare dalla noia Spingi
sempre la carriola fuori dalla paranoia Il
mio vecchio sta incazzato, sta aspettando sul selciato “Lascia
fare al fortunato tu sei solo un disgraziato”. Cade
pioggia sulla testa. Fortunati
sono i belli, sono sempre più contenti Non
gli serve più pagare per fare all'amore Non
gli serve far l'amore per comprarsi da mangiare Non
gli serve proprio niente Non
gli occorre più la gente. Cade
pioggia sulla testa. Un
milione di sistemi e mi ritrovo ancora qui Colpa
della gratitudine dovuta e non cercata Colpa
dell'ingratitudine malata e mai curata Della
cronica esigenza di non essere mai senza. Lenta (09-01-2001) Fuori
dalla finestra Questa stanza è vuota Non
ti vedo, non ti credo. Mi
trascinano via i cartelloni accesi Le
pubblicità per le famiglie pronte Marta,
la tua finestra è spenta. Lenta,
come le gambe in mezzo al traffico Gli
alberi intorno si spogliano lenti. Le
tue parole sono di ghiaccio Galleggiano
ferme dentro il mio cuore inerme Allagato,
acqua salata scende dagli occhi. Parole
contate che segnano il tempo Della
nostra stanza vuota, senza ritegno La
vita è poca per la mia causa, non è abbastanza. Lenta,
come le gambe in mezzo al traffico Gli
alberi intorno si spogliano lenti. Un
ordine falso mi dice lontano Ordine
strano come i cubi per strada Il
tuo cuore di pietra mi da un po' di fastidio Rallenta
il ritmo, la digestione. Lenta,
come le gambe in mezzo al traffico Gli
alberi intorno si spogliano lenti In
ottobre, Quando
la febbre prende la carne e morde. A proposito di questi giorni (26-10-2000) Le
gocce piccolissime La
pioggia non esiste Si
aprono diverse soluzioni Sopra
gli orizzonti aperti delle nostre fantasie Coprire
la tua pelle con i baci. Agli
angoli dei muri le bambine colorate Con
il gesso nella mano Fanno
il gioco dell'amore Si
aprono le nuvole Si
asciugano le strade Dentro
ai prati e sulle case Sta
asciugando il temporale. Qui l'amore
mi ha già ucciso altre volte Ogni
volta che succede sono triste. Le
gocce sono acqua che si alza dalla terra La
bottega della gente mostra tutta la lussuria Gli
orizzonti sono chiari I
colori sono accesi Sulla
faccia della gente Sopra
ai muri delle case. Qui
l'amore mi ha già ucciso altre volte Ogni
volta che succede sono triste … … … e fa più male. Uomini delle taverne (01-09-2000) La
mia stamberga è chiusa nel mattino, Qualche
volta, nel pomeriggio Apri
la porta esce il fumo, appena la chiudi rientra da solo. La
fiera si ferma quando arriva la sera Appena
sopra il selciato ci cammina il motore. Le
ombre gentili che accarezzano i muri Passano
davanti ai portoni prima di essere qui. Le
mie navi nel porto sono andate da sole, Per amore
del sale hanno messo le vele. La
gente si è fermata a pensare come i quadri sul muro I
cani sono andati per strada per cercare qualcuno Stelle
filanti, sogni e desideri. Quando
passa la fiera E un
piccolo uomo che rincorre i suoi sogni Una
goccia di vento leggero, e gli camminano via. La
fiera ogni anno ha riempito la strada La
paura del tempo che diventa un ricordo Un
ricordo confuso, un dettaglio noioso Il
sole passa dietro alla cima Ritornerà
la mattina. Le
mie navi nel porto sono andate da sole, Per
amore del sale hanno messo le vele. La
gente si è fermata a pensare come i quadri sul muro I
cani sono andati per strada per cercare qualcuno Dammi
un altro bacio ancora |
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