Le news corrispondono alle
informazioni della pagina “home”
…. Qui trovate quelle precedenti …
14 febbraio 2015
DUE GIORNI A PRIMAVERA.
L'attesissimo short-colossal del nuovo singolo del Ducoli! Con Sara Bonarossi, Cletus Cobb, Valeruz
Velasco e La Pepita.
Diretto
e montato da: Wladimir Zaleski. "After
seeing that we decided to stop making movies". I fratelli
Lumiere.
"King Kong is nothing compared to that!". King Bensley. "Quando Bach incontra Van Gogh: non è questo
il caso". Goffredo Alberti Liberi (Musica Assoluta, Febbraio
2015). "Effetti speciali mai visti!" Arturo di Ponte Luci (Cinema e
alcolismi, Ottobre 2015). "Sophia
Loren è la nuova Sara Bonarossi". Marialuisa
Archetti Bonelli (Petali di Cinema, Gennaio 2015).
La
presentazione dell’album è fissata per il 14 febbraio prossimo al Teatro delle Ali a Breno.
DIVANOMACHIA.
Uscirà il 14 febbraio, in occasione del concerto al Teatro delle Ali di Breno
(info e prenotazioni: www.teatrodelleali.eu, 0364.321431):
Il
grande inverno (24 marzo 2008) - Quanto tempo (20 aprile 2011) - Collezioni
infinite di cose (18 dicembre 2013) - I tuoi meravigliosi occhi (12 giugno
2013) - La goccia (5 luglio 2012) - Il gioco del silenzio (27 maggio 2013) -
Ninna (13 luglio 2013) - Un pezzo di pane (11 maggio 2013) - Mille modi (27
giugno 2012) – Ciao ciao (5 luglio 2012) - Poco male (11 ottobre 2010) - Due
giorni a primavera (19 marzo 2010)
Sarà
disponibile in doppia copertina:
23 luglio 2014
DIVANOMACHIA. Il nuovo album è stato registrato ed è in fase di editing. Dovrebbe
uscire il prossimo autunno anticipato dal video-singolo Due giorni a primavera, girato da
Vladimir Zaleski con Sara Bonarossi e Valerio
Gaffurini. Questa è la scaletta provvisoria dell’album:
Il grande inverno (24 marzo 2008) - Quanto tempo (20
aprile 2011) - Collezioni infinite di cose (18 dicembre 2013) - I tuoi meravigliosi
occhi (12 giugno 2013) - La goccia (5
luglio 2012) - Il gioco del silenzio (27 maggio 2013) - Capelli neri (2 giugno
2011) - Ninna (13 luglio 2013) - Un pezzo di pane (11 maggio 2013) - Mille modi
(27 giugno 2012) – Ciao ciao (5 luglio 2012)
- Poco male (11 ottobre 2010) - Due giorni a primavera (19 marzo 2010)
LUPITA’S PROJECT. Il nuovo album dei Lupita’s Project, WE ARE
DONE, è in fase di registrazione lenta, ma concreta.
ILRESTO?. Boh.
VIDEO. Ecco alcuni nuovi video freschi freschi….:
Ti ti ti ti https://www.youtube.com/watch?v=9yV_R3uGZq0
Ridendo e Baciando https://www.youtube.com/watch?v=EqjrokpawZQ
30 novembre 2013
1.
CAMUNIARAMA. Santo Drino compare
nella compilation Camuniarama,
curata da Franco Bruna e completa di numerose altre
realtà artistiche tutte targate Valle Camonica.
2.
BICILINDRICA. Il Laccabue compare nella compilation
"SOGNANDO LA CALIFORNIA -Bicilindrica - La rivista dei Guzzisti" curata da Tiziano Incani,
alis "Il Bepi"..
3.
SELVAGGI
BAND. Uscirà
il dicembre prossimo Piombo, ferro e chitarre, il nuovo disco della Selvaggi Band
in cui il Ducoli compare come autore dei testi (stay tuned).
13 ottobre 2013
1.
SANDROPITECO. Il nuovo lavoro solista del Ducoli
verrà presentato il 9 novembre prossimo presso l’auditorium di Villa Milesi a
Lovere (BG). Il lavoro, strutturato in due volumi, comprende 22 nuove canzoni e
sarà corredato da due videoclip: Sandropiteco (realizzato da Andrea Cominoli, Stefano Bianchi, Alessandro Massini Innocenti e
Wladimir Zaleski), e Lo strano concetto di Alice (realizzato da Marzio
Mirabella, Alberto Terrile, Ilaria Carpifoglio e
Laura dalla Dea). Le fotografie sono di Fabio Gamba.
2.
VIDEO. In collaborazione con Alessio
Kogoj e il Centro Teatro di Trento è stato realizzato il video di Il primo ballo.
3.
MAURO
TONONI. Il
Tononi ha pubblicato tre nuovi singoli scritti dal Ducoli per il suo progetto Arcobaleni
Rossi. Potete ascoltarli su you tube e scaricarli in qualsiasi digital store: La bambina dispettosa, Cosa me
ne frega dell’amore e Un sorriso.
4.
SELVAGGI
BAND. Uscirà
il dicembre prossimo Piombo, ferro e chitarre, il nuovo disco della Selvaggi Band in cui il Ducoli
compare come autore dei testi (stay tuned).
21 aprile 2013
1.
SANDROPITECO. Sembra che sia quasi finito.
Si è aggiunto alla ciurma dei musicisti anche il mitico Titti Castrini che ha
suonato la fisarmonica in sei brani.
2.
MAURO
TONONI. Il
Tononi ha pubblicato due nuovi singoli scritti dal Ducoli per il suo progetto
Arcobaleni Rossi. Potete ascoltarli su you tube e scaricarli in qualsiasi digital store: Capelli Neri e Bentornato Valentino.
3.
BOOKS. Venerdì prossimo saranno
presentati nientemeno che due nuovi libri: Due identici
racconti e Meridiani paralleli.
4.
ALTRO!!! E chi lo sa… Il Ducoli,
ormai ufficialmente converitosi a FB, in
collaborazione con Cosswho, riporta news più immediate sulla sua pagina
personale. Mi spiace per quelli che non hanno il FB, ma comunque cercherò di
tenere più aggiornamenti possibili.
7 febbraio 2013
AGGIORNAMENTI
DEL SITO!!!!!. Aggiornare questo sito è
sempre più un’impresa!
Il Ducoli sembra aver fatto la fine del suo
caro amico Bolivar! Lo si trova sporadico In
qualche assurda latitudine mentale.
Ad ogni buon conto (Guido Lavazza Dixit), ho
aggiunto una pagina contenente i video più
interessanti, ho aggiornato la pagina della discografia
e quella dei free download (attenzione!!!
Il Ducoli ha voluto mettere on-line, free, l’intero concerto Lurido LIVE; nonché LA RACCOLTA DI INEDITI,
forse nemmeno quelli meglio riusciti, “POMERIGGI MAL SPRECATI” (contiene
anche alcune cose tra le prime scritte il secolo scorso… ascoltasi
“Clarice”, “Nessun Diavolo” o “Vecchi Rancori”!!!!)…
Il permesso di pubblicarle mi suona male, ma non so
che dire… Così mi è stato chiesto.
Il resto, addirittura suonerie per cellulari (io vi
consiglio quella di Mojita), lo potete trovare su tutti i Digital Stores musicali (quell’INDIPENDENTONE del Ducoli, ha
regalato a Cromomusic più di metà del suo catalogo…). Ovviamente questa
cosa sacrifica il libero ascolto di I Never Shot An Indie, ma,
con zampata finale, sono comunque riuscito a rendere disponibili l’esplosivamente
nerazzurra Zamorano
Version di Giacinto, The
Cure e la commovente Moana nella
recente versione italiana …. (pare dedicata a “quella del Bolivar”!).
CIAO A TUTTI. Confesso di essere in dubbio…
PS. Dimenticavo… ho inserito anche la versione de “La canzone di
Marinella” che Ducoli e Gaffurini avevano pensato di
allegare alla versione “extra” della ristampa
di Brumantica… non ho il permesso ma lo faccio lo stesso. Il Faber perdonerebbe, chissà gli altri…
PPS. La Parte III del successo letterario “Il colore
del romanzo è…” non verrà pubblicata. Chi la volesse scriva direttamente al Ducoli che vi invierà un
comunissimo PDF… Il qui presente, aimè, l’ha letta… è molto cruda.
28 gennaio 2013
PERIPEZIE!!!!!. Uscirà giovedì prossimo, I Never Shot An Indie. Il nuovo
disco dei Lupita’s Porject
ha dovuto attraversare burroni, precipizi e inferni vari, ma è finalmente
pronto e in stampa. Uscirà lo stesso giorno anche I Never
Shot An Indian, triplo
album che raccoglie Jokerjohnny
I, Jokerjohnny II e Easylove.
I due
titoli sono stati preceduti dalla pubblicazione video dei singoli Today e Idolo del mio cane.
http://www.youtube.com/watch?v=CMF2xDLrR4A
http://www.youtube.com/watch?v=6DmbsJlz0wE
Per
informazioni su dove reperirlo scrivete a baccoilmatto@libero.it Spero che il
Ducoli eviti la sua abituale attitudine di regalarli…
HELP!!!!!
PLEASE, PLEASE … ME!!!!
Maggiori dettagli sulla nuova peripezia di Cletus
Cobb e dei suoi compagni di viaggio sono meglio descritte al link qui
sotto:
http://www.ducoli.eu/live_file/Lupita's%20Comunicato%20Stampa%20-%20WEB.pdf
BOOKS. La carriera di scrittore del Ducoli
ricevere consensi forse inaspettati. Alcuni titoli sono ancora disponibili
presso: EDICOLERIA (Breno), EDIBI (Breno), DISCO STORY (Darfo), EDICOLA REBELOT
(Sonico), EDICOLA CALZONI (Niardo), EDICOLA BAR VAIRA (Braone), CARTOLERIA
NODARI (Esine), BAR PAPERO (Angone), BAR BAI (PIsogne),
LIBRERIA PUNTO E CAPO (Pisogne), DUCA MINIMO (Alfianello), OSTERIA AL CANTON
(Pieve Terzagni). Siamo attesa di altri magnati per
proseguire la squattrinata avventura!!!!
SANDROPITECO. Il doppio album del Ducoli, è stato ultimato, ma
verrà stampato non prima della prossima primavera.
FACEBOOK. Visto che il Ducoli si è finalmente reso conto che
il Face Book non è da sottovalutare, vi ricordo che gli aggiornamenti
più frequenti li potrete trovare alla sua pagina: http://www.facebook.com/alessandro.ducoli.
Quanto meno, il sottoscritto (…), non dovrà più tribolare a estorcergli
informazioni con il contagocce. Rimane comunque assodato che il sito, ve lo
terrò comunque aggiornato.
BARTOLINO’S. Si vocifera che il Ducoli stia scrivendo un
nuovo disco per i Bartolino’s e
che sia in dirittura d’arrivo un progetto live! Mario Stivala sta
curando tutti gli arrangiamenti live e ha scritto nuove musiche per le parole
del Ducoli… Il titolo che sono riuscito a carpire nei discorsi confusi del
cantautore è Prunella modularis… Chissà cosa succederà. A breve news più
concrete.
WEB-STORES. Credo che siano disponibili su I-Tunes
alcune suonerie per cellulare delle canzoncine del Ducolo. Dice di aver ceduto
il suo intero catalogo gratis, ovviamente io consiglio Mojita!!!!!!!!!!
Il Centro Teatro di Trento, realizzerà un video per
il Ducolo (onorato e commosso). Eccovi il comunicato
stampa.
29 ottobre 2012
BOOKS. La carriera di scrittore del Ducoli
comincia a ricevere i primi segnali di riconoscimento. Brebbiapipe
ha infatti inserito Diario di un giovane fumatore tra i libri
consigliati, segnalandolo addirittura nella propria homepage: www.brebbiapipe.it
Ho convinto il Ducoli, sempre refrattario a
pubblicizzarsi come scrittore (dice: “i cantanti devono fare i cantanti e gli
scrittori devono fare gli scrittori”), a costruire una pagina dedicata (Books). Keep on Rockin’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
FOCUS!!!! Ha recensito il libro “La vita non è acqua”:
http://www.focus.it/community/cs/forums/thread/483249.aspx
VENIAMO ALLA MUSICA. Uscirà venerdi
prossimo, il giorno dei santi, il primo singolo dell’imminente I Never Shot An Indie. Il
singolo scelto è Today, ed è accompagnato da un video
realizzato da Benjamin Thomas Manfredini (http://www.facebook.com/alessandro.ducoli?ref=tn_tnmn#!/pages/Benjamin-Thomas-Manfredini/439494772753437).
L’uscita del disco sembra essere slittata a gennaio, ma i lavori di
registrazione sono praticamente ultimati.
IL DUCOLI. Purtroppo assente per quasi tutta l’estate, abbiamo
rischiato di perderlo (almeno nel suo ormai corroso cervello). Dice che deve
prendersi ancora un po’ di tempo, per pensare e per capire, ma ha comunque
scritto canzoni e racconti anche quest’estate, al punto che sembra imminente
l’uscita di uno strano romanzetto dal titolo “Il colore del romanzo è…”, che
non ho ancora capito se a firma sua o se lo ha rubato al suo amico di sempre Armando
Bolivar. Qualcosa già si può sbirciare nella pagina books.
SANDROPITECO. Il doppio album del Ducoli, è stato ultimato, ma
verrà stampato non prima della prossima primavera. Anche in questo caso, la
brutta estate trascorsa, ha rovinato tempi e piani. Nel frattempo, un estratto
del booklet del disco è stato pubblicato da Alberto Terrile, nientemeno che in
Francia (libro da non perdere): http://www.jacquesflament-editions.com/54-sous-le-signe-de-l-ange.html.
FACEBOOK. Visto che il Ducoli si è finalmente reso conto che
il Face Book non è da sottovalutare, vi ricordo che gli aggiornamenti più
frequenti li potrete trovare alla sua pagina: http://www.facebook.com/alessandro.ducoli?ref=tn_tnmn#!/alessandro.ducoli.
Quanto meno, il sottoscritto (…), non dovrà più tribolare a estorcergli
informazioni con il contagocce. Rimane comunque assodato che il sito, ve lo
terrò comunque aggiornato.
22 giugno 2012
BOOKS. La carriera di scrittore del Ducoli
comincia a ricevere i primi segnali di riconoscimento. Brebbiapipe
ha infatti inserito Diario di un giovane fumatore tra i libri
consigliati, segnalandolo addirittura nella propria homepage: www.brebbiapipe.it
Ho convinto il Ducoli, sempre refrattario a
pubblicizzarsi come scrittore (dice: “i cantanti devono fare i cantanti e gli
scrittori devono fare gli scrittori”), a costruire una pagina dedicata (Books). Keep on Rockin’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
MIRKO!!!!!
20 giugno 2012
BAD NEWS! Cattive notizie sul fronte I Never Shot An Indie!!!!!!!! Mirko si è fratturato un braccio e
avrà il gesso fino ad agosto! Che dire… LUPITA’S!
Ps. Per i live di quest’estate, in attesa del
rientro di Mirko, previsto per il prossimo settembre, è stato arruolato nei Lupita’s nientemeno che The Meco, il drummer dei The Jones Bones.
SANDROPITECO! Il nuovo disco del Ducoli uscirà, quindi, prima
del previsto (forse già a settembre). Eccovi la scaletta intera dell’album:
Vol.
I L'ineluttabile interdipendenza tra pratica e teoria
Parte
I. Teoria della pratica
Depressione positiva
Fase lunare
Maldestro
Parte
II. Pratica del teorizzabile
Via Gruppini
Quattro bicchieri
Tutti i peccati mortali
Parte
III. Praticamente ateorico
Senza chiedere scusa
Un sorriso
Voi dell’Attento
Parte
IV. Teoricamente pratico
San Valentino
Nuvole a forma di fumo
Vol.
II Il brodo primordiale è stato fenomenale
Parte
I. La mescola e il pentolone
Alcolnauta
Lo strano concetto di alice
Il naso del tuo cane
Sandropiteco
Parte
II. Il brodo delle giuggiole e quello
della minestra
Uno scherzo
Santo Drino
Le case storte
Parte
III. Non passa al pentolone chi è
passato dalla rete
Piccolo pesce
Luna di mezzogiorno
Lo strano esercizio della fantasia
31 maggio 2012
HOT.HOT.HOT.SUMMER! I Lupita’s
Project sono in studio Completare la produzione di I Never Shot An Indie!!!!!!!! L’uscita
è in programma per ferragosto (forse proprio il 15). Verrà presentato, sembra,
in doppia data rivierasca (Rimini – Riccione) ancora da definite (COLD-COLD.COLD.MOJITO!!!!!). Confermata la scaletta
dell’album:
Sad And Lonely Dolly
Sex Me
Today
Thirsty
Idolo del mio cane
Giacinto
Lady Mud
Lupita’s project
I Got To Kill
The Cure
Commercial Song
SANDROPITECO! Il nuovo disco del Ducoli ha subito un
comprensibile slittamento per lasciar posto ai Lupiti.
Uscirà in doppio volume (di cui il secondo già realizzato), il prossimo
autunno. Eccovi la scaletta del secondo volume (quella del primo volume, che
comprende 11 brani inediti è ancora segreta… il Ducoli non me la vuol dire):
Vol.
II Il brodo primordiale è stato fenomenale
Parte
I. La mescola e il pentolone
Alcolnauta
Lo strano concetto di alice
Il naso del tuo cane
Sandropiteco
Parte
II. Il brodo delle giuggiole e quello
della minestra
Uno scherzo
Santo Drino
Le case storte
Parte
III. Non passa al pentolone chi è
passato dalla rete
Piccolo pesce
Luna di mezzogiorno
Lo strano esercizio della fantasia
ALTRO! … … … … … … … … …
14 aprile 2012
Succosissime news!
È uscito Clock Work Orangina! Il nuovo
attesissimo album di Mané, scritto in collaborazione con
il Ducoli e con Valeruz Velasco.
La nuova fatica discografica di Mané costata
quattro anni di lavoro e sacrifici (tra file persi, liricisti
persi, arrangiatori persi e cantanti persi), ma è ora disponibile su qualsiasi
piattaforma digitale (cose per gente informaticamente
aggiornata), oppure direttamente su cd: potete chiedere informazioni su come
averne una copia (indipendentemente dai vostri gusti musicali, si dice che il
disco abbia proprietà taumaturgiche anche solo come oggetto) direttamente a Mané;
oppure potete presentarvi sabato sera 14 aprile 2012 alla Cooperativa Valle
di Lozio dal mitico Tone, o al Teatro Comunale di Sale
Marasino (BS) venerdì 20 aprile prossimo per la presentazione ufficiale!
Durante i concerti potrete trovare anche gli album che Mané
ha pubblicato in collaborazione con il Ducoli, compreso l’ormai storico
album Cromo Inverso
e il fortunato Radio
Wave. Non mancate e Keep on Rockin’!!!!!!!!
PS. Il Ducoli e Mané
stanno già lavorando al disco nuovo: Metropolis…
In occasione del mondiale MotoGP-2012 che sta per
iniziare, Mauro Tononi ha pubblicato un omaggio ai fans di Valentino
Rossi: il video di Grande Valentino, girato a Tavullia
in occasione della scorsa gara di Misano Adriatico con i fans di Valentino.
Un saluto giallo a Tutti! Anche a Valentino… Keep on Rockin’!
Il Ducoli è ingrassato 6 kg e raggiunto
l’onorabile peso dei 104! Fate voi qualcosa perché io sono stato già più volte
invitato a non rompere oltre!!!!!!!!!
Sandropiteco e I Never
Shot An Indie, sono a buon punto! Il Ducoli ha
preso peso ma sta perdendo cervello, non sa più dirmi cosa vuole fare di questi
due nuovi lavori discografici. Sembra che i Lupita’s
Porject presentino il disco a giugno, mentre Sandropiteco,
è previsto in uscita a novembre (addirittura come triplo disco… la follia!!!!).
Nonostante i consigli dei più cari amici, il Ducoli
continua la sua avventura di mediocre scrittore. Ha appena pubblicato il suo
quinto libro Dopotutto si muore, ma nessuno se lo è filato. Fate
qualcosa anche in questo caso… PS. Mi ha chiesto di costruire una pagina
dedicata alla sua carriere di scrittore in questo sito, ma per ora mi sono
rifiutato. Se non mi licenzia, tra qualche giorno avrete disponibile anche la
pagina Tales and Novels.
4 marzo 2012
A Berlino, con Dalla e
Bonetti, c’ero anch’io … era molto grande … ma meno di triste di come sono
oggi. Ciao Lucio …
20 febbraio 2012
C’eravamo persi! Tra un
concerto e l’altro, il Ducoli si è dato letteralmente alla macchia. L’ho
beccato ieri e in un quarto d’ora magro magro, gli ho estorto le seguenti notizie:
1.
I Never Shot An Indie, il nuovo disco di Lupita’s Project di Cletus Cobb, è stato registrato! Non si
sa come, dove e quando. Dovrebbe essere presentato a giugno e conterrà i
seguenti brani:
Sad And Lonely Dolly
Sex Me
Today
Thirsty
Idolo del mio cane
Giacinto
Lady Mud
Lupita’s project
I Got To Kill
The Cure
Commercial Song
2.
Sandropiteco, il nuovo disco di Alessandro
Ducoli, è stato rimandato! Il disco, che era stato inizialmente pensato come
doppio, è stato in un primo momento ridimensionato ad un solo volume, la cui
registrazione è ormai completata dal novembre scorso, e poi rimesso in
carreggiata doppio-disco. Pare che il Ducoli abbia iniziato le registrazioni di
questo secondo volume e che l’uscita del disco sia ancora da decidere.
3.
Tutto il
resto, il
Ducoli non se lo ricorda più.
E per finire, due ultime
notizie preziose:
Mauro Tononi, imitatore ufficiale di Valentino
Rossi, ha pubblicato il video di San Valentino, scritta dal Ducoli
per l’album Pianeta Rosso:
http://www.youtube.com/watch?v=_mmRYN8NTKo&feature=youtu.be
Mané, in attesa dell’uscita di Clockwork Orangina, ha pubblicato il singolo The
Kiss Milk, scritta insieme al Ducoli, in cui compare un ospite d’eccezione:
Ivan Cattaneo!
1 dicembre 2011
Ci siamo! Esce domani
pomeriggio la riedizione di Brumantica. Eccovi il comunicato stampa di
Paolo “Crazy” Carnevale e le prima
recensione-intervista a cura di Luca Morzenti:
BRUMANTICA
IS BACK!
Forse è solo una fantasia, ma scorrendo la lista
degli ospiti che hanno contribuito alla realizzazione di questo piccolo grande
capolavoro del Ducoli e ascoltandone il risultato, viene da pensare a uno
studio di registrazione piccolo e avvolto nella Bruma, quella stesa Bruma
cantata con sentimento nel brano che da il titolo al disco. Brumantica, è solo
una delle tante idee geniali scaturite dalla mente iperattiva e magnifica di
Alessandro Ducoli, l’idea che ci sia questa scienza che studia le brume e le
nebbie è davvero originale.
Il disco, che ha visto la luce nel 2005, è nato
dalla possibilità offerta a Ducoli dagli amici Paolo Filippi e Teo
Marchese del Cavò Studio, che gli proposero di registrare un disco
da loro usufruendo di quei mitici personaggi che popolavano lo studio, da Ellade Bandini ad Ares
Tavolazzi, Tino Tracanna, Sandro Gibellini e tutti gli altri. Il risultato è un prodotto
che a modo suo ha fatto epoca, per la sua immensa bontà, per i nomi coinvolti,
un disco di nicchia forse, ma con un fiero manipolo di sostenitori
appassionati. Nove canzoni ispirate alla terra, otto originali (Maddaluna,
Blou, Brumantica giusto per fare solo tre titoli) e una cover totalmente
reinventata della classica Canzone di Marinella del grande De Andrè.
Quello che forse aveva sempre penalizzato il disco
era il fatto che la voce del protagonista rimaneva sepolta dietro gli
arrangiamenti strumentali. Un peccato, perché la grandezza di Brumantica è
dovuta innanzitutto ai brani che il Ducoli e Mario Stivala avevano
composto per il disco. La voce istrionica del Ducoli e i suoi testi non ne
venivano fuori come avrebbero dovuto. Ecco perché, a cinque anni di distanza,
ci troviamo a riparlare di questo disco, che vede, anzi rivede la luce in una
versione aggiornata. Non una ristampa nuda e cruda, ma una cosa come quelle dei
grossi della musica, un “remaster” come si suol dire, con la voce portata avanti in modo da farci
apprezzare maggiormente i contenuti, senza per questo mettere in secondo piano
strumenti e arrangiamenti. E a convalida
del valore di Brumantica, ci sono anche tutti i brani originali in versione
duo, col Ducoli accompagnato solo dal piano di Andrej Kutov, come sono
stati eseguiti nei concerti degli ultimi anni. Qualche arrangiamento cambia, ma
la sostanza resta quella: Brumantica è un disco che va oltre. Oltre tutto. E
come extra bonus due demo, proprio come nei dischi dei fuoriclasse. E, a dirla
tutta, il Ducoli, a modo suo, è un fuoriclasse: se nel giro di promozione del
disco dovesse passare dalle vostre parti, non mancatelo!
Paolo Crazy
Carnevale, Bolzano 27 novembre 2011
Il disco che ha probabilmente rappresentato la
definitiva consacrazione artistica di Alessandro Ducoli viene ripresentato in
questa nuova edizione graficamente rinnovata, completamente rimasterizzata ed
arricchita con numerosi inediti.
La scaletta comprende alcuni dei brani che da tempo
sono entrati a far parte delle hits che più
caratterizzano le performance dal vivo del cantautore camuno - come “Un Piede
Nella Fossa, Quall’altro Sulla Vanga”, “Nebbia E
Sabbia”, “Tutta Colpa Sua” o “Perduta” - ma è sorprendente come a distanza di
anni questo lavoro non abbia perso minimamente la magia musicale che lo
caratterizza. Certo, con una simile équipe di musicisti sarebbe stato difficile
non ottenere un risultato meno che eccellente (ricordo che sul disco hanno
suonato Ellade Bandini,
Ares Tavolazzi, Alessandro Galati, Fabrizio Bosso e
Mario Stivala, ai quali si sono aggiunti Sandro Gibellini,
Tino Tracanna, Paolo Filippi e Teo Marchese e - per questa edizione - Andrey
Kutov, Francesco Chebat e Valerio Gaffurini), ma se
la freschezza delle composizioni risulta essere ancora intatta è proprio per
merito di questi artisti che non si sono limitati al compitino da turnista, ma
hanno invece “sentito” le canzoni facendosi coinvolgere anche nel processo
compositivo, ed è magnifico ascoltarli passare con imbarazzante naturalezza dal
Jazz più soffuso e raffinato che costituisce la base su cui poggia l’opera fino
alla delicata malinconia di “Lettera” od ai moderni ritmi di “Maddaluna”, per
non parlare della cover de “La Canzone Di Marinella”, dove si lanciano in una
jam memorabile che impreziosisce immensamente il voluto omaggio a Fabrizio De
André (ed a chi storcesse il naso sull’opportunità di questa scelta invito a
leggere Glen Faber, componimento in versi tratto dal
libro La vita non è acqua: più che un tributo, un gesto di infinito amore).
Nove brani originali rimasterizzati, otto inediti riarrangiati per pianoforte e voce e due inediti per
chitarra e voce: se tutte le riedizioni fossero così… Infinito.
Luca Morzenti, La Movida
dicembre 2011
All’interno
della vasta e multiforme discografia di Alessandro Ducoli, l’album “Brumantica”
rappresenta probabilmente uno degli episodi più importanti, sia per l’allora
nuova direzione musicale presa dal percorso artistico del cantautore camuno,
sia per l’evidente qualità dovuta anche solo al livello assoluto dei musicisti
coinvolti. A distanza di sei anni il disco esce in una nuova versione,
rinnovata nei suoni ed arricchita con nuove, inedite tracce, come raccontatoci
dall’autore brenese.
Vogliamo
iniziare parlando dell’origine di “Brumantica”?
Il tutto nacque dal desiderio di ritornare a lavorare
con Mario Stivala dopo la conclusione del tour di “Taverne, Stamberghe,
Caverne”, in un periodo dove la Banda del Ducoli cominciava a mostrare qualche
segno di stanchezza ed in cui sentivo un po’ la mancanza della firma armonica
di Mario. Una volta ultimata una dozzina di brani - eravamo nel 2005 - ci
recammo al Cavò Studio di Paolo Filippi per la preproduzione, dalla quale
emersero i pezzi poi effettivamente finiti sul disco.
Un disco
che ha visto coinvolto un cast di musicisti a dir poco stellare…
Il desiderio di avere una sezione ritmica composta
da Ellade Bandini ed Ares Tavolazzi venne espresso quasi scherzando, e quindi lascio
immaginare la sorpresa del giorno dopo nel sapere che avevano accettato di
partecipare, perdipiù accompagnati da Alessandro
Galati! Una volta in studio il gruppo si allargò ulteriormente, anche in
maniera imprevista - come nel caso di
Fabrizio Bosso, che stava registrando un altro disco in una sala adiacente - e
dopo una prima giornata dedicata alle prove ed agli arrangiamenti incidemmo
tutto in diretta il giorno successivo, per poi impegnare un ulteriore giorno
all’editing: praticamente, in tre giorni era tutto finito.
Davvero
notevole!
Lavorare con simili professionisti è incredibile, e
non nascondo che inizialmente ci sentivamo un po’ in imbarazzo a condividere lo
studio con artisti di quel livello, con i quali però non ci fu nessun problema
per portare a termine le registrazioni.
Quali
furono le reazioni all’uscita del disco?
Sarebbe facile citare le critiche positive, anche
alla luce di un prodotto valido sia per la qualità dei brani che - lo ripeto -
per i grandi musicisti che contribuirono a realizzarlo. Piuttosto ricordo
alcuni commenti un po’ acidi riguardo alla partecipazione di artisti così
importanti, del tipo “chissà quanto li hai pagati”, come se fosse sufficiente
pagare uno strumentista perché la sua prestazione si riveli efficace: i ricordi
più belli di quei giorni in studio sono legati proprio all’entusiasmo, al
coinvolgimento di tutti nel progetto, e probabilmente fu per questo che la
constatazione di questa superficialità astiosa, di questi commenti ingrati
rappresentò la conseguenza più evidente ai miei occhi, anche solo per il
fastidio che allora mi procurava. Ciò non toglie che “Brumantica” resta uno dei
lavori ai quali sono maggiormente legato.
Per quale
motivo?
Soprattutto perché rappresenta il primo episodio di
una trilogia proseguita nel 2008 con “Artemisia Absinthium” e conclusa lo
scorso anno con “Piccoli Animaletti”, un progetto che mi ha impegnato per
cinque anni e che ha voluto toccare tre temi come la terra, la botanica e la
zoologia in un lungo processo compositivo.
Cosa ti
ha portato alla decisione di pubblicare una nuova versione dell’album?
Quando il disco uscì ero soddisfatto del risultato, ma
a distanza di qualche anno certe scelte non mi sembravano più così efficaci: da
qui la decisione di intervenire sui brani dando maggior rilievo alle parti
vocali rispetto alla prima edizione, dove erano gli strumenti ad avere
un’evidenza più rilevante.
Quindi
hai operato in fase di remixaggio?
Non solo. La canzone “Un Piede Nella Fossa, L’Altro
Sulla Vanga” compare in una versione diversa dall’originale, una
take inedita a suo tempo accantonata e dove il cantato è maggiormente
orientato verso il ritmo piuttosto che verso l’interpretazione, mentre in
“Lettera” sono state reincise le parti di voce e di pianoforte, in questo caso
suonato da Francesco Chebat. Il CD contiene inoltre
tutte le tracce - ad eccezione della cover di Fabrizio De André - in una versione
voce/pianoforte, dove vengo affiancato da Andrey Kutov, e due brani (“Perduta” e “Maddaluna”) cantati con il solo accompagnamento della
chitarra di Mario Stivala, il tutto con una nuovo packaging che include un
libretto contenente testi, credits e foto delle
sessions di registrazione.
Chi ha
curato la parte tecnica?
Ovviamente Paolo Filippi e Teo Marchese del Cavò
Studio, ai quali si è aggiunto Valerio Gaffurini per quanto riguarda le tracce
inedite.
A
proposito di progetti: stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Quest’anno sono stato molto impegnato sul fronte
live con i Lupita’s Project, la nuova formazione per
la quale stanno prendendo forma nuovi pezzi che probabilmente andranno a finire
su un album di prossima pubblicazione. Con il progetto Ducoli, invece, è già
pronto il nuovo disco intitolato “Sandropiteco”, che dovrebbe vedere la luce
fra qualche mese.
Cosa puoi
anticiparci del nuovo lavoro?
È il primo disco completamente mio, nel senso che
oltre alle liriche mi sono occupato anche delle parti musicali e della
produzione. Sarà un album poliedrico, dai contenuti estremamente assortiti, e
del quale sono davvero soddisfatto.
Quando e
dove verrà presentata la nuova edizione di “Brumantica”?
Le date di presentazione sono state fissate il 17 Dicembre all’Upupa di Breno ed il 18 Dicembre al Caffè
Letterario di Brescia.
Non
sempre una reissue si rivela all’altezza delle
aspettative, limitandosi ad una semplice rivisitazione sonora magari con l’inserimento
di un paio di novità (tipo le spesso orribili Demo Version…). Nel caso della
versione 2012 di “Brumantica” sono invece gli inediti a farla da padrone,
caratteristica che rende questo disco stuzzicante sia per chi già possiede la
versione originale, sia per chi vuole semplicemente avvicinarsi ad un grande
album di musica italiana.
INOLTRE… ALTRE
NEWS, MA PROCEDIAMO, COME ORMAI D’ABIUTUDINE, PER PUNTI:
1.
Brumantica
verrà presentato in diversi concerti previsti per
dicembre, gennaio e febbraio. Ad accompagnare il Ducoli in questi live ci
saranno Valerio Gaffurini (piano e organo), Matteo Cossu (basso)
e Mirko Spreafico (percussioni) … sarà mica
che rivedremo presto i Bartolino’s di nuovo in azione…? Il disco sarà
disponibile on-line o lo
potrete trovare al Disco Story
di Darfo Bario Terme (BS) e ad Altri
Suoni di Bolzano.
2.
È uscito
il primo video ufficiale di Cletus Cobb, il fratello maleducato del
Ducoli, realizzato in veste Lupita’s
Project. Quasi con inconfondibile presunzione è stata scelta la canzone Like
a Rolling Stones, dal disco I leave
my place to the Bitches. La regia è stata curata da Bastiano Zichi e dallo stesso Cletus. Nel frattempo i Lupita’s hanno lasciato trapelare che a marzo potrebbe
uscire il loro primo disco ufficiale, il cui titolo dovrebbe essere I Never Shot An Indie…attualmente
in fase di registrazione.
http://www.youtube.com/watch?v=LQt-ngnFlAY
Buona visione!!!!!!!!!!!!!!!
3.
Altre
cose… varie ma non del tutto ufficiali.
30 ottobre 2011
PROCEDIAMO PER PUNTI:
4.
Uscirà ufficialmente
il 17 dicembre prossimo la riedizione 2011 di Brumantica
(dovrebbe essere già disponibile dai primi di dicembre). Il cd è stato prodotto
dal Ducoli e da Paolo Filippi e Teo Marchese del Cavò Studio
di Bergamo; contiene, oltre alla versione remixata e rimasterizzata della prima
edizione, una versione acustica in duo con Andrey Kutov prodotta da Valerio
Gaffurini, due alternative takes prodotte da Mario
Stivala. Sono previsti diversi concerti di promozione del lavoro, a
cominciare quello del 17 dicembre al Pub Upupa delle Balote di Breno
(BS), con aperitivo incontro con il Ducoli già dal pomeriggio presso il Disco
Story di Darfo Boario Terme (BS). Come ormai d’abitudine, a parlarci
in anteprima delle uscite discografiche del Ducoli, ci pensa il Dutchman:
(…)
Ducoli:
vietato ai maschi tirchi maggiori di 18 anni. Ormai
dell'Italia non mi stupisce più niente. Nemmeno l'assoluta indifferenza di cui
“godono” le scorribande lirico-melodiche del Ducoli. Ieri mi ha mandato l'advanced della riedizione di Brumantica, dice che uscirà
a fine dicembre. Gli ho chiesto se ce n'era bisogno e lui mi ha semplicemente
risposto: «No.» Allora gli ho chiesto il perché, e lui mi ha risposto: «Ho
finito le copie, mille.» Gli ho detto: «Ma ci sono voluti cinque anni per
vendere mille magre copie di quell'autentico capolavoro!?» Mi ha risposto: «Per
regalarli tutti! O quasi. E ci sarebbe bastato anche meno se non mi davo un
minimo di contegno emotivo.» Gli ho chiesto perché continua ad ostinarsi
in questo ruolo del Borderline a priori… poi gli ho chiesto anche perché non si
cerca un management… e perché non ha fatto alcuna promozione di un disco che
meritava, forse, molto di più. Mi ha detto di averci provato: «Più di 200 copie
buttate nel cesso… se li regalavo a qualche fanciulla era meglio. Risparmiavo
anche i soldi del francobollo, e ci potevo ricavare almeno qualche piccolo
bacio... se non un sacco di altre cose. Regalare dischi non rende ricchi, ma
arricchisce il bagaglio di esperienze personali. E non è difficile scegliere a
chi regalarli: le ragazze senza distinzione di casta, comprese le stronze; i
maschi, senza considerare gli under 18 che comunque non c'hanno mai una lira,
devi solo evitare i tirchi, perché non ti pagano nemmeno una birra, non ti
offrono nemmeno un Toscano... nemmeno se glielo chiedi. Alla faccia del
cameratismo.»
Non credo più a niente di quello che mi racconta il
Ducoli, ma quello che racconta questo disco, scritto insieme al suo compare
Mario Stivala, sono un sacco di cose. È un disco prezioso, e suonato da
musicisti ancora più preziosi, che hanno saputo cogliere perfettamente lo
spirito letterario che accompagna il lirismo assoluto del Ducoli. Lasciatevi
cullare dal pianoforte di Alessandro Galati, dalla ritmica di Ellade Bandini e Ares Tavolazzi, dalla tromba di Fabrizio Bosso, dalla chitarra
di Sandro Gibellini, dal sassofono di Tino Tracanna,
e da tutto il resto. Non abbiate timori! Brumantica è un disco suonato da gente
importante, che ha saputo capire l'importanza di queste canzoni.
PS. Se avete occasione di incontrare il Ducoli,
ricordategli che con tutte le recensioni che gli ho fatto, non mi ha mai pagato
nemmeno una birra, figuriamoci un Toscano… so che non è tirchio, è solo un poco
distratto, ricordateglielo.
(…)
(Maximillian
Dutchman. RockFiles n. 01. Porto, 8 ottobre 2011)
5.
Uscirà i
primi di dicembre la compilation curata dal Bepi
per aiutare Renato Visinoni intitolata Io
so camminare (artisti bergamaschi, bresciani, milanesi e cremaschi insieme
per Renato). Verrà presentato il 24 dicembre al Live Club di Trezzo sull’Adda e
saranno presenti molti degli artisti che hanno dato vita alla compilation (Cristina
Donà, Luf, Folkstone, Robi Zonca, Charlie Cinelli, Luciano
Ravasio, Caponord,
Stefano Galli, Pa & Ansia, Dr.
Faust and The Coffee House Brothers, Italian Farmer e Ettore Giuradei,
Lissander Brasca, Fraulein
Rottermaier, Teo e le Veline Grasse). Ecco
cosa è riportato sul volantino di presentazione del progetto:
Da un’idea del Bepi nasce
questo progetto musicale per aiutare Renato Visinoni
(leggi sul retro la sua storia). Un CD che non vuole essere solo “buono”, visto
che tutto il ricavato andrà all’ Associazione Aiutiamo Renato, ma anche bello
da ascoltare: mai prima d’ora s’era riusciti ad unire in un unico CD 17 tra gli
artisti più rappresentativi delle rispettive province. Molti brani sono
inediti, alcuni scritti addirittura per l’occasione! Nessuno ha voluto un euro…
(…)
Ciao. Mi chiamo Renato Visinoni.
Sono nato ad Aarau in Svizzera il 14 maggio 1962 e
sono cresciuto a Giubiasco (Svizzera) dove ho vissuto
fi no ai trent’anni. In seguito mi sono trasferito con i miei genitori a
Rovetta (Bergamo) dove ho aperto un bar con mio fratello tredici anni fa, dopo
aver esercitato varie professioni (venditore, salumiere, pizzaiolo) perché non
riuscivo a trovare un impiego come elettrauto, il mestiere che avevo imparato
quando ancora abitavo in Ticino. Trent’anni fa sono stato vittima di un
gravissimo incidente stradale ed i medici dovettero asportarmi la milza a causa
dell’estesa emorragia interna. Ho comunque vissuto serenamente fi no alla notte
del 23 dicembre 2009. Ero con la mia compagna. Ricordo che stavamo preparando biscotti
in un clima di gioia quando mi sono sentito poco bene e la febbre ha iniziato a
salire. Alla mattina del 24 dicembre ho chiamato la guardia medica che ha
ritenuto non opportuno visitarmi. A suo parere si trattava di una semplice
influenza. Dodici ore dopo ero già in coma, intubato ed in fi
n di vita all’Ospedale. Diagnosi: choc settico. Un batterio, un banale
streptococco, si era intrufolato nel mio organismo causandomi una grave
setticemia. Probabilmente avrei potuto evitare il tutto se fossi stato a
conoscenza dell’esistenza di un vaccino preventivo per le persone senza milza,
che riduce la possibilità di essere colpiti da questi batteri. Nessuno,
purtroppo, me ne aveva mai parlato. Ho lottato tra la vita e la morte per molti
giorni. I medici dissero ai miei cari che avevo pochissime speranze di
sopravvivenza, eppure sono riuscito a superare il gravissimo stato. Ma ad un
altissimo prezzo: ho dovuto dare il consenso per l’amputazione di mani e piedi
perché necrotizzati. Ciò nonostante sono ancora al mondo e contento di esserci
malgrado la grave menomazione che mi accompagnerà per il resto dei miei giorni.
Sono felice di ciò che sono riuscito a fare sino ad ora, ma il percorso è
ancora lungo. Devo imparare a gestire quattro protesi…. Chi entra nel mondo
protesico ci resta a vita: le protesi necessitano di revisioni e sostituzioni
frequenti. Il tutto, ovviamente, ha dei costi elevati!!! La mia esistenza è
totalmente stravolta, ma per assurdo, grazie anche a chi mi è vicino, mi
ritengo fortunato ad essere ancora vivo! Questa è la mia storia. Nessuno sa
cosa la vita può riservare, ma l’importante è trovare sempre la forza di
lottare per avere un’esistenza dignitosa nonostante le difficoltà.
(…)
6.
È uscita
la riedizione di Cromo Inverso, il disco
di Mané
di cui il Ducoli è autore dei testi. Il disco è stato rimasterizzato e
contiene, oltre a ricche alternative takes,
un’anticipazione di Clock Work Orangina, il nuovo disco di Mané la cui uscita è prevista per il prossimo febbraio.
Seguitelo nei suoi concerti!!!!
(…)
Parte da Roma il “Radioclock
Tour” di Mané Attivo da quasi quindici anni sulla
scena electropop italiana, l'artista porta in
concerto il meglio del repertorio realizzato dal 2005 ad oggi, tra cui l'album
cult “Cromo Inverso”, rivisitato e rimasterizzato per l'occasione, con
alcune nuove versioni dei brani del disco con in più una vera perla:
l'anticipazione di una canzone inedita intitolata “Pianeta luna” che fa
parte del prossimo disco in uscita ad aprile 2012.
Durante le serate 2011 verranno comunque presentate
in anteprima alcune delle nuove canzoni del nuovo disco “Clockwork
Orangina”, e non mancherà il singolo “Rolls
royce” che - ricordiamo - ha occupato la quinta
posizione della classifica di Radiostore Italia
Network della top 20 nel 2010. Anche se la punta di
diamante sarà l'annunciato duetto con Ivan Cattaneo. Fino alla fine
dell'anno Mané si esibirà live accompagnato dal suo
service di fiducia e dalla sua tastiera elettronica, la “Sandy”! Il tour
procederà poi un po' per tutta la penisola facendo tappa anche in locali
storici come “Le Scimmie” di Milano. Pierangelo Manenti, in arte Mané, cantautore elettronico, electronic
music producer e compositore, nasce a Brescia il 2 giugno 1976 e attualmente
risiede a Provaglio d'Iseo, in Franciacorta. Inizia a sviluppare la sua
passione musicale a 8 anni e si iscrive all’accademia musicale “Tadini” di
Lovere, dove frequenta per cinque anni il corso di pianoforte. Scrive la sua
prima canzone a 10 anni. Già membro di vari complessi pop-rock, nel 1995
produce il suo primo demo allo Scorpions Studio di Brescia.Nel 2000 produce il secondo demo all'Arki Studio di Paratico e nello stesso anno
partecipa alle selezioni dell'accademia di San Remo aggiudicandosi il primo
posto regionale. Nello stesso anno vince il primo premio della critica al Controfestival di Calstel
Leone. Nel 2002 partecipa nuovamente al Festival di Castel Leone aggiudicandosi
il premio della critica. Nel 2004 comincia a pensare alla realizzazione di
"Cromo Inverso" che concretizza nel settembre del 2005.
Cromo Inverso è il suo primo vero disco. Sempre nel
2005 è tra i finalisti del Festival delle Arti di Bologna. Nel 2006 Mané è ospite di Percorsi Musicali Bergamaschi e apre il
concerto di Ivan Cattaneo. Partecipa poi, sempre come ospite, al Future Live
Music Concert dedicato a parte della nuova musica elettronica, oltre che ospite
della manifestazione Art Around the Rock. Escono poi
delle buone recensioni sul disco Cromoinverso tra cui
quella di Salvatore Esposito della rivista musicale Jam.
“Cromo Inverso” venderà nel primo anno
dall'uscita 400 copie, un piccolo miracolo per una produzione indipendente.
Il 2007 vede Manè come
ospite di Nistoc nella serata dedicata
all'elettronica. Questa sarà anche l'ultima data del semitour
organizzato per il disco Cromoinverso. A novembre
esce Bang Bang, album dei DeeJay emergenti Control-C,
dove Mané partecipa al progetto come autore e
interprete per la canzone “Io No”, pezzo di chiusura del disco. Il disco
toccherà il primo posto nella classifica di IDN Europa. Il pezzo resterà primo
in classifica in Austria per un mese. Attualmente Mané
sta ultimando il nuovo disco “Clockwork
Orangina”, prodotto alla Factory-Studios
con la partecipazione di Valerio Gaffurini e di Alessandro Ducoli
nella produzione artistica. Dopo tre anni di silenzio forzato per problemi di
salute nel 2010 Mané pubblica “RadioWave
fm10” per festeggiare i suoi primi dieci anni da cantautore. Nel mese di
febbraio il singolo di “Rolls Royce” occupa la quinta posizione della classifica
nazionale di Radio Store Italia, davanti ad artisti
come Ligabue e Vasco Rossi: un piccolo miracolo per un artista di nicchia come Manè.
(…)
(Liberazione 29 ottobre 2011)
7.
Sembra
che i Lupita’s Project siano pronti per
le registrazioni di Sex Me, il nuovo disco di Cletus Cobb. Non si
sa nulla di più ma nel frattempo non perdetevi i loro live perché si vociferano
cosa inaudite!!!!
8.
L’uscita
di Sandropiteco è slittata alla primavera prossima. Uscirà in allegato al
nuovo libro di Alberto Terrile,
il fotografo Genovese con cui il Ducoli collabora dallo scorso anno. Verrà
anticipato dall’uscita del video di Lo strano concetto di Alice, girato da Marzio Mirabella al castello della Coronata di
Genova insieme a un gruppo di amici da non perdere!!!!!
9.
Anche Lo
sbarco in Lombardia vedrà la luce nella prossima primavera…
10.
Un saluto
a Marco Simoncelli… quando se ne va un Rocker la chitarra suona solo
cose tristi!
18 agosto 2011
Dovete perdonarmi se è passata
praticamente l’intera estate prima di darvi qualche nuova notizia. Ma il Ducolo,
prima di congedarmi, ieri, con tutti gli aggiornamenti possibili mi ha detto
queste parole: “Fai tu. Nel mio cervello
c’è solo il puré … è credo anche che sia avariato”.
Poco male, nessuna novità, almeno da questo punto di vista.
Vi riporterò per punti le news
e gli aggiornamenti del caso….
1.
SANDROPITECO. Il disco è finito! Non si sa
quando esce, ma si sa che il Ducolo e Alberto Terrile, straordinario
fotografo con cui il Duolo collabora ad un progetto foto-discografico
interamente dedicato a Lewis Carrol, hanno previsto l’uscita
del lavoro per la prossima primavera! Questo è quanto. Forse quest’inverno
verrà realizzato un video della song Sandropiteco
(a cura di Andrea Cominoli),
che dovrebbe anticipare l’intero progetto. Comunque, per quanto attiene il disco
(spero di potervi pubblicare il download di almeno un brano nella prossima
news), hanno suonato, insieme al Ducolo, l’ormai consolidato compagno di
viaggio Valerio Gaffurini (vero deus
ex machina?), e la sezione ritmica Paolo Legramandi
e Teo Marchese.
2.
BRUMANTICA
2011. Sembra
che sia imminente l’uscita della riedizione di Brumantica!
Il Ducolo e Paolo Filippi del Cavò Studio hanno infatti ultimato la
revisione del disco più acclamato del Ducoli. La nuova riedizione, oltre
al re-mastering, re-mixing e re-pipping,
includerà una versione interamente acustica che riporta la rivisitazione acustiva di tutte le canzoni del disco, come proposto in
oltre cinque anni di concerti con il pianista Andrey Kutov. Inoltre saranno presenti
alcune versioni dub!!!! curate da Teo Marchese.Insomma… una super re-edition!!!!!
3.
PIANETA
ROSSO. Il
nuovo disco di Mauro Tononi è
uscito da ormai una paio di mesi e sta raccogliendo consensi a iosa, e non solo
nell’universo MOTOGP… A settembre il Ducoli sarà ospite di Mauro
in una doppia avventura-concerto a Tavullia (2 settembre) e Pesaro
(3 settembre) in occasione della presentazione del film Febbre Gialla,
dedicato ai fans di Valentino Rossi. Leggi sotto…
4.
L’INFINITO
E’ SEMPLICE. Il disco d’esordio di Alice Quarteroni, L’infinito
è semplice, scritto dal Ducoli in collaborazione con l’immancabile Valerio
Gaffurini e il chitarrista Christian Codenotti,
riscuote consensi e lodi!!!! Leggi
sotto…
5.
QUART DE
LUNA. La Selvaggi Band, che ha chiesto al
Ducoli di partecipare ai testi del suo nuovo disco sta spopolando nei
concerti estivi della provincia di Brescia e dintorni. Il Ducoli dice: “Sono più Selvaggi di me… è un onore aver
scritto qualche testo per loro. Una vera e propria legittimazione!”. Leggi
sotto…
6.
LO SBARCO
IN LOMBARDIA. Il
disco “edile” del Ducoli e di Andrey
Kutov è pronto per essere registrato! Non so cosa stia succedendo… ho
visto una copertina stratosferica realizzata nientemeno che da Luca Arru
e ho sentito qualcosa della preproduzione. Che dire… un martello pneumatico!
Credo che uscirà a febbraio ma non so niente di più perché il Ducolo
quando parla del suo passato edile si commuove e si chiude a “riccio”!
7.
BIOCOSMOPOLITAN. Boris sta spaccando il … a tutti. Il disco che ha realizzato con il Ducolo è uno
dei più acclamati nell’enturage jazz di quest’anno
(leggete alcune recensioni qui sotto), e dopo concerti alle più diverse
latitudini del mondo (dal Brasile alla Russia, passando per Fino
del Monte), approderà a New York nella prima metà di settembre, dove
verrà presentato in diversi locali della “Grande Mela”, compreso lo storico 55-BAR!!!!!
8.
LUPITA’S
PROJECT. Non si
mai nulla delle follie del Ducolo, figuriamoci quelle di suo fratello.
Pare però che il Cobb sarà con loro in studio ad ottobre per la
realizzazione del disco SEX ME. Non so niente altro, tutto è molto
nebuloso…
9.
CLOCKWORK
ORANGINA. Il
nuovo disco di Mané
è ormai completato. Verrà presentato il 23 settembre prossimo, o qualche giorno
dopo (informatevi sul sito di Mané perché ci
ho capito meno di voi). Il Ducolo mi ha detto: “C’è voluto un po’ ma era necessario. I maleducati avranno pane per i
loro denti!”.
Quello è dimenticato è colpa
del Ducoli… sorry. See you…
PRESENTAZIONI!?!?!?!?!?!?!?!??!?!?!?!?!
SELVAGGI BAND-QUART DE LUNA (Disponibile anche in Digital Download)
Attivi da vent'anni sulla
scena folk-rock bresciana, la “Selvaggi Band” si ispira alla canzone d'autore
dialettale italiana, sia nelle sua forme più elevate
che in quelle più guascone e scanzonate. Nelle loro canzoni si possono trovare
riferimenti alla scuola milanese dei primi anni sessanta (Jannacci, Gaber,
Svampa, Medici), ma anche alle più recenti forme della canzone dialettale dei
bresciani Cinelli e dell'orobico Van De Sfroos. Piccoli episodi in forma di
musica e parole, a costruire una storia che partendo dalla “Valle del ferro”,
la Val Trompia, si spostano continuamente di latitudine per raccontare follie e
romanticherie di personaggi e luoghi non sempre comuni. In questi ultimi anni
li ho seguiti spesso nell'ambito della kermesse bresciana Goy
de cöntala, a cui tra l'altro hanno sempre regalato
grandi canzoni, e un loro nuovo disco di loro canzoni era comunque la cosa più
attesa.
Il secondo lavoro discografico
della Selvaggi Band segue il fortunato disco d'esordio En dialèt,
rafforzandosi con collaborazioni di assoluto livello con l'Enrico Mantovani,
Alessandro Ducoli, Valerio Gaffurini, Paolo Costola, Enrico Catena, Alberto
Pavesi e Christian Rocco. Quàrt del Lüna è un lavoro completo, che segna un loro concreto salto
di qualità, in cui gli schemi classici del folk-rock sono arricchiti
dall'utilizzo di strumenti etnici e di ricerca sonora quali il baghèt, l'ocarina, i flauti, il mandolino e il ciarango. La
Selvaggi Band sta promuovendo le proprie canzoni esibendosi dal vivo nei più
svariati contesti. Forti delle collaborazioni live con personaggi quali Davide
Van de Sfroos, i Luf,
Charlie e Alessandro Ducoli, propongono un Live Act
di sicuro impatto emotivo, colorato da suoni e ritmi coinvolgenti.
MAURO TONONI-PIANETA ROSSO (Disponibile anche in Digital Download)
Dal successo della performance
nella festa del Fan Club del pilota di Tavullia, fino alla partecipazione con
lo stesso Valentino al Chiambretti Night, Mauro Tononi presenta il suo secondo
album i cui contenuti celebrano la nuova avventura del pluricampione del mondo
in sella alla gloriosa Ducati.
Il periodo seguente l’uscita
di “46 Volte Uno” ha mostrato una costante crescita di Mauro Tononi, l’artista
di Corte Franca ormai universalmente riconosciuto come l’imitatore ufficiale di
Valentino Rossi. Dal successo della performance inserita nella festa del Fan
Club del pilota di Tavullia, fino alla partecipazione in tandem (o sarebbe
meglio dire “in sidecar”?) proprio con Valentino al Chiambretti Night, Mauro
Tononi ha seguito un percorso sfociato in questo secondo album, che comprende
alcuni dei brani già contenuti nel disco precedente unitamente a nuove canzoni,
i cui contenuti celebrano la nuova avventura del pluricampione del mondo in
sella alla Ducati, marchio simbolo del motociclismo italiano e mondiale. Già
dall’opener “Valieno” è
chiara la voglia di divertirsi e di suonare senza prendersi troppo sul serio,
ma altrettanto evidente è l’evoluzione delle composizioni, più mature ed
inserite in un contesto meno “leggero” rispetto all’esordio, a cominciare dalla
confezione corredata da uno splendido libretto. Infine, un accenno ai
videoclips. Dal mese di Febbraio è visionabile su YouTube l’accoppiata “Desmocucciolo/A
Spasso Per Il Borgo”, video girati nella sede della Ducati Brescia il primo ed
a Borgo Panigale il secondo (in una fredda e nevosa notte di Gennaio…), ed a
breve verrà pubblicato il video di “Valieno”, con un
Mauro Tononi protagonista in sella ad alcuni dei più bei modelli della storia
Ducati.
ALICE QUARTERONI – L’INFINITO E’
SEMPLICE (Disponibile anche in Digital Download)
L’Infinito è semplice è il
disco d’esordio di Alice Quarteroni, vero e proprio astro nascente della musica
italiana. Sono stati gli stessi autori Christian Codenotti,
Alessandro Ducoli e Valerio Gaffurini, a sceglierla come voce e anima di un
disco di nove canzoni in cui il romanticismo è il vero e unico filo conduttore.
Un concept album dove, il risultato finale da ragione
ad ognuna delle scelte fatte, anche per quanto riguarda i suoni e gli
arrangiamenti che, accanto alla necessità di mantenere un certo appeal
radiofonico, non hanno trascurato ricerca e cura dei dettagli. Ed è proprio la
voce di Alice, il dettaglio più cercato, è l’esatta quadratura del cerchio:
forte e intensa, calda.
MANE’ – CLOCKWORK ORANGINA (Presto disponibile anche in Digital Download)
Icona vera della scena elektro-pop italiana, Mané ci
regala un altro capitolo illuminato delle sue cupe ed ambigue atmosfere sonore.
Clockwork Orangina segue a distanza di cinque anni il
vero e proprio cult-album Chromo Inverso, aggiungendo
ai temi romantico-lirici tipici dell’autore bresciano nuova ed autentica linfa
vitale. Un lavoro di canzoni che, prendendo quasi solo apparentemente spunto
dal capolavoro Arancia Meccanica (A ClockWork
Orange), segna l’ennesimo punto a favore di un personaggio che non finisce mai
di stupire.
Ad accompagnare Mané ci sono i suoi abituali compagni di viaggio Valerio
Gaffurini e Alessandro Ducoli. Un team che meriterebbe davvero una più adeguata
visibilità ma che, come afferma lo stesso Mané, si
muove orgogliosamente nell’underground musicale, unico vero luogo in grado di
mantenere libera ogni forma di espressione.
A questo punto non ci resta che seguirlo nei suoi elektro-pop
concerti, accompagnato da marchingegni elettronici e dalla meravigliosa
chitarrista Sandra Stefanoni.
26 giugno 2011
Prima di tutto, un ricordo ed
un pensiero alle straordinarie emozioni regalateci da Big Man...
nessun’altra parola.
Sono usciti L’infinito è
semplice, Quart de lüna e Pianeta rosso.
A breve nella pagina CD-Grafy le rispettive pagine… keep on rockin’!!!!!!!!!
Altre succose news,
riguardanti sia Sandropiteco che Lo sbarco in Lombardia, ma
attenzione, una succosa riedizione di Brumantica di cui il Ducoli non mi
ha detto null’altro se non un remastering e
l’aggiunta di alcune versioni alternative, saranno presto on line.
Bicosmopolitan continua a ricevere consensi:
The
polyphonic vocal expertise of Italian artist Boris Savoldelli
alters implications for the proverbial one-man band format. Although he
receives assistance from revered session bassist/solo artist Jimmy Haslip, and some additional help from trumpeter Paolo Fresu—both appearing on selected tracks—it is Savoldelli who propagates the mesmeric performances. The
vocalist uses electronics and voice overlays, and abides by a strong rhythmic
process throughout Biocosmopolitan's sixteen pieces,
spanning one to four minutes in length. He also benefits by possessing near
perfect diction and a resonating pop-rock voice. Essentially, the album
contains a succession of amalgamated themes and novel approaches.
Less
experimental from an avant-garde perspective than Protoplasmic (MoonJune, 2009) (with guitar pioneer Elliott Sharp), Biocosmopolitan features numerous pop sensibilities via the
artist's choral soundscapes, executed in various registers. Savoldelli
fuses cheery and snappy grooves into the mix, and also inserts cartoonish
sounds and lyric-less voice arrangements into memorable hooks. Haslip's impossibly fast bass runs on the title track
anchor a soul-stirring vibe, while "Kerouac in New York City" is
given jazzy overtones with Fresu's bronze-toned
lines. Savoldelli articulates an imaginary world that
intimates some sort of techno-heavy dreamland, but tempers the program during
"Biocosmo," featuring his echoing acoustic
piano work and sensitive balladry, while invoking a sense of loneliness.
The
album includes two bonus tracks, one of which is a cover of Jimi Hendrix's
"Crosstown Traffic." Salvoldelli closes out
the proceedings with "Closin' Theme," with
an English narration of the album credits atop a '50s-like doo-wop motif.
Multifaceted and immensely talented, Salvoldelli
elevates the singer-songwriter model into a nouveau cosmic delight.
(Glenn Astarita, All About Jazz, maggio
2011)
21 aprile 2011
Il ricco calendario live,
comprese anche le date con gli ormai consolidati Lupita’s
Project, non interrompono le produzioni di quel malato del Ducolo. È
uscito infatti, in edizione segretissima, il libercolo Stai Comodo che,
sottoposto a dura rilettura censoria (qualche anno fa gli “aforismi” caustici
del Ducoli gli avevano creato un poco di problemi), è stato stampato in 40 sole
copie che non ho ancora capito che destino avranno (il Ducoli si è censurato
anche i pensieri e mi dice le cose a singhiozzi). Comunque vi terrò aggiornati
se succede qualcosa.
Tra maggio e giugno usciranno
rispettivamente L’infinito è semplice, Quart de lüna
e Pianeta rosso.
Il primo lavoro segna
l’esordio discografico di Alice Quarteroni, talentuosa voce che ha
interpretato nove brani scritti dal Ducoli (testi) e da Valerio Gaffurini
e Christian Codenotti (musiche). Quart de luna
è invece il secondo disco della Selvaggi Band in cui il Ducoli compare
come coautore di alcuni testi. Il terzo album segna invece il ritorno di Mauro
Tononi ad un anno dall’uscita di 46 volte uno. A breve vi metterò on
line, file e informazioni più dettagliate.
Bicosmopolitan continua a ricevere consensi
e, dopo il concerto di San Paolo!!!! In Brasile, Boris Savoldelli ha in programma una
nuova serie di concerti in Russia. Nel frattempo continuano ad uscire
recensioni entusiasmate:
La vena ironica sottile, stesa su un
piano armonico inclinato da pendenze ora jazz, ora spudoratamente urbane (nel
senso più nero del termine), poi lievemente avanguardiste e poi, solo poi,
semplicemente pop, è il marchio di fabbrica di uno dei migliori vocalist
attualmente in circolazione nel Vecchio Continente.
Boris Savoldelli non tradisce le
attese, ad appena due anni dall'ottimo "Protoplasmic"
- opera nella quale la fusione tra voce e musica continuava un percorso segnato
dall'opera prima "Insanology" - e lo fa
riscoprendo un'attitudine pop per un suono che resta comunque una sfida
avvincente, un conglomerato sonoro in cui elementi contrastanti si fondono
creando una sola, accattivante melodia.
Il linguaggio alla fin fine semplice
(pregio dei pregi!) di un artista simile, è frutto di un lessico le cui regole
- se ce ne sono - sono parafrasi sottaciute, vaghi ricordi di una grammatica
che appartiene e interessa ad altri. Non a lui.
Ritmiche totalmente affidate alla voce
si alternano a ospiti d'eccezione, quali ad esempio l'ottimo Paolo Fresu ("Concrete Clima" e
"Kerouac In New York City"), le cui digressioni fusion con
tromba e flugelhorn regalano a "Biocosmopolitan" quella dimensione notturna con la
quale Savoldelli sembra giocare grazie a un abile fraseggio - suo vero e
proprio marchio di fabbrica - che si sviluppa a strati senza che uno di questi
prevalga sull'altro.
L'apporto di una leggenda come Jimmy Haslip nella title track ha, di contro, il potere di rubare la scena a una
melodia vocale intessuta su trame blues e il cui dinamismo ricorda da vicino il
debutto: quell'"Insanology" che aveva
destato l'interesse di una certa critica che avrebbe poi fornito la spinta
giusta a un ragazzo bresciano dall'aria innocua e l'ugola micidiale.
Se usciamo dall'ambito tecnico per un
attimo, tra i pregi di Savoldelli c'è sicuramente quello di non prendersi
troppo sul serio, di mettere piede in un'estetica surrealista, salvo poi
saltare a piè pari in ambiti familiari a nomi come quello del Bobby McFerrin di "Hush", nel
quale, a loro volta, le radici classiche si piegavano a un talento puro,
folgorante, immediatamente riconoscibile. Savoldelli riparte da quelle
coordinate per attuare e fare proprio un dinamismo esteticamente jazz ma
quantitativamente "altro". "Altro" dal semplice canto a
cappella, "altro" dalle semplici frenesie avanguardiste,
"altro" dai canoni di una forma-canzone che su "Biocosmopolitan" non ha dimora e della quale,
certamente, non si sente la mancanza.
Il contrasto tra melodia e
sperimentazione rende l'album dell'uomo voice orchestra una perla rara in un
ambito, quello dell'avanguardia, perennemente sbilanciato da una parte o
dall'altra, ma che raramente riesce a stabilire un equilibrio su cui costruire
ciò che per definizione "raggiunge prima degli altri".
Viene da sorridere nell'ascoltare
l'azzeccatissima cover di "Crosstown Traffic" di hendrixiana
memoria. Viene da sorridere perché la musica, per come la vede Savoldelli, è un
affare fortemente e inesorabilmente serio.
(Alex Franquelli, Ondarock
aprile 2011)
Au sens premier
du terme, Boris Salvodelli propose une musique
progressive en choisissant de présenter un album essentiellement orienté autour
du chant, presque exclusivement composé de voix. En évitant le cliché de la
chorale à la Pow Wow ou d'un Gospel niaisement
fédérateur, la formation développe une musique réfléchie, orientée, osée,
combinant derrière un seul chanteur au spectre vocal surprenant différents
éléments de Jazz, Gospel, Soul, de chœurs, scats et voix se combinant pour
créer une orchestration complète.
Entre chant Gospel rythmé et chorale lyrique plus linéaire, ce chanteur
décidément impressionnant (du chant éraillé jazzy à la plus douce mélodie
vocale) a su trouver un équilibre idéal rendant sa musique authentique mais
également très accessible. La structure rythmique et mélodique de chaque titre
se compose de B-Box et souvent de scat comme sur la jazzy "The Discordia" au chant plus engagé mais toujours
optimiste.
Partageant son chant entre anglais et italien, parfois au sein d'un même titre
comme sur "The Miss Kiss", un des meilleurs moment de l'album qu'un Buddy Holly n'aurait
pas renié (même la trompette est jouée avec la bouche), notre chanteur propose
une musique jamais lassante malgré l'absence d'instruments.
Absence n'est pas
le terme le plus approprié puisque sur certains morceaux, on entend
ponctuellement une basse véloce par exemple qui réhausse
le côté Jazzy d'un "Biocosmopolitan"
(brillantissime et en écoute ici) en proposant un solo brillant suivi d'une jam
sur fond de chœurs hypnotiques, ou une trompette qui se promène sur le chant
italien du très latino "Concrete Clima" et sur "Kerouac In New York City",
sorte de Doo Wop
enthousiaste au groove à la limite du Hip Hop. Sur le titre "Biocosmo", présent sous deux versions, l'une italienne
l'autre anglaise, c'est un piano éthéré et émouvant, évoquant les gymnopédies
de Satie, qui ouvre une œuvre développant des ambiances digne
du Marillion le plus mélancolique (la voix y est pour
quelque chose). Décidément l'un des grands moments de cet album.
Chaque instrument vient donc ancrer la couleur musicale du titre, réhaussant l'univers dépeint. Et puisque l'on est dans les
comparaisons, pourquoi ne pas évoquer les chorales en canon d'unSpock's Beard sur "Dandy
Dog" introduit par un Scat alambiqué (ou sur un "Crosstown
Traffic" moderne aux voix distordues par quelques effets).
Le radiophonique et groovy "Is Difficult To Fly Without
Whisky", au chant pourtant plus solennel, et "Love City", Gospel
fédérateur original viennent confirmer la total réussite de cet album
définitivement riche et solidement maillé. A Découvrir!
(Mr. Blue, Musicwaves aprile
2011)
http://www.distritojazz.es/2011/04/boris-savoldelli-bio-cosmopolitan/
http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/biocosmopolitan/
12 marzo 2011
È uscito Bicosmopolitan (il Ducoli mi ha finalmente dato testi e
fotografie per cui ho aggiornato la discografia del sito con una pagina
dedicata). Boris Savoldelli lo sta promuovendo ad
ogni latitudine e sta raccogliendo una marea di consensi! Eccovi la prima vera propria
“valanga” di recensioni e un appassionato commento di Todd Jenkins,
direttore della rivista di All About Jazz di New
York:
"Boris, I got "Biocosmopolitan"
in the mail yesterday and played it all the way through today. What an AMAZING
album. Your creativity boggles the mind, and I love the way you layer sounds in
ways both unexpected and comfortable. Brilliant, brilliant work"...
Un paio d’anni son passati da Protoplasmic ed è tempo per Boris Savoldelli
di tornare ad esalare il suo vocalese sempre più
duttile e dinamico. Nel nuovo Biocosmopolitan,
terzo lavoro solista e secondo per la benemerita etichetta newyorkese Moon In June, il quarantenne bresciano sbriglia la sua tipica
rielaborazione assieme cerebrale e divertita di topol
jazz, gospel, soul e funk, mettendo in mostra una vena mai tanto black e groovy. Il tutto
ovviamente strutturato sulla voce – stratificazioni a cappella, scat e beatbox - col prezioso
aiuto del bassista Jimmy Haslip nella title track e della tromba di Paolo
Fresu in Concrete Clima e Kerouac In
New York City. Le
quattordici tracce del programma sono un’immersione ubriacante nell’arte
gioiosa e a tratti geniale di Savoldelli, una zona franca dove le coordinate si
smorzano e confondono, s’impastano idiomi e s’incrociano forme (afro, blues,
hip hop, pop, psych, musical...) con l’obiettivo di
escogitare forme d’intrattenimento che stemperino suggestione, leggerezza e
profondità. L’impeto luminoso quasi The Who
di Lovecity, quella specie di Beatles in
orgasmo Weather Report di Disarmonia ed il Quartetto Cetra spedito
a New Orleans del singolo The Miss Kiss sono i momenti migliori di una scaletta
deliziosa.
(Stefano
Solventi, Sentire Ascoltare, n. 77 marzo 2011)
Finalmente abbiamo tra le mani il
nuovo album di Boris Savoldelli, un disco che ho atteso a lungo. Quattro anni
fa Savoldelli ci aveva impressionato con il suo debutto Insanology,
un disco molto sperimentale e vario, dove il nostro mostrava le sue grandi
qualità vocali, poi si è rifatto vivo con un disco molto acido condiviso col
geniale Elliot Sharp, pura avanguardia, senza
dimenticare che oggi Boris fa parte di un’altra formazione molto sperimentale,
i S.A.D.O. coi quali ha già inciso tre album. L’attesa era stata interrotta dal
singolo “The Miss Kiss”, con cui presentava anche il suo primo video e come
b-side c’era una bellissima cover di “Dear Prudence” dei Beatles, “The Miss Kiss” con il video vengono
riproposti in questo nuovo album.
Boris “Voice Orchestra” Savoldelli è
un artista dalla voce spettacolare, che costruisce i suoi brani pezzo dopo
pezzo, prima prepara le parti ritmiche che mette in loop, poi ci mette gli
arrangiamenti con effetti vari creati tutti con la sua voce, che spesso creano
atmosfere surreali piene di gusto e, infine, introduce le parti soliste, il
risultato è tutto da ascoltare. Senza contare che spesso utilizza dei tempi
dispari da mal di testa, come i cinque quarti e i sette ottavi.
A vederlo Boris sembra un eterno
ragazzo, elegante, ma con un’aria scanzonata, l’occhio birbante e un sorriso
contagioso, che riesce ad unire classe e spirito ribelle in un unicum tutto
suo, una personalità solare, ma non priva di lati raffinatamente dark. Così è
il suo nuovo disco, un’avventura divisa tra classe e biricchine
zampate di sperimentazione, un disco che suona molto moderno, quasi urbano, non
a caso è dedicato a New York. Il disco precedente Insanology,
come abbiamo già sottolienato, era più sperimentale,
Boris voleva colpire subito forte la fantasia dell’ascoltatore, oggi Boris è
più rilassato ed ha scelto di concentrarsi maggiormente sulla composizione,
quindi i nuovi brani sono molto più immediati e piacevoli da ascoltare. Il
disco si apre con “Aria”, che ha delle armonie che sembrano scendere dai monti,
un canto dal sapore corale, quasi naturalistico. La traccia successiva è quella
che dà il titolo al disco, il territorio è più moderno, entra anche il basso di
Jimmy Haslip, guest stellare che conferisce grande
spessore al pezzo e produce un assolo da brividi, mentre Boris mette in campo
tutte le sue doti espressive, gran bel pezzo, molto completo. Terzo brano,
secondo ospite, Paolo Fresu alla tromba, certo che
Boris sceglie con cura le proprie amicizie, brano simpatico, che unisce
atmosfere americane da night club ad un pizzico di follia tutta italiana,
umorismo e genialità insieme. In questo brano Boris è riuscito ad unire il suo
lato più dark con quello light, ottimo il solo di tromba.
“The Discordia” è follia pura,
Savoldelli si produce in un mix disarmonico da brividi, dimostrando un
controllo pazzesco della voce e sono scintille, il mio brano preferito,
bravissimo. Siamo solo al quarto brano e sono già conquistato da questo nuovo
lavoro di Boris, che continua a carezzare i miei sensi con l’urbana “Kerouac in
New York City”, dove torna Fresu, da gustare come la
bibita… “rubata” dalla mosca biricchina. In “It’s Difficult to Fly…” Boris gioca con ritmi arditi e armonie che rimandano
agli U2, voce calda e sensuale, altro ottimo episodio. “Dandy Dog” è un gioco
ad incastro, perfetto per la voce duttile di Boris, che si diverte a scomporre
le armonie e a ricomporle in modo divertente, nonostante le difficoltà del
pezzo, per metà fuori di testa e per metà assolutamente geniale. Poi Savoldelli
aggiunge un tocco di classe con “Danny Is a Man Now” e alla fine ci prende anche un po’ in giro, ma lo fa
con la sua innata simpatia. “Biocosmo” ci presenta il
suo lato più intimista e romantico, si accompagna da un piano minimale e canta
una canzone senza le solite magie, ma sempre con grande intensità. E ancora “Lovecity” e la crazy “Sprigstorm” dove il nostro tira fuori il suo spirito più
guascone, ma ecco la già annunciata “The Miss Kiss”, un brano irriverente,
malandrino, costruita su doppi sensi e magie vocali, il video poi è
particolarmente divertente, ambientato in un night club degli anni trenta è
ricco di situazioni e di personaggi simpatici, tutti amici di Boris che si sono
prestati con grande entusiasmo e ne è uscito qualcosa di veramente bello,
merito anche di un giovane regista emergente, Alessandro Romele,
che ha messo molta passione nel realizzarlo. Nel finale emerge ancora il lato
più folle di Boris, che imita una tromba e produce una serie pazzesca di versi,
che sembrano fuori controllo, ma non lo sono. Il disco non è ancora finito, ci
sono altre sorprese, ma vi ho raccontato già molto, il resto dovete fare lo
sforzo di scoprirlo da soli.
Che dire, sono nuovamente entusiasta
di questo artista, mi riesce difficile esprimere nuovi commenti dopo una
recensione così lunga e impegnativa, Boris è un vero artista, non privatevi del
piacere di ascoltarlo, porterà nella vostra vita una ventata di simpatia unita
ad una tecnica di canto sopraffina, cosa volete di più?
(Rockimpressions, aprile
2011)
There
are vocalists who prefer to create their own musical worlds rather than get
stuck in the crosstown traffic snarls of mainstream rush hour. If they are good
they bring us something new. If they are really good they can bring us joy.
Boris Savoldelli follows his own muse. And he is
really good at it. The new album, his third I believe, is his best yet. Biocosmopolitan (MoonJune 037) is
what happens when the vocal brilliance of a Bobby McFerrin, Brian Wilson, Peter
Gabriel, or Imogen Heap are transformed to Boris Salvoldelli's
very original vision of what can be. And he makes it so. You get 16 very
compelling tracks plus a bonus video.
This
is vocal ensemble music for the most part, made by multiple tracking. Paolo Fresu joins on trumpet or fluegelhorn on two tracks;
bassist Jimmy Haslip joins in on one cut; Boris adds
his piano here and there; otherwise it's all vocals. His is a voice of great
range and an unmistakable sound. Even more so his vocal arrangements are breathtaking--sometimes as a full band of vocalized
instruments, sometimes as a Boris choir that jumps out of your speakers and
captures your ears; sometimes both. His part-singing conception works
beautifully. And he writes some very nice songs too. It's progressive jazz,
it's prog rock, it's whatever you want to call it,
doesn't matter. It's beautiful. Check out his vocal version of the Hendrix
group in all its parts on "Crosstown Traffic" for starters. Then
explore the many captivating originals. The artistry is way up there on the Grego-meter. No hype. This is how I feel. There is the joy
of singing, the exuberance, the craziness, and the sheer artistry of Boris here
in abundance. It will grab you, if you are like me. Highly recommended. You need to hear this. Seriously.
(Gappelgate, aprile 2011)
Il biglietto da visita di Boris
Savoldelli sono le recensioni. Perché non sono di parte, sono aggrappate a un
ascolto e a una passione: "Uno spettacolo sfavillante e musicalmente
attraente" (Time Out New York); "una voce attraente, idee
interessanti e soli eccitanti" (Howard Mandel-Presidente
della American Jazz Journalists Association);
"una voce che provoca gioia" (Seattle Times); "senza dubbio un
genio" (Iouri Lnogradski
Caporedattore di Jazz Russia Magazine e Jazz.ru); "uno spettacolo
straordinario (All About Jazz New York); "un
vocalist prodigioso (Ezio Guaitamacchi, direttore del
mensile Jam); "un talento unico" (Vortex
Jazz Magazine, UK); "la magia di una caleidoscopica vocalità e
musicalità" (Il Mucchio); "una variante moderna di Bobby McFerrin e Al Jarreau" (IoPages Magazine Netherland);
"uno dei cantanti più intriganti degli ultimi anni" (Arnaldo DeSouteiro - Jazz Station Records-
New York); “semplicemente un cantante superbo" (Mark Murphy).
E qua interrompiamo un elenco che
potrebbe andare avanti per righe e righe, come quei romanzi la cui mole
terrorizza ma che quando scatta la lettura, avvincono e le pagine sono sempre
poche, perché la parola "the end" chiude la porta delle emozioni.
Boris Salvoldelli, classe 1970, bresciano, è un vocal performer affascinato da sempre dallo strumento voce
e dalle sue straordinarie possibilità. Ciò lo spinge a una continua ricerca di
nuove forme espressive-vocali. E questo suo nuovo lavoro Biocosmopolitan.
Dal vivo è un fenomeno e ha nel
curriculum esibizioni storiche quali quella del settembre 2008 al The Stone di
New York, il cui direttore artistico è John Zorn, i Vocal Solo Tour in Russia e Ucraina nel 2009 e 2010. e la
partecipazione all'edizione 2010 dei festival Time in Jazz di Berchidda e Time
in Sassari diretti da Paolo Fresu.
(Sky.it, aprile 2011)
Boris Savoldelli’s new release "Biocosmopolitan"
is nothing short of a tour de force of vocal artistry. Listeners who are only
familiar with the singer’s previous MoonJune CD – the
edgy, shape-shifting "Protoplasmic" duets with guitar innovator
Elliott Sharp – will be little prepared for the euphonious aural feast that awaits
them on "Biocosmopolitan," which represents
a new pinnacle for this unique and wholly engaging vocal performer. Besides the
16 tracks, the CD also includes a 8-minute long bonus
video clip, "The Miss Kiss," which can be viewed here:
http://www.themisskiss.eu/home.php?lan=en
In Italy, Savoldelli
studied operatic vocal techniques with Simona Marcello and, more recently, in New York, he's refined
his art with singers Jay Clayton and Mark Murphy. Savoldelli
is also a member of the innovative avant jazz-rock
combo SADO, and released the acclaimed solo album "Insanology"
in 2008, a
feast of inspired vocal-orchestral loop-layering, featuring a guest appearance
by guitarist Marc Ribot, followed by "Proptoplasmic" (2009) on MoonJune.
In both occasions, Boris Savoldelli appeared among
the top male vocalists of the year in the Jazz Station Polls, placing 3rd in
2008 and 2nd in 2009. Since he didn't release a new album last year, he became
ineligible in 2010.
"Biocosmopolitan" would be a remarkable album even if it
were performed by a large ensemble of singers and instrumentalists, but the
fact that these intricately layered songs were performed in real time by a
single vocalist – apart from the brilliant contributions of Italian trumpet
star Paolo Fresu on two tracks, fusion bass ace Jimmy
Haslip (Yellowjackets, Sadao Watanabe) on another, Savoldelli’s
own piano accompaniment on “Biocosmo,” and subtle use
of sound-effects recordings – is difficult to believe.
Using
only a microphone and a compact, customized setup of looping and
sound-processing devices, Savoldelli constructs
exquisitely crafted, self-contained sound-worlds replete with elaborate
multipart harmonies, complex interlocking rhythms, and a panoply of
globe-spanning musical influences old and new, ranging from vintage jazz
crooning and calypso to Renaissance polyphony, R&B, South African mbaqanga
choral music, psychedelic rock, Beat poetry, his native Italian folk heritage,
and a sort of mutant doo-wop. Seldom has vocal music been heard that conjures
both the Beach Boys and Stockhausen in the same track. What unifies all of
these wildly varied influences is Savoldelli’s
inimitable, outgoing musical personality.
Unlike
"Protoplasmic," an improvised outing that explored what Boris refers
to as his “dark” side, "Biocosmopolitan" is
a much more exuberant and accessible affair, and presents the most complete
portrait of Savoldelli as singer, composer, arranger,
and sound manipulator to date. Deft use of looping enables the singer to
accompany himself with a rich tapestry of choral and ‘instrumental’ sounds, as
in his amazing emulation of longtime hero Jimi
Hendrix’s strangulated, wah-fried guitar cries on a
version of “Crosstown Traffic” like no other. Likewise, all of the
sophisticated and entirely convincing drum and percussion sounds on "Biocosmopolitan" are produced by vocal cords, mouth,
and lips alone.
While
other singers have also emulated instrumental timbres using the human voice,
none has taken this approach further or with such inventiveness as Savoldelli has on "Biocosmopolitan."
With lyrics in Italian, English, and a nonverbal vocalese syntax of his own
invention, "Biocosmopolitan" is continually
enlivened by Savoldelli’s warm- hearted demeanor and infectious sense of humor,
belying the worn-out stereotype that ‘avant-garde’ vocalizing is by definition
strident and uninviting. This new album, scheduled for CD release in the USA on March
15, brilliantly demonstrates why Savoldelli has won
over audiences throughout the world with his concerts of ‘one-man polyphony,’
while mapping out new frontiers for the human voice.
(Arnaldo DeSouteiro's, Jazz Station, marzo 2011)
Se appena mettete su questo disco vi
vien da pensare: "questo tipo è pazzo", vuol dire che siete sulla
buona strada. Sulla buona strada per capire che un po' lo è - ci perdonerà
l'autore, sappiamo essere uomo di spirito (libero) - ma che un bel po' la sua
pazzia è nella ricerca di un'anima multipla. Per trovarla utilizza la voce,
come fa da diversi anni. Il disco infatti è frutto, quasi intero, della sua
sola ugola, certamente coodiuvata dall'utilizzo di loop machine che serve a moltiplicarne gli effetti e le
derive. Fresu compare in due brani e il dialogo è
molto sentito e appassionato; Haslip e le sue corde
elettriche in uno, mica uno qualsiasi, quello che dà il titolo all'album.
Ancora una volta ospitato da un'etichetta americana, come lo era stato per
"Protoplasmic" in duo con Elliott Sharp,
Savoldelli evidenzia nel suo modo di rapportarsi all'estetica vocale
un'infinità di inflessioni differenti ma non è certamente questa la peculiarità
del lavoro. Il suo racconto è costruito a partire da pochi elementi narrativi e
li ha elaborati fino a farne uno spazio contiguo a quello reale. In questo
fantastico mondo c’è tantissima razionalità, c’è tutto il graffio morboso del
compositore anche, la sua poetica visionaria. Colpisce Savoldelli, la sua
elegia, al crocevia tra un cartoon, l’astrattismo, un film d’animazione. Per
metà; l’altra parte è composta da immagini reali in continuo movimento dove affiorano
simboli e archetipi, anche quando si siede al pianoforte in Biocosmo.
Una specie di sogno
(Federico Scoppio, Musica
Jazz, marzo 2011)
What a
contrast Boris Savoldelli's Biocosmopolitan
is to the vocalist's predecessor, Protoplasmic (MoonJune
Records, 2009), which featured guitarist Elliot Sharp as his chief
collaborator. While Protoplasmic was a brave dive into the experimental, Biocosmopolitan is a bright, infectious and singable work. The right balance of passion, delivery, and
technology come together for 16 enjoyable tracks with brevity a main device,
employed by Savoldelli, that helps maintain a
constant sense of movement and flow.
The
style is a sort of "modern sentimental." The lyrics bounce between
English and Italian, and the basic mood is an upbeat one. Other than Savoldelli's vocals, vocal effects and piano, electric
bassist Jimmy Haslip performs on the title track,
while trumpeter/flugelhornist Paolo Fresu appears on
"Concrete Clima" and "Kerouac In New
York City." It is Savoldelli's multilayered vocals, though, that make him sound like an
urban choral orchestra.
There
is an absolute sense of humor flowing through the
majority of the songs. Whether it be the sound effects of rain, the clapping
hands of a crowd, or a scratchy LP record effect on a turntable accompanying
the vocals, there is never a dull moment. The CD's only gray
mood might be found in Savoldelli's English and
Italian versions of "Biocosmo," which
suggest some affection for the music of Radiohead. Jimi Hendrix's "Crosstown
Traffic" is a welcome bonus track that grooves, surprisingly, without any
guitar.
Move
over Bobby McFerrin, Take 6, and Norah Jones; with Biocosmopolitan,
Boris Savoldelli has moved to the
front of the line.
(Mark Redlefsen, All About Jazz – New York)
Here
comes the light side! E non
poteva essere più luminosa la parte solare e comunicativa di Boris Savoldelli,
l'apprezzato vocalist camuno che con "Biocosmopolitan"
dà finalmente alla luce il secondo atto del viaggio inaugurato con "Insanology". Ne ha fatta di strada Boris dal primo lp: una crescita vertiginosa, che lo ha portato a cantare
in lungo e in largo, a sperimentare la sua 'dark side' con un colosso come
Elliott Sharp, ad esibirsi anche in Russia e USA con responsi eccezionali.
"Biocosmopolitan"
nasce in tale contesto: in un momento di crescita artistica e personale, di
"collocazione" di alcune sicurezze, compositive ed esecutive, di
incontri. Quello con Vic Albani ad esempio, che ha
dato una marcia in più a Boris, facendogli lanciare una collaborazione con
Paolo Fresu e Jimmy Haslip,
ospiti in alcuni brani di questo effervescente album. "Biocosmopolitan"
non fa che riprendere la formula del predecessore migliorandola e
potenziandola: un melange accattivante di jazz, funk,
rock, blues, latin e minimalismo tutto concentrato nella poliedrica vocalità di
Boris.
L'elemento chiave è il divertimento:
che Boris gioisca nel giocare sovrapponendo e avvolgendo linee vocali, che sia
deliziato con la sua loop station che ripete e divora ritmi e suoni, è evidente,
ne sono contagiati Haslip nella title-track
e lo stesso Fresu in "Concrete clima". Le
comprensibili ingenuità di "Insanology"
scompaiono in favore di una visione più matura - sempre "circolare" e
mantrica - dei brani, come dimostrano "The
discordia", "Dandy dog", le deliziose "Danny is a man now" e "The miss kiss" ma
anche "Biocosmo", un esperimento voce e
piano inedito per Boris.
La piccola orchestra vocale colpisce
nel segno: bentornato Boris!
(Donato
Zoppo, Movimenti Prog, Marzo
2011)
***
Cresce l’attesa dell’uscita di
Pianeta Rosso, il nuovo disco dedicato a Valentino Rossi che il Ducoli
e Valerio Gaffurini hanno realizzato con Mauro Tononi. Dopo la partecipazione
di Mauro al Chiambretti Night, dove ha dettato con Valentino in una
spassosissima intervista, sono infatti in di realizzazione i brani Valieno, San Valentino e Motomorfosi,
che completeranno la scaletta del nuovo disco con le canzoni già disponibili
on-line A spasso per il Borgo e Desmocucciolo
(http://www.youtube.com/watch?v=GMrlkdSuOrM).
Aggiornamenti sulla data ufficiale di uscita del disco, prodotto in
collaborazione con Ducati Brescia, saranno disponibili a breve (si parla
di sabato 30 aprile)… Keep in touch!!!!!!!!!!!
4 febbraio 2011
Boris Savoldelli ha ufficializzato la data di
uscita di Biocosmopolitan: 12 marzo 2011.
Il disco di Boris, di cui il Ducoli ha curato la parte lirica, verrà presentato
lo stesso giorno al Bar Bai di Pisogne (BS). Appena il Ducoli mi manda i
testi e qualche notizia in più di questo disco, di cui si parla ormai da quasi
un anno, vedrò di fare una pagina dedicata, nel frattempo tutte le eventuali
informazioni che vi mancano le trovate sul sito di Boris.
***
Mauro Tononi, voce ufficiale di Valentino
Rossi, pubblicherà su il 16 febbraio prossimo il cortometraggio “A
spasso per il Borgo”. Realizzato con la Angiolinoss
Film, potrete scaricarlo direttamente dal sito di Mauro.
Il corto contiene le due canzoni Desmocucciolo
e A spasso per il Borgo, scritte dal Ducoli per il progetto Pianeta
Rosso, il nuovo disco di Mauro dedicato al passaggio in Ducati di Valentino
Rossi. Il nuovo disco, che segue l’acclamatissimo 46
Volte Uno
dello scorso anno, dovrebbe uscire con
l’inizio del prossimo mondiale e conterrà nuove canzoni “a due ruote” e il
singolo Valieno che si preannuncia esplosivo.
***
È
uscito Uomo nel Tempo, il primo disco dei The Groove, la band di Mario Stivala, chitarrista storico del
Ducoli. Nel disco, che sette brani inediti scritti da Mario, ci sono anche La
Malura e Una nuova città, dall’ultimo disco del Ducoli Piccoli
Animaletti.
I
THE GROOVE (Dario Morandini voce e chitarra, Mario Stivala chitarra elettrica,
Roberto “Bibi” Angelico Basso e cori, Gabriele Stivala Batteria) nascono nel
2006 avendo come unica finalità quella di incontrarsi settimanalmente tra amici
per fare musica insieme. I componenti della band provengono da esperienze
musicali le più diverse (dal jazz alla musica classica, dal “liscio” alla
musica corale-popolare), ma tutti sono accomunati dalla passione per il rock.
All’inizio
dell’esperienza, i The Groove si sono orientati verso un repertorio di “cover”
di gruppi rock anni ‘70/’80 (Rolling Stones, Eagles, Creadence Clearwater
Revival, ecc.) ed iniziando l’attività live in alcuni locali della
Vallecamonica. Solo nel 2010 i The Groove hanno cambiato rotta, intraprendendo
un progetto nuovo finalizzato all’incisione del loro primo lavoro discografico
dal titolo UOMO NEL TEMPO. Questo prodotto nasce dalla vena creativa di Mario
Stivala che ha composto musica e testi di quasi tutti i brani del cd e dalla
voglia di tutti i componenti di misurarsi in un’esperienza più complessa ed
impegnativa come l’incisione di un album. Il disco è autoprodotto, nel senso
che la registrazione ed il mixaggio dei brani sono operazioni effettuate “in
casa” mediante strumentazioni e software complessi, evitando, però, l’utilizzo
di sale di incisione e l’ausilio di tecnici del suono esterni. Tale scelta,
unitamente alla volontà di non servirsi di produzioni e/o etichette
discografiche, ha favorito la “rilassatezza” nel portare a termine il lavoro,
aspetto, questo, fondamentale, soprattutto se si considera che per quasi tutti
i componenti della band si è trattato della prima esperienza discografica e
che, dal punto di vista lavorativo, i The Groove sono quattro professionisti
nei più svariati ambiti (medico-Mario, legale-Gabriele, informatico-Dario e
imprenditoriale-Bibi).
Invece,
l’esperienza in questo senso maturata da Mario Stivala (che ha collaborato con
musicisti del calibro di Alesandro Ducoli, Ellade Bandini, Ares Tavolazzi,
Andrey Kutov, Archie Buelli ed ha frequentato assiduamente le sale di
incisione) ha contribuito a facilitare l’approccio all’incisione degli altri
componenti. L’album “Uomo nel tempo” contiene sette brani tutti composti,
musica e testi, da Mario Stivala tranne “La Malura” e “ Una nuova città” che
vedono la collaborazione di Alessandro Ducoli. I pezzi che compongono l’opera
hanno sapori diversi che vanno dal rock più classico a ballate coinvolgenti,
fino a brani particolari e ritmicamente coinvolgenti come “Nero prevedo”; tutti
i testi sono rigorosamente in italiano.
Per
l’uscita di “Uomo nel tempo”, che –lo si ribadisce- è un lavoro integralmente
autoprodotto, è stato determinante il rapporto di amicizia che si è instaurato
con l’ing. Paride Gregorini (patron di OPRAH SOA SPA di Pian Camuno), il quale
si è fin da subito appassionato al progetto discografico e ha contribuito in
maniera essenziale (e non solo dal punto di vista economico) all’esito del
progetto. Il tour “Uomo nel tempo-Live”
ha preso il via il 28 gennaio 2011 dal Martini Lounge Cafè di Boario
Terme. Nella preparazione del tour, i The Groove hanno puntato, oltre che sulla
qualità tecnica della performance, anche (e soprattutto) sul perfezionamento e
sulla personalizzazione del sound, ritenendo fondamentale che il pubblico possa
ricevere emozioni non solo dal contenuto (musicale e testuale) dei brani, ma
anche dal “groove” –inteso come sensazione, feeling emozionale, vibrazione-
derivanti da un mix curato di volume, livello e pulizia del suono.
Le
aspettative riposte in questo primo lavoro, lungi dall’essere rappresentate da
elementi di carattere meramente economico, sono rivolte alla possibilità
di concretizzare un sogno: quello di uscire dai limiti territoriali della Valle
per potersi far conoscere anche fuori dalla Provincia. E non è poco!
***
Non
si capisce ancora nulla di cosa stia combinando il Ducoli con Sandropiteco,
che si vocifera essere stato completato, e Lo Sbarco in Lombardia. Nel
primo caso credo che il Ducoli stia cercando di risparmiare due soldi per
stamparlo con una delle sue solite confezioni da suicidio finanziario; nel
secondo caso sembra addirittura che Andrey Kutov stia realizzando gli arrangiamenti
per registrare in studio l’intero lavoro (sembra con ospiti come sempre di
prim’ordine). Vi terrò aggiornati perché a breve dovrei avere notizie certe.
4
dicembre 2010
Sembra
che “Lo sbarco in Lombardia”, il lavoro a quattro mani scritto dal Ducoli
e dal Kutov, verrà realizzato per questa primavera. Sono voci che
circolano e vedrò di aggiornarvi appena si conosce qualche dettaglio in più.
Sandropiteco è proprio a buon punto….
Il disco uscirà pubblicato in allegato ad un lavoro che il fotografo Alberto
Terrile sta
realizzando alla Coronata di Genova. Vi terrò aggiornati perché questa collaborazione è nuova di
zecca e tutti e due non si sbilanciano fino in fondo. In ogni caso il Vol. II
di Sandropiteco, “Lo strano concetto Alice”, è davvero quasi finito, eccovi almeno la scaletta
dei brani:
SANDROPITECO
Vol. II – Lo strano concetto di Alice
Lo
strano concetto di Alice
Sono
il naso del tuo cane
Uno
scherzo
Sandropiteco
Santo
Drino
Le
case storte
Luna
di mezzogiorno
Piccolo
pesce
Lo
strano esercizio della fantasia
Questa
sera a Brescia, alla Nave di Harlock, Pierangelo Manenti
in arte Mané, presenta Radio Wave, un
Ep prodotto per festeggiare dieci anni di carriera. Il Ducoli e Valerio
Gaffurini, che con Mané hanno realizzato Cromo
Inverso e stanno
completando ClockWork Orangina, saranno ospiti sul palco.
Uscirà
venerdi prossimo per Edizioni Latakia, il nuovo libercolo del Ducolo
“La vita non è acqua”. Verrà presentato presso la Vineria di Tirano venerdì prossimo con
annesso concerto dei Lupita’s Project.
In
questo volume Alessandro Ducoli raccoglie gli scritti frutto del lavoro
di quattro anni in un’autobiografia romanzata e venticinque brevi racconti,
dove parla di sé, della sua vita e delle sue esperienze, mettendosi in gioco
senza alcun timore. Un libro che, come un prezioso whisky, va sorseggiato
lentamente, lasciandosi guidare dalle emozioni di un artista che non finisce
mai di stupire.
(…)
Strano personaggio il Ducoli. Arrivato al suo quarto romanzo e ben oltre la
decina di album di canzoni, questa volta ci offre un viaggio decisamente
romanzato nell’universo dell’whisky, ovviamente osservato dal suo
caleidoscopico punto di vista. Appassionato, esplosivo, commovente, rabbioso,
gioioso e irriverente!(…)
(Luke
Mac Allen. Whisky’s world n. 812. Glasgow, 24 novembre 2010)
Il
Ducoli ha collaborato con la Selvaggi Band alla scrittura di alcune
canzoni che compariranno nel loro nuovo disco in uscita per il prossimo
febbraio: Quart de Lüna.
Questa settimana usciranno in anteprima due brani (Il Gabbiano e Còpel)
rispettivamente sulle compilation Goy de Cüntala e Il Natale nelle
Pievi. I brani sono stati realizzati con la collaborazione di Enrico
Mantovani e di Valerio Gaffurini.
Il
Gabbiano
Scivola
il vento tra le case e la scuola
Scivola
ancora mette quasi paura
Vola
il gabbiano vola via da occidente
Libero
è l'orizzonte, ora… io non ho più paura
Tutto
può diventare come polvere e fango
Passa
da Montenero, passa via dal Rio Grande
Voce
della foresta, voce nella tempesta
Cantami
una canzone, ancora… c'è una luce di festa
Bambino
del mondo, anima della terra
Figlio
e maestro, hai condannato la guerra
L'hai
guardata passare sulle onde del fiume
Come
il grande guerriero, amore… com'è grande la luna
“Nos pertenece”, padre nostro fratello
Astro
della manhana sarà dolce la stella
Nella
notte dell'inverno… dentro questo orizzonte
Vola
come il gabbiano, ancora… vola verso occidente
Copèl
Còpa
'l frànghen, còpa 'l mànghen
Còpa
'l gat e còpa 'l mat
Còpa
l'òrghen e po' a la mèrla
Còpa
'l vècio co' la zèrla
Còpa
'l ciòt e l'amaròt
Còpa
'l prét e còpei töch
Còpa 'l Franco e po' la Franca
Còpa 'l mut… te l'ìe diìt…
Tira
té che tire a mé
Tràga
drìt e tràga ‘htort
Bim,
bum, bam, ghe tire a mé
pim,
pum, pam, tiròm èn dù
Còpa
'l gal e còpa 'l mal
La
Marisa e 'l ho Tunì
Còpa
'l treno e la farfisa
Còpa
'l vènto e copa 'l hi
Còpa
'l pic e 'l cùa longa
Còpa 'l hààt e 'l ciàpa onda
Còpa
'l làt e po' 'l fiurìt
Copà
'l carèt e po 'l hambüc…
Tira
té che tire a mé
Tràga
lonch e tràga cürt
Bim,
bum, bam, ghe tìre a lü
pim,
pum, pam, tiròm èn dù
Fàga
fà chèla borèla, burlà detèr la padèla
Faga
fa l'ultimo salto, fai un salto e fanne un altro
…
e Viva Secula Seculorum… brutto diavolo cattivo…
…
per Omnia Popula Populorum… tiragli ancora se resta vivo…
Còpa
'l sciòr e po' la sciùra
Còpa
'l vèrem… còpen dù
Còpa
'l mórt e còpa 'l dùrt
Còpa
'l ciòc e l' lingerù
Tira
té che tire a mé
Tràga
hùra e tràga hòta
Bim,
bum, bam, ghe tire a lü
pim,
pum, pam, tiròm èn dù
Fàga
fà chèla borèla, burlà detèr la padèla
Faga
fa l'ultimo salto, fai un salto e fanne un altro
…
e Viva Secula Seculorum… brutto diavolo cattivo…
…
per Omnia Popula Populorum… tiragli ancora se resta vivo…
Sparagli
Fringuello,
sfigato, gatto, matto, pirla, merlo, vecchiaccio con la gerla, chiodo, verdone,
prete, Pintossi, Franco w signora,
monte, gallo, maligno, Marisa e consorte, treno e farfisa, vento,
porcello, piccone, codalunga, rospo veloce,
latte e al fiordilatte, carretto,
sambuco, padrone e singora, verme, morto e tordo, ubriaco, Ducoli, Valerio
Gaffurini … Spara! Sparagli a tutti!!!!
11
novembre 2010
Dal
30 novembre 2010 sarà in libreria, ma potrete trovarlo anche on line, Di
Tempo e Terre ( ed. Zona) di Ninì Giacomelli. Racconti poesie
e canzoni che occupano uno spazio di vita lungo quasi quarant'anni.
L'autrice sarà presente al MEI di Faenza sabato 27 novembre 2010
dalle ore 15 alle 16. Nel CD allegato al libro sono contenute
canzoni, quasi tutte inedite, cantate da: Ornella Vanoni,
Alberto Patrucco, Joan Isaac, Peppe Voltarelli, Alessio Lega, Stefano Covri,
Sismica, Franco Bertoldi, Alessandro Ducoli.
Il
Ducoli, onorato di essere stato coinvolto nel progetto dalla stessa Ninì, ha
cantato il brano “Se mi porti un fiore”.
Arrangiato e suonato in compagnia di Valerio Gaffurini. DA NON PERDERE!
Sandropiteco è a buon punto….
12
ottobre 2010
Salvatore
Esposito sulle
pagine di http://blogfoolk.blogspot.com/ riprende e aggiorna
un’intervista “aperta” al Ducoli e completa le recensioni che riguardano tutti i
suoi ultimi dischi.
RECENSIONI:
Ducoli
– Artemisia Absinthium
Artemisia
Absinthium è uno dei
dischi più intriganti di Alessandro Ducoli, non solo dal punto di vista
musicale ma anche da quello concettuale. Infatti, seguendo una rodata e per
altro fortunata abitudine il cantautore camuno ha corredato il disco di una
novella, presente nel booklet, con la particolarità che gli stessi brani sono
parte del racconto, in un alternarsi di letteratura, poesia e musica. Al fianco
di Ducoli, per l’occasione ci sono i Bartolino’s un quartetto molto versatile dal punto di
vista musicale, composto da Andrey Kutov (piano), Mirko Spreafico
(percussioni), Alessandra Cecala (contrabbasso) e Mario Stivala (chitarra).
L’ascolto ci regala sette brani di ottima fattura, nei quali si apprezza
l’eleganza degli arrangiamenti e del songwriting di Ducoli, che in questo caso
dimostra ancora una volta di saper dosare alla perfezione tutti gli stilemi
tipici del cantautorato italiano. A brillare in modo particolare sono brani
come Meridiana,
in cui spicca l’ottima ritmica e l’intreccio tra la chitarra di Stivala e il
piano di Kutov, e Artemisia nella quale riscopriamo un Ducoli intimista, capace di trasmettere a cuore
aperto i suoi sentimenti all’ascoltatore. Nel complesso piaccio in modo
particolare i testi, nei quali Ducoli si sbizzarrisce nel trovare soluzioni
poetiche sempre sorprendenti come nel caso de L’Armistizio, il cui ritornello ad
uncino è tra le cose più belle ed interessanti del disco. Sebbene duri solo
ventisette minuti, Artemisia Absinthium è un disco completo, che va ascoltato bene, anche
alla luce dell’imprescindibile racconto che lo accompagna.
Ducoli
– Piccoli Animaletti (Autoprodotto)
Piccoli
Animaletti è
l’ultimo disco in ordine di tempo della sterminata discografia di Alessandro
Ducoli, e per certi versi può dirsi un evoluzione del metodo di lavoro
utilizzato per Artemisia Absinthium, ancora una volta infatti ad accompagnare i brani,
c’è una raccolta di racconti collegati ai vari brani. La differenza sostanziale
risiede però nella band, una sorta di Bartolino’s evoluti con l’inserimento
di ospiti speciali del calibro di Ellade Bandini (batteria), Max Gabanizza
(basso) e Michele Gazich (violino). A legare i vari brani tra loro è la
tematica comune, delle condizioni degli animali in gabbia, uomini compresi, che
Ducoli descrive con disincanto attraverso una poetica tenue e delicata.
L’ascolto rivela sonorità eleganti che sembrano rimandare a Bacco Il Matto,
come nel caso dell’iniziale La Malura con Ducoli che si cala nei panni del cantautore
introspettivo, o della pianistica confessione personale di I Miei Cento
Difetti, o ancora
della waitsiana Una Silvia. Di ottima fattura sono anche Una Nuova Città, nella quale Ducoli
regala una eccellente prova vocale, la chitarristica Il Mulo, la delicatissima Cinciallegra e la poetica Il
Laccabue, dedicata
al pittore Antonio Ligabue. Sorprendente è poi la scelta di far cantare un coro
di bambini diretto da Barbara Bellotti, in Piccoli Animaletti, nella quale ad essere rinchiusi
in una gabbia sono gli uomini. Il vertice del disco lo si tocca però con Dialogo
di Guerra, dedicata
ad Ilaria Alpi ed impreziosita dal violino di Michele Gazich, che riesce a
costruire una linea melodica eccellente. Chiude il disco la filastrocca in
dialetto camuno Le Renne Sulla Neve Perenne, che fotografa molto bene lo spirito con il quale
è nato questo disco, tra disillusione e sogno, tra maturità e un pizzico di
fanciullezza
Jokerjohnny
I-II (spanish Johnny).
Blu
Dakota, Henry Dakota, James O’Presley, Geremiah Smith, Santiago Lobo e Cletus
Cobb, sono gli Spanish Johnny, un gruppo di musicisti dalla forte passione per
il rock ‘n’ roll e con il sogno di ritagliarsi un pezzettino di America tra le
valli camune. A guidarli è Cletus “Jokerdog” Cobb, ovvero l’ennesima
incarnazione di Alessandro Ducoli, che questa volta partendo dall’esigenza di
esprimersi attraverso il linguaggio rock più puro, riscopre il sogno americano
e le sue disillusioni dipingendo l’evoluzione della storia che ha ispirato
Springsteen per Incident On 57th Street. Nascono così i due volumi di
Jokerjohnny, che compongono un progetto denso di fascino, nel quale gli Spanish
Johnny sintetizzano in uno stile originalissimo la poesia di Dylan e
l’immaginario di Springsteen. Il primo volume, composto da sette brani, si apre
con la potentissima Spanish Johnny che con le sue chitarre taglienti ci
conduce attraverso un testo eccellente che lascia intuire tutto lo spirito che
animerà i brani successivi. L’impatto rock dei vari brani è travolgente e in
questo senso fondamentale ci sembra l’apporto di Enrico Vezzoli alias Henry
Dakota, che impreziosisce con i vari brani con i suoi interventi al piano, al
trombone e alla fisarmonica. Tra i vari brani brillano l’eccellente cover di Jokerman
di Bob Dylan e gli splendidi originali Zabulon e Demas, entrambe
caratterizzate da arrangiamenti eccellenti e da una scrittura che rimanda a
Steve Earle. Il secondo volume di Jokerjohnny, è una sorta di evoluzione
estremizzata del disco precedente e non a caso come copertina è stata scelta The
vanishing race, Navajo di Edward S. Curtis, che rende molto bene
l’atmosfera polverosa e desolata di questo secondo capitolo degli Spanish
Johnny. E’ in questo contesto che vanno lette la riscrittura musicale di Born
In The U.S.A., le citazioni di Growin’ Up e Point Blank, che
insieme agli altri brani vanno a comporre un insieme di storie dense di poesia
come nel caso de La Mia Cellula di Guardia, nella quale brilla
l’istrionica voce di un Ducoli in versione luciferina o dell’evocativa Natale
1890. Questo secondo volume di Jokerjohnny non lascia scampo anche quando
vengono evocati i fantasmi di vecchi eroi del passato come Rino Gaetano in Rino
e di Jim Morrison in Morrison’s Ladies. Chiude il disco R’n’R Funeral,
quasi Ducoli, avesse voluto con quel brano chiudere un cerchio, una storia, una
nuova avventura. Certo però prima o poi gli Spanish Johnny torneranno a
macinare rock e allora state pur certi saranno sorprese!
Cobb
& The Other Apostles – I Leave My Place To The Bitches (Autoprodotto)
Cletus
Cobb dopo l’avventura con gli Spanish Johnny è tornado a farsi vivo con una
nuova band, The Other Apostles, con i quali ha dato vita ad un nuovo capitolo
della sua vita. Libero dalle claustrofobiche ossessioni di provincia che hanno
ispirato i due disco con gli Spanish Johnny, Ducoli alias Cobb, ci regala un
disco pieno di energia nel quale convoglia tutta la disillusione di un
musicista costretto ad esibirsi in uno strip bar prima delle spogliarelliste. I
Leave My Place To The Bitches è un disco intenso, e soprattutto molto vario
dal punto di vista sonoro infatti, si spazia dalle venature funk nello shuffle
della title track alla rock più puro della rovente Like Rolling Stone.
Sebbene a tratti il disco conceda qualcosa in termini di originalità, pescando
a piene mani nelle sonorità degl’anni settanta, il risultato non può che dirsi
assolutamente positivo e a tratti anche esaltante come nella travolgente Straight
Up Coffie, un brano denso dal punto di vista sonoro, nel quale chitarre e
tastiere fanno da cornice alla voce femminile o nell’altrettanto bella House
In The Woods, che chiude il disco e che rimanda al Neil Young degli anni
settanta.
INTERVISTA:
Attivo
ormai da un decennio, Alessandro Ducoli è un eclettico cantautore dallo stile
imprevedibilmente originale, che mescola rock e musica d’autore in uno stile
sempre pronto a sorprendere. I suoi dischi non sono semplici raccolte di
canzoni, ma piuttosto delle sorprendenti opere concettuali, introdotte spesso
da un racconto nel quale si rintracciano le varie ispirazioni e caratterizzate
da suggestioni e riflessioni personali. Lo abbiamo intervistato per parlare con
lui della sua carriera, della sua lunghissima discografia ma soprattutto degli
ultimi lavori discografici, senza tralasciare una breve retrospettiva sugli
esordi.
Com'è
nata l'idea di raccogliere in un unico cofanetto, Malaspina, Anche Io Non Posso
Entrare e Taverne, Stamberghe e Caverne?
Avevo
finito le copie dei singoli dischi e metterli in un cofanetto triplo mi ha
permesso di risparmiare un po’ di soldi (peraltro senza l’intervento di
Agostino Bettinelli, che ha pagato l’intero cofanetto, non l’avrei mai
stampato). Inoltre racchiudere in un “blocco unico” un periodo importante del
"giovane" Ducoli mi sembrava interessante. Non dico così perchè oggi
sia vecchio ma semplicemente perchè in quei dischi ci sono un sacco di errori
di gioventù che sperò di aver corretto con il tempo (... un cantante stonato a
mio avviso non dovrebbe fare troppi dischi…). Comunque è stato un periodo di
canzoni e concerti che i tre dischi riassumono molto bene e che mi è piaciuto
sintetizzare nell’acronimo temporale “Quando si tagliava la coda ai cani”
(…tra l’altro non so se oggi gliela tagliano ancora…). E poi ci sono canzoni
come “Giovanna”, “Delirio ordinario”, “Primo treno per Roma”
e “Io convivo bene con la mia pazzia” che ancora oggi nei miei concerti
sono molto apprezzate.
Hai
avuto modo di collaborare con il progetto Manè che ha fruttato uno splendido
disco, a cui presto verrà dato un seguito ci parli di questa esperienza?
Mi
piace pensare che l’utilizzo delle parole possa adattarsi ad ogni tipo di soluzione
musicale. Con Pierangelo ho lavorato molto sull’aspetto “elettronico” della
musica (anche se in quel disco ci sono un sacco di strumenti suonati, i
campioni e i sintetizzatori sono la parte dominante). Abbiamo cercato di fare
un disco che riportasse gli ascolti alle prime cose di Garbo, che sia io che
lui, riteniamo essere uno degli artisti italiani tra i più trascurati… un vero
genio. Inoltre Pierangelo è molto legato a sonorità che amo come quelle di Joy
Division, New Order, Soft Cell, Depeche Mode prima maniera. Adesso stiamo
cercando di chiudere il mix di ClockWork Orangina, il nuovo disco. È già
il terzo mix che scartano lui e Valerio Gaffurini, tecnico del suono… a me
piaceva anche il primo mix ma in effetti, ogni volta che mi dicono “abbiamo cambiato
un po’ di cose perché non era abbastanza cattivo” devo ammettere che suona
meglio. Speriamo che a fine anno possa essere pronto, è un disco in cui credo
molto… come del resto era anche per Cromo Inverso.
Qualche
anno fa hai dato vita al progetto Spanish Johnny... com'è andata finire?
Abbiamo
preso un po’ di ferie! Il progetto era diventato difficile perché si trovavano
poche occasioni per proporre le canzoni. Credo che torneremo presto a fare
nuove canzoni ma per ora va così… VIVA SPANISH JOHNNY!
Come
nasce il progetto Cobb And The Other Apostles?
Gli
“Apostoli” sono più un concetto musicale che una band. Ho coinvolto varia gente
che ritengo abbia la giusta attitudine nei confronti del Rock’n’Roll. In questi
giorni sto definendo i dettagli del disco con cui vorrei concludere l’avventura
di Cletus Cobb (il mio pseudonimo all’interno del progetto), si intitola I
Never Shot An Indian e dovrebbe comprendere anche le ristampe di tutti i
dischi fatti da Cletus con il My Uncle The Dog, gli Spanish Johnny
e “gli altri Apostoli”. Temo però che tutto sarà vincolato ad una “rapina alle
poste” oppure anche solo alla possibilità di trovare uno sponsor perché ho
davvero finito tutti i dollari.
Ci
puoi parlare di Easylove? Come nasce questo disco e quali sono state le tue
ispirazioni?
Easylove
è il mio disco preferito, ci suono le cose che mi piace suonare e ci sono i concetti
che mi piace raccontare. È nato dalla necessità di virare la direzione di
marcia dei deliri di Cobb su sonorità folk-blues; nei progetti precedenti avevo
lavorato sul “garage” con i My Uncle The Dog e sul Rock più o meno classico con
gli Spanish Johnny. Ci sono canzoni che amo e che credo mi descrivano in
maniera “perfetta”: Little Potato, Fool’s Cage, Real Yoko
e Love Micol. E poi c’è Hank’s Apostle…
Sempre
con Cobb And The Other Apostles hai inciso I Leave My Place To The Bitches,
quali sono le differenze con Easylove?
Le
sonorità di questo lavoro dovevano essere “spudoratamente” Rock’n’Roll ma
l’approccio di scrittura è stato identico a quello di sempre. C’è una versione
acustica del disco, chitarra e armonica, che suona molto vicina a Easylove
o a Jokerjohnny II, l’abbiamo scartata per evitare di ripetere il
giochetto della soluzione facile. Ne è uscito un disco immediato e davvero
“forte”… inoltre, dopo aver raccolto i commenti vari dei dischi precedenti e
soprattutto certe facili “descrizioni” del mio lavoro, ho pensato di mandare un
po’ tutti affanculo con il breve e immediato concetto …ciao ragazzi, io lascio
il mio posto alle troie…
In
I Leave My Place To The Bitches la tua scrittura sembra aver raggiunto la piena
maturità, com'è cambiato negli anni il tuo approccio al songwriting?
Spero
che sia davvero così. Te lo potrò confermare solo se I Never Shot An Indian
uscirà come davvero spero…
Veniamo
a Piccoli Animaletti che si può dire essere il successore di Brumatica,
seguendo il tuo sentiero da cantautore.. come si è evoluto il tuo stile tra
questi due dischi?
Sono
passati cinque anni e soprattutto ho ripreso a macinare Rock’n’Roll, che ti
salva sempre e comunque la vita. Piccoli Animaletti contiene la sintesi
di canzone nel senso più comune del termine ma suona quasi rock in alcune sue
sfaccettature. E comunque l’elemento determinate di tutta la faccenda credo che
ci sia stata una certa maturazione (almeno spero) che conferisce al lavoro
finale una coesione forse maggiore dei dischi precedenti.
In
Piccoli Animaletti hai avuto modo di collaborare con musicisti prestigiosi, ce
ne puoi parlare?
Ho
lavorato ancora con Ellade Bandini, poi c’è Max Gabanizza, Michele Gazich e
Giorgio Cordini. Gli altri musicisti sono quelli che invece mi sopportano
ancora dopo dieci anni di dischi e canzoni: Mario Stivala (con cui ho scritto
buona parte delle canzoni del disco), Andrey Kutov (con cui suono dal vivo ogni
volta che ci chiamano), Mirko Spreafico e Valerio Gaffurini (Santo subito!).
Ritengo di essere fortunato ad aver la possibilità di coinvolgere certa gente,
non ho una produzione e certe cose possono davvero diventare difficili…
Piccoli
Animalletti è una sorta di concept, come nasce? Quali sono le ispirazioni?
Volevo
fare un disco “orecchiabile”, fatto di canzoni che non avessero un filo
conduttore comune ma che semplicemente potessero suonare in qualsiasi disco le
vai a mettere. È un disco che fino ad un mese dalla sua uscita non riuscivamo a
far suonare come doveva… è stato un vero e proprio calvario gestire quattordici
canzoni così “arrangiate” ma credo che abbiamo fatto un buon lavoro. Il disco è
dedicato ad Antonio Ligabue e a tutti gli “animaletti” che hanno popolato i
suoi pensieri e i suoi quadri, doveva essere pieno di colori e credo che ci
siamo riusciti. Mi prendo anche un po’ di prestigio ricordandoti che il Centro
Studi e Archivio Antonio Ligabue mi ha concesso, per la grafica del disco,
la possibilità di utilizzare tutte le riproduzioni dei suoi quadri, oltre ad un
quadro inedito per il retro della copertina.
All'interno
del disco è presente anche un racconto, una sorta di filo rosso che collega i
vari brani...
Sì,
anche se non è necessario legare le due cose in maniera assoluta. Questa “pippa”
del raccontino da allegare al cd è una novità degli ultimi dischi… mi piace
molto anche se non vorrei che venga fraintesa: odio i cantautori che quando non
fanno dischi scrivono libri pubblicati con grandi case editrici… rubano spazio
a scrittori che fanno fatica anche solo a stamparsi da soli i libri,
figuriamoci a trovarsi una casa editrice… comunque non è il momento delle
polemiche.
Sei
un vulcano di idee e di ispirazione. Come riesci a tenere testa a tutto, dalle
sessions alla stampa dei dischi. Hai il tempo di dormire la notte? Visto che
comunque hai un lavoro che ti impegna molto...
La
notte non dormo più, ho delle vistose occhiaie, fumo e bevo molto. Credo che
dovrò prendermi un po’ di ferie anche io come gli Spanish Johnny ma per
ora non ci riesco. Il mio lavoro più che impegnarmi mi piace, nonostante il
populismo antistatale di questi ultimi mesi, riesco ancora ad amarlo e farlo
con onestà.
Ci
parli del progetto Artemisia?
Artemisia
absinthium
appartiene alla trilogia iniziata con Brumantica e completata con Piccoli animaletti. È un disco “leggero”,
volutamente leggero. È stato scritto, come gli altri due, con lo zampino di
Mario Stivala (chitarrista più preparato di me quando si tratta di esplorare i
vari territori della sei corde). È il disco con cui ho definitivamente capito
che autoprodursi può darti grandi soddisfazioni personali (ovviamente
artistiche ma non certo economiche).
Quali
sono i tuoi progetti futuri? Che abiti vestirà i Ducoli prossimamente?
A
ottobre uscirà Biocosmopolitan, il nuovo disco di Boris Savoldelli. È un
bel disco e contiene anche alcune canzoni rivistate da Degeneration Beat
che avevo fatto con i Brother K. Poi spero che esca ClockWork Orangina e
poi sto iniziando a registrare il nuovo disco: Sandropiteco. Spero che
vada tutto bene…
Dalla
precedente intervista (2005)…
Come
è nata la tua passione per il rock?
E’
nata per caso. Mia sorella maggiore aveva assistito al concerto di Neil Young a
Milano. Quello dei lacrimogeni. Mi sembra nel 1987. Il suo resoconto fu
perentorio: “ Neil Young è vomitevole”. Ho cominciato così a chiedermi
chi fosse Neil Young. Fu allora che chiesi ad alcuni compagni di classe di
duplicarmi vari dischi del canadese, Harvest, Zuma, After The
Goldrush, Rust Never Sleeps. Di quel periodo però ricordo ben poco a
parte i ritornelli di Baglioni e le tette di Madonna. Ricordo che ero un povero
pirla che faticava a tenere il passo dei miei coetanei emancipati che partecipavano
a concerti, happening serali di ascolto dei dischi lasciati dal cugino che
adesso vive in India. Gli anni '80, che oggi in parte ho rivalutato, sono stati
un vero calvario. Per la mia presenza scenica, ero più magro di adesso, e avevo
una certa dimestichezza con l'armonica, così entrai a cantare in un gruppetto.
Gli Springs. De Andrè, De Gregori, U2, Springsteen e anche Like a Hurricane.
Una banda di onesto e basso livello… Non credo serva altro per amare il
Rock'n'Roll. Il resto è ordinaria follia da rockettaro di provincia. Compreso
il periodo Grunge e il classico ritorno alle origini per il ripasso
dell'accademia Beatlesiana, di Elvis, Stones e contaminazioni Motown.
Abbastanza normale. Molto simile alla faccenda di tanti altri con cui la sera
mi trovo a parlare dell'ultimo disco di Mark Lanegan, della perdita di identità
del Rock italiano o di come la presenza di Yoko Ono sia stata il triste
presagio della nefasta influenza che certe “signore” hanno avuto sui migliori
rocker della storia. I Rocker vivono il Rock'n'Roll 18 ore al giorno. Io suono
circa 2 ore, altre 6 in genere scrivo e le altre 10 lavoro. Purtroppo non ho
mai avuto il coraggio di seguire la strada del Rock. C'è ancora qualche
fantasma nella mia vita e fino a che sarà così non potrò mai dirti cos'è la
strada del Rocker. Presto lo sarò, a cinquant'anni forse. Non importa.
Hai
parlato di Neil Young come tuo primissimo punto di riferimento. Quanto ha
influenzato il tuo songwriting?
…
Big john's been drinkin' since the river took Emmy Lou … a volte piango
quando riascolto Powderfingher. Le immagini sono lì, da toccare, da
vivere. Non stai sentendo un racconto. Nessuno ti sta raccontando niente. Sei
dentro nel racconto insieme a tutti gli altri e tieni in mano il fucile. Sai
che Big John beve non perché è un ubriacone, beve perché la vita non è stata
gentile. Non hai più ventidue anni, se li hai sono sempre troppo pochi, oppure
non li hai mai avuti. Sai che sulla barca ci sono dei guai. Sai che non
consegnano la posta… A volte sento quasi la stessa paura del ragazzo. So tutto
di quella famiglia anche se nessuno di loro mi ha mai raccontato niente. Mi
piace pensare che si possa scrivere e comunicare la stessa intensità di
sensazioni. Non so se ci riesco nelle mie canzoni ma a volte mi piace pensare
che è così. L'ascolto ciclico di Powderfingher ovviamente serve anche a
guarirmi dalla presunzione…
Cosa
è cambiato nella tua vita da quando hai pubblicato il tuo primo album, Lolita?
Sono
ingrassato e sono sempre più stanco. Suono anche un po' meglio ma continuo ad
essere un chitarrista mediocre. Ho preso lezione di canto e me la cavo sempre
meglio con i testi. Mi sono laureato. Ho distrutto tre macchine. Mi piace il
malto scozzese. Non fumo più e continuo ad essere interista fino all’osso. Odio
Baglioni, Giacobbe, Fogli e Pupo. Fiordaliso non esiste. Considero Mogol la
causa principale dell'agonia della musica italiana. Sono orgoglioso che la
prima canzone che ho imparato a suonare sia The River e non La
canzone del sole. Il Grunge mi ha cresciuto onesto e sicuro dei miei
sentimenti. Ho scoperto Stevie Wonder e Caetano Veloso. Mi piace Monk. Mi farei
un giro con la figlia di Peter Gabriel, per opportunismo e per piacere. Al
prossimo concerto acustico presenterò una mia personale rivisitazione di Into
my arms con chitarra e armonica. Vorrei essere uno degli animali, uno a
caso, del booklets di Boys for Pele. Carlito Brigante non ha mai
ascoltato Lolita. Adriano Celentano è ospite dei salottini per ricordare il
Faber. I miei colleghi comprano due dischi all'anno e i dieci che si masterizzano
sono peggio della merda. Gigi d'Alessio è in studio con Tony Levin. Canto con
gli Spanish Johnny. Penso che Van Morrison da quando ha abbracciato la fede di
Scientology faccia solo dischi pietosi. Rino Gaetano continua a produrre
libidine. De Gregori scrive "… ed ho imparato che l'amore insegna ma
non si fa imparare …". Spendo più soldi in birra che in vestiti e
acconciature. Spendo più soldi in musica che in vacanze. Gli unici giorni di
ospedale o di malattia che ho fatto sono attribuibili a contusioni da sabato
sera. Ho scritto Come un Setter. Simona Ventura presenta Quelli che
il calcio e suo marito è condannato per aver truccato partite. Jannacci
nonostante tutto continua a non arrendersi. Ombretta Colli è quello che è. Mi
vergogno sempre meno. Rimetto i rimorsi insieme alla birra in eccesso. Mi
piacerebbe suonare il piano. Oltre a tutto questo ho trovato dei grandiosi
compagni di viaggio e continuo a fare musica e canzoni.
Nei
panni di Bacco Il Matto hai inciso Cercatori d’Oro...
Il
nostro sito si apriva con il messaggio "il Rock'n'Roll è la nostra
principale necessità". Bacco il Matto era un mio pseudonimo poi
adottato nella prima formazione del Bacco e quindi divenuto una figura
complessa formata da 4 loschi individui. Qualche mese fa ho scritto una canzone
per raccontare l'avventura di Bacco il matto. La canzone, intitolata "Tombstone"…
Forse il progetto del Bacco non è ancora finito ma in questo momento le cose
sono cambiate rispetto a quel periodo e soprattutto sono cambiate le persone.
Sempre
in Cercatori D'Oro c'è la splendida Raffaella di Cheap Taylor, ci racconti la
storia di questo brano?
Cheap
Taylor era in Italia nel '99 per presentare i suoi bootlegs parigini. Mauro
Eufrosini era il suo riferimento logistico e gli ha dato "San Marco"
quasi per caso. In quel periodo Mauro ci seguiva per procurarci qualche serata.
Dopo qualche mese Cheap ha mandato a Mauro un DAT per noi. Su quel nastro c'era
una canzone che lui disse di aver scritto in Italia e che gli sembrava giusto
che diventasse nostra. Raffaella. Ci sembrava un sogno. Era la giusta
ricompensa per dei “cercatori d'oro” che in quel periodo erano già in studio
per registrare un nuovo disco. Abbiamo provato a contattarlo senza mai
riuscirci, solo per dirgli grazie.
Qual'è
stato il tuo sviluppo artistico e cosa è cambiato nella tua musica in questi
anni?
Seriamente
questa volta. Non so se si tratta di sviluppo artistico. Forse i cambiamenti
sono dovuti al cambiamento della persona. Dal punto musicale, nonostante la
fortuna di suonare con musicisti che sanno fare il loro mestiere, credo non sia
molto migliorata. Conosco gli stessi tre ritmi di dieci anni fa e suono solo
con un po' di precisione in più. Il cambiamento più significativo forse lo
osservo nel modo di scrivere. La maturazione non è solo attribuibile alla
maggior possibilità di trovare argomenti perché la vita vissuta è un po' di più
rispetto a qualche anno fa. Credo sia invece legata alla ricerca lirica di
questi anni. Ricerca che continua tutt'ora. Quello che ti ho detto prima riguardo
Big John è tutto vero. L'uso della parola dev'essere sacro. Sempre e comunque
al servizio della bellezza. Anche se racconta cose brutte. Sempre e comunque
per arricchire una figurazione armonica, un ritmo, una melodia. Musicalmente
nessuno mi ha mai capito perché ho fatto progetti tra loro molto diversi. Ma
nella mia deontologia di canzone "Vito malavita" e "Lulù"
raccontano le stesse cose. Sono canzoni e basta.
Come
riesci ad indirizzare le tue ispirazioni tra le tue varie anime di Rocker e di
Cantautore raffinato?
Si
tratta di ossigeno, per me scrivere è una necessità, senza restare legato a
nessun genere, ma semplicemente alla necessità di saper adattare la scrittura
(anche nel senso filologico del termine) a diversi contesti musicali; è una
cosa che mi incuriosisce molto. Quando mi riesce bene è la conferma che quello
che ho studiato è servito a qualcosa.
Veniamo
alle esperienze più recenti, cominciamo con La Band Del Ducoli, quella che ti
ha fruttato la partecipazione alla prestigiosa compilation del Mantova
Festival, ci racconti qualcosa di questo progetto?
Mantova
ci ha trattato come le pezze del culo. Non mi piace ricordare la Banda del
Ducoli partendo da Mantova. Partiamo da Giovanna e dalle sue sorelline.
Arcangelo Buelli e Massimo Saviola mi hanno salvato da una brutta situazione.
Gravi problemi in famiglia, sul lavoro e il progetto Bacco il Matto finito nel
cesso per sfortuna. Mi avevano già aiutato con Malaspina ed erano
incuriositi dal pazzo Ducoli di Ubriachezza molesta e di Io convivo
bene con la mia pazzia. Il disco successivo hanno poi deciso di aiutarmi a
costruirlo in maniera più decisiva. Le canzoni di Anche io non posso entrare
sono praticamente già Banda del Ducoli anche se in quel periodo la cosa non era
ancora ufficiale. Il disco è stato arrangiato da Mario Stivala con cui avevo
fatto già Malaspina, ma molte cose sembravano ancora troppo legate a certe
figurazioni ritmiche e armoniche sovrautilizzate nei miei dischi. Massimo e
Arky hanno arricchito il lavoro con arrangiamenti nuovi e soprattutto con nuove
soluzioni ritmiche e armoniche. Sono stati a loro a chiedermi se ero
interessato a promuovere il disco con una nuova Band. Sono stati poi chiamati
Lorenzo Lama alle chitarre e Renato Saviori alle tastiere. Lorenzo era già
stato contattato per suonare le chitarre di Anche io non posso entrare e quindi
conosceva già praticamente metà del repertorio. Ci sono voluti un po’ di
concerti per capire il suono e per trovare una dimensione che potesse
valorizzare sia il mio personaggio sia la grande forza di una band con un sound
non proprio italiano. Un periodo prezioso. In primo luogo sono stato messo di
fronte ad alcune lacune assolutamente inaccettabili per chi pretende di essere
pagato, anche solo 50 euro a serata, per proporre la sua musica. Sistemati
alcuni ulteriori dettagli abbiamo iniziato a scrivere il disco delle taverne.
Alcune canzoni erano bozze di idee e canzoni già scritte nell'ultimo periodo.
Altre le abbiamo scritte insieme. Il disco era già rodato un anno prima della
sua uscita. Abbiamo suonato diverse canzoni nelle più diverse situazioni live.
Per cercare di capire la risposta del pubblico a certi pezzi non sentiti. Berlicche
e Sgangherata erano canzoni che già ci venivano richieste alla data
successiva. Lenta fu eseguita la prima volta al Vamolà di Bologna e
quella versione ci viene ricordata ancora oggi. Altre canzoni erano più
complicate e avevano bisogno di più cura. Quando le canzoni erano ormai
completamente assimiliate abbiamo deciso di registrarle. Tutto fatto da Arky e
da Massimo che in studio, per la cronaca lo studio è di Arky, se la cavano come
sul palco. Non so se si può dare una definizione della musica della Banda. La
cosa che credo sia più importante è il fatto che il nostro suono conserva
grande orecchiabilità nonostante la complessità di alcune soluzioni artistiche
(non è così naturale come si potrebbe pensare). Questo significa che vengono
rispettati sia le necessità del musico, sia l'obbligo di non aggredire il
pubblico con cose troppo difficili. Adesso stiamo cercando di capire se il
disco delle taverne ha finito il suo corso promozionale (peraltro magrissimo
come sempre). Resta il fatto che abbiamo quasi spremuto le nostre risorse
mentali, fisiche ed economiche, peraltro già affossate dall'estenuante lavoro
di produzione del disco. Vorremmo verificare ancora una stagione, per poi
decidere. Io personalmente spero che la decisione sia per il nuovo disco perché
non mi piace aspettare che succeda qualcosa. Ci sono in giro troppi figli,
cugini, nipoti, leccaculo e fratelli d'arte per pensare che ci succeda
qualcosa. Il materiale per il nuovo disco è già pronto. Vorrei fare un trilogia
cantautorale che comprenda tre situazioni tipicamente care al cantautore: la
canzone d'amore, la canzone crepuscolare e la canzonetta. Ovviamente tutto
condito di sano delirio. Un'opera a scaglioni (come nell'esercito). Ne
riparliamo quando la Banda avrà metabolizzato il mio desiderio e avrà deciso
definitivamente di seguirmi in questo suicidio musicale. L'unico vero rammarico
che ho è l'assenza di situazioni per suonare dal vivo. Intendo situazioni in
cui ti vengono riconosciute almeno le spese o un po' di riconoscenza per aver
fatto ballare e bere un po' gente (… anche altro). Credo che questa cosa
dipenda più dal fatto che la musica in Italia è in un baratro molto scuro, piuttosto
che dall'indisponibilità di spazi. La gente oggi non ascolta musica e non vuole
sentirla quando ha del tempo libero. Intendo la maggior parte della gente. Se
si occupasse più tempo alla ricerca di un po' di musica (non è vero che costa
troppo, se sai cercare costa anche meno di quello che pensi), piuttosto che ai
consigli dell'esperto o della "pulizia del viso" e di altre cagate
che fino a due anni fà non erano nemmeno presenti nel vocabolario, le cose
sarebbero forse migliori. Non importa io continuo a mantenere attiva la mia
flora intestinale con del Caol Ila e lascio i fermenti vivi a quelli che
stanno fermentando.
Taverne,
Stamberghe e Caverne, ci mostra Alessandro Ducoli nelle vesti del cantautore…
Molte
canzoni proposte da Bacco il Matto erano già presenti nella parte che se vuoi
possiamo definire più cantautorale. Sgangherata, Berlicche e
anche Delirio ordinario stavano per essere arrangiate per il terzo disco
del Bacco (mai finito). Mi piace pensare soltanto che una canzone debba servire
alla comunicazione. Occorre raccontare qualcosa, ovviamente sperando che ci sia
qualcuno disposto a sentirla, anche solo perché hai qualcosa da dire. Se usi il
Rock o altri stili non importa, il senso è quello. Se poi ti riferisci ad
alcune atmosfere latin presenti nelle taverne occorre considerare che comunque
quel disco fa parte di un progetto di una banda.
Ho
letto che insieme al disco ci doveva essere un libro…
Infatti.
Il progetto delle Taverne è un'opera scritta insieme a Marco Quaroni. Il disco
è la colonna sonora ipotetica di un lungometraggio ispirato al libro di
Quaroni. L'opera nel suo insieme si intitola Uomini delle taverne. Il
libro si intitola L'uomo delle taverne e comprende diversi argomenti
molto cari sia a me che a Quaroni. Credo che sia un'opera interessante.
Sicuramente rappresenta la radiografia esatta del mio modo di vedere le cose
oggi. Per capirla fino in fondo ovviamente occorre leggere anche il libro ma
non ho quasi nemmeno la mia copia. Bisogna chiederle direttamente la lui.
Nel
disco è presente un brano nel quale ritorna la Nina di Ho Visto Nina Volare di
De Andrè..
…
un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena….. Esattamente
uguale a Powderfingher. La bellezza mi commuove. Più schifo abbiamo
intorno e più le cose belle appaiono grandi. La musica italiana ha bisogno di
esprimere questa bellezza. Ce la stiamo sputtanando. Soffriamo di ipocrisia. La
nostra musica puzza lontano un chilometro di ipocrisia. Io personalmente ne ho
pieni i coglioni di gente che scrive canzoni che descrivono realtà assolutamente
lontane dalla vita quotidiana di oggi. Anche se si tratta di scrivere questioni
intimiste o di denunciare che non sei d'accordo con la realtà, o ancora per
protesta. Siamo pieni di canzoni con testi che hanno solo un senso musicale ma
non sai cosa raccontano. Quando te lo spiegano capisci ancora meno. Risultato:
la settimana successiva non ti ricordi nemmeno cosa dicono. Si ricordano
soltanto fregnacce orecchiabili per decerebrati Quando non si sa più che cazzo
fare si fanno tributi a Battisti. Giusto perché Mogol ha ancora bisogno di
soldi… Il rock è grande perché ognuno che ascolta Hell’s Bells pensa di
camminare come un uragano. Tutti quelli che hanno cantato Bobby Jean
hanno un amico che avrebbero voluto salutare. Chi cavalca il sabato sera pensa
di essere Johnny Yen. Quelli che cantano Rock in the free world si
battono ogni giorno perché anche il loro piccolo mondo sia libero. Tutti
comunque personaggi che possono essere la tua realtà. Anche se si tratta di
altri continenti e di altri sabati sera. Nel rock italiano di oggi puoi
riconoscerti in una canzone per qualche settimana, la settimana successiva sei
già cambiato. Io sono stato Johnny Yen 15 anni fa e a volte lo sono ancora
oggi. A volte sono Big John. Altre quel pirla del Ducoli. La musica dei
cantautori barcolla ma riesce ancora a raccontare qualcosa (anche se molti
cantautori oggi sono narcisi peggio di Elton John, che almeno suona come un
dio). Gente che scrive testi apocalittici, sentenziosi e autodistruttivi e poi
fa colazione con i biscottini della nonna. Gente che parla di grandi sentimenti
e poi si spara enormi strisce di cocaina in mezzo alle puttane. L'unica purezza
di cui veramente sentono il bisogno è nel taglio della polverina. Iggy Pop
dovrebbe fotterseli tutti. Poi ci sono quelli che scrivono secondo gli stilemi
del Rock ma non si capisce da che parte stanno. Chiedete a Ligabue se c'è anche
solo un 1% dei suoi fans che conosce Neil Young. Io “la radio che passa Neil
Young” non la conosco, non esiste. Nelle sue radio da fumetto
cinematografico forse. Bella situazione. Scusate lo sfogo.
Veniamo
al presente, com'è nato il connubio Bogartz e Ducoli?
L'idea
di fare un disco insieme ad Andrea Bellicini, basso e voce dei Bogartz, c'era
già da un po'. Sempre sospesa fino a quando Davide Sapienza ci ha ricordato che
poteva essere curioso ascoltare Ducoli e i Bogartz insieme. Io avevo alcune
canzoni rimaste indietro dalle scorribande di Bacco il Matto. Altre cose mi
sarebbe piaciuto rubarle ai Bogartz e mettermele addosso. Quindi ho iniziato a
parlarne con loro che hanno capito l'intenzione del lavoro e abbiamo costruito Tonight's
The Day. Abbiamo iniziato ad arrangiare i pezzi che avevo proposto e a
riarrangiare le canzoni che mi erano piaciute immediatamente del loro
repertorio. Andrea Bellicini ha scelto dal mio repertorio "Perfetta"
per riarrangiarla a loro modo. Insomma uno scambio di idee. La scelta di
inserire una cover è nata dalla necessità di segnalare immediatamente
all'ascoltatore che i Dogs sono assolutamente schiavi, discepoli o qualcosa di
simile, del rock'n'roll. La scelta di "Tonight's the night"
era praticamente obbligata. L'arrangiamento che ne ho proposto ai Bogartz è
stato subito approvato. Loro hanno completato l'idea e hanno scelto i suoni.
Tutto molto immediato. Quasi naturale. Un’escursione in territorio alieno… La
cosa è nata per caso perché loro mi hanno sempre preso per il culo per il mio
atteggiamento un po' selvatico. La storia di Moody Crow Pit che si legge
nel sito dei bogartz è nata proprio così, così come l'idea dei nomi. Sono
contento di essere Cletus, Ducoli, Bacco il Matto. Mi piace l'idea. Molti
adesso mi chiamano Cletus. Prima mi chiamavano Bacco. Ducolo. Adesso sono
Cletus perché pensano che vivo davvero in una palude. Forse è vero. Abbiamo
scelto nomi che potessero rispecchiare la personalità del gruppo, ad ogni nome
è stato dato un soprannome altrettanto cercato. Il mio soprannome ad esempio è
quello di uno Small Batch della Jim Beam. Nella palude non si beve solo
fango.
Quanto
c'è di istintivo in questo disco, io lo sento rabbioso, folle incontrollato.....
Tutto.
The Mud! Come dice Bellicini, dovevamo costruire un pungo di canzoni affamate.
I cani che ho in mente io hanno sempre molta fame. La follia non è clinica, è
fisica, è solo riconducibile al desiderio di bruciare tutto in un colpo solo .
E'
la stessa follia che anima i personaggi del Ducoli?
Certamente.
Io più che di follia preferisco parlare di delirio. Per me il deliro è una
sorta di follia reversibile. Quindi ti permette anche di sopravvivere a te
stesso. Dev'esserci sempre un po' di delirio perché aggiunge teatro alla vita.
Credo che la renda più piacevole. Più interessante. La cosa difficile è rendere
il delirio, oltre ad assicurarsi che sia reversibile, sempre rinnovabile. Per
non ripetersi. Per non copiare se stessi. Finora, senza grandi presunzioni,
penso di esserci quasi riuscito.
Di
chi è la colpa dell'aria da noir che tira nell'album dei Bogartz o di Ducoli?
Della
palude.
Quali
sono i riferimenti letterari presenti in Tonight's the day?
I
riferimenti letterari dovete chiederli a Bellicini perché è un grande
appassionato e studioso di letteratura americana. Io conosco solo Jack London e
Steinback. Leggo molto poco. Potrei anche raccontarvi cifre di cui vergognarmi
sulla mie letture. Ho letto alcune cose che mi sono piaciute molto ma non credo
nemmeno di ricordarmi gli autori. Forse "Lacqua", ultimo
pensiero di un vigilante pentito di una multinazionale delle risorse idriche in
un ipotetico futuro negativo, può essere avvicinata a qualche racconto
ecologista di Sepulveda ma l'ho scritta prima di leggerlo. Un certo cinema
americano riesce ad essere molto letterario. "Angeli con la faccia
sporca" è la storia di Ducoli e dei Bogartz. … ?
Perchè
avete scelto il titolo Tonight's The Day?
Dovevamo
costruire un disco scuro. Tonight's the night è il disco più scuro di
Neil Young. Più di Times Fades Away. Più di Sleeps with Angels.
Ho chiesto a Marco Grompi di spiegarmi il significato reale di quel titolo. La
sua risposta è stata eloquente: "La notte, La notte più lunga".
Quando la notte è uguale al giorno sei finito nel Tonight's The Day. C'è
qualcosa che non va. Almeno alle nostre latitudini. Almeno se consideri la
normalità è divisa tra notte e giorno. La cosa che non va forse sei tu. Non ci
sono accezioni negative, semplicemente il fatto che sei finito in una sorta di
baratro. Di buco. Di fosso. La reversibilità di questa condizione non è un dato
esatto. L'unico dato esatto è il fatto che il tuo giorno viene vissuto
esattamente come vivi la notte. Se la notte dormi, lo fai anche di giorno. Se
la notte non respiri, non la fai nemmeno di giorno. Se la notte scrivi, lo fai
anche di giorno. Se la notte bevi, idem. Se fai sesso, lo stesso. Tonight's
The Day. Il mio problema peggiore è che sto vivendo una condizione simile
pur continuando a fare una vita normale durante il giorno sovrapponendo le cose
tra loro. Caos.
Quando
sei On The Road per suonare qual'è il tuo rapporto con il pubblico?
Mi
piace cercare un livello di comunicazione. Mi piace raccontare le canzoni per
verificare se sono cose in cui si riconoscono le persone che sono nel locale.
Voglio capire se sono le stesse cose che vivono loro. Mi piace raccontargliele
come non si sarebbero mai immaginati. Poi mi piace divertire. Il Rock'n'Roll è
fatto per godere! Credo che un concerto debba avere tre caratteristiche
fondamentali: professionalità, sentimento e ritmo. La professionalità è
d'obbligo perché ti permettere di capire la realtà di quello che stai facendo.
Inoltre è anche sinonimo di rispetto per il pubblico (non guasta mai; troppi
artisti vanno in giro nei club a raccontare le loro nenie monocorde e
monoriitmiche pensando che raccontare i propri sentimenti sia sufficiente per
fare della musica una forma d'arte). Il sentimento è il motore del Rock'n'Roll.
Il ritmo muove le chiappine e dietro alle chiappine si muove tutto il resto.
Rosalita!
Di
te mi ha colpito la tua personalità multiforme, poeta, rocker,
cantautore...Bacco Il Matto, Banda Del Ducoli, quante sono le tue anime? O
forse ne hai una sola? O ancora hai preso spunto da Bonnie Prince Billy aka
Palace Brother aka Will Oldam...
Non
lo so più nemmeno io. Negli ultimi tempi al posto del cervello ci ho il purè.
Come nel Vesuvio per Lello Arena. Credo che un buon artista, passatemi questa
autodefinizione, debba essere in grado di teatralizzare il suo personaggio. Fa
parte dello spettacolo e finché c'è Rock'n'Roll c'è speranza (.. forse è
stipendio … non è la stessa cosa.. non importa). Bacco il Matto cantava "Nuda
e cruda", la stessa del Ducoli. Potrei farla anche con i Dogs, sarebbe
la "Nuda e cruda" di Cletus. Nel lavoro del Kerouac, un vero
concept in questo caso, Jack Kerouac viene catapultato nell'Italia di oggi
all'inizio di un sabato sera ed ha tempo fino al mattino per cercare di
riconoscere il Beat nella realtà che lo circonda. La ricerca prima
appassionata, poi agitata, poi disperata, avviene tra il continuo alternarsi di
tre anime che lo accompagnano nel suo viaggio. Non ti anticipo nulla, ti
manderò il lavoro. Credo che riuscire a convivere con diverse personalità senza
creare danno a se stessi e agli altri sia una cosa accattivante. Finora "…
non ho fatto mai del male a nessuno", a me forse sì. Sono quasi
corroso.
Una
domanda per concludere....se ti dicessero che il rock è morto cosa
risponderesti?
Troppo
facile. Ti risponderò senza usare riferimenti del "vecchio maestro".
Come ti ho detto parlando di Tombstone, il Rock'n'Roll non è un genere
musicale, è uno stile di vita. Finché ci sarà l'uomo, ci saranno uomini che
vivranno il Rock'n'Roll. Gli altri non mi interessano.
1
ottobre 2010
Si
vocifera che siano ormai terminate le riprese di Sandropiteco. Non si sa
nulla dell’eventuale pubblicazione… sembra che il Ducoli voglia
aspettare la realizzazione di ulteriori 14 brani per eventualmente stampare un
disco doppio. Per ora è stato realizzato quello che dovrebbe esser il volume
II:
SANDROPITECO
Vol.II
– Il brodo primordiale è stato fenomenale
Lo
strano concetto di Alice
Sono
il naso del tuo cane
Uno
scherzo
Sandropiteco
Santo
Drino
Le
case storte
Luna
di mezzogiorno
Piccolo
pesce
Lo
strano esercizio della fantasia
È
stata rimandata anche la realizzazione de “Lo sbarco in Lombardia”, lo
spettacolo registrato dal vivo in alcune recenti occasioni; sembra infatti che
il Ducoli e il Kutov (coautore di tutte le canzoni) vogliano
realizzarlo in studio in versione “orchestrata”… vi terrò aggiornati.
È
uscita nientemeno che su Glamour di questo mese una breve intervista del
Ducolo a cura di Valentina Giampietri. Vi riporto il testo integrale:
Hai
qualche disco in uscita/concerto in vista... che ti interessa segnalare?
Sto finendo di
registrare Sandropiteco, credo che uscirà a febbraio prossimo. Rispetto
a Piccoli animaletti è certamente meno orcherstrato ma mi sta
entusiasmando moltissimo: è molto crudo, ironico e maleducato.. inoltre ci
suono chitarre e armoniche e non mi capita di farlo in tutti i dischi che
faccio (anche perchè per certi suoni preferisco farmi aiutare da musicisti
migliori di me). Poi è appena uscito Lo sbarco in Lombardia, un progetto
di teatro canzone che ho scritto insieme al pianista Andrey Kutov. E' stato
registrato dal vivo prendendo le cose migliori dei concerti di quest'estate.
Hai
un sito musicale di riferimento da consigliare a chi vuole fare musica, oppure
ascoltare cose interessanti, oppure farsi conoscere...?
Vi
segnalo il sito di Boris Savoldelli, www.borisinger.eu; lui è stato il mio
maestro di canto e ora collaboriamo attivamente (io ovviamente per quanto
attiene la parte lirica). Lo scorso anno abbiamo realizzato Insanology
con Marc Ribot e Mark Murphy, mentre quest'anno stiamo finendo di
realizzare Biocosmopolitan in cui saranno ospiti Paolo Fresu e Jimmy
Haslip degli Steely Dan. Poi vorrei segnalarvi, senza obiettivi di facile
pubblicità, il mio sito, www.ducoli.eu; l'ho realizzato, purtroppo
con pochi mezzi e soprattutto usando semplicemente word. So che alcune
fotografie non sono visualizzabili su tutti i computer ma almeno riesco a
farmelo tenere aggiornato senza troppe difficoltà. Sono, in
effetti, un po' distratto dall'evoluzione attuale del web... Tra l'altro
mi sono ritrovato a dover gestire da solo le pagine di comuni social network che
mi sono state aperte da amici che, obiettivamente, si sono un po' stancati di
gestirmele. Da un paio di questi network, almeno, credo che dovrò togliermi,
perchè francamente sono un impegno da seguire a fondo o da non seguire affatto.
C'è un
oggetto tech che può far comodo a chi fa musica o che non può mancare in tasca di
un appassionato di musica..? Oppure un software/programma utile per
fare/sentire musica?
Nel
titolo Sandropiteco è già abbastanza intuibile una mia certa distanza
con l'universo della tecnologia, anche perchè il mio genere di musica non
richiede grandi supporti tecnologici. In studio utilizziamo dei software
classici di registrazione come Logic
o Nuendo ma non è la norma, a volte
registriamo ancora in analogico.
Si
vocifera altresì, che il Ducolo abbia ripreso a macinare rock’n’rolla
live… è stato visto più volte in sala prove con loschi figuri punk-rock. Forse Cobb
finalmente live…?
PS.
Auguri al Ducolo…. Oggi è il suo
genetliaco.
24
luglio 2010
Uscirà
il prossimo 7 agosto 2010, 46 Volte uno, il disco di Mauro Tononi (voce ufficiale di Valentino
Rossi a Radio DJ), di cui il Ducoli ha curato i testi e
scritto alcune canzoni. Il disco verrà presentato il 2 settembre 2010 a Tavullia
(Pu), il paese natale di Valentino, nel corso della festa che il Fans
Club di Valentino organizza ogni anno in occasione della corsa di Misano.
Chi volesse saperne di più può consultare il sito di Mauro Tononi www.maurotononi.com oppure contattare
direttamente il Ducoli.
È
uscito La trasmissione del pensiero, il nuovo disco di Korrado. Nell’album ci sono due
canzoni con testi scritti dal Ducoli: Sfiorami (rivisitazione di Per
Te, scritta per Mané nel progetto Cromoinverso) e Lingua
di Serpente.
È
uscita in vinile 12” per Sonic-Solution la canzone Re-Fly, che il Ducoli ha
scritto con Dj-Amnesys. Ecco cosa scrivono a
Sonic-Solution per parlare del progetto:
Idee
e concetti che si trasformano in suoni... Questo e.p. rappresenta presente,
passato e futuro, possibile fonte di ispirazione per gli artisti di domani.
Alcune sonorità anni 90 e influenze di generi musicali diversi rendono in nuovo
disco di Amnesys assolutamente unico. "Refly" (A1) è un riassunto che
ripercorre vari periodi del genere hardcore che hanno influenzato in modo
determinante lo stile attuale di Amnesys. La canzone nasce sull' atmosfera
della pausa caratterizzata da un vocal molto incisivo. Il tutto si trasforma in
un uragano di synth e casse che non lasciano spazio ad alcun dubbio, questa è
una traccia assolutamente rivoluzionaria. "Ctrl_D_Future" (B1) è
sperimentazione sonora che esce dagli schemi classici di questo genere. Suoni,
tecnica e musicalità del break rendono il messaggio chiarissimo. "System
Crash" (B2) chiude l'e.p. nel modo + brutale. Intro e break in stile
Prodigy, casse devastanti accompagnate dal vocal di Lenny Dee e un riff che
proviene direttamente dall'occulto...
Novità
anche per Biocosmopolitan di Boris Savoldelli:
lo straordinario bassista Jimmy Haslip, fondatore degli Yellow
Jackets, sarà ospite del disco nel brano d’apertura Biocosmopolitan!
Altre
news …
|
1
ottobre 2010
Si
vocifera che siano ormai terminate le riprese di Sandropiteco. Non si
sa nulla dell’eventuale pubblicazione, sembra che il Ducoli voglia aspettare
la realizzazione di ulteriori 14 brani per eventualmente stampare un disco
doppio. Per ora è stato realizzato il
Auguri
al Ducolo….
24
luglio 2010
Uscirà
il prossimo 7 agosto 2010, 46 Volte uno, il disco di Mauro Tononi (voce ufficiale di Valentino
Rossi a Radio DJ), di cui il Ducoli ha curato i testi e
scritto alcune canzoni. Il disco verrà presentato il 2 settembre 2010
a Tavullia (Pu), il paese natale di Valentino, nel corso della
festa che il Fans Club di Valentino organizza ogni anno in occasione
della corsa di Misano. Chi volesse saperne di più può consultare il
sito di Mauro Tononi www.maurotononi.com oppure
contattare direttamente il Ducoli.
È
uscito La trasmissione del pensiero, il nuovo disco di Korrado. Nell’album ci sono due
canzoni con testi scritti dal Ducoli: Sfiorami (rivisitazione
di Per Te, scritta per Mané nel progetto Cromoinverso) e
Lingua di Serpente.
È
uscita in vinile 12” per Sonic-Solution la canzone Re-Fly, che il Ducoli ha
scritto con Dj-Amnesys. Ecco cosa scrivono a
Sonic-Solution per parlare del progetto:
Idee
e concetti che si trasformano in suoni... Questo e.p. rappresenta presente,
passato e futuro, possibile fonte di ispirazione per gli artisti di domani.
Alcune sonorità anni 90 e influenze di generi musicali diversi rendono in
nuovo disco di Amnesys assolutamente unico. "Refly" (A1) è un
riassunto che ripercorre vari periodi del genere hardcore che hanno
influenzato in modo determinante lo stile attuale di Amnesys. La canzone
nasce sull' atmosfera della pausa caratterizzata da un vocal molto incisivo.
Il tutto si trasforma in un uragano di synth e casse che non lasciano spazio
ad alcun dubbio, questa è una traccia assolutamente rivoluzionaria.
"Ctrl_D_Future" (B1) è sperimentazione sonora che esce dagli schemi
classici di questo genere. Suoni, tecnica e musicalità del break rendono il
messaggio chiarissimo. "System Crash" (B2) chiude l'e.p. nel modo +
brutale. Intro e break in stile Prodigy, casse devastanti accompagnate dal
vocal di Lenny Dee e un riff che proviene direttamente dall'occulto...
Novità
anche per Biocosmopolitan di Boris Savoldelli:
lo straordinario bassista Jimmy Haslip, fondatore degli Yellow
Jackets, sarà ospite del disco nel brano d’apertura Biocosmopolitan!
Altre
news …
27
giugno 2010
Fabio
Antonelli dell’Isola
che non c’era ha
recensito Piccoli Animaletti:
Rendere
l’idea di questo nuovo disco di Ducoli, poliedrico musicista
bresciano, è davvero impresa ardua, anche perché Ducoli ci ha abituato da
sempre ad una creatività straripante e continuamente mutevole. Qui poi, forse
più che in passato, la sua stravaganza si fa sentire. Ecco allora che ne
nasce un disco originalissimo, un progetto legato al mondo animale, anche se
è ovvio che quello di Ducoli non è popolato dai soliti animali, ma troviamo
anche animali dagli strani nomi come “Il Laccabue” o ancora “Il rattus”,
nonché tante altre strane situazioni che solo una mente come la sua poteva
concepire.
Qualcuno
a questo punto si starà chiedendo, ma che genere di musica suona Ducoli? La risposta
più facile e scontata sarebbe quella di invitarvi ad ascoltarla, perché darne
una definizione è praticamente impossibile, Ducoli è un cultore del rock, ma
riesce a deformarne i contorni passando per il jazz, il blues, la canzone
d’autore più intimista in un continuo cambio di direzione. Allo stesso modo è
mutevole la sua interpretazione vocale, e così la voce si fa a volte scura e
torbida come uscisse da una notte agitata, a volte distesa e limpida come
fosse rasserenata, in alcuni casi poi non manifesta neppure il cantato, ma
“parla” come ci invitasse ad un incontro confidenziale.
Vediamo
a questo punto di decifrare le coordinate essenziali: passiamo per il brano
di apertura La malura, di impianto decisamente rock, la breve ma
poetica Una Silvia, il suadente rock di Una nuova città, la
carnalità di Il mulo «Guardo ancora una volta il cielo / Studio la mia
alternativa di volo / Guardo ancora una volta il tuo culo / Mi tocca di
essere sempre il tuo mulo». Nella già citata Il Laccabue tra atmosfere
jazz il nostro ci parla (letteralmente) così «Io ti disegno una tigre e un
leopardo che guarda / Coi denti di cento serpenti / Con le zampe del ragno e
della sua ragnatela / Costruita sull'angolo alto della mia ultima tela», per
la title-track, supportata da un coro di bambini che canta «Niente di nuovo
di stupefacente / Niente di niente, nemmeno la gente / Noi siamo niente che
non sia vivente / Siamo niente di buono, non siamo importanti / E allora
niente perdono, non saremo mai santi / Proprio niente di niente, non ci sono
innocenti / Siamo niente di niente, ma non e’ sufficiente / E allora niente
di niente, più niente di niente», la suggestiva e dolce Dialogo di guerra che
dispiegandosi sulle ali del violino di Michele Gazich è però permeata
di sana indignazione, «Le vostre schifose, arroganti menzogne / Protetti
da sempre da qualche padrone / Di ladri assassini di gente che ha fame,
ancora», Il carro in cui troviamo echi messicani e spruzzate jazz per
un corale «Noi che tiriamo il carro / Non ci opponiamo mai / Abbiamo le mani
forti / Meglio di cento buoi / Noi non vogliamo niente / Noi non abbiamo sete
/ Siamo la parte pronta / Davanti c'e’ solo il prete», la stramba Rattus
in cui si è deliziati dal pianoforte di Andrey Kutov ed in cui Ducoli
cambia improvvisamente voce. Ancora diverso è il suo timbro nella dialettale Le
renne sulla neve perenne. Spero di esser riuscito a dare l’idea della
sostanza questo disco, ma in ogni caso vi invito a cercarlo, avendo
oltretutto come assoluta garanzia nomi di musicisti come Ellade Bandini,
Michele Gazich e lo stesso Andrey Kutov.
Luca
Morzenti sulla
fanzine LA MOVIDA ha recensito Dogtale.
Non
è semplice recensire un libro per il quale si è scritta la prefazione, ma
questa nuova fatica di Alessandro Ducoli, che segue di circa un anno il Diario
di un giovane fumatore scritto a quattro mani con Guido Lavazza,
giustifica questo sforzo, anche perché - lasciatemelo dire - è un racconto
che merita di essere letto.
Traendo
ispirazione da due dei suoi numerosi progetti musicali - nella fattispecie My
Uncle The Dog e Spanish Johnny - l’autore costruisce una trama
nella quale inserire memorie private, passioni personali e cenni
autobiografici a sostegno di validi riferimenti storici, il tutto amalgamato
in una storia tanto semplice quanto avvincente. Il protagonista è David
“Noodles” Cobb, giovane “disincantato” che abbandona il borgo natio per
cercare fortuna nel Continente. Ed è il viaggio di Noodles Cobb a
fungere da amplificatore del grido che scaturisce dal paragone fra le nuove
città che attirano giovani desiderosi di costruirsi un futuro (sporche,
rumorose, corrotte e corruttrici), ed i pochi spazi ancora incontaminati.
Ma
attenzione: questo non è un romanzo “ecologista”. Pur essendo noto
l’atteggiamento di Ducoli nei confronti della salvaguardia dell’ambiente
(presente, ad esempio, nel racconto allegato all’ultimo album “Piccoli
Animaletti”, che vi invito a rileggere), questo Dogtale si pone più
come un nostalgico e (quasi) rassegnato sguardo su quanto di peggio l’uomo è
riuscito a fare all’ambiente che lo circonda ed ai suoi simili, e quindi a se
stesso, una riflessione su come la cattiveria prevalga (sempre?) sulla bontà
con uno sfondo di praterie, canyon e città.
Una
storia ambientata cinquant’anni fa che si potrebbe inserire anche nei due secoli
precedenti, ma estremamente attuale.
Novità
anche per ClockWork Orangina di Manè:
Ivan Cattaneo, grande icona
dell’elettropop italiano, ha cantato nel brano The Kiss Milk. L’uscita
del nuovo disco di Mané è prevista per il prossimo autunno.
Stefano Pifferi sulla web-fanzine Sentireascoltare ha recensito Electric Babyland:
Fanno
il verso ad un mostro sacro del rock come Jimi Hendrix, questi due bresciani:
nel titolo come nella cover, splendida riproposizione della foto di Electric
Ladyland. Luca Ducoli (voce, chitarra) e Michele Federici (batteria) hanno
però piedi e testa ben piantati nel rock’n’roll più scalmanato e senza freni
possibile: slanci country, bellezze blues-punk, richiami garage come se
piovesse, energia e sudore d’obbligo si alternano senza soste in Electric
Babyland tanto che se in prima battuta a venire in mente sono le scarne trame
della Blues Explosion e discendenti vari, nel corso della scarsa mezzora
dell’album ci si rende conto che il duo bresciano è molto più inzaccherato
nei crismi del rock’n’roll più selvaggio e sboccato.
Per
capirsi, quello che da Jerry Lee Lewis arriva fino agli oscuri garage-heroes
delle varie Back From The Grave, passando per il sixties-pop più rumoroso, il
rock-blues storico, gli Stooges e gli Stones. Quella è la tradizione cui
attingono e di cui non fanno mistero alcuno, anzi la mantengono in vita alla
grande sullo slancio di freschezza strumentale e energica passione. I vari
ganci e indizi disseminati qua e là ne fanno più che un disco, una sorta di
caccia al tesoro negli ultimi 50 anni di r’n’r. Di più non oseremmo chiedere.
Bravi.
Francesco Bove sulla web-fanzine Beatpopula ha recensito Electric Babyland:
Si
omaggia Hendrix sin dalla copertina: tante donne nude che mostrano i loro
seni prosperosi all’ascoltatore. Cosa vi ricorda? Sicuramente lo saprete,
l’omaggio a “Electric Ladyland” è palese. Era il 1968 quando Hendrix
scandalizzò, con la copertina del suo capolavoro, la morale dei benpensanti
di tutto il mondo. La copertina fu rifiutata e cambiata in fretta e furia
perché considerata pornografica.
Altro
omaggio ad Hendrix è nel titolo: Electric Babyland. Però poi,
appena comincia a scorrere la prima delle nove tracce nello stereo, si
capisce che i Thee Jones Bones hanno poco a che fare con Hendrix,
anzi, la loro musica attinge da tanti generi. Non è, quindi, una cover band,
per fortuna. I Thee Jones Bones sono una band bresciana, con evidenti
inflessioni 60’s, che propone al pubblico uno stile musicale a metà tra il
country e il garage, leggero, veloce, che va dritto al sodo e che si presta
molto per la musica dal vivo.
Giunti
al terzo lavoro in studio, il duo bresciano rilegge la musica dei loro miti
dedicando addirittura un brano dal titolo eloquente Nico’s Banana a
Lou Reed e passando, senza farsi troppi problemi, da una melodia all’altra,
da uno stile all’altro, riuscendo sempre ad andare al sodo. Un lavoro
muscolare, sporco, efferato, aromatizzato al punto giusto con tocchi melodici
ma genuino e rinfrancante come solo un lavoro artigianale sa essere. I Thee
Jones Bones ritrovano le cose elementari, riescono ad affermare il proprio
modo di pensare facendosi spazio tra numerosi gruppi “alla moda” e proponendo
un sano rock&roll emozionante e folgorante.
Si arriva alla fine, con una bella cavalcata country-rock, spediti verso il
riascolto, perché a volte fa veramente piacere ascoltare un album grezzo,
diretto, non ambizioso e scoprire un gruppo che, pur non dicendo nulla di
nuovo, si impone con un sound divertente e potente.
10
giugno 2010
Grandi
novità per Biocosmopolitan di Boris Savoldelli: Paolo Fresu ha partecipato alla registrazione
del disco regalando le sue note in Kerouac
in New York City e Concrete Clima.
L’uscita del nuovo disco di Boris, anticipata dalla recente pubblicazione di The Miss Kiss, è prevista per il
prossimo autunno e già si annuncia esplosiva (Boris ha presentato in
anteprima il disco nella sua ultima tourneé in Russia e lo presenterà negli
Stati Uniti nelle due date estive di Seattle e Louisville!). Per ora, dal
momento che il Ducoli è ancora una volta autore di tutti i testi (con la
collaborazione di Luca Morzenti in Subwarm,
The Discordia e Lovecity), vi si anticipa la scaletta
del disco:
#
1 Biocosmopolitan
– VOICE A
#
2 Lovecity
– VOICE L
#
3 Concrete
Clima – VOICE B
#
4 Kerouac
In New York City – DOG VOICE
#
5 Is
Difficult To Fly Without Whisky – VOICE D
#
6 Dandy
Dog – VOICE C
#
7 Danny
Is A Man Now – VOICE E
#
8 Biocosmo
– VOICE G
#
9 The Discordia – LAST VOICE
#
10 Subworm – IDEA 2 VOICE
#
11 Springstorm – NO-FIRST VOICE
#
12 The Miss Kiss – VOICE H
#
13 My Barry Lyndon – FIRST VOICE
***
È
uscito per Edizioni Latakia “Dogtale”, il nuovo racconto del Ducoli.
Chi lo volesse prenotare può richiederlo direttamente al Ducoli (baccoilmatto@libero.it).
Elvis
Presley è morto. Il treno che portava The King si è fermato a Graceland, ma
forse non sarà l’unico a fermarsi quel giorno. David “Noodles” Cobb è un
giovane che insegue un sogno ancora poco chiaro, attraversando un Continente
fatto di persone e cose che stanno cambiando, non sempre in meglio. Un
Continente dove non c’è più spazio per i sogni.
***
Il
nuovo lavoro discografico del Ducoli, di cui vi abbiamo accennato in
riferimento al concerto del prossimo 14 luglio a Fino del Monte in
compagnia del Bepi, si intitola Lo sbarco in
Lombardia e verrà registrato, sembra, dal vivo proprio durante il
concerto di quella sera. Il nuovo disco è stato interamente scritto a quattro
mani con Andrey Kutov e avrà (come spera il
Ducoli…) la forma del Teatro Canzone. L’idea originale, nata dalla
necessità di sottolineare la forse eccessiva cementificazione della
Lombardia, è stata sviluppata in maniera “giocosa” sul passato di giovane
muratore del Ducoli:
Il
dito puntato
Lo
sbarco in Lombardia
Mica
come nascere ad Ajaccio
Ode
al panino
L'apprendista
magùt
Pranzo
allegro ma non troppo
La
marcia del pic
Rughe
di cemento
Ode
al ducato
Idolocemento
(Preghiera della sera)
4
giugno 2010
Nessuna
news per quanto riguarda i due lavori in “cantiere”… Sandropiteco
sembra che sia già stato registrato ma non si sa dove e come … mentre il
titolo del lavoro che verrà registrato il 14 luglio prossimo a Fino del
Monte (BG) non può essere ancora anticipato … vi posso dire soltanto che
si tratta di “dieci canzoni a tema”.
La
rivista IL TONNUTO (fanzine
d’acqua dolce), ha recensito “Cromo inverso”!!!!!! Ecco cosa dice
in proposito Fabrizio “FaZ” Cesari:
Mi
ricordo la prima volta che ascoltai “Nereide”, una delle tracce del CD, la
collegai subito al film “Il Gladiatore” di Ridley Scott . Mi si accesero in
mente le scene finali dove il generale Massimo moriva e ricordava moglie e
figlio. Non so se anche a voi darebbe visioni simili ma a me questa traccia
ha emozionato moltissimo. Lo fa tuttora. CROMO INVERSO opera prima
dell’artista Manè, nome d’arte di Pierangelo Manenti, classe 1976, bresciano
residente sulle sponde meridionali del lago “con l’isola in mezzo”, il Lago
d’Iseo. Il CD ha già qualche anno, è stato realizzato nel 2005. Ci sono
arrivato solo di recente a scoprire questa perla di lago interessandomi ai
lavori passati di Alessandro Ducoli uno dei nostri recenti beniamini qui al
Tonnuto (leggete il Tonnuto n° 95 o il n° 105). Cromo inverso si è sviluppato con i testi
di Alessandro oltre alla produzione artistica di Valerio Gaffurini ed
ovviamente la parte musicale di Manè.
Quindi
connessione immediata fate partire le tracce e leggete il seguito…
Il
timbro vocale di Manè è decisamente singolare, perfetto per le musiche che
ascolterete. E’ in falsetto sempre assolutamente preciso ed intonato.
Difficile quindi ritenerlo più compositore che cantante. Complimenti a lui; è
raro trovare entrambi le doti in un'unica persona. Per dare un’idea ricorda
il timbro vocale di Anna Oxa anche se personalmente lo reputo superiore.
Nel
CD 8 sono i brani ufficiali più un bonus che è una versione differente di una
delle tracce precedenti. “Immagine” traccia d’apertura accende il
sogno con una figura danzante molto a contatto con gli elementi della vita,
della natura. Segue “Numero Uno” la traccia che ai primi
ascolti pare la più slegata alle altre. Il testo è alla Ducoli “voglio l’essenza della mia esistenza”.
Un urlo alla complessità inutile di questa vita. Una ricerca (difficile) di
sé stessi. “La fleur et le mal” avvelenata come il
fiore del male. Una richiesta di aiuto contro una partner egoista. Attenti, chi toglie l’acqua regala la sete. “Nereide” è la mia traccia preferita,
pianoforte e voci leggermente sospirate. Per me una musica capolavoro. “è strano averti qui mentre ti penso;
parole che confondono alla ricerca di sguardi” “movimento armonico di una parola” “forze che danno e tolgono amore” “scivola la pelle tua mentre io mi perdo” “chiudi i miei occhi mentre mi tocchi, sempre più giù, chiudi i miei
occhi”. Leggo che molti la interpretano come un contatto sessuale tra due
amanti. Personalmente la interpreto come gli ultimi istanti di un morituro e
l’immagine della sua amata che lo accompagna verso un altro mondo. “Per te” sospiri di sirene in deserti di
sabbia. Siamo il segno che lascia il
tempo. Non aspetta l’idea della gente. Io invece mi fermo per te. “Onirica” dal sapore misterioso. Musica
più pop ed interpretazioni vocale che in alcuni tratti ricorda i primi Matia
Bazar. Violino finale da Blu Vertigo. Un’altra traccia molto intensa “Maria Bambina”. Splendida. Ascolterai nel vento la mia voce ancora.
E’ un’illusione il tempo. E’ un’altra occasione. Ti lascio soltanto un
momento. Non ti lascerò mai. Ultima traccia del CD è “Cromo Inverso” che dà il nome all’intera
opera. Si potrebbe dire una forma d’arte!. Sono il pezzo di carta dove appoggia il colore. Il segno che si ferma
per avere una forma. Profilo costruito per la tua perfezione, nella mia
fantasia. Voglio un angelo migliore di questo. Voglio l’angelo migliore che
sei. Portami via, portami via. Il tutto cantato su un ritmo piuttosto
serrato e piacevolmente dance.
Riassumendo
il CD non è esattamente allineato al filone musicale tradizionalmente
trattato nel nostro mensile ma visto che ha risvegliato con furore in me i
sensi musicali da teenager degli anni 80 con in più il sostegno
dell’attenzione ai particolari che un 40enne nota ed il tutto mi convince
parecchio…. ecco che ho fortemente voluto scrivervene. Con Manè abbiamo molta
elettronica però decisamente raffinata e come dicevo prima anche le voci non
sono per niente da dimenticare. Assolutamente intonate e precise. Un
personaggio da tener d’occhio ! Manè ha in preparazione un altro CD per
questo autunno e statene certi vi terremo aggiornati.
Il
Ducoli è stato così contento di questa recensione che mi ha chiesto di
ricercare una recensione “distratta” dei tempi dell’uscita del disco … lui
vuole specificare che non pubblica le recensioni non quando non parlano bene
del disco ma quando non ne parlano “affatto” (queste mi sembra di ricordare che fossero le tristi parole con
cui il Ducoli commentò l’accaduto ….
quel coglione non ha capito un cazzo, testi o non testi, e siccome non siamo
nessuno si è divertito a tirarci addosso merda e noia, fanculo …):
Le
informazioni che accompagnano "Cromo inverso", esordio discografico
dell´anonimo Manè, sono talmente scarse che dobbiamo rifarci alle poche note
che accompagnano il disco per dedurre chi alla fine si celi dietro questo
pseudonimo o chi in qualche modo abbia contribuito alla realizzazione del
progetto. Non resta che prefiggersi alcuni punti fondamentali da precisare su
"Cromo inverso".
Punto di partenza numero uno: la comprensione dell´assetto strutturale
dell´album. Le note lasciano capire che dietro alla denominazione
"Manè" si cela la figura di Pierangelo Manenti, coadiuvato nei
lavori di realizzazione da Alessandro Ducoli e Valerio Gaffurini. Potremmo
definire questo "Cromo inverso" come un album realizzato a sei
mani, dove il lavoro di Manenti s´impone prevalentemente sulle altre in modo
consistente, soprattutto per quanto riguarda la produzione e la firma posta
sulle musiche, fatta eccezione per i brani "Numero uno",
Nereide" e "Onirica" dove viene affiancato alla composizione
dall´intervento di Gaffurini. L´apporto di Ducoli si può riscontrare invece nella
stesura dei testi, dove la "bellezza" di sette canzoni su nove
portano la sua firma, mentre le restanti "Numero uno" e "La
fleur et le mal" lo vedono spalleggiato dal titolare Manenti.
Punto di partenza numero due: la qualità del prodotto. Ad essere sincero,
questo debutto discografico non mi ha colpito, le melodie risultano scialbe e
prive di sentimento, l´ascolto lascia indifferenti, non vi è grado
d´emozione. D´altro canto anche la stessa voce di Manenti non dice niente di
particolare, risultando poco convincente nelle traiettorie vocali. Il tutto
si evidenzia nelle nove tracce che vanno a comporre questo album limitato,
dal gusto tipicamente pop. Tra queste il brano "La fleur et le mal"
è presentato anche in una versione più electro-pop, ma la qualità rimane
sempre la stessa. In poche parole un album statico che non riesce a decollare,
eccezion fatta per i testi, sicuramente il lato più apprezzabile dell´intero
lavoro. Un´altra notizia che si può dedurre dalle note è che la realizzazione
del cd è dovuta anche al patrocinio del comune di Marone, sito nella
provincia bresciana.
La somma di queste valutazioni mi porta comunque a ritenere "Cromo
inverso" un lavoro di poco spessore: solo una decisa inversione di rotta
potrebbe portare in futuro a delle considerazioni diverse.
La web-fanzine Rock.it ha recensito Electric Babyland:
Straight
in a rock'n'roll country. Dribblando ritmi
atavici e schivando bombe bluesy. Musica adatta per piegarsi sotto la pioggia
fino ad affogare, dentro il selvaggio furore di una two-men band che ti
trascina in un altrove immaginario da atmosfera 50s, e ti scrolla piedi e
gambe. Ed è una scossa granitica e impellente, con le mani insabbiate nel
blues di Jon Spencer e Muddy Waters, e l'obiettivo di ricalcare
sulla cover l'esordio di Jimi Hendrix in chiave post-moderna. I Thee
Jones Bones, suonano e sudano, fremono e stridono sulla via di Chicago.
L'impeto primigenio di tutto il rock che ti urla addosso, quello di "Holly
Holly" e "Say Hey, Say Ho!", a tratti risezionato e diluito
attraverso un cocktail di country-folk ("Teachin' Nurse") che tende
la mano a un ipotetico Johnny Cash affetto da nevrosi. O ancora il
noise blues di "Alright" e "Hangin' Around", ingredienti
miscelati con cura e vigore. Quando il blu d'angoscia urbana riesce a
esplodere d'energico bagliore.
Cesare
Casalini, sulla
web-fanzine De-Baser ha recensito Electric Babyland:
Se
c'è qualcuno di voi che ha bisogno di una bella e sana scarica di adrenalina,
ecco pronta la ricetta: procuratevi subito questa bomba rock'n'roll,
sono nove veri proiettili che colpiranno inesorabilmente i vostri spiriti
bisognosi di folgorazione. Sono ormai
arrivati al loro terzo album (ed è appropriata la definizione di
album, in quanto è uscito in doppia versione vinile + CD). Fa molto piacere
soprattutto l'uscita in vinile, che oltretutto fa risaltare la splendida
copertina, e poi tra l'altro l'edizione in vinile suona molto meglio di
quella in CD.
"Screaming
Luke" Ducoli e Frederick Micheli propongono un disco che va ascoltato
a tutto volume, senza troppe domande, e possibilmente tutto d'un fiato.
Non vale nemmeno perdersi troppo in spiegazioni su questo album che presenta
i due in stato di grazia, sia il titolo che la copertina dell'album sono un
chiaro riferimento a Jimi Hendrix e al suo album più importante,
mentre la loro musica è dichiaratamente rivolta verso Jon Spencer Blues
Explosion. Fra i nove pezzi
l'unico che opare far "tirare un po' il fiato" è la loureediana
"Nico's Banana", il resto è una fragorosa esplosione di suoni e di
ritmi divertenti e tirati a dovere. Chitarre sporche al punto giusto, voce
selvaggia e, pur se con qualche piccola apertura melodica, tanta cattiveria e
sano spirito rock'n'roll.
Aurelio
Pasini sulla
web-fanzine Il Mucchio ha recensito Electric Babyland:
Se
la copertina del nuovo lavoro dei bresciani Thee Jones Bones – in vinile, con
cd allegato – omaggia in maniera quasi calligrafica, come del resto il
titolo, l’“Electric Ladyland” di hendrixiana memoria, i suoi contenuti si
muovono lungo altre coordinate: quelle di un rock’n’roll viscerale e
parecchio selvaggio, nipote degli Stones e figlio bastardissimo degli
Stooges, cugino dei Cramps e dei Gun Club e e cognato del surf più ruvido.
Musica che viene dallo stomaco, ispida, sporchissima, veloce, da ascoltare
col volume a palla senza farsi troppi problemi. Niente di nuovo, ma fatto
alla grande, con le giuste – e copiose – dosi di elettricità e sudore. Come
sovente accade in questi contesti, poi, l’organico limitato (voce, chitarra,
batteria, occasionalmente banjo e armonica) non rappresenta assolutamente un
ostacolo, rivelandosi di contro un pregio non da poco, perché è solo quando
sono ridotte ai minimi termini che certe canzoni acquisiscono potenza ed
efficacia. A scacciare il temuto spettro della ripetitività ci pensano
arrangiamenti semplici ma vari, che peraltro non si precludono la possibilità
di staccare la spina per qualche minuto, senza che il coinvolgimento e il
divertimento vengano meno. Insomma, se si amano certe sonorità “Electric
Babyland” è un lavoro da non lasciarsi sfuggire, oltre a rappresentare la
conferma del ruolo di primo piano che i suoi autori già da qualche tempo
ricoprono nell’ambito della scena r’n’r tricolore.
Claudio
Andrizzi del Bresciaoggi ha recensito Electric Babyland:
E'
una delle copertine in assoluto più leggendarie (e censurate) dell'intera
storia del rock: un frammento di mito che ora rinasce in una splendida
versione «made in Bs», a corredare il terzo album di un gruppo che
rappresenta una sorta di ultimo avamposto della più classica «ortodossia»
rock 'n roll. Loro si chiamano Thee Jones Bones, sono attivi dal 2001, sono
un duo (da poco diventato un trio) e la loro base operativa è in Valle
Camonica, per la precisione a Darfo. Qui è nato e risiede Luca Ducoli,
chitarrista e cantante, intorno al quale la figura dei Bones gira da ormai
quasi dieci anni. E' stata sua l'idea di replicare una famosa copertina rock
del passato per il nuovo album della sua creatura: e la scelta è caduta
nientemeno che sulla cover originale di «Electric Ladyland», terzo album e
capolavoro assoluto di Jimi Hendrix.
«Hendrix? Un mito, ma personalmente preferisco Jeff Beck - afferma Luca,
spiegando la genesi del singolare progetto -. Tutto è nato da un'etichetta
rock 'n roll di Cremona, "Il Verso del Cinghiale", che ci ha
contattati rendendosi disponibile a contribuire alla realizzazione del nostro
album ad una condizione: che fosse un 33 giri in vinile. Come potevo non
accettare? Fare un album in vinile è il sogno di ogni musicista».
Subito nasce l'idea di coronare l'evento con una copertina da urlo, gatefold
(cioè apribile) come i vinili di un tempo. E fra le tante cover famose da
rifare, Luca ha puntato subito sul capolavoro hendrixiano del 1968, costituita
da una serie di nudi femminili, considerata a suo tempo pornografica e
sostituita nelle edizioni ufficiali da una foto del chitarrista. Da qui anche
il titolo dell'album: "Electric Babyland". «Ho pensato che rifare
quella mitica copertina avrebbe fatto presa, ma non avevo idea di come fare
per realizzarla. Ha pensato a tutto l'ex-ragazza del mio batterista: in pochi
giorni ha trovato, tra Brescia, Bergamo e Pescara, tutte le ragazze che hanno
accettato di posare nude per la copertina».
Le session fotografiche di Lorenzo Caffi, un amico di Luca, si sono tenute in
una scuola di danza e si sono protratte per un'intera giornata: il risultato,
tutto da vedere, è davvero straordinario, e capace di competere con il
modello originale. Come dire: un vestito perfetto per dare ancora maggior
spessore al disco più maturo dei Bones, quello nel quale il loro assalto
garage e lo-fi alla tradizione Stones assume sfumature di credibile modernità
non lontanissime dagli universi di Jon Spencer Blues Explosion o White
Stripes. Piace quindi il disco (che viene venduto con inclusa anche la
versione cd, per comodità...) ma piace naturalmente, e tanto, anche la
copertina. Al punto che pare che un cliente di Discotory, storico negozio di
Darfo, se ne sia portate via sei copie da solo... L'album si può comprare
anche ai concerti del gruppo: i prossimi si terranno alla Latteria Molloy
l'11 giugno (electric) e al TipoZeroZero il 18 (acoustic).
Giuseppe
Celano sulla
web-fanzine Extra-Music Magazine ha
recensito Electric Babyland:
Fare
un bel tuffo nel delta del blues non è male con la primavera che inizia a far
sentire il suo peso soprattutto se a guidarvi in questo viaggio sono i Thee
Jones Bones. Nati nel 2001 come trio, diventati poi un duo sulla scia dei
White Stripes, esordiscono nel 2005 con “Rock And Roll Is A
Lifestyle” e il successivo ”Sticks And Stones”.
“Electric Babyland” è invece Il titolo del loro nuovo album, in chiaro
riferimento al ben noto “Electric Ladyland” del gigante Hendrix,
omaggiato anche in copertina da generose signore “ignude”, con tanto di
sguardi lascivi. A differenza dei fratelli White, e del signore della
sei corde elettrica, la band spinge sulla parte più rurale del blues,
sfruttando un sound lercio, riff pregni di country ma pur sempre graffianti e
affogati nel rock(abilly) and roll.
Nove brani fatti di chitarre sferraglianti, armonica e voce roca che dichiara
guerra alle orecchie dei poveri malcapitati all’ascolto. Se avete voglia di
partire per uno sballo dissacrante non dovrete far altro che mettere su “Alright”,
fatta di riff circolari che ricordano Link Wray, il solo sembra
il rantolo di un cinghiale ucciso a coltellate. Il riff introduttivo
dell’opener “Holly Holly” sembra rubata ai Clash che flirtano
con Chuck Berry dopo una sbornia colossale. Le cose peggiorano,
nel senso più positivo del termine, con la successiva e psicotica “Hanging
Around”.
Impossibile sfuggire ai mandolini, slide guitar, armonica e cantato nervoso
di “Teachin’ Nurse”. Non mancano passaggi più lenti e dilatati come “Nico’s
Banana” (chissà a cosa si riferiranno!!). Chiude il lavoro “Cowbaby”
con il suo ritmo trascinate, un brano in pieno stile bluegrass, sporcato
dall’amore per i suoni dissacranti.
Ottimo lavoro non c’è che dire.
Era
stata infine “mai pubblicata” (il Ducoli se n’è un po’ arrabbiato con il
Vostro Amministratore del sito … ma aveva ragione) una recensione di Gian
Paolo Laffranchi del Bresciaoggi, uscita prima della scorsa
estate:
Forse
non esiste. È un mito, una figura romanzesca avvolta nella nebbia degli
aneddoti apocrifi. Forse è solo una leggenda camuna e Spanish Johnny, Bacco
Il Matto e Cletus Cobb non sono la stessa persona. Non possono esserlo:
troppe idee, troppa creatività. Forse Alessandro Ducoli (ma esiste davvero?)
dovrebbe contenersi, uscire di meno, a livello discografico. Il che, va
detto, non equivarrebbe a uscire meglio, perché i suoi progetti sono sempre
curati, pensati e scritti con amore spudorato e passione viscerale. Semmai, ciò
garantirebbe il fascino di «evento» a lavori che non meritano di passare
inosservati. Non fa eccezione «I leave my place to the bitches», opera
missata e masterizzata all'XTR Studio di Adro insieme con una squadra di alto
livello: oltre a Cletus Cobb (alias Ducoli, si dice), voce, chitarra acustica
e armonica, ecco Stefania Martin (voce), Nik Mazzucconi (basso), Marlon
Richards (chitarra elettrica), Valeruz Velasco (piano, hammond) e Beppe
«Cipe» Facchetti (batteria).
Solo il libretto varrebbe di per sé la spesa: dalle foto segnaletiche dei
musicisti agli appunti di viaggio di Spanish Johnny, non c'è da annoiarsi.
Poi la musica, prodotta da Cobb (insieme a Velasco) e scritta da... Ducoli.
Riferimenti? Neil Young e Bob Dylan, un pizzico di Rolling Stones. una
spruzzata di Deep Purple. Si comincia con la title-track, tipico esempio di
rock da viaggio, strade deserte e serbatoio pieno. Rock che brinda al concetto
stesso di partenza, ora scherzando con i santi («Like a Rolling Stones»), ora
marciando con i fanti («Civil revolution»). C'è il blues («No one»), c'è
anche il funk («Love me God»). Ci sono testi in italiano e c'è una
confessione, in inglese: «House in the woods», inno di tutti gli spiriti
eremiti del mondo.
10
maggio 2010
Non
sono ancora iniziate le registrazioni di
Sandropiteco, nebulosa assoluta sul nuovo disco ufficiale del Ducoli
che sembra essere stato pensato in due volumi! Si vocifera invece che il
doppio live con il Bepi, previsto per il 14 luglio prossimo a Fino
del Monte (Bg), verrà registrato in rigorosa “presa diretta” ed è stato
pensato in forma di “concept” con dieci nuove canzoni. Nuove notizie a
brevissimo, compreso il titolo dell’opera e altre anticipazioni.
Eccovi
invece alcune recensioni uscite nel mese di aprile.
Furio
Sollazzi ha
recensito Piccoli animaletti su Mia Pavia (www.miapavia.it):
Chi
ha avuto modo di ascoltarlo in concerto due anni fa (era venuto al Broletto
nell’ambito del Festival dello Shomano) sicuramente se lo ricorda ancora: non
ho dubbi!
Il
Ducoli è uno che fa rock e sa cosa fa; il Ducoli è uno che incarna lo spirito
Beat e fino a che non glielo hanno spiegato (il Beat quello di Kerouak e
Ginsberg, per intenderci) non sapeva di farlo; il Ducoli è un poeta, un
jazzista, un romantico, uno spietato realista, un ironico cronista e
qualsiasi cosa voglia essere.
Schizofrenico
musicale dalle personalità multiple (Bacco il Matto, Spanish Johnnies, Cletus
Cobb, il leader de La Banda del Ducoli o semplicemente Ducoli) ognuna delle
quali incarna e realizza sfaccettate tendenze musicali, tutte ugualmente
riconducibili alla sua prepotente personalità, realizza album che, a mio
parere (ma non solo mio) dovrebbero essere, a ragione, nelle classifiche dei
migliori album italiani ma che, inspiegabilmente, rimangono nelle pieghe
delle “coperte mediatiche”.
Alessandro
Ducoli è un cantautore bresciano che, sin dall'album di esordio
"Lolita", si dedica a tempo pieno alla scrittura per sé e per altri
artisti (proficua la collaborazione con Boris Savoldelli, che porta i testi
di Alessandro ben oltre i confini italiani, fino in Russia e negli States).
Il 2004 è segnato da una svolta jazz con "Brumantica", piccolo
gioiello realizzato con Fabrizio Bosso, Alessandro Galati (arrangiatore
dell'intero lavoro), Ares Tavolazzi, Sandro Gibellini ed Ellade Bandini.
"Artemisia Absinthium", album del 2008, frutta al Ducoli il Premio
Claudio Mazzitello edizione 2009.
“Piccoli
animaletti" è il nuovo cd di Alessandro Ducoli, ultima fatica
discografica con, ancora una volta, Ellade Bandini che torna e forma insieme
a Max Gabanizza l'ossatura ritmica del nuovo album, musicalmente ispirato e
profondo nella scrittura.
L'inseparabile
Andrei Kutov al pianoforte, Giorgio Cordini, Michele Gazich, Mario Stivala,
Mirko Spreafico e Valerio Gaffurini sono gli altri musicisti coinvolti nel
nuovo lavoro che sintetizza la condizione degli animali in gabbia, umani
inclusi, ed è farcito di tanti episodi di grande musica: Rattus, con il coro
dei bambini e il pianoforte di Kutov, Dialogo di guerra, sulla vicenda di
Ilaria Alpi, La Malura, il Germano Irreale ecc.
La
copertina porta il CD, un booklet con i credits e un “libercolo” di scritti e
pensieri che vi offrono uno spaccato della geniale dissociazione con cui il
Ducoli ama raccontare.
Insomma,
non c’è modo di descrivere il Ducoli e la sua musica in maniera esaustiva:
l’unica soluzione è ascoltarlo e imparare ad amarlo.
Furio
Sollazzi, Pavia, 07/05/2010
Cesare
Casalini ha
recensito Piccoli animaletti su Radio Voce:
Anche
stavolta il Ducoli ha colpito. Ce l'ha
fatta di nuovo il menestrello di Breno
a radunare intorno a sé una vera squadra di
fuoriclasse per approntare questo disco. Facile, direte voi,
facendosi coadiuvare da gente come
Ellade Bandini (batteria), Max Gabanizza
(basso), Giorgio Cordini (bouzouki), Michele Gazich (violino),
Mario Stivala (chitarre), Mirko Sprafico
(percussioni), Andrey Kutov
(pianoforte), Valerio Gaffurini (hammond e programmino) ed
Eugenio Samon (tromba). Ma se non hai
le canzoni puoi assoldare chi vuoi che
rischi fortemente di non andare da nessuna parte. E invece il
Ducoli le canzoni le ha, eccome.
Oltretutto sono pezzi che, con questi
arrangiamenti perfetti e tirati a lucido, funzionano alla grande.
Già
l'inizio rimanda subito al sound del mai dimenticato Bacco il Matto, con
quell'incisivo riff di chitarra che cattura subito e il cantato a metà fra il sornione e il
sussurrato. E' un grido di libertà,
"La malura". Io trovo una certa affinità tra "dobbiamo valutare meglio, ancora, prima che decidano
loro ogni volta" e
"continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?".
Poi il Ducoli va sull'estremamente personale "I miei cento
difetti", una ballata molto
pianistica, e qui Kutov fa la parte del leone. Ancora atmosfere fumose da
jazz club un po' caposseliane (e qui non me
ne voglia il Ducoli), con un pezzo quasi da carillon, "Una
Silvia". Il cantato di Alessandro Ducoli continua a migliorare di disco
in disco e lo fa con un piglio da
"cattivo per necessità" come dice lui (si ascolti "Una nuova città". Ne
"Il mulo" tornano a farsi notare i riff chitarristici, con un grande assolo finale. "La
cinciallegra" è un brano poetico e dall'atmosfera sognante, mentre il riferimento artistico del disco è il
pittore Antonio Ligabue, a cui viene
dedicata la bellissima e jazzata "Il Laccabue". Un bello sguardo
sugli esseri umani in generale, visti come "Piccoli animaletti", eseguita con la
collaborazione di un coro di bambini, i
"Piccoli Animaletti" diretti da Barbara Bellotti, che
partecipano anche a "Rattus"
(composta da Kutov). Ogni tanto in Ducoli salta fuori la malinconia amorosa
che qui si palesa in "Un germano
irreale", pochi e delicati tocchi di chitarra acustica e voce triste. "Dialogo di
guerra, con un meraviglioso violino di Michele Gazich, è dedicata ad Ilaria Alpi (la giornalista
morta in un agguato in Somalia nel
marzo 1994). "Sopra il davanzale" è, per il momento, la mia canzone
preferita del disco (se la gioca con
"La malura" e "Una nuova città"). Una puntina di tex-mex
in "Il carro", poi la già citata "Rattus", e a concludere l'album c'è una filastrocca in
dialetto camuno, "Le renne sulla
neve perenne". E smettetela di dire al Ducoli, "Dovresti fare meno
dischi e più curati" o altre
amenità del genere. Tanto lui non vi ascolterà. Anche perché la cura e l'attenzione che lui e il
suo gruppo di fuoriclasse hanno messo
in "Piccoli animaletti" raramente si nota negli attuali dischi italiani.
Angel
Devil ha recensito
Piccoli animaletti sulla web-fanzine www.rockrebelmagazine.com:
"Piccoli
animaletti" è il nuovo album di Alessandro Ducoli, cantautore camuno che
nasce artisticamente nel 1997 con il disco "Lolita". Ducoli ha
pubblicato oltre 15 dischi distribuiti in vari progetti, tra i quali
"Brumantica" che, nel 2004, ha segnato una sua svolta jazz. Appare
certamente difficile rinnovarsi nel tempo, ma questo non è il caso di Ducoli.
"Piccoli animaletti", prodotto da Alessandro Ducoli e Valerio
Gaffurini è stato registrato, mixato e masterizzato da Valerio Gaffurini e
Claudio Lancini all'XTR Studio di Adro (BS), mentre la batteria e basso da
Paolo Costola al Mac Wave Studio di Brescia. Questo CD è vario ed intenso,
immediato a tal punto che lo fa sembrare un "libro" di racconti
dove le 13 tracce (più il brano fantasma cantato in dialetto camuno), con
testi in italiano, ci svelano questo cantante dalle mille risorse. Un giro
dentro a tutte le parole di questo CD potrebbe far bene a molti di noi.
Musiche e suoni sono costruite in modo curato: la struttura dei brani è
piuttosto semplice, ma su di essa alzano la voce arrangiamenti costruiti e
suonati con gusto. "La Malura" è singolo estratto da questo nuovo
lavoro, è il pezzo che apre l'album, è sicuramente il brano di miglior impatto,
dove basso, chitarra, voce roca e batteria ribolliscono di suoni rock. Un
brano accattivante che scuote, infervora le ritmiche, riesce a scavare la
pelle del suono creando una vibrazione rock fuori dagli schemi. Molte
impennate geniali vengono introdotte in pezzi come "I miei cento
difetti", "Una nuova città", sono molto articolati tra loro, e
man mano che i pezzi avanzano, si sfocia anche in sonorità jazz con "Il
Laccabue" che riesce delicatamente a lasciare il segno; e ancora la simpatica
"Rattus" in cui Ducoli si fa accompagnare da un coro di bambini. Il
progetto è decisamente innovativo e vede alternare ritmi più caldi e nostrani
dalle atmosfere pop, rock, jazz davvero perfette. Un CD interessante,
stimolante e coinvolgente nei suoni. Per ulteriori informazioni dell'artista
visitate il suo sito: www.ducoli.eu
Marco
Quaroni ha
recensito Piccoli animaletti sulla versione web de Il
Mucchio Selvaggio:
Alessandro
Ducoli è un ancor giovane cantautore della Valcamonica che ha pubblicato la
media di un lavoro all’anno, se non di più, negli ultimi 10, forse 15. E
tutti questi lavori, spaziando dal puro stile cantautorale con venature jazz
fino allo sfogo rock del gruppo Bacco il Matto prima e degli Spanish Johnny
oggi, hanno avuto qualcosa di importante da dire. L’ultimo album,
l’introspettivo ma per molti versi anche corale “Piccoli animaletti”, è
uscito in febbraio, si avvale della partecipazione di musicisti del calibro
di Ellade Bandini, Michele Gazich o Andrey Kutov e ancora una volta
testimonia quanto questo autore sia prolifico, intelligente, anticonformista
e fieramente poco incline al mercato. Di certo c’è che canzoni del calibro di
“Una nuova città”, “Piccoli animaletti”, “Dialogo di guerra” o “Sopra il
davanzale”, sono piccole grandi perle nel triste panorama della musica
italiana del 2010, e da sole seppelliscono l’intero ultimo festival di
Sanremo. Ci sono episodi interlocutori, gridati o sussurrati, forse troppo
jazz, vicini al Tom Waits più stralunato, come “La malura”, “Una Silvia”, “Il
mulo”, “Il laccabue” o “Un germano irreale”, ed è in questi casi che il
Ducoli eccede nell’osare, anche se lo fa consapevolmente. La tromba de “Il
carro” ci porta addirittura nel West. Nel complesso il progetto è di ottima
fattura, cantato magistralmente, perfettamente suonato e con una confezione
che comprende anche un libretto di raccontini abbinati ad ogni canzone. Un
excursus ricchissimo diviso in animali “pseudonotturni”, “quasidiurni” e
“luminoneutri” che ci fa conoscere un artista che vale la pena di incontrare
sulla propria strada. Se le sue produzioni fossero state maggiormente
centellinate e avessero goduto di qualche taglio in più, oggi non avrebbero
niente da invidiare ai dischi dei maggiori cantautori italiani. Dal vivo poi
è un fiume in piena di ironia dissacrante. Resta un vero peccato che sia
ancora relegato nel ghetto dell’autoproduzione, ma ormai sembra il destino
comune di tutti coloro che hanno qualcosa di interessante da dire in questo
paese. Citando: “Sono sempre un viaggiatore meno della metà, sono diventato
cattivo per la necessità…”. Non perdetelo.
La
web-fanzine www.popon.it parla di Piccoli animaletti:
Piccoli
animaletti è il nuovo disco di Ducoli. Il cantautore camuno, classe 1971,
approda così a un nuovo lavoro solista. Dall’esordio avvenuto nel 1997 con il
disco Lolita, Ducoli ha pubblicato oltre quindici dischi distribuiti in vari
progetti, tra i quali va annoverato Brumantica che, nel 2004, ha segnato una
sua svolta jazz. In quell’occasione collaborarono tra gli altri anche
Fabrizio Bosso, Ares Tavolazzi ed Ellade Bandini. Quest’ultimo appare tra i musicisti
anche di questo nuovo lavoro discografico, al quale ha preso parte il coro
dei Piccoli Animaletti, che altri non è che una classe di una scuola
bresciana, che accompagna Ducoli in due delle quattordici canzoni. PopOn vi
consiglia di approfondire con l’ascolto del disco.
Vittorio
Lannutti della
web-fanzine Kathodik (www.kathodik.it) ha recensito Electric
Babyland:
Con
una copertina ed un titolo che sono un chiarissimo omaggio al disco migliore
di Jimi Hendrix, vale a dire “Electric Ladyland”, il duo rock’n’roll Thee
Jones Bones, pubblica il secondo lavoro, confermando la sua matrice
profondamente rock’n’roll, sulla via segnata nella prima metà dello scorso
decennio dalla Jon Spencer Blues Explosion.
Tuttavia,
il messaggio che trasmette questo duo (Luca Ducoli: chitarra e voce, Michele
Federici: batteria e voce) non si limita al puro rock’n’roll d’impatto e
velocissimo, con il taglio punk, come vuole la migliore tradizione
punk-blues, in particolare in Holly holly e Say hey, say ho!, ma spazia dal
bellissimo omaggio al primo Lou Reed solista in Nico’s banana, fino a Wrong
way, nella quale il duo mette insieme i Clash con Johnny Cash. Non
scordiamoci poi di Hangin’round, nella quale le melodie non sono tanto
distanti da quelle cui ci hanno abituato Mike Ness ed i suoi Social
Distorsion.
“Electric
babyland” è un disco da godersi senza farsi troppe domande, ma con la sola voglia
di ascoltare del puro rock’n’roll.
11
aprile 2010
Qui
sotto trovate il link per osservare le meravigliose fotografie che
l’Associazione “I Puffi in Viaggio” ha realizzato per il concerto del
prossimo primo maggio alle Officine Sonore di Vercelli. Il Ducoli,
si dice che abbia per un attimo perso la sua ruvida scorza e così commentato:
sono commosso.
http://www.pelandra.it/lavori_fotografici/piccoli_animaletti_tour/
Si
parla di Piccoli animaletti su IL TONNUTO,
eccovi la recensione di Fabrizio “FaZ” Cesari:
FIGURA
COMPLESSA E PRECISA: SIGNORI… THE DOG OVVERO IL DUCOLI
L’abbiamo
conosciuto circa un anno fa , quasi casualmente, suonava dopo un altro
cantautore per il quale ci recammo al mitico “1&35 circa“ locale must di
Cantù. Con grande stupore assistemmo a una esibizione direi “rara” condotta
con grande carisma. Da quel giorno nella bacheca dei migliori del Tonnuto vi
si legge il nome “Alessandro Ducoli”.Con Sandro siamo diventati amici. Ci ha
rilasciato un’intervista che si può leggere sul n° 95 del nostro sito
www.iltonnuto.it ed abbiamo tutti i CD trovabili e trovati e non sono pochi.
Ne avrà realizzati per conto proprio una quindicina, forse più. Il mese
scorso, venerdì 12 marzo, sempre all’”1&35 circa”, abbiamo avuto il
grande piacere di rincontrarlo. Sandro è venuto nel canturino a salutarci e
presentarci il suo ultimo CD “Piccoli animaletti” uscito a febbraio.
Arrivati
presto prendiamo posto praticamente in prima fila necessaria per fare delle
buone foto e filmatini delle canzoni della serata. Potete trovarne alcune
alla pagina dedicata sul nostro sito www.iltonnuto.it/2010/marzo/ducoli.htm
. Poco dopo arrivano altri amici tonnuti coi quali ci siamo goduti
davvero un’ottima serata davanti al mitico Ducoli. Salutiamo lui,
accompagnato dal bravissimo pianista Andrey Kutov, prima dell’esibizione e
gli chiediamo subito il nuovo CD. Questo perché Mauro il giorno dopo si dovrà
alzare alle 7:00 e quindi la decisione è per uscire alle 23:45. Cosa non
avvenuta anzi rimarremo fino alla fine circa la 1.20. Chi conosce Mauro sa
che è preciso e di parola ed il fatto che stavolta ha “sgarrato” la dice
lunga su quanto l’esibizione ci ha “preso”. Anche questa volta dal vivo il
Ducoli ha dato spettacolo!
Tornando
al nuovo CD “Piccoli animaletti” … La copertina è piuttosto inquietante, una
scimmia pitturata con colori scuri che mostra aggressiva i denti ed il titolo
sotto scritto con caratteri molto piccoli. Una volta aperto ci si trova
davanti un signor cofanetto. Diviso in 3 parti, sulla sinistra vi è infilato
il libretto tradizionale con testi delle canzoni e ringraziamenti vari. Al
centro vi è infilato il CD mentre a destra vi troviamo un libretto curioso
con una ventina di brevi scritti di Anonimo su cui riflettere. Quindi durante
l’ascolto rilassato del CD abbiamo anche molto testo da leggere e su cui
eventualmente meditare. Ad esempio questa frase: “ Le cose a volte non
vanno come credi. Di solito vanno come hanno voglia di andare…sempre. E non
c’è verso di farle andare in un qualsiasi altro modo. Io ero così abituato a
stare attento a come andavano le cose, che avevo addirittura imparato a
stringere forte le chiappe per evitare che potessero andare peggio. Abbiamo
un culo soltanto e offrirlo distrattamente alla sfortuna sarebbe davvero uno
spreco.”
Nel
CD hanno suonato Andrey Kutov e Valerio Gaffurini al pianoforte, Mirko
Spreafico alle percussioni, Max Gabanizza al basso, Ellade Bandini alla
batteria, Giorgio Cordini al bouzuki, Michele Gazich al violino e Mario
Stivala alla chitarra. Ma direi che buona parte del successo al CD lo dà
anche il coro dei Piccoli Animaletti classe di una scuola del bresciano che
accompagna il Ducoli in 2 tracce da Hit da Zecchino d’oro come “Rattus”
traccia straordinaria, adorata dai figli, la vedrei benissimo come colonna
sonora del prossimo film della Walt Disney. Questo non toglie certo valore
alla canzone anzi i tocchi di pianoforte sono eccellenti. Velocemente le
altre tracce: voce e pianoforte, poetica e molto dolce “Una Silvia”. Disagio
d’amore in “Un Germano irreale”, tocchi di chitarra e voce triste. “Dialogo
di guerra” grazie anche allo splendido violino di Gazich una delle tracce
migliori, dedicata ad Ilaria Alpi la reporter uccisa nel 1994. Jazzistica “I
miei 100 difetti” e “Il Laccabue” bella, molto relax. Ritornello audace ne
“Il mulo”. “La Malura” testo anarchico con ritornello musicale modello
Rolling Stone.
In
“Una nuova città” il Ducoli ha uno stile canoro simile al fratello cattivo
Cobb e pare che lo dica anche nel testo. “Cinciallegra” è una triste richiesta
di sostegno. “Piccoli animaletti” è una lenta ballata sul rapporto del mondo
animale col mondo umano. “Sopra il davanzale” strana traccia orchestrale per
questo CD, piacerà alle sorelle del Ducoli, stile italiano da sera in piazza.
“Il carro” stile messicano perfetta come colonna sonora al film Zorro. In
coda c’è “Le renne sulla neve perenne” strana canzone più che altro litania
in dialetto bresciano dove vari santi vengono tirati in ballo. Concludendo un
gran CD. In stile Ducoli e chi ama il Ducoli amerà moltissimo questo CD.
Sempre bello percorrere la strada accompagnati dal Sandro. Personaggio
strano, “complesso”, forse atipico ma “vero” e “preciso”. Ha molto materiale
che potrebbe raggruppare in una specie di “the best of” da far pubblicare e vendere
a larga scala. Invece almeno per ora preferisce scrivere e pubblicare in
continuazione ciò che gli passa per la testa, migliorandosi sul campo man
mano ma dando poco spazio ai ricordi bensì tirando avanti con altre idee. Ma
anche qui, animale insaziabile, non bastando una personalità ecco che
genialmente si crea dei fratelli virtuali dai nomi Cobb, Bacco il Matto, etc
a cui far cantare differenti tonalità acustiche rispetto al Ducoli. Non so se
queste scelte, fretta di scrivere e cambio di personalità, lo premieranno ma
io condivido appieno. Amo quei personaggi che si buttano nell’arena, creano
d’istinto e si mostrano sinceri e diretti, loro e le loro canzoni, senza
troppo farsi condizionare dai fattori di ascolto “come deve essere per
entrare in classifica”. Persona generosa, vagamente buona, cantautore
instancabile, purtroppo interista, bresciano di classe 1971, laureato in
scienze forestali, vive a Breno (BS), ha realizzata una quindicina di CD
senza contare i progetti di altre dove ha partecipato.
Presto
nuove “succose” news su Sandropiteco.
Per ora vi si anticipa che il lavoro sta prendendo forma e sembra davvero
esplosivo!
4
aprile 2010
…
il lupo perde il pelo… Il Ducoli,
forse a seguito di insistite critiche circa la sovraproduzione di dischi e
altro, ha iniziato le registrazioni del disco nuovo! Non sono passati due
mesi dall’uscita di Piccoli animaletti! Il disco uscirà
a settembre e verrà prodotto nell’ambito dell’ormai consolidato sodalizio
artistico con Valerio Gaffurini e Lancinhouse dell’XTR-Studio;
per ora il Ducoli ha soltanto anticipato il titolo dell’album: Sandropiteco.
Si
parla di Piccoli animaletti su Late for
the Sky, eccovi la recensione di Paolo Crazy Carnevale:
Alessandro
Ducoli e Ligabue, il pittore. Alessandro Ducoli inesauribile e alle prese con
un nuovo disco in italiano dopo il recente live in duo con Kutov e il disco
in inglese dello scorso anno realizzato sotto il nickname di Cletus Cobb. Una
delle cose che entusiasmano ascoltando questo artista e che spiazzano anche
quando si crede di conoscerlo abbastanza, è la sua capacità di fare un disco
che non ha nulla a che vedere col precedente (Artemisia Absinthium, la sua
penultima fatica in italiano) per quanto riguarda le sonorità. Questo Piccoli
animaletti arriva in una scintillante confezione cartonata con ben due
booklet (uno con le note e i testi e l’altro con dei raccontini legati ai
brani), impreziosita dalle riproduzioni di dipinti di Ligabue messi
gentilmente a disposizione gratuitamente dalla fondazione che si occupa del
pittore padano. Ma non facciamoci ingannare, non è la bella confezione a fare
bello il disco. Il vero tesoro di questo CD è il suo contenuto musicale, come
dovrebbe essere per tutti i dischi. Una manciata di composizioni firmate per
lo più col chitarrista Mario Stivala, ma anche col pianista Andrei Kutov
(abituale sparring partner del Ducoli nelle serate live), entrambi presenti
in studio, insieme a Ellade Bandini, Michele Gazich, Max Gabanizza, Mirko
Spreafico e altri più o meno abituali compagni d’avventura. Qualcuno, forse
Ducoli stesso, sostiene che il Ducoli dovrebbe centellinare maggiormente la
propria arte, pubblicare meno dischi, non inflazionare il sottobosco
indipendente con i suoi molti dischi, ma questo lo snaturerebbe, sarebbe come
imbrigliare un fiume un piena continua. Ecco dunque una serie di canzoni,
alcune fatte e finite, altre semplici raccordi tra un brano più lungo e
l’altro, dedicate ad animali reali e ad altri invece di fantasia. Con la voce
del Ducoli al servizio di brani d’ispirazione rock come l’iniziale La malura
(ottima) e altri dall’andamento magnificamente spezzato come I miei cento
difetti e Il carro, per non dire della title track e di Rattus in cui il
nostro si fa accompagnare da un coro di bambini. Tra le perle del disco ci
sono poi Il mulo impreziosita da un bel solo di chitarra finale, Una nuova
città, la jazzata Il Laccabue (con espliciti riferimenti a Ligabue) e il
conclusivo brano fantasma cantato in dialetto camuno.
30
marzo 2010
Fabio
Zamboni di Alto
Adige, parala di Piccoli animaletti:
L’anarchica
poesia del Ducoli (29 marzo 2010)
Alessandro
Ducoli, alias Bacco il Matto, alias Jokerjohnny o Spanish Jonny, frequenta da
anni i palcoscenici bolzanini - dal Circolo Masetti all’ex Caffè Teatro, al
Jazz festival Alto Adige ultima edizione - lasciando sempre un buon ricordo,
emozioni forti, gocce di sudore a terra e qualche bottiglia vuota al bar.
Cantautore camuno (della Val Camonica) capace di passare dalla canzone
d’autore esistenziale al jazz e al rock springsteeniano, creativo
ipercinetico assolutamente al di fuori della mischia ripiegata oggi sulla
cover à gogo per mancanza d’ispirazione, sforna l’ennesimo disco all’insegna
della canzone d’autore più nobile, circondato da uno stuolo di musicisti di
primissimo piano, da Ellade Bandini (batterista di De Andrè e di molti altri)
a Giorgio Cordini, scortato come sempre dal fedelissimo e insostituibile
pianista russo Andrey Kutov.
Nel
materiale stampa che lui stesso allega al cd, una sola recensione, che ne
stronca lo spreco di risorse (talento più preziosi compagni di viaggio) per
via di una produzione sempre affrettata per motivi economici. Un modo per
dire: non me ne frega niente del mercato. Che anche questa volta non si
accorgerà del Ducoli e della sua arte underground, arte che va comunque
segnalata a chi è ancora in grado di esercitare un po’ di curiosità sui
sentieri della musica-poesia, lontano dall’autostrada di Sanremo. “Piccoli
animaletti”, album dedicato allo zoo umano che circonda l’artista e il suo
immaginario, sono 14 canzoni che si muovono fra il soft-rock (Malura, Una
nuova città, Il Mulo), il jazz (la calda “I miei 100 difetti”) e ballate
minimaliste. Il meglio? “Il carro” con i suoi colori messicani ricorda De
Andrè, la lenta “Cinciallegra” è poesia pura, il finale ci riporta nel mondo
obliquo di Vinicio Capossela con un coro di bambini impegnato in “Rattus” e
una esangue, poetica “Le renne sulla neve perenne”. Qualche testo criptico,
lampi anarchici, perle acustiche: è il mondo incontrollabile di un cantautore
che sfida l’omologazione e il mercato sempre con la penna in mano, a scrivere
canzoni anche mentre - come forestale - si guadagna uno stipendio per pagarsi
la sala di registrazione.
27
febbraio 2010
Si
parla di Piccoli animaletti sul numero di
febbraio di Movida a cura di Luca Morzenti (con copertina tutta
dedicata al Ducoli) e sul Giornale Brescia (giovedì un intervista di Andrea
Croxatto e oggi sul settimanale Ottopiù una recensione di Maurizio
Matteotti:
Il
Ducoli? Vale da solo più di tutto Sanremo.
“La
Malura” a (con un riff caratterizzante) la forza dei gruppi rock blues anni
‘’70. “I miei cento difetti” è Gaber in versione latin jazz. “Una silvia” è
da parente stretto di Capossela… basterebbe una sequenza così, per dire che
il Ducoli ha fatto dei suoi piccoli animaletti un grande disco. Ma non è
finita. Perché –attraversata la leggerezza di “Una nuova città” – ecco una
magnifica ballata rarefatta (“Cinciallegra”), una marcetta-filastrocca che s’apre
ad un coro di bambini (la title-track), più avanti replicata dalla giocosità
spaventevole di “Rattus”), la capacità di mescolare gusto popolare e Messico
di “sopra il davanzale”. Il tutto senza riuscire a schivare una caduta di
gusto ma orwellianamente motiva (“Il mulo”); ma anche con la capacità di
sfruttare al meglio i musicisti impiegati (ad esempio in “Laccabue”) e di
fare un concepì album serio, ma non serioso.
Quasi
non vorremmo ricordarlo, che il Ducoli è l’Alessandro da Breno (ma gustatevi:
“Le renne sulla neve perenne”, bonus track da Vinicio brescianizzato. Perché
il campanile non c’entra). E poi, non ha fatto tutto da solo: l’hanno aiutato
Andrey Kutov e Mario Stivala per comporre e gente come Ellade Bandini,
Giorgio Cordini, Michele Gazich, Valerio Gaffurini per suonare.
Il
fatto è che questo disco sarà uno dei migliori del 2010. E vale da solo più
di tutto Sanremo.
(Maurizio
Matteotti; Giornale di Brescia, 27 febbraio 2010)
Ducoli,
musica per animaletti. Il cantautore camuno presenta il nuovo cd ispirato
alla natura.
Vive
nei boschi per amore della natura e del suo lavoro. Vive nei boschi per
trovare l’ispirazione quando scrive canzoni. Il camuno Alessandro Ducoli,
dopo sette album personali e la partecipazione a dieci cd, ha sfornato
l’ultima fatica discografica “Piccoli animaletti”, uscita da pochi giorni.
Ducoli, col pianista russo Andrey Kutov, presenterà il disco in concerto di
domenica alle 21.00 al Martini Lunge Cafè di Boario (si inizia alle 17.30 con
il coro dei “Piccoli animaletti”, alle 20.30 Paolo Mazzucchelli presenta “Le
copertine del Ducoli”). Il cd “Piccoli animaletti” chiude la trilogia legata
strettamente al territorio – spiega Ducoli -: prima “Brumantica” (eccellente
disco del 2006, che nonostante le prestigiose collaborazioni Fabrizio Bosso e
Sandro Gibellini, solo per fare due nomi, è passato quasi Inosservato) sul
tema del paesaggio, poi “Artemisia absinthium”, legato al vasto mondo della
botanica, ora “Piccoli animaletti”, un disco zoologico (non a caso nel
bicentenario della nascita del grande naturalista C. Darwin) che musicalmente
abbraccia vari generi con arrangiamenti meno rigidi dei precedenti.
Anche
questo cd, si avvale del contributo di grandi professionisti: Max Gabanizza,
Michele Gazich, Giorgio Cordini, Mario Stivala, Ellade Bandini, Andrey Kutov,
Mirko Spreafico. “Vorrei citare e ringraziare il produttore Valerio Gaffurini
–aggiunge Ducoli- perché senza di lui il disco non sarebbe stato realizzato.
In otto mesi di lavoro, da materiale un po’ disarticolato, pezzi che
seguivano troppe strade siamo riusciti a creare un progetto omogeneo.
Ducoli,
chi sono gli “animaletti” del tuo disco? “Nella vita si nasce sognatori,
anche con sentimenti un po’ ingenui, poi col passare degli anni si diventa un
po’ cinici. Tuttavia mi piace pensare che ci sia in giro qualche innocente
pazzo che vive come un animaletto, libero e senza fare del male a nessuno,
qualcuno che ama sognare. In genere sono le persone più simpatiche … insomma,
io non passerei mai un sabato sera in birreria o una domenica pomeriggio
anche a vedere la formula uno, con una persona cinica. Gli animaletti saranno
un po’ disordinati, ma si distinguono per la profondità dei sentimenti.
C’è
qualcosa di autobiografico? “Anch’io mi sento un animaletto … lavorando nelle
foreste”.
Sulla
copertina del cd sono raffigurati i dipinti del celebre pittore Ligabue, tra
cui un inedito “Cane” sul retro della copertina… “sono andato due volte alla
mostra di Ligabue a Milano e ho conosciuto il curatore, al quale ho
presentato il mio progetto discografico, che ha molto apprezzato. Ho
beneficiato così della liberatoria del Centro Studi e Archivio Antonio
Ligabue, per utilizzare le immagini dei suoi dipinti ed impreziosire la parte
illustrata del cd”.
Chi
conosce da vicino Ducoli e lo apprezza, lo ha soprannominato “Ducowsky”, come
dire: un po’ fuori dalle righe, ma con animo profondo, innamorato della
canzone d’autore. Alessandro fa respirare la polvere della musica rock,
diverte nel blues e commuove quando canta la novella d’autore. Sa fare tutto
questo, il gigante burbero della foresta, Ducoli di nome, Ducowsky di fatto.
(Andrea
Croxatto; Giornale di Brescia, 18 febbraio 2010)
Ducoli:
libero animale. Il cerchio si chiude
A
distanza di neppure un anno dall’uscita di “I Leave My Place To The Bitches”
- pubblicato sotto il monicker di Cobb & The Other Apostles - Alessandro
Ducoli sforna il terzo capitolo della trilogia “naturalistica” iniziata con
la terra di “Brumantica” nel 2006 e proseguita con la botanica di “Artemisia
Absinthium” nel 2008. Il titolo del nuovo lavoro è “Piccoli Animaletti” e,
come presumibile, rappresenta la parte “zoologica” del concept, il cui
sviluppo ha coinvolto anche la proposta musicale, che partendo da un raffinatissimo
jazz ed attraversando suoni più rilassati si è evoluta sino a raggiungere un
equilibrio in grado di accontentare una sempre più vasta fascia di pubblico,
senza per questo scadere nella categoria “usa e getta” che contraddistingue
buona parte della musica italiana degli ultimi anni (o decenni?)…
Qual
è il tema trattato in questo album?
Se
proprio si vuole cercare una tematica è più facile trovarla nel libretto
contenuto nel digipack, un racconto con il medesimo titolo del disco che esorta
ad una disobbedienza civile determinata dall’esasperazione. Non c’è un
collegamento diretto fra il racconto ed i testi delle canzoni, anche se i
titoli fanno in parte da spunto: potrei dire che il CD è la colonna sonora
del libro, ma non necessariamente.
Perché
questa scelta di allegare al disco un racconto così articolato?
Una
delle pessime abitudini dei musicisti italiani negli ultimi anni è quella di
cimentarsi nella cinematografia o - soprattutto - nella scrittura durante i
periodi di “pausa da contratto” fra un disco e l’altro, cosa che contribuisce
solo ad intasare le librerie con volumi che raramente hanno contenuti degni
di nota e che spesso del musicista portano solo il nome in copertina: da qui
l’idea di pubblicare il racconto con il CD anziché dopo.
Tu
però quest’anno hai pubblicato un libro intitolato “Diario di un giovane
fumatore”…
Il
“Diario” è un lavoro a quattro mani scritto con l’amico Guido Lavazza che
tratta della nostra grande passione per le pipe e che, pur volendo spiegare
ai neofiti gli aspetti di questa antichissima arte, finirà probabilmente per
rivolgersi soprattutto al mondo dei fumatori di pipa, e comunque è quanto di
più distante dalla simil-biografia del musicista miliardario che sente il
bisogno di raccontare cosa faceva quando andava all’asilo. Ed inoltre non si
trova in libreria…
Effettivamente
anche il libretto di ”Artemisia Absinthium” conteneva un breve racconto: cosa
ti porta ad affiancare l’esperienza letteraria alla tua storicamente copiosa
produzione musicale?
Fondamentalmente
il tutto nasce dal fatto che non ho né tempo né costanza per dedicarmi come
vorrei allo studio della chitarra, così scrivo e - pur non considerandomi uno
scrittore - continuerò a farlo, almeno finché qualcuno non mi dirà che do
fastidio...
Cosa
puoi dirci del disco?
Rispetto
ai primi due album della trilogia, “Piccoli Animaletti” ha un approccio più
easy, volutamente più “radiofonico” e quindi maggiormente fruibile: è un
disco liscio, con una brevità che rispecchia la mia scarsa voglia di
ascoltare album con brani lunghissimi. Se paragonato ad Artemisia, che pure è
piaciuto molto, suona sicuramente più “veloce”.
Come
sei arrivato a simili scelte?
Secondo
me la musica deve riflettere il quotidiano e purtroppo viviamo in un’epoca
dove si tende a velocizzare tutto: è atroce ammetterlo, anche perché questa
constatazione ha il sapore di una resa, ma è un dato di fatto che questo è il
quotidiano, anche se evito di adeguarmi al linguaggio del Grande Fratello...
Mi piacerebbe fare dischi come negli anni ’70, ma è un atteggiamento che
possono premettersi solo i folli coraggiosi che se ne sbattono di tutto ma
che, all’atto pratico, si autoestromettono da tutto.
I
tuoi dischi hanno sempre avuto la particolarità di ospitare musicisti
prestigiosi: chi ha suonato in “Piccoli Animaletti”?
Sull’album
hanno suonato Mario Stivala alla chitarra, Ellade Bandini alla batteria, Max
Gabanizza al basso, Andrey Kutov alle tastiere, Giorgio Cordini al bouzouki,
Michele Gazich al violino, Mirko Spreafico alle percussioni, Valerio
Gaffurini all’Hammond ed il Coro dei Piccoli Animaletti.
Da
dove arriva l’idea di utilizzare un coro di bambini?
Le
registrazioni erano finite praticamente a Settembre, ma le modifiche
apportate in fase di mixaggio hanno portato Valerio (che è anche produttore
del disco) a considerare l’apporto di un coro in due brani: così abbiamo
contattato Barbara Bellotti, direttrice del Coro Arcobaleno di Breno, che ci
ha messo a disposizione i suoi 24 allievi. E’ stata un’esperienza pesante, ma
al tempo stesso molto emozionante.
Noto
che con il passare del tempo (e dei dischi) la figura di Valerio Gaffurini ha
superato la staticità del rapporto produttore/musicista…
Il
rapporto con Valerio, fondato all’inizio sulla sua grande professionalità, ha
avuto modo di svilupparsi anche sul piano dell’amicizia, raggiungendo un
ottimo equilibrio fra la sua capacità di sopportarmi ed il suo essere un
grande trascinatore, senza per questo uscire troppo dal suo ruolo.
E’
un’alchimia che funziona, così come quella con Mario Stivala ed Andrey
Kutov……che sono i coautori dell’album.
A
parte due brani miei e due di Andrey le musiche sono tutte di Mario, mentre i
testi sono ovviamente firmati da me. Mario è un po’ la “vecchia guardia” del
mio progetto, suoniamo insieme da tanti anni ed è ovvio che il legame sia più
che consolidato. Andrey è invece recentemente diventato il mio “braccio armato”,
perché le esibizioni dal vivo nell’ultimo anno hanno visto coinvolti solo noi
due.
Perché
la scelta di esibirti in duo?
Le
motivazioni sono diverse, ma oltre alle difficoltà insite nella gestione di
una band c’è anche la consapevolezza che i locali non hanno più molta voglia
di sacrificarsi, sia per una questione di costi sia per un pubblico sempre
più disattento e poco appassionato.
Devo
comunque dire che l’intesa con Andrey ha ormai raggiunto un livello
eccezionale.
Fatto
dimostrato dal “Lurido Live”…
Quello
è stato un modo simpatico di catturare la testimonianza di un nostro concerto
- peraltro molto ben riuscito - per regalarla a chi ci segue da tempo, e
ringrazio ancora una volta l’Associazione Mammut, Ronnie Amighetti e Pier
Enrico Villa per il supporto e la collaborazione.
Contemporaneamente
all’album sarà in uscita il tuo primo videoclip: cosa ha derterminato questa
decisione?
Il
bisogno di tagliarmi i capelli!
Prego?!?
Originariamente
il brano selezionato per il video era “Dialogo di Guerra”, durante il quale
avrei dovuto tagliarmi completamente i capelli. Poi la scelta è caduta su “La
Malura”, che è stato girato e montato da Andrea Cominoli della Andreino’s
Film.
Di
cosa tratta?
Non
c’è un messaggio particolare contenuto nel video. E’ più un capriccio
artistico, e lo si può notare dal modo in cui è stato confezionato, libero da
imposizioni commerciali ed in assoluta autarchia, tanto che il vero
protagonista è il mio cane.
Il
video è comunque anche un mezzo promozionale…
Certamente,
ma qui torniamo al discorso di prima sulla frenetica velocizzazione della
vita. Nel 2010 la promozione di un disco quasi impone la produzione di un
videoclip come una necessità dettata dal fatto che è l’immagine a contare più
di tutto: fino agli anni ’80 erano i singoli a lanciare un album sul mercato,
con tanto di classifiche di vendita, poi è arrivata MTV ed è cambiato tutto…
Resterà
quindi un capriccio o si potrà vedere?
Il
video verrà presentato insieme al disco il prossimo 21 Febbraio presso il
Martini Lounge Café di Boario Terme, dove mi esibirò nel pomeriggio con il Coro
dei Piccoli Animaletti ed in prima serata con Andrei Kutov e Mario Stivala
(per i dettagli vi rimandiamo alla penultima pagina di questa rivista, ndr).
Rimanendo
legati alle immagini, lo scorso anno ci avevi anticipato il contenuto della
copertina di questo tuo nuovo lavoro: promessa mantenuta?
Certamente.
La copertina riproduce un dipinto inedito di Antonio Ligabue intitolato
“Cane” il cui utilizzo mi è stato concesso dall’omonimo Centro Studi di
Parma, e dello stesso artista sono anche le altre immagini contenute nel
libretto e sulla back cover: la scelta è stata determinata dall’evidente
legame con il titolo del disco, oltre al fatto di poter contare su qualcosa
di realmente originale grazie alla disponibilità del Centro.
Per
concludere: chi sono i Piccoli Animaletti?
Sono
quelli che credono in qualcosa ed alla fine restano sempre da soli, i
disordinati idealisti che riescono solo a farsi del male, i puri di cuore che
si sacrificano per gli altri e che poi vengono buttati via… I Piccoli
Animaletti sono gli uomini e le donne che vivono in questo mondo pur sapendo
di non farne parte.
Ascoltare
questo disco servirà ad apprezzare una volta di più la musica proposta dal
Ducoli. Leggere il racconto servirà a capire meglio chi sono i Piccoli
Animaletti. Ed a sperare che non si estinguano mai.
(Luca
“Zeus” Morzenti; La Movida, febbraio 2010)
19
febbraio 2010
Si
parla di Piccoli animaletti sul Bresciaoggi
di ieri:
Esce
il nuvo album, il settimo, del poliedrico artista camuno, realizzato con
importanti collaborazioni. Insieme al cd c’è anche un libretto di racconti
come appendice letteraria alle 14 canzoni.
In
quest’inizio d’anno particolarmente proficuo per la musica “made in Brescia”
si inserisce anche il ritorno di Alessandro Ducoli: il cantautore camuno è
infatti tornato sul mercato con il suo nuovo album “piccoli animaletti”, che
sarà presentato ufficialmente il prossimo 28 febbraio al Martini Lunge Cafè
di Darfo Boario Terme in un set a due con il pianista Andrey Kutov.
Classe
71, nativo di Breno, ducoli è attivo in campo musicale dalla prima metà degli
anni 90 e la sua carriera è stata fin dall’inizio particolarmente dinamica:
ad oggi ha pubblicato due demo e sette album a proprio nome, due dischi sotto
lo pseudononimo di Bacco il Matto, quattro sotto quello di Cobb, ed è stato
fautore e protagonista di una lunga serie
di progetti collaterali, tra i quali merita menzione almeno
“Degeneration Beat”, un lavoro dedicato a Jack Kerouac realizzato con i
Brother K e Mark Murphy con cui è finalista al Premio Recanati nel 2006.
Il
suo primo album vero e proprio, il punto d’inizio della sua carriera, risale
al 1996: “Lolita” contiene brani entrati a far parte in modo indelebile nel
suo repertorio come “Nuda e Cruda” o “Cupido è un pazzo”. Altra tappa di
particolare prestigio è stata la realizzazione di “Brumantica” nel 2005, per
il quale il Ducoli ha potuto contare sull’appoggio di personaggi come Ares
Tavolazzi, Fabrizio, Bosso, Tino Tracanna, Ellade Bandini, Sandro Gibellini e
Sandro Galati.
“Piccoli
animaletti” è il lavoro numero sette del suo repertorio solista, è stato
registrato ad Adro con una band di pezzi da 90, bresciani e non, come Giorgio
Cordini, Max Gabanizza, Michele Gazich, Ellade Bandini e Valerio Gaffurini
(anche co-produttore del disco). Il risultato è una collezione di nuove
istantanee d’autore in biico tra rock, jazz e blues, che danno al Ducoli modo
di sfogare ancora una volta la sua verve visionaria incontenibile: al punto
che nel cd troverete anche in libretto di racconti, una sorta di ideale
abbinamento letterario alle canzoni.
(Claudio
Andrizzi; Bresciaoggi, 18 febbraio 2010)
9
febbraio 2010
“Giorni
contati” per l’uscita di Piccoli animaletti. Il 14
febbraio (patrono degli innamorati di Breno) saranno disponibili presso www.merendinemusica.com copiose
copie del nuovo lavoro del Ducoli. Verrà presentato ufficialmente a TELETUTTO
il video de La malura, realizzato dalla Angiolinos’s film
di Andrea Cominoli. Potrete comunque già vederlo da domani su You
Tube.
L’album
verrà presentato domenica 28 febbraio al Martini Lunge Cafè di Boario
Terme (BS). Nel frattempo eccovi le due prime recensioni in spumeggiante
anteprima:
Questo
nuovo lavoro del Ducoli è probabilmente il più vario fra quelli sin
qui pubblicati dal cantautore camuno, quasi un riassunto delle esperienze
musicali attraversate da una carriera lunga ormai tredici anni e che lo ha
visto coinvolto ideatore di numerosi progetti talvolta molto distanti fra
loro.
È
infatti La malura, brano insolitamente Rock per la produzione
ducoliana, ad aprire il disco, subito seguito da I miei cento difetti,
unico pezzo vicino alle linee del precedente Artemisia absinthium: da queste prime pennellate si sviluppa un
affresco sonoro dipinto dal raffinatissimo Jazz di Laccabue, dal
neanche troppo nascosto omaggio al grande Sergio Endrigo di Sopra il
davanzale, dalle eteree atmosfere di Cinciallegra e da una Il
carro che penso sarebbe piaciuta a De André. L’album però non tralascia
di considerare possibili sviluppi che potremmo definire “radiofonici”, e ne
sono prova la sorridente Una nuova città, la coinvolgente Il mulo e
l’intensissima Dialogo di guerra, mentre meritano una menzione a parte
i due brani che vedono la partecipazione del Coro dei Piccoli Animaletti – la
title track e la divertentissima Rattus – ed i tre brevissimi
gioiellini da poco più di un minuto che non stonano affatto in una track list
così varia: Una silvia, delicato oggetto “Dukoviano” peraltro già
presentato in sede live negli ultimi mesi, Germano irreale, piccola
perla dal titolo irraggiungibile, e la conclusiva, inquietante bonus track,
con un folle testo dialettale appoggiato su un giro fra Brecht e i Bauhaus.
La
produzione del Ducoli si arricchisce così di un nuovo capitolo in grado di
sorprendere l’ascoltatore con un approccio più diretto rispetto ai dischi
precedenti, lasciando intravedere possibili sviluppi verso nuove direzioni
del cammino di uno degli artisti più sottovalutati del panorama musicale
italiano.
Luca
Morzenti (La Movida n. 27, febbraio 2010)
Il
solito Ducoli… cosa vuole dire “ho
provato a fare un disco disincantato nonostante la cruda consapevolezza delle
cose”!?!?! Sono le frasi che odio del Ducoli, perché non dicono niente.
Le aggiunge ogni volta che fa un disco di nuove canzoni solo per affermare
chissà che cosa... peraltro per descrivere un disco che di canzoni comunque
rimane. Questo “Piccoli animaletti” è il suo ennesimo lavoro discografico e
non è niente di più quelli precedenti; poteva anche essere peggio e questa è
forse la migliore nota positiva dell’intero “lavoro”.
Il
disco nel complesso è ben realizzato e suonato addirittura da gente capace ma
si tratta ancora una volta del solito Ducoli, con tutti i difetti che questo
comporta: infiniti e ripetuti aneddoti di vita quotidiana (dal suo punto di
vista ovviamente), rock’n’roll travestito da Jazz e cantautorato mai fino in
fondo cantautorale. Non servono più nemmeno le confezioni da “suicidio
finanziario” che ogni volta riesce a farsi pagare da qualche magnate amico…
non è più sufficiente… serve ben altro! Soprattutto al settimo disco (e dico
settimo per non citare le altre 10 uscite discografiche camuffate sotto altri
nomi e altri “teatrini poveri” con pazzi musici al seguito), serve davvero
ben altro: occorrerebbe una migliore capitalizzazione degli sforzi, anche
economica, e soprattutto occorrerebbe la scelta di una produzione più
concreta ed efficace, più ragionata, e non la solita improvvisata
d’entusiasmo. Certo questa cosa ridurrebbe l’autenticità del Ducoli, e lo
dico a malincuore perché ho recensito praticamente tutti i suoi infiniti
“sforzi” musicali, ma sicuramente lo allineerebbe meglio agli standard
attuali. I suoi lavori soffrono infatti sempre di un certo “artigianato” che,
benché onesto e ben condito, appare comunque di non sufficiente livello. Il
mio consiglio è dunque di non comprare “Piccoli animaletti”… Mandategli
eventualmente i soldi chiedendogli di utilizzarli per produrre meglio i
prossimi album (non prima di almeno quattro anni!). Anzi, non mandategli
niente perché se li fumerebbe e berrebbe nel giro di un paio d’ore.
(Maximillian
Dutchman. RockGuru n. 2113. Lisbona, 6 gennaio 2010)
***
Si
parla ancora di Insanology! Nientemeno
che dall’Uzbekistan:
Prolusion.
“Insanology” is the debut album of vocal performer Boris SAVOLDELLI, who is
also a member of avant-garde ensemble SADO. Hailing from the Northern Italian
town of Modena, since his early childhood years Savoldelli has been
fascinated by the possibilities offered by the human voice, which led him
first to training as an opera singer, then to exploration of more
experimental techniques, such as the ones used by Area’s Demetrio Stratos, or
ethnic forms like Siberian overtone chanting. In the past few years he has
been engaged in a number of diverse projects; earlier in 2009 he released the
album “Protoplasmic” in collaboration with jazz guitarist/composer Elliott
Sharp. The lyrics on “Insanology” were written by Savoldelli’s friend and
long-time collaborator, singer-songwriter Alessandro Ducoli.
Analysis.“Insanology” is certainly not your average prog album – very far
from that. However, it is also a very progressive offering, one of those
discs that come as an unexpected surprise to the jaded listener, weary of
hearing yet another band imitating either the classic acts of the Seventies,
or any of the modern pretenders to their throne. Following in the footsteps
of vocal innovators such as Bobby McFerrin or the late, great Demetrio
Stratos, in 2007 Boris Savoldelli recorded a debut solo album solely based on
his impressive vocal abilities, proving once again that the human voice can
be as effective an instrument as anything man-made. Though “Insanology” is
very short for today’s standards (at under 30 minutes, little more than an
EP) it is quite dense in its own peculiar way. Although the initial reaction
of the average prog fan might very well be a giant question mark (or even
something more colourful), those more used to listening to jazz in all its
manifestations will recognize some familiar stylings. In fact, even if rock
music has produced a sizable number of fine vocalists, it has never been
noted for actual research in new forms of singing – something, instead, that
is more of a prerogative of jazz, or of the vast, diverse galaxy known as
world music. Savoldelli only needs his extraordinary voice (and the help of
loops) to carry off the album, with the exception of two tracks to which
veteran jazz guitarist Marc Ribot lends his acoustic guitar. The average song
length is around 2 minutes, with only two items exceeding the 3-minute mark –
quite surprising in a world where over-60-minute albums (even self-released
ones) seem to be the rule. However, as mentioned above, the album is
uncommonly dense, and nowhere as immediate as a superficial listen would
suggest. Savoldelli’s skill at creating varied atmospheres in each of the
songs, compressed as they are by their limited running time, is to be
admired. This is a highly technical effort, but in a very different way from
the flashy offerings of so many conventional progressive rock bands.
Savoldelli’s voice, far from being just a beautiful but soulless instrument,
is full of warmth and humour - basically high-pitched, yet very
well-modulated, never jarring or grating. While the Stratos comparisons are
inevitable, Savoldelli comes across as somewhat more restrained. He also
sounds as someone who is actually enjoying what he is doing, and not just
going through the motions in order to wow his audience with his impressive
technique. The album’s lyrics mingle Italian and English, and follow the
humorous, somewhat nonsensical strain typical of Canterbury or RIO/Avant
bands. As a whole, the album exudes an optimistic mood that is a welcome
change from the tons of bands or artists that go the existentialist route,
and take themselves and their music far too seriously. Opener Andywalker
already sounds like a statement of intent, with Savoldelli’s incredible vocal
weaves interspersed by funny, cartoonish sounds. The following song,
Circlecircus, shares the same upbeat quality, and includes a sort of rap
section; while Mindjoke has a strong Latin flavour, bolstered by Marc Ribot’s
stylish, laid-back guitar and Savoldelli’s harmonious singing. The
title-track, which also features Ribot’s contribution, is in a very similar
vein. A sudden change in atmosphere occurs with the touching Moonchurch, in
which – as the title implies – Savoldelli reproduces a whole choir of angelic
voices. In sharp contrast, the very intense, exhilarating vocal performance
and rhythmic feel of Jimi Hendrix cover Crosstown Traffic take the listener
into decidedly rock territory. The upbeat, vintage-style melody of De-Toxic
Hatefull may be somewhat reminiscent of Yes’ vocal harmonies, while the
bluesy torch song In the Seventh Year sees Savoldelli’s voice sounding deeper
than usual, wistful and passionate. The delicate Bluechild also features a
very sensitive interpretation by the artist, who almost whispers the words at
the beginning, and then turns more assertive, almost in a gospel vein. At the
close of the album we find two vocal-only versions of Mindjoke and
Insanology, and a real delight for Gentle Giant fans – Io, possibly the most
experimental item on display, is sharply reminiscent of the song Knots from
the “Octopus” album. Without any doubt, “Insanology” is a stunning debut
album, a disc brimming with ideas and freshness that should appeal to
everyone with even a passing interest in authentically progressive music.
Definitely more accessible than Savoldelli’s recordings with Elliott Sharp
and SADO, it is a must for fans of distinctive vocal performances. In spite
of its upbeat, uplifting nature, however, it should not be forgotten that
there are years of serious study and research behind it.
Conclusion. Those who are keen on exploring new avenues in music, and are
intrigued by the creative possibilities offered by the human voice, will find
“Insanology” very much to their taste. Obviously, lovers of conventionally
arranged progressive rock might find this album boring, or simply a tad one-dimensional.
However, as baffling as this disc might be for those used to a more
traditional approach to music (especially as regards the presence of actual
instruments), I would recommend everyone to give “Insanology” a try. They
might be in for a very pleasant surprise.
Raffaella Berry -
http://www.progressor.net/review/savoldelli_2007.html - 01-02-2010
***
Giorni
contati anche per l’uscita dell’esplosivo ELECTRIC BABYLAND. Il nuovo
disco dei Thee Jones Bones. Sono infatti in fase di completamento gli
ultimi dettagli della produzione ma possiamo a questo punto riportarvi i
testi che, sotto lo pseudonimo di Whisky Brothers, sono stati scritti
dal Ducoli e Luca “Zeus” Morzenti, e che qui sotto sono
completi degli ermetici e “censurate” sintesi.
L’album,
che riporta una delle copertine più temerarie della storia della musica di
sempre, verrà presentato il prossimo mese di marzo al Bar Bai di Pisogne
(Bs).
***
Un’ultima
precisazione …. piccola
appendice al tempo passato
Sono
il DUCOLI e non l’amministratore del sito, scusate questa mia
interruzione così particolare per la mia piccola carriera, ma non potevo
esimermi da questi necessarie precisazioni.
Casualmente
ieri sera mi sono re-imbattuto nella recensione di Jokerjohnny II, a suo tempo scritta
da Cristian Verzelletti di Mescalina. Noto con stupore che il disarticolato
testo dell’epoca è stato però modificato, colmando la mancanza di alcune
imprecisioni da parte del recensore al tempo segnalate e che qui di seguito
vado ad elencare:
1.
Dopo
aver letto che “i protagonisti
cavalcano chini su qualche ronzino lungo un tracciato che si fatica a
distinguere dalle rocce, dal buio e dal nulla”, il sottoscritto segnalò
al recensore che la copertina dell’album (come anche specificato nel booklet
del disco) riportava la storica fotografia di E. Curtis “The vanishing race”, ovvero il “manifesto” della causa per la
rivendicazione dei diritti dei Nativi del nordamerica.
Mi
fa molto piacere osservare che la recensione si sia arricchita di forbite (…
e suggerite) citazioni, che tuttavia non tralasciano di ricondurre il dramma
del Vanishing race ad una semplice esibizione di “ronzini”.
2.
L’allora
definito “confuso omaggio a Rino Gaetano” è ora diventato “Il disco è cupo e ostico, attraversato da
umori blues e da alcuni spettri tra cui quello confuso di Rino Gaetano”,
probabilmente a seguito della mia precisazione all’autore riguardo al fatto
che intitolare una canzone “Rino” probabilmente possa presumere una minima
possibilità di interesse nei confronti del musicista citato …
3.
Ribadisco
il fatto di avere comunicato al sito MESCALINA, già successivamente alla
prima recensione, di eliminare qualsiasi riferimento all’attività artistica
del sottoscritto: il fatto di trovare comunque una recensione a me
riguardante, ed oltretutto modificata nel suo contenuto, non fa assolutamente
piacere. Ritenendomi un serio “professionista”, pretenderei lo stesso
atteggiamento anche da figure ben più istituzionalizzate…
L’ultimo
pensiero, parafrasando le parole di Thee
Jones Bones, è rivolto a The Spanish Johnny: Rock’n’Roll is a lifestyle…
26
dicembre 2009
Il
Ducoli entra a far parte della scuderia di Merendine Musica (www.merendinemusica.com).
***
Sono
ufficialmente terminati i lavori per la realizzazione di Piccoli
animaletti. Il disco dovrebbe uscire ufficialmente il 14 febbraio
prossimo (“giorno del patrono” … come sostiene sempre il Ducoli quando lo accusano
di romanticismo calendariale …). Da gennaio sarà già disponibile on-line il
singolo de “La Malura”, corredato nientemeno che da un “esplosivo” videoclip
realizzato dalla Angiolinoss Film. La data e il luogo di presentazione
del nuovo disco sono invece ancora in fase di definizione ma presto ci
saranno notizie più precise.
PICCOLI
ANIMALETTI
Ellade
Bandini, batteria
Max
Gabanizza, basso
Giorgio
Cordini, bouzuki
Michele
Gazich, violino
Mario
Stivala, chitarre
Mirko
Spreafico, percussioni
Andrey
Kutov, pianoforte
Valerio
Gaffurini, hammond
Eugenio
Samon, tromba
Parte
1. ANIMALI PSEUDONOTTURNI
La
Malura
I
miei cento difetti
Una
silvia
Una
nuova citta’
Parte
2. ANIMALI QUASIDIURNI
Il
mulo
Cicinciallegra
Il
Laccabue
Piccoli
animaletti
Parte
3. ANIMALI
LUMINONEUTRI
Un
germano irreale
Dialogo
di guerra
Sopra
il davanzale
Il
carro
Rattus
Le
renne sulla neve perenne
***
3
novembre 2009
Lo
scrittore e giornalista Paolo “Crazy” Carnevale ha parlato di “I
leave my place to the bitches” su Late for the sky (tp://www.lateforthesky.org/tag/cobb-the-other-apostles/):
Quello
che colpisce maggiormente nei prodotti discografici targati Alessandro
Ducoli, sia che si tratti di lavori come quelli con i Bartolino’s
o altri gruppi con cui da sfogo ai suoi impulsi cantautorali, sia che si
tratti di dischi dall’impianto più dichiaratamente rock (il disco che sto
recensendo e quelli degli Sanishjohnny), è l’incredibile spontaneità,
che li attraversano dall’inizio alla fine. Ducoli è un genuino su tutti i
fronti, uno che fa dischi perché gli piace farli, forse sotto sotto accarezza
anche il sogno di ritagliarsi una fetta di fama o successo, ma in realtà non
ne ha bisogno, perché la mole di dischi che ha prodotto in poco più di dieci
anni di attività gli è già valsa comunque un bel posto tra i musicisti degni
di rispetto. Ducoli è un generoso in tutti i sensi, perché c’è bisogno di
dischi come questo, un disco pieno di energia, sicuramente più da band
rispetto al precedente, che peraltro godeva di una magia tutta sua e per
certi versi mi aveva forse colpito di più. Forse ora manca l’effetto sorpresa,
ma in compenso c’è una classe da vendere, e come sempre l’urgenza di dire
delle cose, a partire dal concetto, anzi dal fatto reale da cui il disco
prende il titolo: una triste considerazione sul fatto che la maggior parte
dei bar in cui il nostro era solito esibirsi sono diventati locali da
spogliarello, nella migliore delle ipotesi. E allora ecco spiegato perché
Ducoli/Cobb lascia il suo posto alle signorine, nei confronti delle quali
peraltro non nasconde una certa simpatia.
Un
disco quasi interamente elettrico: rispetto a Easylove, il suo
predecessore, ci sono forti venature funk, dall’iniziale title track (uno
shuffle) alla successiva Like a Rolling Stones (dal titolo
fuorviante). Il riferimento sembrano essere gli anni ‘70, soli di chitarra
squarcianti, tastiere penetranti, una voce femminile al posto giusto, come
nell’ottima Straight Up Coffee. Piace anche la nonchalance con cui
Ducoli/Cobb, quasi a sottolineare questo dualismo di identità, passa dalla
lingua inglese all’italiano nel corso della stessa canzone. E soprattutto
piace pensare che in una remota valle dell’alta Italia ci sia qualcuno con le
palle di continuare a fare la musica in cui crede con tanta costanza e
prolificità. E vale la pena di tessere le lodi di House In The Woods,
il brano che conclude questa ennesima fatica del nostro: non ho dubbi che se
Neil Young ascoltasse questa canzone direbbe che l’avrebbe voluta scrivere
lui, lui che nel suo ultimo disco non è riuscito a includerne nemmeno una che
sia bella solo la metà di questa.
Paolo
Crazy Carnevale
31
ottobre 2009
In
attesa della seconda puntata di (Soltanto) con la musica dedicata al Ducoli
e prevista per il 30 novembre prossimo, potete rivedere la prima direttamente
dal sito di Merendine Musica (http://www.merendinemusica.com/).
***
Arriva
il Lurido Live! È stato stampato in sole 125 copiesuperdeluxe e
verrà presentato dall’Associazione Mammut al Barbai di Pisogne
giovedì 12 novembre prossimo. Lurido Live: prodotto da Edizioni
Latakia per l’Associazione Culturale Mammut, a cura dello stesso Ducoli
e di Luca “Zeus” Morzenti. Nel live viene riproposta la performance
del Ducoli e di Andrei Kutov al Mammut Festival di
quest’estate. Chi lo volesse prenotare può richiederlo direttamente al Ducoli
nelle info del sito (baccoilmatto@libero.it).
Il
soldato dell’amore
Un
piede nella fossa quell’altro sulla vanga
Ti
ti ti ti
Omicidio
consentito
Se
tu mi vuoi
Delirio
ordinario
Giovanna
Sogni
e visioni
Benny
Jag Blue
Ho
trovato l’oro
Perduta
Una
Silvia
Nuda
e cruda
Can’t
help falling in love with you
Tutta
colpa sua
Sgangherata
Anche
io non posso entrare
***
È
uscito per Edizioni Latakia “Diario di un giovane fumatore”, il
libro patrocinato da Brebbia Pipe scritto dal Ducoli e da Guido
Lavazza. Chi lo volesse prenotare può richiederlo direttamente al Ducoli
nelle info del sito (baccoilmatto@libero.it).
Un’inventata
sfida letteraria fra due dei più grandi autori del Novecento, due racconti
paralleli che mettono a confronto vite completamente differenti, un viaggio
lungo una settimana dove si mescolano la distaccata serietà del fumatore e
l’ironico disincanto degli autori.
Un
libro in cui Jack London e Arthur Conan Doyle esplorano l’universo della pipa
in un modo assolutamente originale, come nessuno aveva mai fatto prima,
rendendo omaggio all’antica arte del fumare la pipa.
***
Il
Ducoli, in collaborazione con Luca “Zeus” Morzenti ha scritto i
testi di ElectricBabyland. Il nuovo disco di Thee Jones Bones
uscirà a breve ma per ora non possiamo
anticipare nulla di più.
23
ottobre 2009
Ancora
ritardi sulla realizzazione di Piccoli Animaletti la cui uscita sembra
saltare a gennaio 2010.
Il
Ducoli parteciperà alla compilation Brescia canta il Natale nelle
pievi con il brano Le renne sulla neve perenne. All’iniziativa
partecipano anche: Fulvio Anelli, Rhytm & Sax Jazz Ensemble,
Oscar Del Barba, Beppe Donadio, Ettore Giuradei, Daniele
Gozzetti, Roberto Guarneri, Le Cornamuse della Franciacorta,
Enrico Mantovani, Malghesetti, Paolo Milzani e Selvaggi
band. In attesa di ascoltare
l’intero lavoro vi anticipiamo il testo della canzone del Ducoli:
Le
renne sulla neve perenne (26 dicembre 2008)
Santo
Nedàl, pargòl de ‘i
Persa
la cràpa, la resta la giàca
Santa
Pazienza, la me làga amò senza
La
dìs ché la nòt, la ‘òl mìga beshòc
Santo
Catìf, fò fadìga a capì
Persa
la gamba, tacàda a la banda
Santa
Sfurtüna, l’è bianca la lüna
L’è
negra, l’è üna, l’è hempèr a’ chèla
Santa
Miseria, la cünta la storia
La
gira, la ‘olta, l’è cürta, l’è storta
Santo
Demonio, go ‘it la paura
Antonio
l’è ùra de dàga ‘a la sciùra
Santo
Nedàl, la fà màl …
Santo
Natale, il Bambino è ubriaco
Ha
perso la testa, si vede solo la giacca
Santa
Pazienza, mi lascia sempre senza
La
notte è questione da grandi, pazienza …
Santo
Cattivo, non riesco a capire
E
non sto più seduto quando sento la musica
Santa
Sfortuna, la luna è bianca
Invece
la sfortuna non cambia colore
Santa
Miseria, sono tutte balle
Comunque
la giri è sempre così
Santo
Demonio, ho avuto un po’ di paura
Ma
mi sto difendendo bene …
Santo
Natale … fa male
17
settembre 2009
La
canzone Tombstone, tratta da Jokerjohnny I degli Spanish
Johnny, è stata scelta per far parte della compilation “Dal profondo”
curata dall’associazione Latlantide il cui ricavato sarà destinato
alla realizzazione di un pozzo d'acqua in Kenya intitolato alla
memoria di Paolo "Zico" Mozzicafreddo.
http://www.latlantide.it/discografia_f.htm
9
settembre 2009
Lunedì
12 ottobre alle ore 18 andrà in onda su Brescia Teletutto la prima delle
due puntate di "(Soltanto) Con la Musica" dedicata al Ducoli
e curata da Merendine Musica.
25
agosto 2009
Non
ci sono anticipazioni in merito al nuovo disco del Ducoli che sembra
essere ormai in dirittura d’arrivo; la data della pubblicazione sembra essere
ottobre-novembre-dicembre e quindi, nella sostanza, ancora un gran casino!
Nel frattempo prosegue l’attività live che ha trovato la scorsa settimana lo
straordinario compagno di viaggio Nicola Morandini:
http://www.annicolaf.it/photo/ducoli/index.html
19
agosto 2009
Agosto
2009 è stato un mese “strano”, più degli altri … ciao Nanda …
“Sono
i tuoi occhi abbassati
A
raccontare che cosa è successo,
Lo
sai che non servono questi dettagli
Dimmi
soltanto che occhi proponi girato di spalle ...
Il
suono di questo quartiere è ancora gentile
Le
ruote guadagnano i campi e ricomincio a pensare
Due
cani si annusano in mezzo alla strada
Una
casa, un ufficio postale, persone
La
nostra città nella luce di questo mattino … The Morning …”
Dedicato
a
Fernanda
Pivano
(Genova,
18 luglio del 1917 – Milano, 18 Agosto 2009)
6
agosto 2009
Mindjoke
... Joek don't feed my monkey, junky Joek, so don't need my honky,
tonky junky Joek
.... you fuckin' junkey
Poca vita, poco tempo a dispozione, io
Questa vita, troppe cose rimaste lì a metà
Così a me piace come sei
Mi piace soltanto come vuoi
Come sogno, lei diventa
Traduce nell'azione la mia testa .....
Con la mente che si muove
La mia mente non è da sola, solo io
Convivo con la mia deviata deviazione ....
Riflessi
più chiari e tu, riflessi che riflettono che
Che sei riuscita bene .... sei la strada, storta e curva, vita distorta e
corta, gioca
Mentre ritorna la mia fica per dare la sua forma alla mia idea
Dedicato
a
Willy
DeVille
(Stamford,
Ct, 25 agosto 1950 – New York, 6 Agosto 2009)
9
luglio 2009
L’Associazione
Claudio Mazzitello di Cariati Marina (Cz), ha premiato L’Armistizio
come migliore canzone dell’Edizione 2009. Il Ducoli,
accompagnato da Andrey Kutov, si è esibito nell’ambito dell’iniziativa
con altri cinque artisti invitati per la manifestazione. Il premio della
critica è stato assegnato exequo a Federico Ferrandina e Angelo Longo.
“Grazie
a Pierelena, Maria Teresa e Tonino, e grazie all’Associazione Claudio
Mazzitello, che hanno creduto nel progetto Artemisia Absinthium ... non era
ancora successo in oltre dieci anni di canzoni. Grazie anche ad Andrey che mi
deve sopportare ogni volta e ogni volta è sempre l’elemento decisivo dei miei
concerti. Cariati Marina ricorda Claudio con grande amore, vi invito a cercare
le sue canzoni e a conoscere la sua storia … tutto il resto non serve”.
Ducolo
www.claudiomazzitello.com
http://www.myspace.com/giuseppeparise
Finalisti:
Alessandro
Ducoli
Gennaro
Esposito
Federico Ferrandina
Diego Greco
Kosmopolitan
Angelo Longo
Giuria:
Roberta
Barberini -
organizzazione MEI (Meeting Etichette Indipendenti)
Francesco
Villani -
compositore, strumentista
Francesco
Micocci -
editore musicale IT
Angelo
Di Martino -
produttore discografico
Amedeo
Furfaro -
critico musicale
Duccio
Pasqua -
conduttore "Notturno Italiano" (Rai International) e giornalista
"Il Giornale"
Paolo
Talanca -
critico della canzone
John
Vignola -
conduttore radiofonico (Radio 1) e giornalista musicale (Il Mucchio
Selvaggio, Vanity Fair)
Alessandro
Sgritta -
critico musicale
Gennaro
Ruffolo -
compositore, strumentista
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