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Le news corrispondono alle informazioni della pagina “home”

…. Qui trovate quelle precedenti …

 

14 febbraio 2015

 

DUE GIORNI A PRIMAVERA. L'attesissimo short-colossal del nuovo singolo del Ducoli! Con Sara Bonarossi, Cletus Cobb, Valeruz Velasco e La Pepita.

Diretto e montato da: Wladimir Zaleski. "After seeing that we decided to stop making movies". I fratelli Lumiere.  "King Kong is nothing compared to that!". King Bensley. "Quando Bach incontra Van Gogh: non è questo il caso". Goffredo Alberti Liberi (Musica Assoluta, Febbraio 2015). "Effetti speciali mai visti!" Arturo di Ponte Luci (Cinema e alcolismi, Ottobre 2015). "Sophia Loren è la nuova Sara Bonarossi". Marialuisa Archetti Bonelli (Petali di Cinema, Gennaio 2015).

La presentazione dell’album è fissata per il 14 febbraio prossimo al Teatro delle Ali  a Breno.

 

DIVANOMACHIA. Uscirà il 14 febbraio, in occasione del concerto al Teatro delle Ali di Breno (info e prenotazioni: www.teatrodelleali.eu, 0364.321431):

Il grande inverno (24 marzo 2008) - Quanto tempo (20 aprile 2011) - Collezioni infinite di cose (18 dicembre 2013) - I tuoi meravigliosi occhi (12 giugno 2013) - La goccia (5 luglio 2012) - Il gioco del silenzio (27 maggio 2013) - Ninna (13 luglio 2013) - Un pezzo di pane (11 maggio 2013) - Mille modi (27 giugno 2012) – Ciao ciao (5 luglio 2012) - Poco male (11 ottobre 2010) - Due giorni a primavera (19 marzo 2010)

Sarà disponibile in doppia copertina:

 

 

23 luglio 2014

 

DIVANOMACHIA. Il nuovo album è stato registrato ed è in fase di editing. Dovrebbe uscire il prossimo autunno anticipato dal video-singolo  Due giorni a primavera, girato da Vladimir Zaleski con Sara Bonarossi e Valerio Gaffurini. Questa è la scaletta provvisoria dell’album:

Il grande inverno (24 marzo 2008) - Quanto tempo (20 aprile 2011) - Collezioni infinite di cose (18 dicembre 2013) - I tuoi meravigliosi occhi (12 giugno 2013) - La goccia (5 luglio 2012) - Il gioco del silenzio (27 maggio 2013) - Capelli neri (2 giugno 2011) - Ninna (13 luglio 2013) - Un pezzo di pane (11 maggio 2013) - Mille modi (27 giugno 2012) – Ciao ciao (5 luglio 2012) - Poco male (11 ottobre 2010) - Due giorni a primavera (19 marzo 2010)

LUPITA’S PROJECT. Il nuovo album dei Lupita’s Project, WE ARE DONE, è in fase di registrazione lenta, ma concreta.

ILRESTO?. Boh.

VIDEO. Ecco alcuni nuovi video freschi freschi….:

Ti ti ti ti                               https://www.youtube.com/watch?v=9yV_R3uGZq0

Ridendo e Baciando         https://www.youtube.com/watch?v=EqjrokpawZQ

 

30 novembre 2013

 

 

1.      CAMUNIARAMA. Santo Drino compare nella compilation Camuniarama, curata da Franco Bruna e completa di numerose altre realtà artistiche tutte targate Valle Camonica.

2.      BICILINDRICA. Il Laccabue compare nella compilation "SOGNANDO LA CALIFORNIA -Bicilindrica - La rivista dei Guzzisti" curata da Tiziano Incani, alis "Il Bepi"..

3.      SELVAGGI BAND. Uscirà il dicembre prossimo Piombo, ferro e chitarre, il nuovo disco della Selvaggi Band in cui il Ducoli compare come autore dei testi (stay tuned).

 

 

 

 Il Bepi & The Prismas Piombo, ferro e chitarre - Album by Selvaggi Band - Apple Music

 

 

13 ottobre 2013

 

1.      SANDROPITECO. Il nuovo lavoro solista del Ducoli verrà presentato il 9 novembre prossimo presso l’auditorium di Villa Milesi a Lovere (BG). Il lavoro, strutturato in due volumi, comprende 22 nuove canzoni e sarà corredato da due videoclip: Sandropiteco (realizzato da Andrea Cominoli, Stefano Bianchi, Alessandro Massini Innocenti e Wladimir Zaleski), e Lo strano concetto di Alice (realizzato da Marzio Mirabella, Alberto Terrile, Ilaria Carpifoglio e Laura dalla Dea). Le fotografie sono di Fabio Gamba.

 

 

2.      VIDEO. In collaborazione con Alessio Kogoj e il Centro Teatro di Trento è stato realizzato il video di Il primo ballo.

 

 

3.      MAURO TONONI. Il Tononi ha pubblicato tre nuovi singoli scritti dal Ducoli per il suo progetto Arcobaleni Rossi. Potete ascoltarli su you tube e scaricarli in qualsiasi digital store: La bambina dispettosa, Cosa me ne frega dell’amore e Un sorriso.

4.      SELVAGGI BAND. Uscirà il dicembre prossimo Piombo, ferro e chitarre, il nuovo disco della Selvaggi Band in cui il Ducoli compare come autore dei testi (stay tuned).

 

21 aprile 2013

 

 

1.      SANDROPITECO. Sembra che sia quasi finito. Si è aggiunto alla ciurma dei musicisti anche il mitico Titti Castrini che ha suonato la fisarmonica in sei brani.

2.      MAURO TONONI. Il Tononi ha pubblicato due nuovi singoli scritti dal Ducoli per il suo progetto Arcobaleni Rossi. Potete ascoltarli su you tube e scaricarli in qualsiasi digital store: Capelli Neri e Bentornato Valentino.

3.      BOOKS. Venerdì prossimo saranno presentati nientemeno che due nuovi libri: Due identici racconti e Meridiani paralleli.

4.      ALTRO!!! E chi lo sa… Il Ducoli, ormai ufficialmente converitosi a FB, in collaborazione con Cosswho, riporta news più immediate sulla sua pagina personale. Mi spiace per quelli che non hanno il FB, ma comunque cercherò di tenere più aggiornamenti possibili.

 

7 febbraio 2013

 

 

AGGIORNAMENTI DEL SITO!!!!!. Aggiornare questo sito è sempre più un’impresa!

 

Il Ducoli sembra aver fatto la fine del suo caro amico Bolivar! Lo si trova sporadico In qualche assurda latitudine mentale.

Ad ogni buon conto (Guido Lavazza Dixit), ho aggiunto una pagina contenente i video più interessanti, ho aggiornato la pagina della discografia e quella dei free download (attenzione!!! Il Ducoli ha voluto mettere on-line, free, l’intero concerto Lurido LIVE; nonché LA RACCOLTA DI INEDITI, forse nemmeno quelli meglio riusciti, “POMERIGGI MAL SPRECATI” (contiene anche alcune cose tra le prime scritte il secolo scorso… ascoltasi “Clarice”, “Nessun Diavolo” o “Vecchi Rancori”!!!!)…

Il permesso di pubblicarle mi suona male, ma non so che dire… Così mi è stato chiesto.

Il resto, addirittura suonerie per cellulari (io vi consiglio quella di Mojita), lo potete trovare su tutti i Digital Stores musicali (quell’INDIPENDENTONE del Ducoli, ha regalato a Cromomusic più di metà del suo catalogo…). Ovviamente questa cosa sacrifica il libero ascolto di I Never Shot An Indie, ma, con zampata finale, sono comunque riuscito a rendere disponibili l’esplosivamente nerazzurra Zamorano Version di Giacinto, The Cure e la commovente Moana nella recente versione italiana …. (pare dedicata a “quella del Bolivar”!).

 

CIAO A TUTTI. Confesso di essere in dubbio…

 

PS. Dimenticavo… ho inserito anche la versione de “La canzone di Marinella” che Ducoli e Gaffurini avevano pensato di allegare alla versione “extra” della ristampa  di Brumantica… non ho il permesso ma lo faccio lo stesso. Il Faber perdonerebbe, chissà gli altri…

PPS. La Parte III del successo letterario “Il colore del romanzo è…” non verrà pubblicata. Chi la volesse scriva direttamente al Ducoli che vi invierà un comunissimo PDF… Il qui presente, aimè, l’ha letta… è molto cruda.

 

28 gennaio 2013

 

 

PERIPEZIE!!!!!. Uscirà giovedì prossimo, I Never Shot An Indie. Il nuovo disco dei Lupita’s Porject ha dovuto attraversare burroni, precipizi e inferni vari, ma è finalmente pronto e in stampa. Uscirà lo stesso giorno anche I Never Shot An Indian, triplo album che raccoglie Jokerjohnny I,  Jokerjohnny II e Easylove.

I due titoli sono stati preceduti dalla pubblicazione video dei singoli Today e Idolo del mio cane.

 

http://www.youtube.com/watch?v=CMF2xDLrR4A

http://www.youtube.com/watch?v=6DmbsJlz0wE

 

Per informazioni su dove reperirlo scrivete a baccoilmatto@libero.it Spero che il Ducoli eviti la sua abituale attitudine di regalarli…

HELP!!!!! PLEASE, PLEASE … ME!!!!

 

Maggiori dettagli sulla nuova peripezia di Cletus Cobb e dei suoi compagni di viaggio sono meglio descritte al link qui sotto:

 

http://www.ducoli.eu/live_file/Lupita's%20Comunicato%20Stampa%20-%20WEB.pdf

 

 

BOOKS. La carriera di scrittore del Ducoli ricevere consensi forse inaspettati. Alcuni titoli sono ancora disponibili presso: EDICOLERIA (Breno), EDIBI (Breno), DISCO STORY (Darfo), EDICOLA REBELOT (Sonico), EDICOLA CALZONI (Niardo), EDICOLA BAR VAIRA (Braone), CARTOLERIA NODARI (Esine), BAR PAPERO (Angone), BAR BAI (PIsogne), LIBRERIA PUNTO E CAPO (Pisogne), DUCA MINIMO (Alfianello), OSTERIA AL CANTON (Pieve Terzagni). Siamo attesa di altri magnati per proseguire la squattrinata avventura!!!!

 

SANDROPITECO. Il doppio album del Ducoli, è stato ultimato, ma verrà stampato non prima della prossima primavera.

 

FACEBOOK. Visto che il Ducoli si è finalmente reso conto che il Face Book non è da sottovalutare, vi ricordo che gli aggiornamenti più frequenti li potrete trovare alla sua pagina: http://www.facebook.com/alessandro.ducoli. Quanto meno, il sottoscritto (…), non dovrà più tribolare a estorcergli informazioni con il contagocce. Rimane comunque assodato che il sito, ve lo terrò comunque aggiornato.

 

BARTOLINO’S. Si vocifera che il Ducoli stia scrivendo un nuovo disco per i Bartolino’s e che sia in dirittura d’arrivo un progetto live! Mario Stivala sta curando tutti gli arrangiamenti live e ha scritto nuove musiche per le parole del Ducoli… Il titolo che sono riuscito a carpire nei discorsi confusi del cantautore è Prunella modularis… Chissà cosa succederà. A breve news più concrete.

 

WEB-STORES. Credo che siano disponibili su I-Tunes alcune suonerie per cellulare delle canzoncine del Ducolo. Dice di aver ceduto il suo intero catalogo gratis, ovviamente io consiglio Mojita!!!!!!!!!!

 

Il Centro Teatro di Trento, realizzerà un video per il Ducolo (onorato e commosso). Eccovi il comunicato stampa.

 

 

29 ottobre 2012

 

 

BOOKS. La carriera di scrittore del Ducoli comincia a ricevere i primi segnali di riconoscimento. Brebbiapipe ha infatti inserito Diario di un giovane fumatore tra i libri consigliati, segnalandolo addirittura nella propria homepage: www.brebbiapipe.it

Ho convinto il Ducoli, sempre refrattario a pubblicizzarsi come scrittore (dice: “i cantanti devono fare i cantanti e gli scrittori devono fare gli scrittori”), a costruire una pagina dedicata (Books). Keep on Rockin’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

FOCUS!!!! Ha recensito il libro “La vita non è acqua”: http://www.focus.it/community/cs/forums/thread/483249.aspx

 

VENIAMO ALLA MUSICA. Uscirà venerdi prossimo, il giorno dei santi, il primo singolo dell’imminente I Never Shot An Indie. Il singolo scelto è Today, ed è accompagnato da un video realizzato da Benjamin Thomas Manfredini (http://www.facebook.com/alessandro.ducoli?ref=tn_tnmn#!/pages/Benjamin-Thomas-Manfredini/439494772753437). L’uscita del disco sembra essere slittata a gennaio, ma i lavori di registrazione sono praticamente ultimati.

 

IL DUCOLI. Purtroppo assente per quasi tutta l’estate, abbiamo rischiato di perderlo (almeno nel suo ormai corroso cervello). Dice che deve prendersi ancora un po’ di tempo, per pensare e per capire, ma ha comunque scritto canzoni e racconti anche quest’estate, al punto che sembra imminente l’uscita di uno strano romanzetto dal titolo “Il colore del romanzo è…”, che non ho ancora capito se a firma sua o se lo ha rubato al suo amico di sempre Armando Bolivar. Qualcosa già si può sbirciare nella pagina books.

 

SANDROPITECO. Il doppio album del Ducoli, è stato ultimato, ma verrà stampato non prima della prossima primavera. Anche in questo caso, la brutta estate trascorsa, ha rovinato tempi e piani. Nel frattempo, un estratto del booklet del disco è stato pubblicato da Alberto Terrile, nientemeno che in Francia (libro da non perdere): http://www.jacquesflament-editions.com/54-sous-le-signe-de-l-ange.html.

 

FACEBOOK. Visto che il Ducoli si è finalmente reso conto che il Face Book non è da sottovalutare, vi ricordo che gli aggiornamenti più frequenti li potrete trovare alla sua pagina: http://www.facebook.com/alessandro.ducoli?ref=tn_tnmn#!/alessandro.ducoli. Quanto meno, il sottoscritto (…), non dovrà più tribolare a estorcergli informazioni con il contagocce. Rimane comunque assodato che il sito, ve lo terrò comunque aggiornato.

 

 

22 giugno 2012

 

 

BOOKS. La carriera di scrittore del Ducoli comincia a ricevere i primi segnali di riconoscimento. Brebbiapipe ha infatti inserito Diario di un giovane fumatore tra i libri consigliati, segnalandolo addirittura nella propria homepage: www.brebbiapipe.it

 

Ho convinto il Ducoli, sempre refrattario a pubblicizzarsi come scrittore (dice: “i cantanti devono fare i cantanti e gli scrittori devono fare gli scrittori”), a costruire una pagina dedicata (Books). Keep on Rockin’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

MIRKO!!!!!

 

 

 

20 giugno 2012

 

 

BAD NEWS! Cattive notizie sul fronte I Never Shot An Indie!!!!!!!! Mirko si è fratturato un braccio e avrà il gesso fino ad agosto! Che dire… LUPITA’S!

 

Ps. Per i live di quest’estate, in attesa del rientro di Mirko, previsto per il prossimo settembre, è stato arruolato nei Lupita’s nientemeno che The Meco, il drummer dei The Jones Bones.

 

SANDROPITECO! Il nuovo disco del Ducoli uscirà, quindi, prima del previsto (forse già a settembre). Eccovi la scaletta intera dell’album:

 

Vol. I L'ineluttabile interdipendenza tra pratica e teoria

 

Parte I.     Teoria della pratica

Depressione positiva

Fase lunare

Maldestro

Parte II.    Pratica del teorizzabile

Via Gruppini

Quattro bicchieri

Tutti i peccati mortali

Parte III.    Praticamente ateorico

Senza chiedere scusa

Un sorriso

Voi dell’Attento

Parte IV.    Teoricamente pratico

San Valentino

Nuvole a forma di fumo

 

Vol. II Il brodo primordiale è stato fenomenale

 

Parte I.     La mescola e il pentolone

Alcolnauta

Lo strano concetto di alice

Il naso del tuo cane

Sandropiteco

Parte II.    Il brodo delle giuggiole e quello della minestra

Uno scherzo

Santo Drino

Le case storte

Parte III.    Non passa al pentolone chi è passato dalla rete

Piccolo pesce

Luna di mezzogiorno

Lo strano esercizio della fantasia

 

 

31 maggio 2012

 

HOT.HOT.HOT.SUMMER! I Lupita’s Project sono in studio Completare la produzione di I Never Shot An Indie!!!!!!!! L’uscita è in programma per ferragosto (forse proprio il 15). Verrà presentato, sembra, in doppia data rivierasca (Rimini – Riccione) ancora da definite (COLD-COLD.COLD.MOJITO!!!!!). Confermata la scaletta dell’album:

 

Sad And Lonely Dolly

Sex Me

Today

Thirsty

Idolo del mio cane

Giacinto

Lady Mud

Lupita’s project

I Got To Kill

The Cure

Commercial Song

 

SANDROPITECO! Il nuovo disco del Ducoli ha subito un comprensibile slittamento per lasciar posto ai Lupiti. Uscirà in doppio volume (di cui il secondo già realizzato), il prossimo autunno. Eccovi la scaletta del secondo volume (quella del primo volume, che comprende 11 brani inediti è ancora segreta… il Ducoli non me la vuol dire):

 

Vol. II Il brodo primordiale è stato fenomenale

 

Parte I.     La mescola e il pentolone

Alcolnauta

Lo strano concetto di alice

Il naso del tuo cane

Sandropiteco

Parte II.    Il brodo delle giuggiole e quello della minestra

Uno scherzo

Santo Drino

Le case storte

Parte III.    Non passa al pentolone chi è passato dalla rete

Piccolo pesce

Luna di mezzogiorno

Lo strano esercizio della fantasia

 

ALTRO! … … … … … … … … …

 

 

14 aprile 2012

 

Succosissime news!

 

È uscito Clock Work Orangina! Il nuovo attesissimo album di Mané, scritto in collaborazione con il Ducoli e con Valeruz Velasco. La nuova fatica discografica di Mané costata quattro anni di lavoro e sacrifici (tra file persi, liricisti persi, arrangiatori persi e cantanti persi), ma è ora disponibile su qualsiasi piattaforma digitale (cose per gente informaticamente aggiornata), oppure direttamente su cd: potete chiedere informazioni su come averne una copia (indipendentemente dai vostri gusti musicali, si dice che il disco abbia proprietà taumaturgiche anche solo come oggetto) direttamente a Mané; oppure potete presentarvi sabato sera 14 aprile 2012 alla Cooperativa Valle di Lozio dal mitico Tone, o al Teatro Comunale di Sale Marasino (BS) venerdì 20 aprile prossimo per la presentazione ufficiale! Durante i concerti potrete trovare anche gli album che Mané ha pubblicato in collaborazione con il Ducoli, compreso l’ormai storico album Cromo Inverso e il fortunato Radio Wave. Non mancate e Keep on Rockin!!!!!!!!

PS. Il Ducoli e Mané stanno già lavorando al disco nuovo: Metropolis

 

In occasione del mondiale MotoGP-2012 che sta per iniziare, Mauro Tononi ha pubblicato un omaggio ai fans di Valentino Rossi: il video di Grande Valentino, girato a Tavullia in occasione della scorsa gara di Misano Adriatico con i fans di Valentino. Un saluto giallo a Tutti! Anche a ValentinoKeep on Rockin!

 

Il Ducoli è ingrassato 6 kg e raggiunto l’onorabile peso dei 104! Fate voi qualcosa perché io sono stato già più volte invitato a non rompere oltre!!!!!!!!!

 

Sandropiteco e I Never Shot An Indie, sono a buon punto! Il Ducoli ha preso peso ma sta perdendo cervello, non sa più dirmi cosa vuole fare di questi due nuovi lavori discografici. Sembra che i Lupita’s Porject presentino il disco a giugno, mentre Sandropiteco, è previsto in uscita a novembre (addirittura come triplo disco… la follia!!!!).

 

Nonostante i consigli dei più cari amici, il Ducoli continua la sua avventura di mediocre scrittore. Ha appena pubblicato il suo quinto libro Dopotutto si muore, ma nessuno se lo è filato. Fate qualcosa anche in questo caso… PS. Mi ha chiesto di costruire una pagina dedicata alla sua carriere di scrittore in questo sito, ma per ora mi sono rifiutato. Se non mi licenzia, tra qualche giorno avrete disponibile anche la pagina Tales and Novels.

 

 

4 marzo 2012

 

 

A Berlino, con Dalla e Bonetti, c’ero anch’io … era molto grande … ma meno di triste di come sono oggi. Ciao Lucio …

 

 

20 febbraio 2012

 

 

C’eravamo persi! Tra un concerto e l’altro, il Ducoli si è dato letteralmente alla macchia. L’ho beccato ieri e in un quarto d’ora magro magro, gli ho estorto le seguenti notizie:

 

1.      I Never Shot An Indie, il nuovo disco di Lupita’s Project di Cletus Cobb, è stato registrato! Non si sa come, dove e quando. Dovrebbe essere presentato a giugno e conterrà i seguenti brani:

 

Sad And Lonely Dolly

Sex Me

Today

Thirsty

Idolo del mio cane

Giacinto

Lady Mud

Lupita’s project

I Got To Kill

The Cure

Commercial Song

 

2.      Sandropiteco, il nuovo disco di Alessandro Ducoli, è stato rimandato! Il disco, che era stato inizialmente pensato come doppio, è stato in un primo momento ridimensionato ad un solo volume, la cui registrazione è ormai completata dal novembre scorso, e poi rimesso in carreggiata doppio-disco. Pare che il Ducoli abbia iniziato le registrazioni di questo secondo volume e che l’uscita del disco sia ancora da decidere.

 

3.      Tutto il resto, il Ducoli non se lo ricorda più.

 

 

E per finire, due ultime notizie preziose:

 

Mauro Tononi, imitatore ufficiale di Valentino Rossi, ha pubblicato il video di San Valentino, scritta dal Ducoli per l’album Pianeta Rosso:

http://www.youtube.com/watch?v=_mmRYN8NTKo&feature=youtu.be

 

Mané, in attesa dell’uscita di Clockwork Orangina, ha pubblicato il singolo The Kiss Milk, scritta insieme al Ducoli, in cui compare un ospite d’eccezione: Ivan Cattaneo!

 

 

1 dicembre 2011

 

 

Ci siamo! Esce domani pomeriggio la riedizione di Brumantica. Eccovi il comunicato stampa di Paolo “Crazy” Carnevale e le prima recensione-intervista a cura di Luca Morzenti:

 

BRUMANTICA IS BACK!

 

Forse è solo  una fantasia, ma scorrendo la lista degli ospiti che hanno contribuito alla realizzazione di questo piccolo grande capolavoro del Ducoli e ascoltandone il risultato, viene da pensare a uno studio di registrazione piccolo e avvolto nella Bruma, quella stesa Bruma cantata con sentimento nel brano che da il titolo al disco. Brumantica, è solo una delle tante idee geniali scaturite dalla mente iperattiva e magnifica di Alessandro Ducoli, l’idea che ci sia questa scienza che studia le brume e le nebbie è davvero originale.

 

Il disco, che ha visto la luce nel 2005, è nato dalla possibilità offerta a Ducoli dagli amici Paolo Filippi e Teo Marchese del Cavò Studio, che gli proposero di registrare un disco da loro usufruendo di quei mitici personaggi che popolavano lo studio, da Ellade Bandini ad Ares Tavolazzi, Tino Tracanna, Sandro Gibellini e tutti gli altri. Il risultato è un prodotto che a modo suo ha fatto epoca, per la sua immensa bontà, per i nomi coinvolti, un disco di nicchia forse, ma con un fiero manipolo di sostenitori appassionati. Nove canzoni ispirate alla terra, otto originali (Maddaluna, Blou, Brumantica giusto per fare solo tre titoli) e una cover totalmente reinventata della classica Canzone di Marinella del grande De Andrè.

 

Quello che forse aveva sempre penalizzato il disco era il fatto che la voce del protagonista rimaneva sepolta dietro gli arrangiamenti strumentali. Un peccato, perché la grandezza di Brumantica è dovuta innanzitutto ai brani che il Ducoli e Mario Stivala avevano composto per il disco. La voce istrionica del Ducoli e i suoi testi non ne venivano fuori come avrebbero dovuto. Ecco perché, a cinque anni di distanza, ci troviamo a riparlare di questo disco, che vede, anzi rivede la luce in una versione aggiornata. Non una ristampa nuda e cruda, ma una cosa come quelle dei grossi della musica, un “remaster” come si suol dire, con la voce portata avanti in modo da farci apprezzare maggiormente i contenuti, senza per questo mettere in secondo piano strumenti e arrangiamenti.  E a convalida del valore di Brumantica, ci sono anche tutti i brani originali in versione duo, col Ducoli accompagnato solo dal piano di Andrej Kutov, come sono stati eseguiti nei concerti degli ultimi anni. Qualche arrangiamento cambia, ma la sostanza resta quella: Brumantica è un disco che va oltre. Oltre tutto. E come extra bonus due demo, proprio come nei dischi dei fuoriclasse. E, a dirla tutta, il Ducoli, a modo suo, è un fuoriclasse: se nel giro di promozione del disco dovesse passare dalle vostre parti, non mancatelo!

 

Paolo Crazy Carnevale, Bolzano 27 novembre 2011

 

Il disco che ha probabilmente rappresentato la definitiva consacrazione artistica di Alessandro Ducoli viene ripresentato in questa nuova edizione graficamente rinnovata, completamente rimasterizzata ed arricchita con numerosi inediti.

La scaletta comprende alcuni dei brani che da tempo sono entrati a far parte delle hits che più caratterizzano le performance dal vivo del cantautore camuno - come “Un Piede Nella Fossa, Quall’altro Sulla Vanga”, “Nebbia E Sabbia”, “Tutta Colpa Sua” o “Perduta” - ma è sorprendente come a distanza di anni questo lavoro non abbia perso minimamente la magia musicale che lo caratterizza. Certo, con una simile équipe di musicisti sarebbe stato difficile non ottenere un risultato meno che eccellente (ricordo che sul disco hanno suonato Ellade Bandini, Ares Tavolazzi, Alessandro Galati, Fabrizio Bosso e Mario Stivala, ai quali si sono aggiunti Sandro Gibellini, Tino Tracanna, Paolo Filippi e Teo Marchese e - per questa edizione - Andrey Kutov, Francesco Chebat e Valerio Gaffurini), ma se la freschezza delle composizioni risulta essere ancora intatta è proprio per merito di questi artisti che non si sono limitati al compitino da turnista, ma hanno invece “sentito” le canzoni facendosi coinvolgere anche nel processo compositivo, ed è magnifico ascoltarli passare con imbarazzante naturalezza dal Jazz più soffuso e raffinato che costituisce la base su cui poggia l’opera fino alla delicata malinconia di “Lettera” od ai moderni ritmi di “Maddaluna”, per non parlare della cover de “La Canzone Di Marinella”, dove si lanciano in una jam memorabile che impreziosisce immensamente il voluto omaggio a Fabrizio De André (ed a chi storcesse il naso sull’opportunità di questa scelta invito a leggere Glen Faber, componimento in versi tratto dal libro La vita non è acqua: più che un tributo, un gesto di infinito amore).

Nove brani originali rimasterizzati, otto inediti riarrangiati per pianoforte e voce e due inediti per chitarra e voce: se tutte le riedizioni fossero così… Infinito.

Luca Morzenti, La Movida dicembre 2011

 

 

All’interno della vasta e multiforme discografia di Alessandro Ducoli, l’album “Brumantica” rappresenta probabilmente uno degli episodi più importanti, sia per l’allora nuova direzione musicale presa dal percorso artistico del cantautore camuno, sia per l’evidente qualità dovuta anche solo al livello assoluto dei musicisti coinvolti. A distanza di sei anni il disco esce in una nuova versione, rinnovata nei suoni ed arricchita con nuove, inedite tracce, come raccontatoci dall’autore brenese.

 

Vogliamo iniziare parlando dell’origine di “Brumantica”?

Il tutto nacque dal desiderio di ritornare a lavorare con Mario Stivala dopo la conclusione del tour di “Taverne, Stamberghe, Caverne”, in un periodo dove la Banda del Ducoli cominciava a mostrare qualche segno di stanchezza ed in cui sentivo un po’ la mancanza della firma armonica di Mario. Una volta ultimata una dozzina di brani - eravamo nel 2005 - ci recammo al Cavò Studio di Paolo Filippi per la preproduzione, dalla quale emersero i pezzi poi effettivamente finiti sul disco.

 

Un disco che ha visto coinvolto un cast di musicisti a dir poco stellare…

Il desiderio di avere una sezione ritmica composta da Ellade Bandini ed Ares Tavolazzi venne espresso quasi scherzando, e quindi lascio immaginare la sorpresa del giorno dopo nel sapere che avevano accettato di partecipare, perdipiù accompagnati da Alessandro Galati! Una volta in studio il gruppo si allargò ulteriormente, anche in maniera imprevista -  come nel caso di Fabrizio Bosso, che stava registrando un altro disco in una sala adiacente - e dopo una prima giornata dedicata alle prove ed agli arrangiamenti incidemmo tutto in diretta il giorno successivo, per poi impegnare un ulteriore giorno all’editing: praticamente, in tre giorni era tutto finito.

 

Davvero notevole!

Lavorare con simili professionisti è incredibile, e non nascondo che inizialmente ci sentivamo un po’ in imbarazzo a condividere lo studio con artisti di quel livello, con i quali però non ci fu nessun problema per portare a termine le registrazioni.

 

Quali furono le reazioni all’uscita del disco?

Sarebbe facile citare le critiche positive, anche alla luce di un prodotto valido sia per la qualità dei brani che - lo ripeto - per i grandi musicisti che contribuirono a realizzarlo. Piuttosto ricordo alcuni commenti un po’ acidi riguardo alla partecipazione di artisti così importanti, del tipo “chissà quanto li hai pagati”, come se fosse sufficiente pagare uno strumentista perché la sua prestazione si riveli efficace: i ricordi più belli di quei giorni in studio sono legati proprio all’entusiasmo, al coinvolgimento di tutti nel progetto, e probabilmente fu per questo che la constatazione di questa superficialità astiosa, di questi commenti ingrati rappresentò la conseguenza più evidente ai miei occhi, anche solo per il fastidio che allora mi procurava. Ciò non toglie che “Brumantica” resta uno dei lavori ai quali sono maggiormente legato.

 

Per quale motivo?

Soprattutto perché rappresenta il primo episodio di una trilogia proseguita nel 2008 con “Artemisia Absinthium” e conclusa lo scorso anno con “Piccoli Animaletti”, un progetto che mi ha impegnato per cinque anni e che ha voluto toccare tre temi come la terra, la botanica e la zoologia in un lungo processo compositivo.

 

Cosa ti ha portato alla decisione di pubblicare una nuova versione dell’album?

Quando il disco uscì ero soddisfatto del risultato, ma a distanza di qualche anno certe scelte non mi sembravano più così efficaci: da qui la decisione di intervenire sui brani dando maggior rilievo alle parti vocali rispetto alla prima edizione, dove erano gli strumenti ad avere un’evidenza più rilevante.

 

Quindi hai operato in fase di remixaggio?

Non solo. La canzone “Un Piede Nella Fossa, L’Altro Sulla Vanga” compare in una versione diversa dall’originale, una take inedita a suo tempo accantonata e dove il cantato è maggiormente orientato verso il ritmo piuttosto che verso l’interpretazione, mentre in “Lettera” sono state reincise le parti di voce e di pianoforte, in questo caso suonato da Francesco Chebat. Il CD contiene inoltre tutte le tracce - ad eccezione della cover di Fabrizio De André - in una versione voce/pianoforte, dove vengo affiancato da Andrey Kutov, e due brani (“Perduta” e “Maddaluna”) cantati con il solo accompagnamento della chitarra di Mario Stivala, il tutto con una nuovo packaging che include un libretto contenente testi, credits e foto delle sessions di registrazione.

 

Chi ha curato la parte tecnica?

Ovviamente Paolo Filippi e Teo Marchese del Cavò Studio, ai quali si è aggiunto Valerio Gaffurini per quanto riguarda le tracce inedite.

 

A proposito di progetti: stai lavorando a qualcosa di nuovo?

Quest’anno sono stato molto impegnato sul fronte live con i Lupita’s Project, la nuova formazione per la quale stanno prendendo forma nuovi pezzi che probabilmente andranno a finire su un album di prossima pubblicazione. Con il progetto Ducoli, invece, è già pronto il nuovo disco intitolato “Sandropiteco”, che dovrebbe vedere la luce fra qualche mese.

 

Cosa puoi anticiparci del nuovo lavoro?

È il primo disco completamente mio, nel senso che oltre alle liriche mi sono occupato anche delle parti musicali e della produzione. Sarà un album poliedrico, dai contenuti estremamente assortiti, e del quale sono davvero soddisfatto.

 

Quando e dove verrà presentata la nuova edizione di “Brumantica”?

Le date di presentazione sono state fissate il 17 Dicembre all’Upupa di Breno ed il 18 Dicembre al Caffè Letterario di Brescia.

 

Non sempre una reissue si rivela all’altezza delle aspettative, limitandosi ad una semplice rivisitazione sonora magari con l’inserimento di un paio di novità (tipo le spesso orribili Demo Version…). Nel caso della versione 2012 di “Brumantica” sono invece gli inediti a farla da padrone, caratteristica che rende questo disco stuzzicante sia per chi già possiede la versione originale, sia per chi vuole semplicemente avvicinarsi ad un grande album di musica italiana.

 

INOLTRE…  ALTRE NEWS, MA PROCEDIAMO, COME ORMAI D’ABIUTUDINE, PER PUNTI:

 

 

1.      Brumantica verrà presentato in diversi concerti previsti per dicembre, gennaio e febbraio. Ad accompagnare il Ducoli in questi live ci saranno Valerio Gaffurini (piano e organo), Matteo Cossu (basso) e Mirko Spreafico (percussioni) … sarà mica che rivedremo presto i Bartolino’s di nuovo in azione…? Il disco sarà disponibile on-line o lo potrete trovare al Disco Story di Darfo Bario Terme (BS) e ad Altri Suoni di Bolzano.

 

2.      È uscito il primo video ufficiale di Cletus Cobb, il fratello maleducato del Ducoli, realizzato in veste Lupita’s Project. Quasi con inconfondibile presunzione è stata scelta la canzone Like a Rolling Stones, dal disco I leave my place to the Bitches. La regia è stata curata da Bastiano Zichi e dallo stesso Cletus. Nel frattempo i Lupita’s hanno lasciato trapelare che a marzo potrebbe uscire il loro primo disco ufficiale, il cui titolo dovrebbe essere I Never Shot An Indie…attualmente in fase di registrazione.

 

http://www.youtube.com/watch?v=LQt-ngnFlAY

 

Buona visione!!!!!!!!!!!!!!!

 

3.      Altre cose… varie ma non del tutto ufficiali.

 

 

30 ottobre 2011

 

PROCEDIAMO PER PUNTI:

 

4.      Uscirà ufficialmente il 17 dicembre prossimo la riedizione 2011 di Brumantica (dovrebbe essere già disponibile dai primi di dicembre). Il cd è stato prodotto dal Ducoli e da Paolo Filippi e Teo Marchese del Cavò Studio di Bergamo; contiene, oltre alla versione remixata e rimasterizzata della prima edizione, una versione acustica in duo con Andrey Kutov prodotta da Valerio Gaffurini, due alternative takes prodotte da Mario Stivala. Sono previsti diversi concerti di promozione del lavoro, a cominciare quello del 17 dicembre al Pub Upupa delle Balote di Breno (BS), con aperitivo incontro con il Ducoli già dal pomeriggio presso il Disco Story di Darfo Boario Terme (BS). Come ormai d’abitudine, a parlarci in anteprima delle uscite discografiche del Ducoli, ci pensa il Dutchman:

 

(…)

Ducoli: vietato ai maschi tirchi maggiori di 18 anni. Ormai dell'Italia non mi stupisce più niente. Nemmeno l'assoluta indifferenza di cui “godono” le scorribande lirico-melodiche del Ducoli. Ieri mi ha mandato l'advanced della riedizione di Brumantica, dice che uscirà a fine dicembre. Gli ho chiesto se ce n'era bisogno e lui mi ha semplicemente risposto: «No.» Allora gli ho chiesto il perché, e lui mi ha risposto: «Ho finito le copie, mille.» Gli ho detto: «Ma ci sono voluti cinque anni per vendere mille magre copie di quell'autentico capolavoro!?» Mi ha risposto: «Per regalarli tutti! O quasi. E ci sarebbe bastato anche meno se non mi davo un minimo di contegno emotivo.» Gli ho  chiesto perché continua ad ostinarsi in questo ruolo del Borderline a priori… poi gli ho chiesto anche perché non si cerca un management… e perché non ha fatto alcuna promozione di un disco che meritava, forse, molto di più. Mi ha detto di averci provato: «Più di 200 copie buttate nel cesso… se li regalavo a qualche fanciulla era meglio. Risparmiavo anche i soldi del francobollo, e ci potevo ricavare almeno qualche piccolo bacio... se non un sacco di altre cose. Regalare dischi non rende ricchi, ma arricchisce il bagaglio di esperienze personali. E non è difficile scegliere a chi regalarli: le ragazze senza distinzione di casta, comprese le stronze; i maschi, senza considerare gli under 18 che comunque non c'hanno mai una lira, devi solo evitare i tirchi, perché non ti pagano nemmeno una birra, non ti offrono nemmeno un Toscano... nemmeno se glielo chiedi. Alla faccia del cameratismo.»

Non credo più a niente di quello che mi racconta il Ducoli, ma quello che racconta questo disco, scritto insieme al suo compare Mario Stivala, sono un sacco di cose. È un disco prezioso, e suonato da musicisti ancora più preziosi, che hanno saputo cogliere perfettamente lo spirito letterario che accompagna il lirismo assoluto del Ducoli. Lasciatevi cullare dal pianoforte di Alessandro Galati, dalla ritmica di Ellade Bandini e Ares Tavolazzi, dalla tromba di Fabrizio Bosso, dalla chitarra di Sandro Gibellini, dal sassofono di Tino Tracanna, e da tutto il resto. Non abbiate timori! Brumantica è un disco suonato da gente importante, che ha saputo capire l'importanza di queste canzoni.

 

PS. Se avete occasione di incontrare il Ducoli, ricordategli che con tutte le recensioni che gli ho fatto, non mi ha mai pagato nemmeno una birra, figuriamoci un Toscano… so che non è tirchio, è solo un poco distratto, ricordateglielo.

(…)

 

(Maximillian Dutchman. RockFiles n. 01. Porto, 8 ottobre 2011)

 

5.      Uscirà i primi di dicembre la compilation curata dal Bepi per aiutare Renato Visinoni intitolata Io so camminare (artisti bergamaschi, bresciani, milanesi e cremaschi insieme per Renato). Verrà presentato il 24 dicembre al Live Club di Trezzo sull’Adda e saranno presenti molti degli artisti che hanno dato vita alla compilation (Cristina Donà, Luf, Folkstone, Robi Zonca, Charlie Cinelli, Luciano Ravasio, Caponord, Stefano Galli, Pa & Ansia, Dr. Faust and The Coffee House Brothers, Italian Farmer e Ettore Giuradei, Lissander Brasca, Fraulein Rottermaier, Teo e le Veline Grasse). Ecco cosa è riportato sul volantino di presentazione del progetto:

 

Da un’idea del Bepi nasce questo progetto musicale per aiutare Renato Visinoni (leggi sul retro la sua storia). Un CD che non vuole essere solo “buono”, visto che tutto il ricavato andrà all’ Associazione Aiutiamo Renato, ma anche bello da ascoltare: mai prima d’ora s’era riusciti ad unire in un unico CD 17 tra gli artisti più rappresentativi delle rispettive province. Molti brani sono inediti, alcuni scritti addirittura per l’occasione! Nessuno ha voluto un euro…

 

(…)

Ciao. Mi chiamo Renato Visinoni. Sono nato ad Aarau in Svizzera il 14 maggio 1962 e sono cresciuto a Giubiasco (Svizzera) dove ho vissuto fi no ai trent’anni. In seguito mi sono trasferito con i miei genitori a Rovetta (Bergamo) dove ho aperto un bar con mio fratello tredici anni fa, dopo aver esercitato varie professioni (venditore, salumiere, pizzaiolo) perché non riuscivo a trovare un impiego come elettrauto, il mestiere che avevo imparato quando ancora abitavo in Ticino. Trent’anni fa sono stato vittima di un gravissimo incidente stradale ed i medici dovettero asportarmi la milza a causa dell’estesa emorragia interna. Ho comunque vissuto serenamente fi no alla notte del 23 dicembre 2009. Ero con la mia compagna. Ricordo che stavamo preparando  biscotti in un clima di gioia quando mi sono sentito poco bene e la febbre ha iniziato a salire. Alla mattina del 24 dicembre ho chiamato la guardia medica che ha ritenuto non opportuno visitarmi. A suo parere si trattava di una semplice influenza. Dodici ore dopo ero già in coma, intubato ed in fi n di vita all’Ospedale. Diagnosi: choc settico. Un batterio, un banale streptococco, si era intrufolato nel mio organismo causandomi una grave setticemia. Probabilmente avrei potuto evitare il tutto se fossi stato a conoscenza dell’esistenza di un vaccino preventivo per le persone senza milza, che riduce la possibilità di essere colpiti da questi batteri. Nessuno, purtroppo, me ne aveva mai parlato. Ho lottato tra la vita e la morte per molti giorni. I medici dissero ai miei cari che avevo pochissime speranze di sopravvivenza, eppure sono riuscito a superare il gravissimo stato. Ma ad un altissimo prezzo: ho dovuto dare il consenso per l’amputazione di mani e piedi perché necrotizzati. Ciò nonostante sono ancora al mondo e contento di esserci malgrado la grave menomazione che mi accompagnerà per il resto dei miei giorni. Sono felice di ciò che sono riuscito a fare sino ad ora, ma il percorso è ancora lungo. Devo imparare a gestire quattro protesi…. Chi entra nel mondo protesico ci resta a vita: le protesi necessitano di revisioni e sostituzioni frequenti. Il tutto, ovviamente, ha dei costi elevati!!! La mia esistenza è totalmente stravolta, ma per assurdo, grazie anche a chi mi è vicino, mi ritengo fortunato ad essere ancora vivo! Questa è la mia storia. Nessuno sa cosa la vita può riservare, ma l’importante è trovare sempre la forza di lottare per avere un’esistenza dignitosa nonostante le difficoltà.

(…)

 

6.      È uscita la riedizione di Cromo Inverso, il disco di Mané di cui il Ducoli è autore dei testi. Il disco è stato rimasterizzato e contiene, oltre a ricche alternative takes, un’anticipazione di Clock Work Orangina, il nuovo disco di Mané la cui uscita è prevista per il prossimo febbraio. Seguitelo nei suoi concerti!!!!

 

(…)

Parte da Roma il “Radioclock Tour” di Mané Attivo da quasi quindici anni sulla scena electropop italiana, l'artista porta in concerto il meglio del repertorio realizzato dal 2005 ad oggi, tra cui l'album cult “Cromo Inverso”, rivisitato e rimasterizzato per l'occasione, con alcune nuove versioni dei brani del disco con in più una vera perla: l'anticipazione di una canzone inedita intitolata “Pianeta luna” che fa parte del prossimo disco in uscita ad aprile 2012.

Durante le serate 2011 verranno comunque presentate in anteprima alcune delle nuove canzoni del nuovo disco “Clockwork Orangina”, e non mancherà il singolo “Rolls royce” che - ricordiamo - ha occupato la quinta posizione della classifica di Radiostore Italia Network della top 20 nel 2010. Anche se la punta di diamante sarà l'annunciato duetto con Ivan Cattaneo. Fino alla fine dell'anno Mané si esibirà live accompagnato dal suo service di fiducia e dalla sua tastiera elettronica, la “Sandy”! Il tour procederà poi un po' per tutta la penisola facendo tappa anche in locali storici come “Le Scimmie” di Milano. Pierangelo Manenti, in arte Mané, cantautore elettronico, electronic music producer e compositore, nasce a Brescia il 2 giugno 1976 e attualmente risiede a Provaglio d'Iseo, in Franciacorta. Inizia a sviluppare la sua passione musicale a 8 anni e si iscrive all’accademia musicale “Tadini” di Lovere, dove frequenta per cinque anni il corso di pianoforte. Scrive la sua prima canzone a 10 anni. Già membro di vari complessi pop-rock, nel 1995 produce il suo primo demo allo Scorpions Studio di Brescia.Nel 2000 produce il secondo demo all'Arki Studio di Paratico e nello stesso anno partecipa alle selezioni dell'accademia di San Remo aggiudicandosi il primo posto regionale. Nello stesso anno vince il primo premio della critica al Controfestival di Calstel Leone. Nel 2002 partecipa nuovamente al Festival di Castel Leone aggiudicandosi il premio della critica. Nel 2004 comincia a pensare alla realizzazione di "Cromo Inverso" che concretizza nel settembre del 2005.

Cromo Inverso è il suo primo vero disco. Sempre nel 2005 è tra i finalisti del Festival delle Arti di Bologna. Nel 2006 Mané è ospite di Percorsi Musicali Bergamaschi e apre il concerto di Ivan Cattaneo. Partecipa poi, sempre come ospite, al Future Live Music Concert dedicato a parte della nuova musica elettronica, oltre che ospite della manifestazione Art Around the Rock. Escono poi delle buone recensioni sul disco Cromoinverso tra cui quella di Salvatore Esposito della rivista musicale Jam.

Cromo Inverso” venderà nel primo anno dall'uscita 400 copie, un piccolo miracolo per una produzione indipendente.

Il 2007 vede Manè come ospite di Nistoc nella serata dedicata all'elettronica. Questa sarà anche l'ultima data del semitour organizzato per il disco Cromoinverso. A novembre esce Bang Bang, album dei DeeJay emergenti Control-C, dove Mané partecipa al progetto come autore e interprete per la canzone “Io No”, pezzo di chiusura del disco. Il disco toccherà il primo posto nella classifica di IDN Europa. Il pezzo resterà primo in classifica in Austria per un mese. Attualmente Mané sta ultimando il nuovo disco “Clockwork Orangina”, prodotto alla Factory-Studios con la partecipazione di Valerio Gaffurini e di Alessandro Ducoli nella produzione artistica. Dopo tre anni di silenzio forzato per problemi di salute nel 2010 Mané pubblica “RadioWave fm10” per festeggiare i suoi primi dieci anni da cantautore. Nel mese di febbraio il singolo di “Rolls Royce” occupa la quinta posizione della classifica nazionale di Radio Store Italia, davanti ad artisti come Ligabue e Vasco Rossi: un piccolo miracolo per un artista di nicchia come Manè.

(…)

 

(Liberazione 29 ottobre 2011)

 

 

7.      Sembra che i Lupita’s Project siano pronti per le registrazioni di Sex Me, il nuovo disco di Cletus Cobb. Non si sa nulla di più ma nel frattempo non perdetevi i loro live perché si vociferano cosa inaudite!!!!

 

8.      L’uscita di Sandropiteco è slittata alla primavera prossima. Uscirà in allegato al nuovo libro di Alberto Terrile, il fotografo Genovese con cui il Ducoli collabora dallo scorso anno. Verrà anticipato dall’uscita del video di Lo strano concetto di Alice, girato da Marzio Mirabella al castello della Coronata di Genova insieme a un gruppo di amici da non perdere!!!!!

 

9.      Anche Lo sbarco in Lombardia vedrà la luce nella prossima primavera…

 

10.  Un saluto a Marco Simoncelli… quando se ne va un Rocker la chitarra suona solo cose tristi!

 

 

18 agosto 2011

 

Dovete perdonarmi se è passata praticamente l’intera estate prima di darvi qualche nuova notizia. Ma il Ducolo, prima di congedarmi, ieri, con tutti gli aggiornamenti possibili mi ha detto queste parole: “Fai tu. Nel mio cervello c’è solo il puré … è credo anche che sia avariato”. Poco male, nessuna novità, almeno da questo punto di vista.

 

Vi riporterò per punti le news e gli aggiornamenti del caso….

 

1.      SANDROPITECO. Il disco è finito! Non si sa quando esce, ma si sa che il Ducolo e Alberto Terrile, straordinario fotografo con cui il Duolo collabora ad un progetto foto-discografico interamente dedicato a Lewis Carrol, hanno previsto l’uscita del lavoro per la prossima primavera! Questo è quanto. Forse quest’inverno verrà realizzato un video della song Sandropiteco (a cura di Andrea Cominoli), che dovrebbe anticipare l’intero progetto. Comunque, per quanto attiene il disco (spero di potervi pubblicare il download di almeno un brano nella prossima news), hanno suonato, insieme al Ducolo, l’ormai consolidato compagno di viaggio Valerio Gaffurini (vero deus ex machina?), e la sezione ritmica Paolo Legramandi e Teo Marchese.

2.      BRUMANTICA 2011. Sembra che sia imminente l’uscita della riedizione di Brumantica! Il Ducolo e Paolo Filippi del Cavò Studio hanno infatti ultimato la revisione del disco più acclamato del Ducoli. La nuova riedizione, oltre al re-mastering, re-mixing e re-pipping, includerà una versione interamente acustica che riporta la rivisitazione acustiva di tutte le canzoni del disco, come proposto in oltre cinque anni di concerti con il pianista Andrey  Kutov. Inoltre saranno presenti alcune versioni dub!!!! curate da Teo Marchese.Insomma… una super re-edition!!!!!

3.      PIANETA ROSSO. Il nuovo disco di Mauro Tononi è uscito da ormai una paio di mesi e sta raccogliendo consensi a iosa, e non solo nell’universo MOTOGP… A settembre il Ducoli sarà ospite di Mauro in una doppia avventura-concerto a Tavullia (2 settembre) e Pesaro (3 settembre) in occasione della presentazione del film Febbre Gialla, dedicato ai fans di Valentino Rossi. Leggi sotto…

4.      L’INFINITO E’ SEMPLICE. Il disco d’esordio di Alice Quarteroni, L’infinito è semplice, scritto dal Ducoli in collaborazione con l’immancabile Valerio Gaffurini e il chitarrista Christian Codenotti, riscuote consensi e lodi!!!!  Leggi sotto…

5.      QUART DE LUNA. La Selvaggi Band, che ha chiesto al Ducoli di partecipare ai testi del suo nuovo disco sta spopolando nei concerti estivi della provincia di Brescia e dintorni. Il Ducoli dice: “Sono più Selvaggi di me… è un onore aver scritto qualche testo per loro. Una vera e propria legittimazione!”. Leggi sotto…

6.      LO SBARCO IN LOMBARDIA. Il disco “edile” del Ducoli e di Andrey Kutov è pronto per essere registrato! Non so cosa stia succedendo… ho visto una copertina stratosferica realizzata nientemeno che da Luca Arru e ho sentito qualcosa della preproduzione. Che dire… un martello pneumatico! Credo che uscirà a febbraio ma non so niente di più perché il Ducolo quando parla del suo passato edile si commuove e si chiude a “riccio”!

7.      BIOCOSMOPOLITAN. Boris sta spaccando il … a tutti. Il disco che ha realizzato con il Ducolo è uno dei più acclamati nell’enturage jazz di quest’anno (leggete alcune recensioni qui sotto), e dopo concerti alle più diverse latitudini del mondo (dal Brasile alla Russia, passando per Fino del Monte), approderà a New York nella prima metà di settembre, dove verrà presentato in diversi locali della “Grande Mela”, compreso lo storico 55-BAR!!!!!

8.      LUPITA’S PROJECT. Non si mai nulla delle follie del Ducolo, figuriamoci quelle di suo fratello. Pare però che il Cobb sarà con loro in studio ad ottobre per la realizzazione del disco SEX ME. Non so niente altro, tutto è molto nebuloso…

9.      CLOCKWORK ORANGINA. Il nuovo disco di Mané è ormai completato. Verrà presentato il 23 settembre prossimo, o qualche giorno dopo (informatevi sul sito di Mané perché ci ho capito meno di voi). Il Ducolo mi ha detto: “C’è voluto un po’ ma era necessario. I maleducati avranno pane per i loro denti!”.

 

Quello è dimenticato è colpa del Ducoli… sorry. See you

 

PRESENTAZIONI!?!?!?!?!?!?!?!??!?!?!?!?!

 

SELVAGGI BAND-QUART DE LUNA (Disponibile anche in Digital Download)

Attivi da vent'anni sulla scena folk-rock bresciana, la “Selvaggi Band” si ispira alla canzone d'autore dialettale italiana, sia nelle sua forme più elevate che in quelle più guascone e scanzonate. Nelle loro canzoni si possono trovare riferimenti alla scuola milanese dei primi anni sessanta (Jannacci, Gaber, Svampa, Medici), ma anche alle più recenti forme della canzone dialettale dei bresciani Cinelli e dell'orobico Van De Sfroos. Piccoli episodi in forma di musica e parole, a costruire una storia che partendo dalla “Valle del ferro”, la Val Trompia, si spostano continuamente di latitudine per raccontare follie e romanticherie di personaggi e luoghi non sempre comuni. In questi ultimi anni li ho seguiti spesso nell'ambito della kermesse bresciana Goy de cöntala, a cui tra l'altro hanno sempre regalato grandi canzoni, e un loro nuovo disco di loro canzoni era comunque la cosa più attesa.

 

Il secondo lavoro discografico della Selvaggi Band segue il fortunato disco d'esordio En dialèt, rafforzandosi con collaborazioni di assoluto livello con l'Enrico Mantovani, Alessandro Ducoli, Valerio Gaffurini, Paolo Costola, Enrico Catena, Alberto Pavesi e Christian Rocco. Quàrt del Lüna è un lavoro completo, che segna un loro concreto salto di qualità, in cui gli schemi classici del folk-rock sono arricchiti dall'utilizzo di strumenti etnici e di ricerca sonora quali il baghèt, l'ocarina, i flauti, il mandolino e il ciarango.  La Selvaggi Band sta promuovendo le proprie canzoni esibendosi dal vivo nei più svariati contesti. Forti delle collaborazioni live con personaggi quali Davide Van de Sfroos, i Luf, Charlie e Alessandro Ducoli, propongono un Live Act di sicuro impatto emotivo, colorato da suoni e ritmi coinvolgenti.

 

 

MAURO TONONI-PIANETA ROSSO (Disponibile anche in Digital Download)

Dal successo della performance nella festa del Fan Club del pilota di Tavullia, fino alla partecipazione con lo stesso Valentino al Chiambretti Night, Mauro Tononi presenta il suo secondo album i cui contenuti celebrano la nuova avventura del pluricampione del mondo in sella alla gloriosa Ducati.

 

Il periodo seguente l’uscita di “46 Volte Uno” ha mostrato una costante crescita di Mauro Tononi, l’artista di Corte Franca ormai universalmente riconosciuto come l’imitatore ufficiale di Valentino Rossi. Dal successo della performance inserita nella festa del Fan Club del pilota di Tavullia, fino alla partecipazione in tandem (o sarebbe meglio dire “in sidecar”?) proprio con Valentino al Chiambretti Night, Mauro Tononi ha seguito un percorso sfociato in questo secondo album, che comprende alcuni dei brani già contenuti nel disco precedente unitamente a nuove canzoni, i cui contenuti celebrano la nuova avventura del pluricampione del mondo in sella alla Ducati, marchio simbolo del motociclismo italiano e mondiale. Già dall’openerValieno” è chiara la voglia di divertirsi e di suonare senza prendersi troppo sul serio, ma altrettanto evidente è l’evoluzione delle composizioni, più mature ed inserite in un contesto meno “leggero” rispetto all’esordio, a cominciare dalla confezione corredata da uno splendido libretto. Infine, un accenno ai videoclips. Dal mese di Febbraio è visionabile su YouTube l’accoppiata “Desmocucciolo/A Spasso Per Il Borgo”, video girati nella sede della Ducati Brescia il primo ed a Borgo Panigale il secondo (in una fredda e nevosa notte di Gennaio…), ed a breve verrà pubblicato il video di “Valieno”, con un Mauro Tononi protagonista in sella ad alcuni dei più bei modelli della storia Ducati.

 

ALICE QUARTERONI – L’INFINITO E’ SEMPLICE (Disponibile anche in Digital Download)

L’Infinito è semplice è il disco d’esordio di Alice Quarteroni, vero e proprio astro nascente della musica italiana. Sono stati gli stessi autori Christian Codenotti, Alessandro Ducoli e Valerio Gaffurini, a sceglierla come voce e anima di un disco di nove canzoni in cui il romanticismo è il vero e unico filo conduttore. Un concept album dove, il risultato finale da ragione ad ognuna delle scelte fatte, anche per quanto riguarda i suoni e gli arrangiamenti che, accanto alla necessità di mantenere un certo appeal radiofonico, non hanno trascurato ricerca e cura dei dettagli. Ed è proprio la voce di Alice, il dettaglio più cercato, è l’esatta quadratura del cerchio: forte e intensa, calda.

 

 

MANE’ – CLOCKWORK ORANGINA (Presto disponibile anche in Digital Download)

Icona vera della scena elektro-pop italiana, Mané ci regala un altro capitolo illuminato delle sue cupe ed ambigue atmosfere sonore. Clockwork Orangina segue a distanza di cinque anni il vero e proprio cult-album Chromo Inverso, aggiungendo ai temi romantico-lirici tipici dell’autore bresciano nuova ed autentica linfa vitale. Un lavoro di canzoni che, prendendo quasi solo apparentemente spunto dal capolavoro Arancia Meccanica (A ClockWork Orange), segna l’ennesimo punto a favore di un personaggio che non finisce mai di stupire.

 

Ad accompagnare Mané ci sono i suoi abituali compagni di viaggio Valerio Gaffurini e Alessandro Ducoli. Un team che meriterebbe davvero una più adeguata visibilità ma che, come afferma lo stesso Mané, si muove orgogliosamente nell’underground musicale, unico vero luogo in grado di mantenere libera ogni forma di espressione.  A questo punto non ci resta che seguirlo nei suoi elektro-pop concerti, accompagnato da marchingegni elettronici e dalla meravigliosa chitarrista Sandra Stefanoni.

 

26 giugno 2011

 

Prima di tutto, un ricordo ed un pensiero alle straordinarie emozioni regalateci da Big Man... nessun’altra parola.

 

Sono usciti L’infinito è semplice, Quart de lüna e Pianeta rosso. A breve nella pagina CD-Grafy le rispettive pagine… keep on rockin’!!!!!!!!!

 

Altre succose news, riguardanti sia Sandropiteco che Lo sbarco in Lombardia, ma attenzione, una succosa riedizione di Brumantica di cui il Ducoli non mi ha detto null’altro se non un remastering e l’aggiunta di alcune versioni alternative, saranno presto on line.

 

Bicosmopolitan continua a ricevere consensi:

 

The polyphonic vocal expertise of Italian artist Boris Savoldelli alters implications for the proverbial one-man band format. Although he receives assistance from revered session bassist/solo artist Jimmy Haslip, and some additional help from trumpeter Paolo Fresu—both appearing on selected tracks—it is Savoldelli who propagates the mesmeric performances. The vocalist uses electronics and voice overlays, and abides by a strong rhythmic process throughout Biocosmopolitan's sixteen pieces, spanning one to four minutes in length. He also benefits by possessing near perfect diction and a resonating pop-rock voice. Essentially, the album contains a succession of amalgamated themes and novel approaches.

 

Less experimental from an avant-garde perspective than Protoplasmic (MoonJune, 2009) (with guitar pioneer Elliott Sharp), Biocosmopolitan features numerous pop sensibilities via the artist's choral soundscapes, executed in various registers. Savoldelli fuses cheery and snappy grooves into the mix, and also inserts cartoonish sounds and lyric-less voice arrangements into memorable hooks. Haslip's impossibly fast bass runs on the title track anchor a soul-stirring vibe, while "Kerouac in New York City" is given jazzy overtones with Fresu's bronze-toned lines. Savoldelli articulates an imaginary world that intimates some sort of techno-heavy dreamland, but tempers the program during "Biocosmo," featuring his echoing acoustic piano work and sensitive balladry, while invoking a sense of loneliness.

 

The album includes two bonus tracks, one of which is a cover of Jimi Hendrix's "Crosstown Traffic." Salvoldelli closes out the proceedings with "Closin' Theme," with an English narration of the album credits atop a '50s-like doo-wop motif. Multifaceted and immensely talented, Salvoldelli elevates the singer-songwriter model into a nouveau cosmic delight.

 

(Glenn Astarita, All About Jazz, maggio 2011)

 

 

21 aprile 2011

 

Il ricco calendario live, comprese anche le date con gli ormai consolidati Lupita’s Project, non interrompono le produzioni di quel malato del Ducolo. È uscito infatti, in edizione segretissima, il libercolo Stai Comodo che, sottoposto a dura rilettura censoria (qualche anno fa gli “aforismi” caustici del Ducoli gli avevano creato un poco di problemi), è stato stampato in 40 sole copie che non ho ancora capito che destino avranno (il Ducoli si è censurato anche i pensieri e mi dice le cose a singhiozzi). Comunque vi terrò aggiornati se succede qualcosa.

 

Tra maggio e giugno usciranno rispettivamente L’infinito è semplice, Quart de lüna e Pianeta rosso. 

 

Il primo lavoro segna l’esordio discografico di Alice Quarteroni, talentuosa voce che ha interpretato nove brani scritti dal Ducoli (testi) e da Valerio Gaffurini e Christian Codenotti (musiche). Quart de luna è invece il secondo disco della Selvaggi Band in cui il Ducoli compare come coautore di alcuni testi. Il terzo album segna invece il ritorno di Mauro Tononi ad un anno dall’uscita di 46 volte uno. A breve vi metterò on line, file e informazioni più dettagliate.

 

Bicosmopolitan continua a ricevere consensi e, dopo il concerto di San Paolo!!!! In Brasile, Boris Savoldelli ha in programma una nuova serie di concerti in Russia. Nel frattempo continuano ad uscire recensioni entusiasmate:

 

La vena ironica sottile, stesa su un piano armonico inclinato da pendenze ora jazz, ora spudoratamente urbane (nel senso più nero del termine), poi lievemente avanguardiste e poi, solo poi, semplicemente pop, è il marchio di fabbrica di uno dei migliori vocalist attualmente in circolazione nel Vecchio Continente.

Boris Savoldelli non tradisce le attese, ad appena due anni dall'ottimo "Protoplasmic" - opera nella quale la fusione tra voce e musica continuava un percorso segnato dall'opera prima "Insanology" - e lo fa riscoprendo un'attitudine pop per un suono che resta comunque una sfida avvincente, un conglomerato sonoro in cui elementi contrastanti si fondono creando una sola, accattivante melodia.

Il linguaggio alla fin fine semplice (pregio dei pregi!) di un artista simile, è frutto di un lessico le cui regole - se ce ne sono - sono parafrasi sottaciute, vaghi ricordi di una grammatica che appartiene e interessa ad altri. Non a lui.

Ritmiche totalmente affidate alla voce si alternano a ospiti d'eccezione, quali ad esempio l'ottimo Paolo Fresu ("Concrete Clima" e "Kerouac In New York City"), le cui digressioni fusion con tromba e flugelhorn regalano a "Biocosmopolitan" quella dimensione notturna con la quale Savoldelli sembra giocare grazie a un abile fraseggio - suo vero e proprio marchio di fabbrica - che si sviluppa a strati senza che uno di questi prevalga sull'altro.

L'apporto di una leggenda come Jimmy Haslip nella title track ha, di contro, il potere di rubare la scena a una melodia vocale intessuta su trame blues e il cui dinamismo ricorda da vicino il debutto: quell'"Insanology" che aveva destato l'interesse di una certa critica che avrebbe poi fornito la spinta giusta a un ragazzo bresciano dall'aria innocua e l'ugola micidiale.

Se usciamo dall'ambito tecnico per un attimo, tra i pregi di Savoldelli c'è sicuramente quello di non prendersi troppo sul serio, di mettere piede in un'estetica surrealista, salvo poi saltare a piè pari in ambiti familiari a nomi come quello del Bobby McFerrin di "Hush", nel quale, a loro volta, le radici classiche si piegavano a un talento puro, folgorante, immediatamente riconoscibile. Savoldelli riparte da quelle coordinate per attuare e fare proprio un dinamismo esteticamente jazz ma quantitativamente "altro". "Altro" dal semplice canto a cappella, "altro" dalle semplici frenesie avanguardiste, "altro" dai canoni di una forma-canzone che su "Biocosmopolitan" non ha dimora e della quale, certamente, non si sente la mancanza.

Il contrasto tra melodia e sperimentazione rende l'album dell'uomo voice orchestra una perla rara in un ambito, quello dell'avanguardia, perennemente sbilanciato da una parte o dall'altra, ma che raramente riesce a stabilire un equilibrio su cui costruire ciò che per definizione "raggiunge prima degli altri".

Viene da sorridere nell'ascoltare l'azzeccatissima cover di "Crosstown Traffic" di hendrixiana memoria. Viene da sorridere perché la musica, per come la vede Savoldelli, è un affare fortemente e inesorabilmente serio.

 

(Alex Franquelli, Ondarock aprile 2011)

 

Au sens premier du terme, Boris Salvodelli propose une musique progressive en choisissant de présenter un album essentiellement orienté autour du chant, presque exclusivement composé de voix. En évitant le cliché de la chorale à la Pow Wow ou d'un Gospel niaisement fédérateur, la formation développe une musique réfléchie, orientée, osée, combinant derrière un seul chanteur au spectre vocal surprenant différents éléments de Jazz, Gospel, Soul, de chœurs, scats et voix se combinant pour créer une orchestration complète.


Entre chant Gospel rythmé et chorale lyrique plus linéaire, ce chanteur décidément impressionnant (du chant éraillé jazzy à la plus douce mélodie vocale) a su trouver un équilibre idéal rendant sa musique authentique mais également très accessible. La structure rythmique et mélodique de chaque titre se compose de B-Box et souvent de scat comme sur la jazzy "The Discordia" au chant plus engagé mais toujours optimiste.


Partageant son chant entre anglais et italien, parfois au sein d'un même titre comme sur "The Miss Kiss", un des meilleurs moment de l'album qu'un Buddy Holly n'aurait pas renié (même la trompette est jouée avec la bouche), notre chanteur propose une musique jamais lassante malgré l'absence d'instruments.

 

Absence n'est pas le terme le plus approprié puisque sur certains morceaux, on entend ponctuellement une basse véloce par exemple qui réhausse le côté Jazzy d'un "Biocosmopolitan" (brillantissime et en écoute ici) en proposant un solo brillant suivi d'une jam sur fond de chœurs hypnotiques, ou une trompette qui se promène sur le chant italien du très latino "Concrete Clima" et sur "Kerouac In New York City", sorte de Doo Wop enthousiaste au groove à la limite du Hip Hop. Sur le titre "Biocosmo", présent sous deux versions, l'une italienne l'autre anglaise, c'est un piano éthéré et émouvant, évoquant les gymnopédies de Satie, qui ouvre une œuvre développant des ambiances digne du Marillion le plus mélancolique (la voix y est pour quelque chose). Décidément l'un des grands moments de cet album.


Chaque instrument vient donc ancrer la couleur musicale du titre, réhaussant l'univers dépeint. Et puisque l'on est dans les comparaisons, pourquoi ne pas évoquer les chorales en canon d'unSpock's Beard sur "Dandy Dog" introduit par un Scat alambiqué (ou sur un "Crosstown Traffic" moderne aux voix distordues par quelques effets).


Le radiophonique et groovy "Is Difficult To Fly Without Whisky", au chant pourtant plus solennel, et "Love City", Gospel fédérateur original viennent confirmer la total réussite de cet album définitivement riche et solidement maillé. A Découvrir!

 

(Mr. Blue, Musicwaves aprile 2011)

 

http://www.distritojazz.es/2011/04/boris-savoldelli-bio-cosmopolitan/

 

http://www.lisolachenoncera.it/rivista/recensioni/biocosmopolitan/

 

 

 

12 marzo 2011

 

 

È uscito Bicosmopolitan (il Ducoli mi ha finalmente dato testi e fotografie per cui ho aggiornato la discografia del sito con una pagina dedicata).  Boris Savoldelli lo sta promuovendo ad ogni latitudine e sta raccogliendo una marea di consensi! Eccovi la prima vera  propria “valanga” di recensioni e un appassionato commento di Todd Jenkins, direttore della rivista di All About Jazz di New York:

 

"Boris, I got "Biocosmopolitan" in the mail yesterday and played it all the way through today. What an AMAZING album. Your creativity boggles the mind, and I love the way you layer sounds in ways both unexpected and comfortable. Brilliant, brilliant work"...

 

 

Un paio d’anni son passati da Protoplasmic ed è tempo per Boris Savoldelli di tornare ad esalare il suo vocalese sempre più duttile e dinamico. Nel nuovo Biocosmopolitan, terzo lavoro solista e secondo per la benemerita etichetta newyorkese Moon In June, il quarantenne bresciano sbriglia la sua tipica rielaborazione assieme cerebrale e divertita di topol jazz, gospel, soul e funk, mettendo in mostra una vena mai tanto black e groovy. Il tutto ovviamente strutturato sulla voce – stratificazioni a cappella, scat e beatbox - col prezioso aiuto del bassista Jimmy Haslip nella title track e della tromba di Paolo Fresu in Concrete Clima e Kerouac In New York City. Le quattordici tracce del programma sono un’immersione ubriacante nell’arte gioiosa e a tratti geniale di Savoldelli, una zona franca dove le coordinate si smorzano e confondono, s’impastano idiomi e s’incrociano forme (afro, blues, hip hop, pop, psych, musical...) con l’obiettivo di escogitare forme d’intrattenimento che stemperino suggestione, leggerezza e profondità. L’impeto luminoso quasi The Who di Lovecity, quella specie di Beatles in orgasmo Weather Report di Disarmonia ed il Quartetto Cetra spedito a New Orleans del singolo The Miss Kiss sono i momenti migliori di una scaletta deliziosa.

 

(Stefano Solventi, Sentire Ascoltare, n. 77 marzo 2011)

 

 

Finalmente abbiamo tra le mani il nuovo album di Boris Savoldelli, un disco che ho atteso a lungo. Quattro anni fa Savoldelli ci aveva impressionato con il suo debutto Insanology, un disco molto sperimentale e vario, dove il nostro mostrava le sue grandi qualità vocali, poi si è rifatto vivo con un disco molto acido condiviso col geniale Elliot Sharp, pura avanguardia, senza dimenticare che oggi Boris fa parte di un’altra formazione molto sperimentale, i S.A.D.O. coi quali ha già inciso tre album. L’attesa era stata interrotta dal singolo “The Miss Kiss”, con cui presentava anche il suo primo video e come b-side c’era una bellissima cover di “Dear Prudence” dei Beatles, “The Miss Kiss” con il video vengono riproposti in questo nuovo album.

Boris “Voice Orchestra” Savoldelli è un artista dalla voce spettacolare, che costruisce i suoi brani pezzo dopo pezzo, prima prepara le parti ritmiche che mette in loop, poi ci mette gli arrangiamenti con effetti vari creati tutti con la sua voce, che spesso creano atmosfere surreali piene di gusto e, infine, introduce le parti soliste, il risultato è tutto da ascoltare. Senza contare che spesso utilizza dei tempi dispari da mal di testa, come i cinque quarti e i sette ottavi.

 

A vederlo Boris sembra un eterno ragazzo, elegante, ma con un’aria scanzonata, l’occhio birbante e un sorriso contagioso, che riesce ad unire classe e spirito ribelle in un unicum tutto suo, una personalità solare, ma non priva di lati raffinatamente dark. Così è il suo nuovo disco, un’avventura divisa tra classe e biricchine zampate di sperimentazione, un disco che suona molto moderno, quasi urbano, non a caso è dedicato a New York. Il disco precedente Insanology, come abbiamo già sottolienato, era più sperimentale, Boris voleva colpire subito forte la fantasia dell’ascoltatore, oggi Boris è più rilassato ed ha scelto di concentrarsi maggiormente sulla composizione, quindi i nuovi brani sono molto più immediati e piacevoli da ascoltare. Il disco si apre con “Aria”, che ha delle armonie che sembrano scendere dai monti, un canto dal sapore corale, quasi naturalistico. La traccia successiva è quella che dà il titolo al disco, il territorio è più moderno, entra anche il basso di Jimmy Haslip, guest stellare che conferisce grande spessore al pezzo e produce un assolo da brividi, mentre Boris mette in campo tutte le sue doti espressive, gran bel pezzo, molto completo. Terzo brano, secondo ospite, Paolo Fresu alla tromba, certo che Boris sceglie con cura le proprie amicizie, brano simpatico, che unisce atmosfere americane da night club ad un pizzico di follia tutta italiana, umorismo e genialità insieme. In questo brano Boris è riuscito ad unire il suo lato più dark con quello light, ottimo il solo di tromba.

 

“The Discordia” è follia pura, Savoldelli si produce in un mix disarmonico da brividi, dimostrando un controllo pazzesco della voce e sono scintille, il mio brano preferito, bravissimo. Siamo solo al quarto brano e sono già conquistato da questo nuovo lavoro di Boris, che continua a carezzare i miei sensi con l’urbana “Kerouac in New York City”, dove torna Fresu, da gustare come la bibita… “rubata” dalla mosca biricchina. In “It’s Difficult to Fly…” Boris gioca con ritmi arditi e armonie che rimandano agli U2, voce calda e sensuale, altro ottimo episodio. “Dandy Dog” è un gioco ad incastro, perfetto per la voce duttile di Boris, che si diverte a scomporre le armonie e a ricomporle in modo divertente, nonostante le difficoltà del pezzo, per metà fuori di testa e per metà assolutamente geniale. Poi Savoldelli aggiunge un tocco di classe con “Danny Is a Man Now” e alla fine ci prende anche un po’ in giro, ma lo fa con la sua innata simpatia. “Biocosmo” ci presenta il suo lato più intimista e romantico, si accompagna da un piano minimale e canta una canzone senza le solite magie, ma sempre con grande intensità. E ancora “Lovecity” e la crazySprigstorm” dove il nostro tira fuori il suo spirito più guascone, ma ecco la già annunciata “The Miss Kiss”, un brano irriverente, malandrino, costruita su doppi sensi e magie vocali, il video poi è particolarmente divertente, ambientato in un night club degli anni trenta è ricco di situazioni e di personaggi simpatici, tutti amici di Boris che si sono prestati con grande entusiasmo e ne è uscito qualcosa di veramente bello, merito anche di un giovane regista emergente, Alessandro Romele, che ha messo molta passione nel realizzarlo. Nel finale emerge ancora il lato più folle di Boris, che imita una tromba e produce una serie pazzesca di versi, che sembrano fuori controllo, ma non lo sono. Il disco non è ancora finito, ci sono altre sorprese, ma vi ho raccontato già molto, il resto dovete fare lo sforzo di scoprirlo da soli.

 

Che dire, sono nuovamente entusiasta di questo artista, mi riesce difficile esprimere nuovi commenti dopo una recensione così lunga e impegnativa, Boris è un vero artista, non privatevi del piacere di ascoltarlo, porterà nella vostra vita una ventata di simpatia unita ad una tecnica di canto sopraffina, cosa volete di più?

 

(Rockimpressions, aprile 2011)

 

 

There are vocalists who prefer to create their own musical worlds rather than get stuck in the crosstown traffic snarls of mainstream rush hour. If they are good they bring us something new. If they are really good they can bring us joy. Boris Savoldelli follows his own muse. And he is really good at it. The new album, his third I believe, is his best yet. Biocosmopolitan (MoonJune 037) is what happens when the vocal brilliance of a Bobby McFerrin, Brian Wilson, Peter Gabriel, or Imogen Heap are transformed to Boris Salvoldelli's very original vision of what can be. And he makes it so. You get 16 very compelling tracks plus a bonus video.

 

This is vocal ensemble music for the most part, made by multiple tracking. Paolo Fresu joins on trumpet or fluegelhorn on two tracks; bassist Jimmy Haslip joins in on one cut; Boris adds his piano here and there; otherwise it's all vocals. His is a voice of great range and an unmistakable sound. Even more so his vocal arrangements are breathtaking--sometimes as a full band of vocalized instruments, sometimes as a Boris choir that jumps out of your speakers and captures your ears; sometimes both. His part-singing conception works beautifully. And he writes some very nice songs too. It's progressive jazz, it's prog rock, it's whatever you want to call it, doesn't matter. It's beautiful. Check out his vocal version of the Hendrix group in all its parts on "Crosstown Traffic" for starters. Then explore the many captivating originals. The artistry is way up there on the Grego-meter. No hype. This is how I feel. There is the joy of singing, the exuberance, the craziness, and the sheer artistry of Boris here in abundance. It will grab you, if you are like me. Highly recommended. You need to hear this. Seriously.

 

(Gappelgate, aprile 2011)

 

 

Il biglietto da visita di Boris Savoldelli sono le recensioni. Perché non sono di parte, sono aggrappate a un ascolto e a una passione: "Uno spettacolo sfavillante e musicalmente attraente" (Time Out New York); "una voce attraente, idee interessanti e soli eccitanti" (Howard Mandel-Presidente della American Jazz Journalists Association); "una voce che provoca gioia" (Seattle Times); "senza dubbio un genio" (Iouri Lnogradski Caporedattore di Jazz Russia Magazine e Jazz.ru); "uno spettacolo straordinario (All About Jazz New York); "un vocalist prodigioso (Ezio Guaitamacchi, direttore del mensile Jam); "un talento unico" (Vortex Jazz Magazine, UK); "la magia di una caleidoscopica vocalità e musicalità" (Il Mucchio); "una variante moderna di Bobby McFerrin e Al Jarreau" (IoPages Magazine Netherland); "uno dei cantanti più intriganti degli ultimi anni" (Arnaldo DeSouteiro - Jazz Station Records- New York); “semplicemente un cantante superbo" (Mark Murphy).

 

E qua interrompiamo un elenco che potrebbe andare avanti per righe e righe, come quei romanzi la cui mole terrorizza ma che quando scatta la lettura, avvincono e le pagine sono sempre poche, perché la parola "the end" chiude la porta delle emozioni. Boris Salvoldelli, classe 1970, bresciano, è un vocal performer affascinato da sempre dallo strumento voce e dalle sue straordinarie possibilità. Ciò lo spinge a una continua ricerca di nuove forme espressive-vocali. E questo suo nuovo lavoro Biocosmopolitan.

 

Dal vivo è un fenomeno e ha nel curriculum esibizioni storiche quali quella del settembre 2008 al The Stone di New York, il cui direttore artistico è John Zorn, i Vocal Solo Tour in Russia e Ucraina nel 2009 e 2010. e la partecipazione all'edizione 2010 dei festival Time in Jazz di Berchidda e Time in Sassari diretti da Paolo Fresu.

(Sky.it, aprile 2011)

 

 

 

Boris Savoldelli’s new release "Biocosmopolitan" is nothing short of a tour de force of vocal artistry. Listeners who are only familiar with the singer’s previous MoonJune CD – the edgy, shape-shifting "Protoplasmic" duets with guitar innovator Elliott Sharp – will be little prepared for the euphonious aural feast that awaits them on "Biocosmopolitan," which represents a new pinnacle for this unique and wholly engaging vocal performer. Besides the 16 tracks, the CD also includes a 8-minute long bonus video clip, "The Miss Kiss," which can be viewed here: http://www.themisskiss.eu/home.php?lan=en

In Italy, Savoldelli studied operatic vocal techniques with Simona Marcello and, more recently, in New York, he's refined his art with singers Jay Clayton and Mark Murphy. Savoldelli is also a member of the innovative avant jazz-rock combo SADO, and released the acclaimed solo album "Insanology" in 2008, a feast of inspired vocal-orchestral loop-layering, featuring a guest appearance by guitarist Marc Ribot, followed by "Proptoplasmic" (2009) on MoonJune. In both occasions, Boris Savoldelli appeared among the top male vocalists of the year in the Jazz Station Polls, placing 3rd in 2008 and 2nd in 2009. Since he didn't release a new album last year, he became ineligible in 2010.

"Biocosmopolitan" would be a remarkable album even if it were performed by a large ensemble of singers and instrumentalists, but the fact that these intricately layered songs were performed in real time by a single vocalist – apart from the brilliant contributions of Italian trumpet star Paolo Fresu on two tracks, fusion bass ace Jimmy Haslip (Yellowjackets, Sadao Watanabe) on another, Savoldelli’s own piano accompaniment on “Biocosmo,” and subtle use of sound-effects recordings – is difficult to believe.

Using only a microphone and a compact, customized setup of looping and sound-processing devices, Savoldelli constructs exquisitely crafted, self-contained sound-worlds replete with elaborate multipart harmonies, complex interlocking rhythms, and a panoply of globe-spanning musical influences old and new, ranging from vintage jazz crooning and calypso to Renaissance polyphony, R&B, South African mbaqanga choral music, psychedelic rock, Beat poetry, his native Italian folk heritage, and a sort of mutant doo-wop. Seldom has vocal music been heard that conjures both the Beach Boys and Stockhausen in the same track. What unifies all of these wildly varied influences is Savoldelli’s inimitable, outgoing musical personality.

Unlike "Protoplasmic," an improvised outing that explored what Boris refers to as his “dark” side, "Biocosmopolitan" is a much more exuberant and accessible affair, and presents the most complete portrait of Savoldelli as singer, composer, arranger, and sound manipulator to date. Deft use of looping enables the singer to accompany himself with a rich tapestry of choral and ‘instrumental’ sounds, as in his amazing emulation of longtime hero Jimi Hendrix’s strangulated, wah-fried guitar cries on a version of “Crosstown Traffic” like no other. Likewise, all of the sophisticated and entirely convincing drum and percussion sounds on "Biocosmopolitan" are produced by vocal cords, mouth, and lips alone.

While other singers have also emulated instrumental timbres using the human voice, none has taken this approach further or with such inventiveness as Savoldelli has on "Biocosmopolitan." With lyrics in Italian, English, and a nonverbal vocalese syntax of his own invention, "Biocosmopolitan" is continually enlivened by Savoldelli’s warm- hearted demeanor and infectious sense of humor, belying the worn-out stereotype that ‘avant-garde’ vocalizing is by definition strident and uninviting. This new album, scheduled for CD release in the USA on March 15, brilliantly demonstrates why Savoldelli has won over audiences throughout the world with his concerts of ‘one-man polyphony,’ while mapping out new frontiers for the human voice.

 

(Arnaldo DeSouteiro's, Jazz Station, marzo 2011)

 

 

 

Se appena mettete su questo disco vi vien da pensare: "questo tipo è pazzo", vuol dire che siete sulla buona strada. Sulla buona strada per capire che un po' lo è - ci perdonerà l'autore, sappiamo essere uomo di spirito (libero) - ma che un bel po' la sua pazzia è nella ricerca di un'anima multipla. Per trovarla utilizza la voce, come fa da diversi anni. Il disco infatti è frutto, quasi intero, della sua sola ugola, certamente coodiuvata dall'utilizzo di loop machine che serve a moltiplicarne gli effetti e le derive. Fresu compare in due brani e il dialogo è molto sentito e appassionato; Haslip e le sue corde elettriche in uno, mica uno qualsiasi, quello che dà il titolo all'album. Ancora una volta ospitato da un'etichetta americana, come lo era stato per "Protoplasmic" in duo con Elliott Sharp, Savoldelli evidenzia nel suo modo di rapportarsi all'estetica vocale un'infinità di inflessioni differenti ma non è certamente questa la peculiarità del lavoro. Il suo racconto è costruito a partire da pochi elementi narrativi e li ha elaborati fino a farne uno spazio contiguo a quello reale. In questo fantastico mondo c’è tantissima razionalità, c’è tutto il graffio morboso del compositore anche, la sua poetica visionaria. Colpisce Savoldelli, la sua elegia, al crocevia tra un cartoon, l’astrattismo, un film d’animazione. Per metà; l’altra parte è composta da immagini reali in continuo movimento dove affiorano simboli e archetipi, anche quando si siede al pianoforte in Biocosmo. Una specie di sogno

 

(Federico Scoppio, Musica Jazz, marzo 2011)

 

 

What a contrast Boris Savoldelli's Biocosmopolitan is to the vocalist's predecessor, Protoplasmic (MoonJune Records, 2009), which featured guitarist Elliot Sharp as his chief collaborator. While Protoplasmic was a brave dive into the experimental, Biocosmopolitan is a bright, infectious and singable work. The right balance of passion, delivery, and technology come together for 16 enjoyable tracks with brevity a main device, employed by Savoldelli, that helps maintain a constant sense of movement and flow.

The style is a sort of "modern sentimental." The lyrics bounce between English and Italian, and the basic mood is an upbeat one. Other than Savoldelli's vocals, vocal effects and piano, electric bassist Jimmy Haslip performs on the title track, while trumpeter/flugelhornist Paolo Fresu appears on "Concrete Clima" and "Kerouac In New York City." It is Savoldelli's multilayered vocals, though, that make him sound like an urban choral orchestra.

There is an absolute sense of humor flowing through the majority of the songs. Whether it be the sound effects of rain, the clapping hands of a crowd, or a scratchy LP record effect on a turntable accompanying the vocals, there is never a dull moment. The CD's only gray mood might be found in Savoldelli's English and Italian versions of "Biocosmo," which suggest some affection for the music of Radiohead. Jimi Hendrix's "Crosstown Traffic" is a welcome bonus track that grooves, surprisingly, without any guitar.

Move over Bobby McFerrin, Take 6, and Norah Jones; with Biocosmopolitan, Boris Savoldelli  has moved to the front of the line.

 

(Mark Redlefsen, All About Jazz – New York)

 

 

Here comes the light side! E non poteva essere più luminosa la parte solare e comunicativa di Boris Savoldelli, l'apprezzato vocalist camuno che con "Biocosmopolitan" dà finalmente alla luce il secondo atto del viaggio inaugurato con "Insanology". Ne ha fatta di strada Boris dal primo lp: una crescita vertiginosa, che lo ha portato a cantare in lungo e in largo, a sperimentare la sua 'dark side' con un colosso come Elliott Sharp, ad esibirsi anche in Russia e USA con responsi eccezionali.

"Biocosmopolitan" nasce in tale contesto: in un momento di crescita artistica e personale, di "collocazione" di alcune sicurezze, compositive ed esecutive, di incontri. Quello con Vic Albani ad esempio, che ha dato una marcia in più a Boris, facendogli lanciare una collaborazione con Paolo Fresu e Jimmy Haslip, ospiti in alcuni brani di questo effervescente album. "Biocosmopolitan" non fa che riprendere la formula del predecessore migliorandola e potenziandola: un melange accattivante di jazz, funk, rock, blues, latin e minimalismo tutto concentrato nella poliedrica vocalità di Boris.

L'elemento chiave è il divertimento: che Boris gioisca nel giocare sovrapponendo e avvolgendo linee vocali, che sia deliziato con la sua loop station che ripete e divora ritmi e suoni, è evidente, ne sono contagiati Haslip nella title-track e lo stesso Fresu in "Concrete clima". Le comprensibili ingenuità di "Insanology" scompaiono in favore di una visione più matura - sempre "circolare" e mantrica - dei brani, come dimostrano "The discordia", "Dandy dog", le deliziose "Danny is a man now" e "The miss kiss" ma anche "Biocosmo", un esperimento voce e piano inedito per Boris.

La piccola orchestra vocale colpisce nel segno: bentornato Boris!

 

(Donato Zoppo, Movimenti Prog, Marzo 2011)

 

 

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Cresce l’attesa dell’uscita di Pianeta Rosso, il nuovo disco dedicato a Valentino Rossi che il Ducoli e Valerio Gaffurini hanno realizzato con Mauro Tononi. Dopo la partecipazione di Mauro al Chiambretti Night, dove ha dettato con Valentino in una spassosissima intervista, sono infatti in di realizzazione i brani Valieno, San Valentino e Motomorfosi, che completeranno la scaletta del nuovo disco con le canzoni già disponibili on-line A spasso per il Borgo e Desmocucciolo (http://www.youtube.com/watch?v=GMrlkdSuOrM). Aggiornamenti sulla data ufficiale di uscita del disco, prodotto in collaborazione con Ducati Brescia, saranno disponibili a breve (si parla di sabato 30 aprile)… Keep in touch!!!!!!!!!!!

 

 

4 febbraio 2011

 

Boris Savoldelli ha ufficializzato la data di uscita di Biocosmopolitan: 12 marzo 2011. Il disco di Boris, di cui il Ducoli ha curato la parte lirica, verrà presentato lo stesso giorno al Bar Bai di Pisogne (BS). Appena il Ducoli mi manda i testi e qualche notizia in più di questo disco, di cui si parla ormai da quasi un anno, vedrò di fare una pagina dedicata, nel frattempo tutte le eventuali informazioni che vi mancano le trovate sul sito di Boris.

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Mauro Tononi, voce ufficiale di Valentino Rossi, pubblicherà su il 16 febbraio prossimo il cortometraggio “A spasso per il Borgo”. Realizzato con la Angiolinoss Film, potrete scaricarlo direttamente dal sito di Mauro. Il corto contiene le due canzoni Desmocucciolo e A spasso per il Borgo, scritte dal Ducoli per il progetto Pianeta Rosso, il nuovo disco di Mauro dedicato al passaggio in Ducati di Valentino Rossi. Il nuovo disco, che segue l’acclamatissimo 46 Volte Uno

 dello scorso anno, dovrebbe uscire con l’inizio del prossimo mondiale e conterrà nuove canzoni “a due ruote” e il singolo Valieno che si preannuncia esplosivo.

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È uscito Uomo nel Tempo, il primo disco dei The Groove, la band di Mario Stivala, chitarrista storico del Ducoli. Nel disco, che sette brani inediti scritti da Mario, ci sono anche La Malura e Una nuova città, dall’ultimo disco del Ducoli Piccoli Animaletti.

I THE GROOVE (Dario Morandini voce e chitarra, Mario Stivala chitarra elettrica, Roberto “Bibi” Angelico Basso e cori, Gabriele Stivala Batteria) nascono nel 2006 avendo come unica finalità quella di incontrarsi settimanalmente tra amici per fare musica insieme. I componenti della band provengono da esperienze musicali le più diverse (dal jazz alla musica classica, dal “liscio” alla musica corale-popolare), ma tutti sono accomunati dalla passione per il rock.

All’inizio dell’esperienza, i The Groove si sono orientati verso un repertorio di “cover” di gruppi rock anni ‘70/’80 (Rolling Stones, Eagles, Creadence Clearwater Revival, ecc.) ed iniziando l’attività live in alcuni locali della Vallecamonica. Solo nel 2010 i The Groove hanno cambiato rotta, intraprendendo un progetto nuovo finalizzato all’incisione del loro primo lavoro discografico dal titolo UOMO NEL TEMPO. Questo prodotto nasce dalla vena creativa di Mario Stivala che ha composto musica e testi di quasi tutti i brani del cd e dalla voglia di tutti i componenti di misurarsi in un’esperienza più complessa ed impegnativa come l’incisione di un album. Il disco è autoprodotto, nel senso che la registrazione ed il mixaggio dei brani sono operazioni effettuate “in casa” mediante strumentazioni e software complessi, evitando, però, l’utilizzo di sale di incisione e l’ausilio di tecnici del suono esterni. Tale scelta, unitamente alla volontà di non servirsi di produzioni e/o etichette discografiche, ha favorito la “rilassatezza” nel portare a termine il lavoro, aspetto, questo, fondamentale, soprattutto se si considera che per quasi tutti i componenti della band si è trattato della prima esperienza discografica e che, dal punto di vista lavorativo, i The Groove sono quattro professionisti nei più svariati ambiti (medico-Mario, legale-Gabriele, informatico-Dario e imprenditoriale-Bibi).

Invece, l’esperienza in questo senso maturata da Mario Stivala (che ha collaborato con musicisti del calibro di Alesandro Ducoli, Ellade Bandini, Ares Tavolazzi, Andrey Kutov, Archie Buelli ed ha frequentato assiduamente le sale di incisione) ha contribuito a facilitare l’approccio all’incisione degli altri componenti. L’album “Uomo nel tempo” contiene sette brani tutti composti, musica e testi, da Mario Stivala tranne “La Malura” e “ Una nuova città” che vedono la collaborazione di Alessandro Ducoli. I pezzi che compongono l’opera hanno sapori diversi che vanno dal rock più classico a ballate coinvolgenti, fino a brani particolari e ritmicamente coinvolgenti come “Nero prevedo”; tutti i testi sono rigorosamente in italiano.

Per l’uscita di “Uomo nel tempo”, che –lo si ribadisce- è un lavoro integralmente autoprodotto, è stato determinante il rapporto di amicizia che si è instaurato con l’ing. Paride Gregorini (patron di OPRAH SOA SPA di Pian Camuno), il quale si è fin da subito appassionato al progetto discografico e ha contribuito in maniera essenziale (e non solo dal punto di vista economico) all’esito del progetto. Il tour “Uomo nel tempo-Live”  ha preso il via il 28 gennaio 2011 dal Martini Lounge Cafè di Boario Terme. Nella preparazione del tour, i The Groove hanno puntato, oltre che sulla qualità tecnica della performance, anche (e soprattutto) sul perfezionamento e sulla personalizzazione del sound, ritenendo fondamentale che il pubblico possa ricevere emozioni non solo dal contenuto (musicale e testuale) dei brani, ma anche dal “groove” –inteso come sensazione, feeling emozionale, vibrazione- derivanti da un mix curato di volume, livello e pulizia del suono.

Le aspettative riposte in questo primo lavoro, lungi dall’essere rappresentate da elementi di carattere meramente economico,  sono rivolte alla possibilità di concretizzare un sogno: quello di uscire dai limiti territoriali della Valle per potersi far conoscere anche fuori dalla Provincia. E non è poco!

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Non si capisce ancora nulla di cosa stia combinando il Ducoli con Sandropiteco, che si vocifera essere stato completato, e Lo Sbarco in Lombardia. Nel primo caso credo che il Ducoli stia cercando di risparmiare due soldi per stamparlo con una delle sue solite confezioni da suicidio finanziario; nel secondo caso sembra addirittura che Andrey Kutov stia realizzando gli arrangiamenti per registrare in studio l’intero lavoro (sembra con ospiti come sempre di prim’ordine). Vi terrò aggiornati perché a breve dovrei avere notizie certe.

4 dicembre 2010

Sembra che “Lo sbarco in Lombardia”, il lavoro a quattro mani scritto dal Ducoli e dal Kutov, verrà realizzato per questa primavera. Sono voci che circolano e vedrò di aggiornarvi appena si conosce qualche dettaglio in più.

Sandropiteco è proprio a buon punto…. Il disco uscirà pubblicato in allegato ad un lavoro che il fotografo Alberto Terrile sta realizzando alla Coronata di Genova. Vi terrò aggiornati perché questa collaborazione è nuova di zecca e tutti e due non si sbilanciano fino in fondo. In ogni caso il Vol. II di Sandropiteco, “Lo strano concetto Alice”, è davvero quasi finito, eccovi almeno la scaletta dei brani:

SANDROPITECO Vol. II – Lo strano concetto di Alice

Lo strano concetto di Alice

Sono il naso del tuo cane

Uno scherzo

Sandropiteco

Santo Drino

Le case storte

Luna di mezzogiorno

Piccolo pesce

Lo strano esercizio della fantasia

Questa sera a Brescia, alla Nave di Harlock, Pierangelo Manenti in arte Mané, presenta Radio Wave, un Ep prodotto per festeggiare dieci anni di carriera. Il Ducoli e Valerio Gaffurini, che con Mané hanno realizzato Cromo Inverso e stanno  completando ClockWork Orangina, saranno ospiti sul palco.

Uscirà venerdi prossimo per Edizioni Latakia, il nuovo libercolo del Ducolo “La vita non è acqua”. Verrà presentato presso la Vineria di Tirano venerdì prossimo con annesso concerto dei Lupita’s Project.

Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Libro

In questo volume Alessandro Ducoli raccoglie gli scritti frutto del lavoro di quattro anni in un’autobiografia romanzata e venticinque brevi racconti, dove parla di sé, della sua vita e delle sue esperienze, mettendosi in gioco senza alcun timore. Un libro che, come un prezioso whisky, va sorseggiato lentamente, lasciandosi guidare dalle emozioni di un artista che non finisce mai di stupire.

(…) Strano personaggio il Ducoli. Arrivato al suo quarto romanzo e ben oltre la decina di album di canzoni, questa volta ci offre un viaggio decisamente romanzato nell’universo dell’whisky, ovviamente osservato dal suo caleidoscopico punto di vista. Appassionato, esplosivo, commovente, rabbioso, gioioso e irriverente!(…)

(Luke Mac Allen. Whisky’s world n. 812. Glasgow, 24 novembre 2010)

Il Ducoli ha collaborato con la Selvaggi Band alla scrittura di alcune canzoni che compariranno nel loro nuovo disco in uscita per il prossimo febbraio: Quart de Lüna. Questa settimana usciranno in anteprima due brani (Il Gabbiano e Còpel) rispettivamente sulle compilation Goy de Cüntala e Il Natale nelle Pievi. I brani sono stati realizzati con la collaborazione di Enrico Mantovani  e di Valerio Gaffurini.

Il Gabbiano

Scivola il vento tra le case e la scuola

Scivola ancora mette quasi paura

Vola il gabbiano vola via da occidente

Libero è l'orizzonte, ora… io non ho più paura

 

Tutto può diventare come polvere e fango

Passa da Montenero, passa via dal Rio Grande

Voce della foresta, voce nella tempesta

Cantami una canzone, ancora… c'è una luce di festa

 

Bambino del mondo, anima della terra

Figlio e maestro, hai condannato la guerra

L'hai guardata passare sulle onde del fiume

Come il grande guerriero, amore… com'è grande la luna

 

Nos pertenece”, padre nostro fratello

Astro della manhana sarà dolce la stella

Nella notte dell'inverno… dentro questo orizzonte

Vola come il gabbiano, ancora… vola verso occidente

Copèl

Còpa 'l frànghen, còpa 'l mànghen

Còpa 'l gat e còpa 'l mat

Còpa l'òrghen e po' a la mèrla

Còpa 'l vècio co' la zèrla

 

Còpa 'l ciòt e l'amaròt

Còpa 'l prét e còpei  töch

Còpa  'l Franco e po' la Franca

Còpa  'l mut… te l'ìe diìt…

 

Tira té che tire a mé

Tràga drìt e tràga ‘htort

Bim, bum, bam, ghe tire a mé

pim, pum, pam, tiròm èn dù

 

Còpa 'l gal e còpa 'l mal

La Marisa e 'l ho Tunì

Còpa 'l treno e la farfisa

Còpa 'l vènto e copa 'l hi

 

Còpa 'l pic e 'l cùa longa

Còpa  'l hààt e 'l ciàpa onda

Còpa 'l làt e po' 'l fiurìt

Copà 'l carèt e po 'l hambüc…

 

Tira té che tire a mé

Tràga lonch e tràga cürt

Bim, bum, bam, ghe tìre a lü

pim, pum, pam, tiròm èn dù

 

Fàga fà chèla borèla, burlà detèr la padèla

Faga fa l'ultimo salto, fai un salto e fanne un altro

… e Viva Secula Seculorum… brutto diavolo cattivo…

… per Omnia Popula Populorum… tiragli ancora se resta vivo…

 

Còpa 'l sciòr e po' la sciùra

Còpa 'l vèrem… còpen dù

Còpa 'l mórt e còpa 'l dùrt

Còpa 'l ciòc e l' lingerù

 

Tira té che tire a mé

Tràga hùra e tràga hòta

Bim, bum, bam, ghe tire a lü

pim, pum, pam, tiròm èn dù

Fàga fà chèla borèla, burlà detèr la padèla

Faga fa l'ultimo salto, fai un salto e fanne un altro

… e Viva Secula Seculorum… brutto diavolo cattivo…

… per Omnia Popula Populorum… tiragli ancora se resta vivo…

Sparagli

Fringuello, sfigato, gatto, matto, pirla, merlo, vecchiaccio con la gerla, chiodo, verdone, prete, Pintossi, Franco w signora,  monte, gallo, maligno, Marisa e consorte, treno e farfisa, vento, porcello, piccone, codalunga, rospo veloce,  latte e al fiordilatte,  carretto, sambuco, padrone e singora, verme, morto e tordo, ubriaco, Ducoli, Valerio Gaffurini … Spara! Sparagli a tutti!!!!

11 novembre 2010

Dal 30 novembre 2010  sarà in libreria, ma potrete trovarlo anche on line, Di Tempo e Terre  ( ed. Zona) di Ninì Giacomelli. Racconti poesie e canzoni  che occupano uno spazio di vita lungo quasi quarant'anni. L'autrice sarà presente al MEI di Faenza  sabato 27 novembre 2010  dalle ore 15  alle 16. Nel CD allegato al libro  sono contenute canzoni, quasi tutte inedite,  cantate  da: Ornella Vanoni, Alberto Patrucco, Joan Isaac, Peppe Voltarelli, Alessio Lega, Stefano Covri, Sismica, Franco Bertoldi, Alessandro Ducoli.

Il Ducoli, onorato di essere stato coinvolto nel progetto dalla stessa Ninì, ha cantato il brano “Se mi porti un fiore”. Arrangiato e suonato in compagnia di Valerio Gaffurini. DA NON PERDERE!

Sandropiteco è a buon punto….

12 ottobre 2010

Salvatore Esposito sulle pagine di http://blogfoolk.blogspot.com/ riprende e aggiorna un’intervista “aperta” al Ducoli e completa le recensioni che riguardano tutti i suoi ultimi dischi.

RECENSIONI:

Ducoli – Artemisia Absinthium

Artemisia Absinthium è uno dei dischi più intriganti di Alessandro Ducoli, non solo dal punto di vista musicale ma anche da quello concettuale. Infatti, seguendo una rodata e per altro fortunata abitudine il cantautore camuno ha corredato il disco di una novella, presente nel booklet, con la particolarità che gli stessi brani sono parte del racconto, in un alternarsi di letteratura, poesia e musica. Al fianco di Ducoli, per l’occasione ci sono i Bartolino’s un quartetto molto versatile dal punto di vista musicale, composto da Andrey Kutov (piano), Mirko Spreafico (percussioni), Alessandra Cecala (contrabbasso) e Mario Stivala (chitarra). L’ascolto ci regala sette brani di ottima fattura, nei quali si apprezza l’eleganza degli arrangiamenti e del songwriting di Ducoli, che in questo caso dimostra ancora una volta di saper dosare alla perfezione tutti gli stilemi tipici del cantautorato italiano. A brillare in modo particolare sono brani come Meridiana, in cui spicca l’ottima ritmica e l’intreccio tra la chitarra di Stivala e il piano di Kutov, e Artemisia nella quale riscopriamo un Ducoli intimista, capace di trasmettere a cuore aperto i suoi sentimenti all’ascoltatore. Nel complesso piaccio in modo particolare i testi, nei quali Ducoli si sbizzarrisce nel trovare soluzioni poetiche sempre sorprendenti come nel caso de L’Armistizio, il cui ritornello ad uncino è tra le cose più belle ed interessanti del disco. Sebbene duri solo ventisette minuti, Artemisia Absinthium è un disco completo, che va ascoltato bene, anche alla luce dell’imprescindibile racconto che lo accompagna.

Ducoli – Piccoli Animaletti (Autoprodotto)

Piccoli Animaletti è l’ultimo disco in ordine di tempo della sterminata discografia di Alessandro Ducoli, e per certi versi può dirsi un evoluzione del metodo di lavoro utilizzato per Artemisia Absinthium, ancora una volta infatti ad accompagnare i brani, c’è una raccolta di racconti collegati ai vari brani. La differenza sostanziale risiede però nella band, una sorta di Bartolino’s evoluti con l’inserimento di ospiti speciali del calibro di Ellade Bandini (batteria), Max Gabanizza (basso) e Michele Gazich (violino). A legare i vari brani tra loro è la tematica comune, delle condizioni degli animali in gabbia, uomini compresi, che Ducoli descrive con disincanto attraverso una poetica tenue e delicata. L’ascolto rivela sonorità eleganti che sembrano rimandare a Bacco Il Matto, come nel caso dell’iniziale La Malura con Ducoli che si cala nei panni del cantautore introspettivo, o della pianistica confessione personale di I Miei Cento Difetti, o ancora della waitsiana Una Silvia. Di ottima fattura sono anche Una Nuova Città, nella quale Ducoli regala una eccellente prova vocale, la chitarristica Il Mulo, la delicatissima Cinciallegra e la poetica Il Laccabue, dedicata al pittore Antonio Ligabue. Sorprendente è poi la scelta di far cantare un coro di bambini diretto da Barbara Bellotti, in Piccoli Animaletti, nella quale ad essere rinchiusi in una gabbia sono gli uomini. Il vertice del disco lo si tocca però con Dialogo di Guerra, dedicata ad Ilaria Alpi ed impreziosita dal violino di Michele Gazich, che riesce a costruire una linea melodica eccellente. Chiude il disco la filastrocca in dialetto camuno Le Renne Sulla Neve Perenne, che fotografa molto bene lo spirito con il quale è nato questo disco, tra disillusione e sogno, tra maturità e un pizzico di fanciullezza

Jokerjohnny I-II (spanish Johnny).

Blu Dakota, Henry Dakota, James O’Presley, Geremiah Smith, Santiago Lobo e Cletus Cobb, sono gli Spanish Johnny, un gruppo di musicisti dalla forte passione per il rock ‘n’ roll e con il sogno di ritagliarsi un pezzettino di America tra le valli camune. A guidarli è Cletus “Jokerdog” Cobb, ovvero l’ennesima incarnazione di Alessandro Ducoli, che questa volta partendo dall’esigenza di esprimersi attraverso il linguaggio rock più puro, riscopre il sogno americano e le sue disillusioni dipingendo l’evoluzione della storia che ha ispirato Springsteen per Incident On 57th Street. Nascono così i due volumi di Jokerjohnny, che compongono un progetto denso di fascino, nel quale gli Spanish Johnny sintetizzano in uno stile originalissimo la poesia di Dylan e l’immaginario di Springsteen. Il primo volume, composto da sette brani, si apre con la potentissima Spanish Johnny che con le sue chitarre taglienti ci conduce attraverso un testo eccellente che lascia intuire tutto lo spirito che animerà i brani successivi. L’impatto rock dei vari brani è travolgente e in questo senso fondamentale ci sembra l’apporto di Enrico Vezzoli alias Henry Dakota, che impreziosisce con i vari brani con i suoi interventi al piano, al trombone e alla fisarmonica. Tra i vari brani brillano l’eccellente cover di Jokerman di Bob Dylan e gli splendidi originali Zabulon e Demas, entrambe caratterizzate da arrangiamenti eccellenti e da una scrittura che rimanda a Steve Earle. Il secondo volume di Jokerjohnny, è una sorta di evoluzione estremizzata del disco precedente e non a caso come copertina è stata scelta The vanishing race, Navajo di Edward S. Curtis, che rende molto bene l’atmosfera polverosa e desolata di questo secondo capitolo degli Spanish Johnny. E’ in questo contesto che vanno lette la riscrittura musicale di Born In The U.S.A., le citazioni di Growin’ Up e Point Blank, che insieme agli altri brani vanno a comporre un insieme di storie dense di poesia come nel caso de La Mia Cellula di Guardia, nella quale brilla l’istrionica voce di un Ducoli in versione luciferina o dell’evocativa Natale 1890. Questo secondo volume di Jokerjohnny non lascia scampo anche quando vengono evocati i fantasmi di vecchi eroi del passato come Rino Gaetano in Rino e di Jim Morrison in Morrison’s Ladies. Chiude il disco R’n’R Funeral, quasi Ducoli, avesse voluto con quel brano chiudere un cerchio, una storia, una nuova avventura. Certo però prima o poi gli Spanish Johnny torneranno a macinare rock e allora state pur certi saranno sorprese!

Cobb & The Other Apostles – I Leave My Place To The Bitches (Autoprodotto)

Cletus Cobb dopo l’avventura con gli Spanish Johnny è tornado a farsi vivo con una nuova band, The Other Apostles, con i quali ha dato vita ad un nuovo capitolo della sua vita. Libero dalle claustrofobiche ossessioni di provincia che hanno ispirato i due disco con gli Spanish Johnny, Ducoli alias Cobb, ci regala un disco pieno di energia nel quale convoglia tutta la disillusione di un musicista costretto ad esibirsi in uno strip bar prima delle spogliarelliste. I Leave My Place To The Bitches è un disco intenso, e soprattutto molto vario dal punto di vista sonoro infatti, si spazia dalle venature funk nello shuffle della title track alla rock più puro della rovente Like Rolling Stone. Sebbene a tratti il disco conceda qualcosa in termini di originalità, pescando a piene mani nelle sonorità degl’anni settanta, il risultato non può che dirsi assolutamente positivo e a tratti anche esaltante come nella travolgente Straight Up Coffie, un brano denso dal punto di vista sonoro, nel quale chitarre e tastiere fanno da cornice alla voce femminile o nell’altrettanto bella House In The Woods, che chiude il disco e che rimanda al Neil Young degli anni settanta.

INTERVISTA:

Attivo ormai da un decennio, Alessandro Ducoli è un eclettico cantautore dallo stile imprevedibilmente originale, che mescola rock e musica d’autore in uno stile sempre pronto a sorprendere. I suoi dischi non sono semplici raccolte di canzoni, ma piuttosto delle sorprendenti opere concettuali, introdotte spesso da un racconto nel quale si rintracciano le varie ispirazioni e caratterizzate da suggestioni e riflessioni personali. Lo abbiamo intervistato per parlare con lui della sua carriera, della sua lunghissima discografia ma soprattutto degli ultimi lavori discografici, senza tralasciare una breve retrospettiva sugli esordi.

Com'è nata l'idea di raccogliere in un unico cofanetto, Malaspina, Anche Io Non Posso Entrare e Taverne, Stamberghe e Caverne?

Avevo finito le copie dei singoli dischi e metterli in un cofanetto triplo mi ha permesso di risparmiare un po’ di soldi (peraltro senza l’intervento di Agostino Bettinelli, che ha pagato l’intero cofanetto, non l’avrei mai stampato). Inoltre racchiudere in un “blocco unico” un periodo importante del "giovane" Ducoli mi sembrava interessante. Non dico così perchè oggi sia vecchio ma semplicemente perchè in quei dischi ci sono un sacco di errori di gioventù che sperò di aver corretto con il tempo (... un cantante stonato a mio avviso non dovrebbe fare troppi dischi…). Comunque è stato un periodo di canzoni e concerti che i tre dischi riassumono molto bene e che mi è piaciuto sintetizzare nell’acronimo temporale “Quando si tagliava la coda ai cani” (…tra l’altro non so se oggi gliela tagliano ancora…). E poi ci sono canzoni come “Giovanna”, “Delirio ordinario”, “Primo treno per Roma” e “Io convivo bene con la mia pazzia” che ancora oggi nei miei concerti sono molto apprezzate.

Hai avuto modo di collaborare con il progetto Manè che ha fruttato uno splendido disco, a cui presto verrà dato un seguito ci parli di questa esperienza?

Mi piace pensare che l’utilizzo delle parole possa adattarsi ad ogni tipo di soluzione musicale. Con Pierangelo ho lavorato molto sull’aspetto “elettronico” della musica (anche se in quel disco ci sono un sacco di strumenti suonati, i campioni e i sintetizzatori sono la parte dominante). Abbiamo cercato di fare un disco che riportasse gli ascolti alle prime cose di Garbo, che sia io che lui, riteniamo essere uno degli artisti italiani tra i più trascurati… un vero genio. Inoltre Pierangelo è molto legato a sonorità che amo come quelle di Joy Division, New Order, Soft Cell, Depeche Mode prima maniera. Adesso stiamo cercando di chiudere il mix di ClockWork Orangina, il nuovo disco. È già il terzo mix che scartano lui e Valerio Gaffurini, tecnico del suono… a me piaceva anche il primo mix ma in effetti, ogni volta che mi dicono “abbiamo cambiato un po’ di cose perché non era abbastanza cattivo” devo ammettere che suona meglio. Speriamo che a fine anno possa essere pronto, è un disco in cui credo molto… come del resto era anche per Cromo Inverso.

Qualche anno fa hai dato vita al progetto Spanish Johnny... com'è andata finire?

Abbiamo preso un po’ di ferie! Il progetto era diventato difficile perché si trovavano poche occasioni per proporre le canzoni. Credo che torneremo presto a fare nuove canzoni ma per ora va così… VIVA SPANISH JOHNNY!

Come nasce il progetto Cobb And The Other Apostles?

Gli “Apostoli” sono più un concetto musicale che una band. Ho coinvolto varia gente che ritengo abbia la giusta attitudine nei confronti del Rock’n’Roll. In questi giorni sto definendo i dettagli del disco con cui vorrei concludere l’avventura di Cletus Cobb (il mio pseudonimo all’interno del progetto), si intitola I Never Shot An Indian e dovrebbe comprendere anche le ristampe di tutti i dischi fatti da Cletus con il My Uncle The Dog, gli Spanish Johnny e “gli altri Apostoli”. Temo però che tutto sarà vincolato ad una “rapina alle poste” oppure anche solo alla possibilità di trovare uno sponsor perché ho davvero finito tutti i dollari.

Ci puoi parlare di Easylove? Come nasce questo disco e quali sono state le tue ispirazioni?

Easylove è il mio disco preferito, ci suono le cose che mi piace suonare e ci sono i concetti che mi piace raccontare. È nato dalla necessità di virare la direzione di marcia dei deliri di Cobb su sonorità folk-blues; nei progetti precedenti avevo lavorato sul “garage” con i My Uncle The Dog e sul Rock più o meno classico con gli Spanish Johnny. Ci sono canzoni che amo e che credo mi descrivano in maniera “perfetta”: Little Potato, Fool’s Cage, Real Yoko e Love Micol. E poi c’è Hank’s Apostle

Sempre con Cobb And The Other Apostles hai inciso I Leave My Place To The Bitches, quali sono le differenze con Easylove?

Le sonorità di questo lavoro dovevano essere “spudoratamente” Rock’n’Roll ma l’approccio di scrittura è stato identico a quello di sempre. C’è una versione acustica del disco, chitarra e armonica, che suona molto vicina a Easylove o a Jokerjohnny II, l’abbiamo scartata per evitare di ripetere il giochetto della soluzione facile. Ne è uscito un disco immediato e davvero “forte”… inoltre, dopo aver raccolto i commenti vari dei dischi precedenti e soprattutto certe facili “descrizioni” del mio lavoro, ho pensato di mandare un po’ tutti affanculo con il breve e immediato concetto …ciao ragazzi, io lascio il mio posto alle troie…

In I Leave My Place To The Bitches la tua scrittura sembra aver raggiunto la piena maturità, com'è cambiato negli anni il tuo approccio al songwriting?

Spero che sia davvero così. Te lo potrò confermare solo se I Never Shot An Indian uscirà come davvero spero…

Veniamo a Piccoli Animaletti che si può dire essere il successore di Brumatica, seguendo il tuo sentiero da cantautore.. come si è evoluto il tuo stile tra questi due dischi?

Sono passati cinque anni e soprattutto ho ripreso a macinare Rock’n’Roll, che ti salva sempre e comunque la vita. Piccoli Animaletti contiene la sintesi di canzone nel senso più comune del termine ma suona quasi rock in alcune sue sfaccettature. E comunque l’elemento determinate di tutta la faccenda credo che ci sia stata una certa maturazione (almeno spero) che conferisce al lavoro finale una coesione forse maggiore dei dischi precedenti.

In Piccoli Animaletti hai avuto modo di collaborare con musicisti prestigiosi, ce ne puoi parlare?

Ho lavorato ancora con Ellade Bandini, poi c’è Max Gabanizza, Michele Gazich e Giorgio Cordini. Gli altri musicisti sono quelli che invece mi sopportano ancora dopo dieci anni di dischi e canzoni: Mario Stivala (con cui ho scritto buona parte delle canzoni del disco), Andrey Kutov (con cui suono dal vivo ogni volta che ci chiamano), Mirko Spreafico e Valerio Gaffurini (Santo subito!). Ritengo di essere fortunato ad aver la possibilità di coinvolgere certa gente, non ho una produzione e certe cose possono davvero diventare difficili…

Piccoli Animalletti è una sorta di concept, come nasce? Quali sono le ispirazioni?

Volevo fare un disco “orecchiabile”, fatto di canzoni che non avessero un filo conduttore comune ma che semplicemente potessero suonare in qualsiasi disco le vai a mettere. È un disco che fino ad un mese dalla sua uscita non riuscivamo a far suonare come doveva… è stato un vero e proprio calvario gestire quattordici canzoni così “arrangiate” ma credo che abbiamo fatto un buon lavoro. Il disco è dedicato ad Antonio Ligabue e a tutti gli “animaletti” che hanno popolato i suoi pensieri e i suoi quadri, doveva essere pieno di colori e credo che ci siamo riusciti. Mi prendo anche un po’ di prestigio ricordandoti che il Centro Studi e Archivio Antonio Ligabue mi ha concesso, per la grafica del disco, la possibilità di utilizzare tutte le riproduzioni dei suoi quadri, oltre ad un quadro inedito per il retro della copertina.

All'interno del disco è presente anche un racconto, una sorta di filo rosso che collega i vari brani...

Sì, anche se non è necessario legare le due cose in maniera assoluta. Questa “pippa” del raccontino da allegare al cd è una novità degli ultimi dischi… mi piace molto anche se non vorrei che venga fraintesa: odio i cantautori che quando non fanno dischi scrivono libri pubblicati con grandi case editrici… rubano spazio a scrittori che fanno fatica anche solo a stamparsi da soli i libri, figuriamoci a trovarsi una casa editrice… comunque non è il momento delle polemiche.

Sei un vulcano di idee e di ispirazione. Come riesci a tenere testa a tutto, dalle sessions alla stampa dei dischi. Hai il tempo di dormire la notte? Visto che comunque hai un lavoro che ti impegna molto...

La notte non dormo più, ho delle vistose occhiaie, fumo e bevo molto. Credo che dovrò prendermi un po’ di ferie anche io come gli Spanish Johnny ma per ora non ci riesco. Il mio lavoro più che impegnarmi mi piace, nonostante il populismo antistatale di questi ultimi mesi, riesco ancora ad amarlo e farlo con onestà.

Ci parli del progetto Artemisia?

Artemisia absinthium appartiene alla trilogia iniziata con Brumantica e completata con Piccoli animaletti. È un disco “leggero”, volutamente leggero. È stato scritto, come gli altri due, con lo zampino di Mario Stivala (chitarrista più preparato di me quando si tratta di esplorare i vari territori della sei corde). È il disco con cui ho definitivamente capito che autoprodursi può darti grandi soddisfazioni personali (ovviamente artistiche ma non certo economiche).

Quali sono i tuoi progetti futuri? Che abiti vestirà i Ducoli prossimamente?

A ottobre uscirà Biocosmopolitan, il nuovo disco di Boris Savoldelli. È un bel disco e contiene anche alcune canzoni rivistate da Degeneration Beat che avevo fatto con i Brother K. Poi spero che esca ClockWork Orangina e poi sto iniziando a registrare il nuovo disco: Sandropiteco. Spero che vada tutto bene…

Dalla precedente intervista (2005)…

Come è nata la tua passione per il rock?

E’ nata per caso. Mia sorella maggiore aveva assistito al concerto di Neil Young a Milano. Quello dei lacrimogeni. Mi sembra nel 1987. Il suo resoconto fu perentorio: “ Neil Young è vomitevole”. Ho cominciato così a chiedermi chi fosse Neil Young. Fu allora che chiesi ad alcuni compagni di classe di duplicarmi vari dischi del canadese, Harvest, Zuma, After The Goldrush, Rust Never Sleeps. Di quel periodo però ricordo ben poco a parte i ritornelli di Baglioni e le tette di Madonna. Ricordo che ero un povero pirla che faticava a tenere il passo dei miei coetanei emancipati che partecipavano a concerti, happening serali di ascolto dei dischi lasciati dal cugino che adesso vive in India. Gli anni '80, che oggi in parte ho rivalutato, sono stati un vero calvario. Per la mia presenza scenica, ero più magro di adesso, e avevo una certa dimestichezza con l'armonica, così entrai a cantare in un gruppetto. Gli Springs. De Andrè, De Gregori, U2, Springsteen e anche Like a Hurricane. Una banda di onesto e basso livello… Non credo serva altro per amare il Rock'n'Roll. Il resto è ordinaria follia da rockettaro di provincia. Compreso il periodo Grunge e il classico ritorno alle origini per il ripasso dell'accademia Beatlesiana, di Elvis, Stones e contaminazioni Motown. Abbastanza normale. Molto simile alla faccenda di tanti altri con cui la sera mi trovo a parlare dell'ultimo disco di Mark Lanegan, della perdita di identità del Rock italiano o di come la presenza di Yoko Ono sia stata il triste presagio della nefasta influenza che certe “signore” hanno avuto sui migliori rocker della storia. I Rocker vivono il Rock'n'Roll 18 ore al giorno. Io suono circa 2 ore, altre 6 in genere scrivo e le altre 10 lavoro. Purtroppo non ho mai avuto il coraggio di seguire la strada del Rock. C'è ancora qualche fantasma nella mia vita e fino a che sarà così non potrò mai dirti cos'è la strada del Rocker. Presto lo sarò, a cinquant'anni forse. Non importa.

Hai parlato di Neil Young come tuo primissimo punto di riferimento. Quanto ha influenzato il tuo songwriting?

Big john's been drinkin' since the river took Emmy Lou … a volte piango quando riascolto Powderfingher. Le immagini sono lì, da toccare, da vivere. Non stai sentendo un racconto. Nessuno ti sta raccontando niente. Sei dentro nel racconto insieme a tutti gli altri e tieni in mano il fucile. Sai che Big John beve non perché è un ubriacone, beve perché la vita non è stata gentile. Non hai più ventidue anni, se li hai sono sempre troppo pochi, oppure non li hai mai avuti. Sai che sulla barca ci sono dei guai. Sai che non consegnano la posta… A volte sento quasi la stessa paura del ragazzo. So tutto di quella famiglia anche se nessuno di loro mi ha mai raccontato niente. Mi piace pensare che si possa scrivere e comunicare la stessa intensità di sensazioni. Non so se ci riesco nelle mie canzoni ma a volte mi piace pensare che è così. L'ascolto ciclico di Powderfingher ovviamente serve anche a guarirmi dalla presunzione…

Cosa è cambiato nella tua vita da quando hai pubblicato il tuo primo album, Lolita?

Sono ingrassato e sono sempre più stanco. Suono anche un po' meglio ma continuo ad essere un chitarrista mediocre. Ho preso lezione di canto e me la cavo sempre meglio con i testi. Mi sono laureato. Ho distrutto tre macchine. Mi piace il malto scozzese. Non fumo più e continuo ad essere interista fino all’osso. Odio Baglioni, Giacobbe, Fogli e Pupo. Fiordaliso non esiste. Considero Mogol la causa principale dell'agonia della musica italiana. Sono orgoglioso che la prima canzone che ho imparato a suonare sia The River e non La canzone del sole. Il Grunge mi ha cresciuto onesto e sicuro dei miei sentimenti. Ho scoperto Stevie Wonder e Caetano Veloso. Mi piace Monk. Mi farei un giro con la figlia di Peter Gabriel, per opportunismo e per piacere. Al prossimo concerto acustico presenterò una mia personale rivisitazione di Into my arms con chitarra e armonica. Vorrei essere uno degli animali, uno a caso, del booklets di Boys for Pele. Carlito Brigante non ha mai ascoltato Lolita. Adriano Celentano è ospite dei salottini per ricordare il Faber. I miei colleghi comprano due dischi all'anno e i dieci che si masterizzano sono peggio della merda. Gigi d'Alessio è in studio con Tony Levin. Canto con gli Spanish Johnny. Penso che Van Morrison da quando ha abbracciato la fede di Scientology faccia solo dischi pietosi. Rino Gaetano continua a produrre libidine. De Gregori scrive "… ed ho imparato che l'amore insegna ma non si fa imparare …". Spendo più soldi in birra che in vestiti e acconciature. Spendo più soldi in musica che in vacanze. Gli unici giorni di ospedale o di malattia che ho fatto sono attribuibili a contusioni da sabato sera. Ho scritto Come un Setter. Simona Ventura presenta Quelli che il calcio e suo marito è condannato per aver truccato partite. Jannacci nonostante tutto continua a non arrendersi. Ombretta Colli è quello che è. Mi vergogno sempre meno. Rimetto i rimorsi insieme alla birra in eccesso. Mi piacerebbe suonare il piano. Oltre a tutto questo ho trovato dei grandiosi compagni di viaggio e continuo a fare musica e canzoni.

Nei panni di Bacco Il Matto hai inciso Cercatori d’Oro...

Il nostro sito si apriva con il messaggio "il Rock'n'Roll è la nostra principale necessità". Bacco il Matto era un mio pseudonimo poi adottato nella prima formazione del Bacco e quindi divenuto una figura complessa formata da 4 loschi individui. Qualche mese fa ho scritto una canzone per raccontare l'avventura di Bacco il matto. La canzone, intitolata "Tombstone"… Forse il progetto del Bacco non è ancora finito ma in questo momento le cose sono cambiate rispetto a quel periodo e soprattutto sono cambiate le persone.

Sempre in Cercatori D'Oro c'è la splendida Raffaella di Cheap Taylor, ci racconti la storia di questo brano?

Cheap Taylor era in Italia nel '99 per presentare i suoi bootlegs parigini. Mauro Eufrosini era il suo riferimento logistico e gli ha dato "San Marco" quasi per caso. In quel periodo Mauro ci seguiva per procurarci qualche serata. Dopo qualche mese Cheap ha mandato a Mauro un DAT per noi. Su quel nastro c'era una canzone che lui disse di aver scritto in Italia e che gli sembrava giusto che diventasse nostra. Raffaella. Ci sembrava un sogno. Era la giusta ricompensa per dei “cercatori d'oro” che in quel periodo erano già in studio per registrare un nuovo disco. Abbiamo provato a contattarlo senza mai riuscirci, solo per dirgli grazie.

Qual'è stato il tuo sviluppo artistico e cosa è cambiato nella tua musica in questi anni?

Seriamente questa volta. Non so se si tratta di sviluppo artistico. Forse i cambiamenti sono dovuti al cambiamento della persona. Dal punto musicale, nonostante la fortuna di suonare con musicisti che sanno fare il loro mestiere, credo non sia molto migliorata. Conosco gli stessi tre ritmi di dieci anni fa e suono solo con un po' di precisione in più. Il cambiamento più significativo forse lo osservo nel modo di scrivere. La maturazione non è solo attribuibile alla maggior possibilità di trovare argomenti perché la vita vissuta è un po' di più rispetto a qualche anno fa. Credo sia invece legata alla ricerca lirica di questi anni. Ricerca che continua tutt'ora. Quello che ti ho detto prima riguardo Big John è tutto vero. L'uso della parola dev'essere sacro. Sempre e comunque al servizio della bellezza. Anche se racconta cose brutte. Sempre e comunque per arricchire una figurazione armonica, un ritmo, una melodia. Musicalmente nessuno mi ha mai capito perché ho fatto progetti tra loro molto diversi. Ma nella mia deontologia di canzone "Vito malavita" e "Lulù" raccontano le stesse cose. Sono canzoni e basta.

Come riesci ad indirizzare le tue ispirazioni tra le tue varie anime di Rocker e di Cantautore raffinato?

Si tratta di ossigeno, per me scrivere è una necessità, senza restare legato a nessun genere, ma semplicemente alla necessità di saper adattare la scrittura (anche nel senso filologico del termine) a diversi contesti musicali; è una cosa che mi incuriosisce molto. Quando mi riesce bene è la conferma che quello che ho studiato è servito a qualcosa.

Veniamo alle esperienze più recenti, cominciamo con La Band Del Ducoli, quella che ti ha fruttato la partecipazione alla prestigiosa compilation del Mantova Festival, ci racconti qualcosa di questo progetto?

Mantova ci ha trattato come le pezze del culo. Non mi piace ricordare la Banda del Ducoli partendo da Mantova. Partiamo da Giovanna e dalle sue sorelline. Arcangelo Buelli e Massimo Saviola mi hanno salvato da una brutta situazione. Gravi problemi in famiglia, sul lavoro e il progetto Bacco il Matto finito nel cesso per sfortuna. Mi avevano già aiutato con Malaspina ed erano incuriositi dal pazzo Ducoli di Ubriachezza molesta e di Io convivo bene con la mia pazzia. Il disco successivo hanno poi deciso di aiutarmi a costruirlo in maniera più decisiva. Le canzoni di Anche io non posso entrare sono praticamente già Banda del Ducoli anche se in quel periodo la cosa non era ancora ufficiale. Il disco è stato arrangiato da Mario Stivala con cui avevo fatto già Malaspina, ma molte cose sembravano ancora troppo legate a certe figurazioni ritmiche e armoniche sovrautilizzate nei miei dischi. Massimo e Arky hanno arricchito il lavoro con arrangiamenti nuovi e soprattutto con nuove soluzioni ritmiche e armoniche. Sono stati a loro a chiedermi se ero interessato a promuovere il disco con una nuova Band. Sono stati poi chiamati Lorenzo Lama alle chitarre e Renato Saviori alle tastiere. Lorenzo era già stato contattato per suonare le chitarre di Anche io non posso entrare e quindi conosceva già praticamente metà del repertorio. Ci sono voluti un po’ di concerti per capire il suono e per trovare una dimensione che potesse valorizzare sia il mio personaggio sia la grande forza di una band con un sound non proprio italiano. Un periodo prezioso. In primo luogo sono stato messo di fronte ad alcune lacune assolutamente inaccettabili per chi pretende di essere pagato, anche solo 50 euro a serata, per proporre la sua musica. Sistemati alcuni ulteriori dettagli abbiamo iniziato a scrivere il disco delle taverne. Alcune canzoni erano bozze di idee e canzoni già scritte nell'ultimo periodo. Altre le abbiamo scritte insieme. Il disco era già rodato un anno prima della sua uscita. Abbiamo suonato diverse canzoni nelle più diverse situazioni live. Per cercare di capire la risposta del pubblico a certi pezzi non sentiti. Berlicche e Sgangherata erano canzoni che già ci venivano richieste alla data successiva. Lenta fu eseguita la prima volta al Vamolà di Bologna e quella versione ci viene ricordata ancora oggi. Altre canzoni erano più complicate e avevano bisogno di più cura. Quando le canzoni erano ormai completamente assimiliate abbiamo deciso di registrarle. Tutto fatto da Arky e da Massimo che in studio, per la cronaca lo studio è di Arky, se la cavano come sul palco. Non so se si può dare una definizione della musica della Banda. La cosa che credo sia più importante è il fatto che il nostro suono conserva grande orecchiabilità nonostante la complessità di alcune soluzioni artistiche (non è così naturale come si potrebbe pensare). Questo significa che vengono rispettati sia le necessità del musico, sia l'obbligo di non aggredire il pubblico con cose troppo difficili. Adesso stiamo cercando di capire se il disco delle taverne ha finito il suo corso promozionale (peraltro magrissimo come sempre). Resta il fatto che abbiamo quasi spremuto le nostre risorse mentali, fisiche ed economiche, peraltro già affossate dall'estenuante lavoro di produzione del disco. Vorremmo verificare ancora una stagione, per poi decidere. Io personalmente spero che la decisione sia per il nuovo disco perché non mi piace aspettare che succeda qualcosa. Ci sono in giro troppi figli, cugini, nipoti, leccaculo e fratelli d'arte per pensare che ci succeda qualcosa. Il materiale per il nuovo disco è già pronto. Vorrei fare un trilogia cantautorale che comprenda tre situazioni tipicamente care al cantautore: la canzone d'amore, la canzone crepuscolare e la canzonetta. Ovviamente tutto condito di sano delirio. Un'opera a scaglioni (come nell'esercito). Ne riparliamo quando la Banda avrà metabolizzato il mio desiderio e avrà deciso definitivamente di seguirmi in questo suicidio musicale. L'unico vero rammarico che ho è l'assenza di situazioni per suonare dal vivo. Intendo situazioni in cui ti vengono riconosciute almeno le spese o un po' di riconoscenza per aver fatto ballare e bere un po' gente (… anche altro). Credo che questa cosa dipenda più dal fatto che la musica in Italia è in un baratro molto scuro, piuttosto che dall'indisponibilità di spazi. La gente oggi non ascolta musica e non vuole sentirla quando ha del tempo libero. Intendo la maggior parte della gente. Se si occupasse più tempo alla ricerca di un po' di musica (non è vero che costa troppo, se sai cercare costa anche meno di quello che pensi), piuttosto che ai consigli dell'esperto o della "pulizia del viso" e di altre cagate che fino a due anni fà non erano nemmeno presenti nel vocabolario, le cose sarebbero forse migliori. Non importa io continuo a mantenere attiva la mia flora intestinale con del Caol Ila e lascio i fermenti vivi a quelli che stanno fermentando.

Taverne, Stamberghe e Caverne, ci mostra Alessandro Ducoli nelle vesti del cantautore…

Molte canzoni proposte da Bacco il Matto erano già presenti nella parte che se vuoi possiamo definire più cantautorale. Sgangherata, Berlicche e anche Delirio ordinario stavano per essere arrangiate per il terzo disco del Bacco (mai finito). Mi piace pensare soltanto che una canzone debba servire alla comunicazione. Occorre raccontare qualcosa, ovviamente sperando che ci sia qualcuno disposto a sentirla, anche solo perché hai qualcosa da dire. Se usi il Rock o altri stili non importa, il senso è quello. Se poi ti riferisci ad alcune atmosfere latin presenti nelle taverne occorre considerare che comunque quel disco fa parte di un progetto di una banda.

Ho letto che insieme al disco ci doveva essere un libro…

Infatti. Il progetto delle Taverne è un'opera scritta insieme a Marco Quaroni. Il disco è la colonna sonora ipotetica di un lungometraggio ispirato al libro di Quaroni. L'opera nel suo insieme si intitola Uomini delle taverne. Il libro si intitola L'uomo delle taverne e comprende diversi argomenti molto cari sia a me che a Quaroni. Credo che sia un'opera interessante. Sicuramente rappresenta la radiografia esatta del mio modo di vedere le cose oggi. Per capirla fino in fondo ovviamente occorre leggere anche il libro ma non ho quasi nemmeno la mia copia. Bisogna chiederle direttamente la lui.

Nel disco è presente un brano nel quale ritorna la Nina di Ho Visto Nina Volare di De Andrè..

un giorno la prenderò come fa il vento alla schiena….. Esattamente uguale a Powderfingher. La bellezza mi commuove. Più schifo abbiamo intorno e più le cose belle appaiono grandi. La musica italiana ha bisogno di esprimere questa bellezza. Ce la stiamo sputtanando. Soffriamo di ipocrisia. La nostra musica puzza lontano un chilometro di ipocrisia. Io personalmente ne ho pieni i coglioni di gente che scrive canzoni che descrivono realtà assolutamente lontane dalla vita quotidiana di oggi. Anche se si tratta di scrivere questioni intimiste o di denunciare che non sei d'accordo con la realtà, o ancora per protesta. Siamo pieni di canzoni con testi che hanno solo un senso musicale ma non sai cosa raccontano. Quando te lo spiegano capisci ancora meno. Risultato: la settimana successiva non ti ricordi nemmeno cosa dicono. Si ricordano soltanto fregnacce orecchiabili per decerebrati Quando non si sa più che cazzo fare si fanno tributi a Battisti. Giusto perché Mogol ha ancora bisogno di soldi… Il rock è grande perché ognuno che ascolta Hell’s Bells pensa di camminare come un uragano. Tutti quelli che hanno cantato Bobby Jean hanno un amico che avrebbero voluto salutare. Chi cavalca il sabato sera pensa di essere Johnny Yen. Quelli che cantano Rock in the free world si battono ogni giorno perché anche il loro piccolo mondo sia libero. Tutti comunque personaggi che possono essere la tua realtà. Anche se si tratta di altri continenti e di altri sabati sera. Nel rock italiano di oggi puoi riconoscerti in una canzone per qualche settimana, la settimana successiva sei già cambiato. Io sono stato Johnny Yen 15 anni fa e a volte lo sono ancora oggi. A volte sono Big John. Altre quel pirla del Ducoli. La musica dei cantautori barcolla ma riesce ancora a raccontare qualcosa (anche se molti cantautori oggi sono narcisi peggio di Elton John, che almeno suona come un dio). Gente che scrive testi apocalittici, sentenziosi e autodistruttivi e poi fa colazione con i biscottini della nonna. Gente che parla di grandi sentimenti e poi si spara enormi strisce di cocaina in mezzo alle puttane. L'unica purezza di cui veramente sentono il bisogno è nel taglio della polverina. Iggy Pop dovrebbe fotterseli tutti. Poi ci sono quelli che scrivono secondo gli stilemi del Rock ma non si capisce da che parte stanno. Chiedete a Ligabue se c'è anche solo un 1% dei suoi fans che conosce Neil Young. Io “la radio che passa Neil Young” non la conosco, non esiste. Nelle sue radio da fumetto cinematografico forse. Bella situazione. Scusate lo sfogo.

Veniamo al presente, com'è nato il connubio Bogartz e Ducoli?

L'idea di fare un disco insieme ad Andrea Bellicini, basso e voce dei Bogartz, c'era già da un po'. Sempre sospesa fino a quando Davide Sapienza ci ha ricordato che poteva essere curioso ascoltare Ducoli e i Bogartz insieme. Io avevo alcune canzoni rimaste indietro dalle scorribande di Bacco il Matto. Altre cose mi sarebbe piaciuto rubarle ai Bogartz e mettermele addosso. Quindi ho iniziato a parlarne con loro che hanno capito l'intenzione del lavoro e abbiamo costruito Tonight's The Day. Abbiamo iniziato ad arrangiare i pezzi che avevo proposto e a riarrangiare le canzoni che mi erano piaciute immediatamente del loro repertorio. Andrea Bellicini ha scelto dal mio repertorio "Perfetta" per riarrangiarla a loro modo. Insomma uno scambio di idee. La scelta di inserire una cover è nata dalla necessità di segnalare immediatamente all'ascoltatore che i Dogs sono assolutamente schiavi, discepoli o qualcosa di simile, del rock'n'roll. La scelta di "Tonight's the night" era praticamente obbligata. L'arrangiamento che ne ho proposto ai Bogartz è stato subito approvato. Loro hanno completato l'idea e hanno scelto i suoni. Tutto molto immediato. Quasi naturale. Un’escursione in territorio alieno… La cosa è nata per caso perché loro mi hanno sempre preso per il culo per il mio atteggiamento un po' selvatico. La storia di Moody Crow Pit che si legge nel sito dei bogartz è nata proprio così, così come l'idea dei nomi. Sono contento di essere Cletus, Ducoli, Bacco il Matto. Mi piace l'idea. Molti adesso mi chiamano Cletus. Prima mi chiamavano Bacco. Ducolo. Adesso sono Cletus perché pensano che vivo davvero in una palude. Forse è vero. Abbiamo scelto nomi che potessero rispecchiare la personalità del gruppo, ad ogni nome è stato dato un soprannome altrettanto cercato. Il mio soprannome ad esempio è quello di uno Small Batch della Jim Beam. Nella palude non si beve solo fango.

Quanto c'è di istintivo in questo disco, io lo sento rabbioso, folle incontrollato.....

Tutto. The Mud! Come dice Bellicini, dovevamo costruire un pungo di canzoni affamate. I cani che ho in mente io hanno sempre molta fame. La follia non è clinica, è fisica, è solo riconducibile al desiderio di bruciare tutto in un colpo solo .

E' la stessa follia che anima i personaggi del Ducoli?

Certamente. Io più che di follia preferisco parlare di delirio. Per me il deliro è una sorta di follia reversibile. Quindi ti permette anche di sopravvivere a te stesso. Dev'esserci sempre un po' di delirio perché aggiunge teatro alla vita. Credo che la renda più piacevole. Più interessante. La cosa difficile è rendere il delirio, oltre ad assicurarsi che sia reversibile, sempre rinnovabile. Per non ripetersi. Per non copiare se stessi. Finora, senza grandi presunzioni, penso di esserci quasi riuscito.

Di chi è la colpa dell'aria da noir che tira nell'album dei Bogartz o di Ducoli?

Della palude.

Quali sono i riferimenti letterari presenti in Tonight's the day?

I riferimenti letterari dovete chiederli a Bellicini perché è un grande appassionato e studioso di letteratura americana. Io conosco solo Jack London e Steinback. Leggo molto poco. Potrei anche raccontarvi cifre di cui vergognarmi sulla mie letture. Ho letto alcune cose che mi sono piaciute molto ma non credo nemmeno di ricordarmi gli autori. Forse "Lacqua", ultimo pensiero di un vigilante pentito di una multinazionale delle risorse idriche in un ipotetico futuro negativo, può essere avvicinata a qualche racconto ecologista di Sepulveda ma l'ho scritta prima di leggerlo. Un certo cinema americano riesce ad essere molto letterario. "Angeli con la faccia sporca" è la storia di Ducoli e dei Bogartz. … ?

Perchè avete scelto il titolo Tonight's The Day?

Dovevamo costruire un disco scuro. Tonight's the night è il disco più scuro di Neil Young. Più di Times Fades Away. Più di Sleeps with Angels. Ho chiesto a Marco Grompi di spiegarmi il significato reale di quel titolo. La sua risposta è stata eloquente: "La notte, La notte più lunga". Quando la notte è uguale al giorno sei finito nel Tonight's The Day. C'è qualcosa che non va. Almeno alle nostre latitudini. Almeno se consideri la normalità è divisa tra notte e giorno. La cosa che non va forse sei tu. Non ci sono accezioni negative, semplicemente il fatto che sei finito in una sorta di baratro. Di buco. Di fosso. La reversibilità di questa condizione non è un dato esatto. L'unico dato esatto è il fatto che il tuo giorno viene vissuto esattamente come vivi la notte. Se la notte dormi, lo fai anche di giorno. Se la notte non respiri, non la fai nemmeno di giorno. Se la notte scrivi, lo fai anche di giorno. Se la notte bevi, idem. Se fai sesso, lo stesso. Tonight's The Day. Il mio problema peggiore è che sto vivendo una condizione simile pur continuando a fare una vita normale durante il giorno sovrapponendo le cose tra loro. Caos.

Quando sei On The Road per suonare qual'è il tuo rapporto con il pubblico?

Mi piace cercare un livello di comunicazione. Mi piace raccontare le canzoni per verificare se sono cose in cui si riconoscono le persone che sono nel locale. Voglio capire se sono le stesse cose che vivono loro. Mi piace raccontargliele come non si sarebbero mai immaginati. Poi mi piace divertire. Il Rock'n'Roll è fatto per godere! Credo che un concerto debba avere tre caratteristiche fondamentali: professionalità, sentimento e ritmo. La professionalità è d'obbligo perché ti permettere di capire la realtà di quello che stai facendo. Inoltre è anche sinonimo di rispetto per il pubblico (non guasta mai; troppi artisti vanno in giro nei club a raccontare le loro nenie monocorde e monoriitmiche pensando che raccontare i propri sentimenti sia sufficiente per fare della musica una forma d'arte). Il sentimento è il motore del Rock'n'Roll. Il ritmo muove le chiappine e dietro alle chiappine si muove tutto il resto. Rosalita!

Di te mi ha colpito la tua personalità multiforme, poeta, rocker, cantautore...Bacco Il Matto, Banda Del Ducoli, quante sono le tue anime? O forse ne hai una sola? O ancora hai preso spunto da Bonnie Prince Billy aka Palace Brother aka Will Oldam...

Non lo so più nemmeno io. Negli ultimi tempi al posto del cervello ci ho il purè. Come nel Vesuvio per Lello Arena. Credo che un buon artista, passatemi questa autodefinizione, debba essere in grado di teatralizzare il suo personaggio. Fa parte dello spettacolo e finché c'è Rock'n'Roll c'è speranza (.. forse è stipendio … non è la stessa cosa.. non importa). Bacco il Matto cantava "Nuda e cruda", la stessa del Ducoli. Potrei farla anche con i Dogs, sarebbe la "Nuda e cruda" di Cletus. Nel lavoro del Kerouac, un vero concept in questo caso, Jack Kerouac viene catapultato nell'Italia di oggi all'inizio di un sabato sera ed ha tempo fino al mattino per cercare di riconoscere il Beat nella realtà che lo circonda. La ricerca prima appassionata, poi agitata, poi disperata, avviene tra il continuo alternarsi di tre anime che lo accompagnano nel suo viaggio. Non ti anticipo nulla, ti manderò il lavoro. Credo che riuscire a convivere con diverse personalità senza creare danno a se stessi e agli altri sia una cosa accattivante. Finora "… non ho fatto mai del male a nessuno", a me forse sì. Sono quasi corroso.

Una domanda per concludere....se ti dicessero che il rock è morto cosa risponderesti?

Troppo facile. Ti risponderò senza usare riferimenti del "vecchio maestro". Come ti ho detto parlando di Tombstone, il Rock'n'Roll non è un genere musicale, è uno stile di vita. Finché ci sarà l'uomo, ci saranno uomini che vivranno il Rock'n'Roll. Gli altri non mi interessano.

1 ottobre 2010

Si vocifera che siano ormai terminate le riprese di Sandropiteco. Non si sa nulla dell’eventuale pubblicazione… sembra che il Ducoli voglia aspettare la realizzazione di ulteriori 14 brani per eventualmente stampare un disco doppio. Per ora è stato realizzato quello che dovrebbe esser il volume II:

SANDROPITECO

Vol.II – Il brodo primordiale è stato fenomenale

Lo strano concetto di Alice

Sono il naso del tuo cane

Uno scherzo

Sandropiteco

Santo Drino

Le case storte

Luna di mezzogiorno

Piccolo pesce

Lo strano esercizio della fantasia

È stata rimandata anche la realizzazione de “Lo sbarco in Lombardia”, lo spettacolo registrato dal vivo in alcune recenti occasioni; sembra infatti che il Ducoli e il Kutov (coautore di tutte le canzoni) vogliano realizzarlo in studio in versione “orchestrata”… vi terrò aggiornati.

È uscita nientemeno che su Glamour di questo mese una breve intervista del Ducolo a cura di Valentina Giampietri. Vi riporto il testo integrale:

Hai qualche disco in uscita/concerto in vista... che ti interessa segnalare?
Sto finendo di registrare Sandropiteco, credo che uscirà a febbraio prossimo. Rispetto a Piccoli animaletti è certamente meno orcherstrato ma mi sta entusiasmando moltissimo: è molto crudo, ironico e maleducato.. inoltre ci suono chitarre e armoniche e non mi capita di farlo in tutti i dischi che faccio (anche perchè per certi suoni preferisco farmi aiutare da musicisti migliori di me). Poi è appena uscito Lo sbarco in Lombardia, un progetto di teatro canzone che ho scritto insieme al pianista Andrey Kutov. E' stato registrato dal vivo prendendo le cose migliori dei concerti di quest'estate.

 

Hai un sito musicale di riferimento da consigliare a chi vuole fare musica, oppure ascoltare cose interessanti, oppure farsi conoscere...?

Vi segnalo il sito di Boris Savoldelli, www.borisinger.eu; lui è stato il mio maestro di canto e ora collaboriamo attivamente (io ovviamente per quanto attiene la parte lirica). Lo scorso anno abbiamo realizzato Insanology con Marc Ribot  e Mark Murphy, mentre quest'anno stiamo finendo di realizzare Biocosmopolitan in cui saranno ospiti Paolo Fresu e Jimmy Haslip degli Steely Dan. Poi vorrei segnalarvi, senza obiettivi di facile pubblicità, il mio sito, www.ducoli.eu; l'ho realizzato, purtroppo con pochi mezzi e soprattutto usando semplicemente word. So che alcune fotografie non sono visualizzabili su tutti i computer ma almeno riesco a farmelo tenere aggiornato senza troppe difficoltà. Sono, in effetti, un po' distratto dall'evoluzione attuale del web... Tra l'altro mi sono ritrovato a dover gestire da solo le pagine di comuni social network che mi sono state aperte da amici che, obiettivamente, si sono un po' stancati di gestirmele. Da un paio di questi network, almeno, credo che dovrò togliermi, perchè francamente sono un impegno da seguire a fondo o da non seguire affatto.

 

C'è un oggetto tech che può far comodo a chi fa musica o che non può mancare in tasca di un appassionato di musica..? Oppure un software/programma utile per fare/sentire musica?

Nel titolo Sandropiteco è già abbastanza intuibile una mia certa distanza con l'universo della tecnologia, anche perchè il mio genere di musica non richiede grandi supporti tecnologici. In studio utilizziamo dei software classici di registrazione come Logic o Nuendo ma non è la norma, a volte registriamo ancora in analogico.

Si vocifera altresì, che il Ducolo abbia ripreso a macinare rock’n’rolla live… è stato visto più volte in sala prove con loschi figuri punk-rock. Forse Cobb finalmente live…?

PS. Auguri al Ducolo….  Oggi è il suo genetliaco.

24 luglio 2010

Uscirà il prossimo 7 agosto 2010, 46 Volte uno, il disco di Mauro Tononi (voce ufficiale di Valentino Rossi a Radio DJ), di cui il Ducoli ha curato i testi e scritto alcune canzoni. Il disco verrà presentato il 2 settembre 2010 a Tavullia (Pu), il paese natale di Valentino, nel corso della festa che il Fans Club di Valentino organizza ogni anno in occasione della corsa di Misano. Chi volesse saperne di più può consultare il sito di Mauro Tononi www.maurotononi.com oppure contattare direttamente il Ducoli.

È uscito La trasmissione del pensiero, il nuovo disco di Korrado. Nell’album ci sono due canzoni con testi scritti dal Ducoli: Sfiorami (rivisitazione di Per Te, scritta per Mané nel progetto Cromoinverso) e Lingua di Serpente.

È uscita in vinile 12” per Sonic-Solution la canzone Re-Fly, che il Ducoli ha scritto con Dj-Amnesys. Ecco cosa scrivono a Sonic-Solution per parlare del progetto:

Idee e concetti che si trasformano in suoni... Questo e.p. rappresenta presente, passato e futuro, possibile fonte di ispirazione per gli artisti di domani. Alcune sonorità anni 90 e influenze di generi musicali diversi rendono in nuovo disco di Amnesys assolutamente unico. "Refly" (A1) è un riassunto che ripercorre vari periodi del genere hardcore che hanno influenzato in modo determinante lo stile attuale di Amnesys. La canzone nasce sull' atmosfera della pausa caratterizzata da un vocal molto incisivo. Il tutto si trasforma in un uragano di synth e casse che non lasciano spazio ad alcun dubbio, questa è una traccia assolutamente rivoluzionaria. "Ctrl_D_Future" (B1) è sperimentazione sonora che esce dagli schemi classici di questo genere. Suoni, tecnica e musicalità del break rendono il messaggio chiarissimo. "System Crash" (B2) chiude l'e.p. nel modo + brutale. Intro e break in stile Prodigy, casse devastanti accompagnate dal vocal di Lenny Dee e un riff che proviene direttamente dall'occulto...

Novità anche per Biocosmopolitan di Boris Savoldelli: lo straordinario bassista Jimmy Haslip, fondatore degli Yellow Jackets, sarà ospite del disco nel brano d’apertura Biocosmopolitan!

Altre news …

1 ottobre 2010

Si vocifera che siano ormai terminate le riprese di Sandropiteco. Non si sa nulla dell’eventuale pubblicazione, sembra che il Ducoli voglia aspettare la realizzazione di ulteriori 14 brani per eventualmente stampare un disco doppio. Per ora è stato realizzato il

Auguri al Ducolo….

24 luglio 2010

Uscirà il prossimo 7 agosto 2010, 46 Volte uno, il disco di Mauro Tononi (voce ufficiale di Valentino Rossi a Radio DJ), di cui il Ducoli ha curato i testi e scritto alcune canzoni. Il disco verrà presentato il 2 settembre 2010 a Tavullia (Pu), il paese natale di Valentino, nel corso della festa che il Fans Club di Valentino organizza ogni anno in occasione della corsa di Misano. Chi volesse saperne di più può consultare il sito di Mauro Tononi www.maurotononi.com oppure contattare direttamente il Ducoli.

È uscito La trasmissione del pensiero, il nuovo disco di Korrado. Nell’album ci sono due canzoni con testi scritti dal Ducoli: Sfiorami (rivisitazione di Per Te, scritta per Mané nel progetto Cromoinverso) e Lingua di Serpente.

È uscita in vinile 12” per Sonic-Solution la canzone Re-Fly, che il Ducoli ha scritto con Dj-Amnesys. Ecco cosa scrivono a Sonic-Solution per parlare del progetto:

Idee e concetti che si trasformano in suoni... Questo e.p. rappresenta presente, passato e futuro, possibile fonte di ispirazione per gli artisti di domani. Alcune sonorità anni 90 e influenze di generi musicali diversi rendono in nuovo disco di Amnesys assolutamente unico. "Refly" (A1) è un riassunto che ripercorre vari periodi del genere hardcore che hanno influenzato in modo determinante lo stile attuale di Amnesys. La canzone nasce sull' atmosfera della pausa caratterizzata da un vocal molto incisivo. Il tutto si trasforma in un uragano di synth e casse che non lasciano spazio ad alcun dubbio, questa è una traccia assolutamente rivoluzionaria. "Ctrl_D_Future" (B1) è sperimentazione sonora che esce dagli schemi classici di questo genere. Suoni, tecnica e musicalità del break rendono il messaggio chiarissimo. "System Crash" (B2) chiude l'e.p. nel modo + brutale. Intro e break in stile Prodigy, casse devastanti accompagnate dal vocal di Lenny Dee e un riff che proviene direttamente dall'occulto...

Novità anche per Biocosmopolitan di Boris Savoldelli: lo straordinario bassista Jimmy Haslip, fondatore degli Yellow Jackets, sarà ospite del disco nel brano d’apertura Biocosmopolitan!

Altre news …

27 giugno 2010

Fabio Antonelli dell’Isola che non c’era ha recensito Piccoli Animaletti:

Rendere l’idea di questo nuovo disco di Ducoli, poliedrico musicista bresciano, è davvero impresa ardua, anche perché Ducoli ci ha abituato da sempre ad una creatività straripante e continuamente mutevole. Qui poi, forse più che in passato, la sua stravaganza si fa sentire. Ecco allora che ne nasce un disco originalissimo, un progetto legato al mondo animale, anche se è ovvio che quello di Ducoli non è popolato dai soliti animali, ma troviamo anche animali dagli strani nomi come “Il Laccabue” o ancora “Il rattus”, nonché tante altre strane situazioni che solo una mente come la sua poteva concepire.

 

Qualcuno a questo punto si starà chiedendo, ma che genere di musica suona Ducoli? La risposta più facile e scontata sarebbe quella di invitarvi ad ascoltarla, perché darne una definizione è praticamente impossibile, Ducoli è un cultore del rock, ma riesce a deformarne i contorni passando per il jazz, il blues, la canzone d’autore più intimista in un continuo cambio di direzione. Allo stesso modo è mutevole la sua interpretazione vocale, e così la voce si fa a volte scura e torbida come uscisse da una notte agitata, a volte distesa e limpida come fosse rasserenata, in alcuni casi poi non manifesta neppure il cantato, ma “parla” come ci invitasse ad un incontro confidenziale.

 

Vediamo a questo punto di decifrare le coordinate essenziali: passiamo per il brano di apertura La malura, di impianto decisamente rock, la breve ma poetica Una Silvia, il suadente rock di Una nuova città, la carnalità di Il mulo «Guardo ancora una volta il cielo / Studio la mia alternativa di volo / Guardo ancora una volta il tuo culo / Mi tocca di essere sempre il tuo mulo». Nella già citata Il Laccabue tra atmosfere jazz il nostro ci parla (letteralmente) così «Io ti disegno una tigre e un leopardo che guarda / Coi denti di cento serpenti / Con le zampe del ragno e della sua ragnatela / Costruita sull'angolo alto della mia ultima tela», per la title-track, supportata da un coro di bambini che canta «Niente di nuovo di stupefacente / Niente di niente, nemmeno la gente / Noi siamo niente che non sia vivente / Siamo niente di buono, non siamo importanti / E allora niente perdono, non saremo mai santi / Proprio niente di niente, non ci sono innocenti / Siamo niente di niente, ma non e’ sufficiente / E allora niente di niente, più niente di niente», la suggestiva e dolce Dialogo di guerra che dispiegandosi sulle ali del violino di Michele Gazich è però permeata di sana indignazione, «Le vostre schifose, arroganti menzogne / Protetti da sempre da qualche padrone / Di ladri assassini di gente che ha fame, ancora», Il carro in cui troviamo echi messicani e spruzzate jazz per un corale «Noi che tiriamo il carro / Non ci opponiamo mai / Abbiamo le mani forti / Meglio di cento buoi / Noi non vogliamo niente / Noi non abbiamo sete / Siamo la parte pronta / Davanti c'e’ solo il prete», la stramba Rattus in cui si è deliziati dal pianoforte di Andrey Kutov ed in cui Ducoli cambia improvvisamente voce. Ancora diverso è il suo timbro nella dialettale Le renne sulla neve perenne. Spero di esser riuscito a dare l’idea della sostanza questo disco, ma in ogni caso vi invito a cercarlo, avendo oltretutto come assoluta garanzia nomi di musicisti come Ellade Bandini, Michele Gazich e lo stesso Andrey Kutov.

Luca Morzenti sulla fanzine LA MOVIDA  ha recensito Dogtale.

Non è semplice recensire un libro per il quale si è scritta la prefazione, ma questa nuova fatica di Alessandro Ducoli, che segue di circa un anno il Diario di un giovane fumatore scritto a quattro mani con Guido Lavazza, giustifica questo sforzo, anche perché - lasciatemelo dire - è un racconto che merita di essere letto.

Traendo ispirazione da due dei suoi numerosi progetti musicali - nella fattispecie My Uncle The Dog e Spanish Johnny - l’autore costruisce una trama nella quale inserire memorie private, passioni personali e cenni autobiografici a sostegno di validi riferimenti storici, il tutto amalgamato in una storia tanto semplice quanto avvincente. Il protagonista è David “Noodles” Cobb, giovane “disincantato” che abbandona il borgo natio per cercare fortuna nel Continente. Ed è il viaggio di Noodles Cobb a fungere da amplificatore del grido che scaturisce dal paragone fra le nuove città che attirano giovani desiderosi di costruirsi un futuro (sporche, rumorose, corrotte e corruttrici), ed i pochi spazi ancora incontaminati.

Ma attenzione: questo non è un romanzo “ecologista”. Pur essendo noto l’atteggiamento di Ducoli nei confronti della salvaguardia dell’ambiente (presente, ad esempio, nel racconto allegato all’ultimo album “Piccoli Animaletti”, che vi invito a rileggere), questo Dogtale si pone più come un nostalgico e (quasi) rassegnato sguardo su quanto di peggio l’uomo è riuscito a fare all’ambiente che lo circonda ed ai suoi simili, e quindi a se stesso, una riflessione su come la cattiveria prevalga (sempre?) sulla bontà con uno sfondo di praterie, canyon e città.

Una storia ambientata cinquant’anni fa che si potrebbe inserire anche nei due secoli precedenti, ma estremamente attuale.

Novità anche per ClockWork Orangina di Manè: Ivan Cattaneo, grande icona dell’elettropop italiano, ha cantato nel brano The Kiss Milk. L’uscita del nuovo disco di Mané è prevista per il prossimo autunno.

Stefano Pifferi sulla web-fanzine Sentireascoltare  ha recensito Electric Babyland:

Fanno il verso ad un mostro sacro del rock come Jimi Hendrix, questi due bresciani: nel titolo come nella cover, splendida riproposizione della foto di Electric Ladyland. Luca Ducoli (voce, chitarra) e Michele Federici (batteria) hanno però piedi e testa ben piantati nel rock’n’roll più scalmanato e senza freni possibile: slanci country, bellezze blues-punk, richiami garage come se piovesse, energia e sudore d’obbligo si alternano senza soste in Electric Babyland tanto che se in prima battuta a venire in mente sono le scarne trame della Blues Explosion e discendenti vari, nel corso della scarsa mezzora dell’album ci si rende conto che il duo bresciano è molto più inzaccherato nei crismi del rock’n’roll più selvaggio e sboccato.

Per capirsi, quello che da Jerry Lee Lewis arriva fino agli oscuri garage-heroes delle varie Back From The Grave, passando per il sixties-pop più rumoroso, il rock-blues storico, gli Stooges e gli Stones. Quella è la tradizione cui attingono e di cui non fanno mistero alcuno, anzi la mantengono in vita alla grande sullo slancio di freschezza strumentale e energica passione. I vari ganci e indizi disseminati qua e là ne fanno più che un disco, una sorta di caccia al tesoro negli ultimi 50 anni di r’n’r. Di più non oseremmo chiedere. Bravi.

Francesco Bove sulla web-fanzine Beatpopula  ha recensito Electric Babyland:

Si omaggia Hendrix sin dalla copertina: tante donne nude che mostrano i loro seni prosperosi all’ascoltatore. Cosa vi ricorda? Sicuramente lo saprete, l’omaggio a “Electric Ladyland” è palese. Era il 1968 quando Hendrix scandalizzò, con la copertina del suo capolavoro, la morale dei benpensanti di tutto il mondo. La copertina fu rifiutata e cambiata in fretta e furia perché considerata pornografica.

 

Altro omaggio ad Hendrix è nel titolo: Electric Babyland. Però poi, appena comincia a scorrere la prima delle nove tracce nello stereo, si capisce che i Thee Jones Bones hanno poco a che fare con Hendrix, anzi, la loro musica attinge da tanti generi. Non è, quindi, una cover band, per fortuna. I Thee Jones Bones sono una band bresciana, con evidenti inflessioni 60’s, che propone al pubblico uno stile musicale a metà tra il country e il garage, leggero, veloce, che va dritto al sodo e che si presta molto per la musica dal vivo.

 

Giunti al terzo lavoro in studio, il duo bresciano rilegge la musica dei loro miti dedicando addirittura un brano dal titolo eloquente Nico’s Banana a Lou Reed e passando, senza farsi troppi problemi, da una melodia all’altra, da uno stile all’altro, riuscendo sempre ad andare al sodo. Un lavoro muscolare, sporco, efferato, aromatizzato al punto giusto con tocchi melodici ma genuino e rinfrancante come solo un lavoro artigianale sa essere. I Thee Jones Bones ritrovano le cose elementari, riescono ad affermare il proprio modo di pensare facendosi spazio tra numerosi gruppi “alla moda” e proponendo un sano rock&roll emozionante e folgorante.

Si arriva alla fine, con una bella cavalcata country-rock, spediti verso il riascolto, perché a volte fa veramente piacere ascoltare un album grezzo, diretto, non ambizioso e scoprire un gruppo che, pur non dicendo nulla di nuovo, si impone con un sound divertente e potente.

10 giugno 2010

Grandi novità per Biocosmopolitan di Boris Savoldelli: Paolo Fresu ha partecipato alla registrazione del disco regalando le sue note in Kerouac in New York City e Concrete Clima. L’uscita del nuovo disco di Boris, anticipata dalla recente pubblicazione di The Miss Kiss, è prevista per il prossimo autunno e già si annuncia esplosiva (Boris ha presentato in anteprima il disco nella sua ultima tourneé in Russia e lo presenterà negli Stati Uniti nelle due date estive di Seattle e Louisville!). Per ora, dal momento che il Ducoli è ancora una volta autore di tutti i testi (con la collaborazione di Luca Morzenti in Subwarm, The Discordia e Lovecity), vi si anticipa la scaletta del disco:

# 1                                                                                                                                                    Biocosmopolitan – VOICE A

# 2                                                                                                                                                    Lovecity – VOICE L

# 3                                                                                                                                                    Concrete Clima – VOICE B

# 4                                                                                                                                                    Kerouac In New York City – DOG VOICE

# 5                                                                                                                                                     Is Difficult To Fly Without Whisky – VOICE D

# 6                                                                                                                                                    Dandy Dog – VOICE C

# 7                                                                                                                                                    Danny Is A Man Now – VOICE E

# 8                                                                                                                                                    Biocosmo – VOICE G

# 9 The Discordia – LAST VOICE

# 10 Subworm – IDEA 2 VOICE

# 11 Springstorm – NO-FIRST VOICE

# 12 The Miss Kiss – VOICE H

# 13 My Barry Lyndon – FIRST VOICE

***

È uscito per Edizioni LatakiaDogtale”, il nuovo racconto del Ducoli. Chi lo volesse prenotare può richiederlo direttamente al Ducoli (baccoilmatto@libero.it).

Elvis Presley è morto. Il treno che portava The King si è fermato a Graceland, ma forse non sarà l’unico a fermarsi quel giorno. David “Noodles” Cobb è un giovane che insegue un sogno ancora poco chiaro, attraversando un Continente fatto di persone e cose che stanno cambiando, non sempre in meglio. Un Continente dove non c’è più spazio per i sogni.

***

Il nuovo lavoro discografico del Ducoli, di cui vi abbiamo accennato in riferimento al concerto del prossimo 14 luglio a Fino del Monte in compagnia del Bepi, si intitola Lo sbarco in Lombardia e verrà registrato, sembra, dal vivo proprio durante il concerto di quella sera. Il nuovo disco è stato interamente scritto a quattro mani con Andrey Kutov e avrà (come spera il Ducoli…) la forma del Teatro Canzone. L’idea originale, nata dalla necessità di sottolineare la forse eccessiva cementificazione della Lombardia, è stata sviluppata in maniera “giocosa” sul passato di giovane muratore del Ducoli:

Il dito puntato

Lo sbarco in Lombardia

Mica come nascere ad Ajaccio

Ode al panino

L'apprendista magùt

Pranzo allegro ma non troppo

La marcia del pic

Rughe di cemento

Ode al ducato

Idolocemento (Preghiera della sera)

4 giugno 2010

Nessuna news per quanto riguarda i due lavori in “cantiere”… Sandropiteco sembra che sia già stato registrato ma non si sa dove e come … mentre il titolo del lavoro che verrà registrato il 14 luglio prossimo a Fino del Monte (BG) non può essere ancora anticipato … vi posso dire soltanto che si tratta di “dieci canzoni a tema”.

La rivista IL TONNUTO (fanzine d’acqua dolce), ha recensito “Cromo inverso”!!!!!! Ecco cosa dice in proposito Fabrizio “FaZ” Cesari:

Mi ricordo la prima volta che ascoltai “Nereide”, una delle tracce del CD, la collegai subito al film “Il Gladiatore” di Ridley Scott . Mi si accesero in mente le scene finali dove il generale Massimo moriva e ricordava moglie e figlio. Non so se anche a voi darebbe visioni simili ma a me questa traccia ha emozionato moltissimo. Lo fa tuttora. CROMO INVERSO opera prima dell’artista Manè, nome d’arte di Pierangelo Manenti, classe 1976, bresciano residente sulle sponde meridionali del lago “con l’isola in mezzo”, il Lago d’Iseo. Il CD ha già qualche anno, è stato realizzato nel 2005. Ci sono arrivato solo di recente a scoprire questa perla di lago interessandomi ai lavori passati di Alessandro Ducoli uno dei nostri recenti beniamini qui al Tonnuto (leggete il Tonnuto n° 95 o il n° 105).  Cromo inverso si è sviluppato con i testi di Alessandro oltre alla produzione artistica di Valerio Gaffurini ed ovviamente la parte musicale di Manè.

Quindi connessione immediata fate partire le tracce e leggete il seguito…

Il timbro vocale di Manè è decisamente singolare, perfetto per le musiche che ascolterete. E’ in falsetto sempre assolutamente preciso ed intonato. Difficile quindi ritenerlo più compositore che cantante. Complimenti a lui; è raro trovare entrambi le doti in un'unica persona. Per dare un’idea ricorda il timbro vocale di Anna Oxa anche se personalmente lo reputo superiore.

Nel CD 8 sono i brani ufficiali più un bonus che è una versione differente di una delle tracce precedenti. “Immagine” traccia d’apertura accende il sogno con una figura danzante molto a contatto con gli elementi della vita, della natura. Segue “Numero Uno” la traccia che ai primi ascolti pare la più slegata alle altre. Il testo è alla Ducoli “voglio l’essenza della mia esistenza”. Un urlo alla complessità inutile di questa vita. Una ricerca (difficile) di sé stessi. “La fleur et le mal” avvelenata come il fiore del male. Una richiesta di aiuto contro una partner egoista. Attenti, chi toglie l’acqua regala la sete. “Nereide” è la mia traccia preferita, pianoforte e voci leggermente sospirate. Per me una musica capolavoro. “è strano averti qui mentre ti penso; parole che confondono alla ricerca di sguardi” “movimento armonico di una parola” “forze che danno e tolgono amore” “scivola la pelle tua mentre io mi perdo” “chiudi i miei occhi mentre mi tocchi, sempre più giù, chiudi i miei occhi”. Leggo che molti la interpretano come un contatto sessuale tra due amanti. Personalmente la interpreto come gli ultimi istanti di un morituro e l’immagine della sua amata che lo accompagna verso un altro mondo. “Per te” sospiri di sirene in deserti di sabbia. Siamo il segno che lascia il tempo. Non aspetta l’idea della gente. Io invece mi fermo per te. “Onirica” dal sapore misterioso. Musica più pop ed interpretazioni vocale che in alcuni tratti ricorda i primi Matia Bazar. Violino finale da Blu Vertigo. Un’altra traccia molto intensa “Maria Bambina”. Splendida. Ascolterai nel vento la mia voce ancora. E’ un’illusione il tempo. E’ un’altra occasione. Ti lascio soltanto un momento. Non ti lascerò mai. Ultima traccia del CD è “Cromo Inverso” che dà il nome all’intera opera. Si potrebbe dire una forma d’arte!. Sono il pezzo di carta dove appoggia il colore. Il segno che si ferma per avere una forma. Profilo costruito per la tua perfezione, nella mia fantasia. Voglio un angelo migliore di questo. Voglio l’angelo migliore che sei. Portami via, portami via. Il tutto cantato su un ritmo piuttosto serrato e piacevolmente dance.

Riassumendo il CD non è esattamente allineato al filone musicale tradizionalmente trattato nel nostro mensile ma visto che ha risvegliato con furore in me i sensi musicali da teenager degli anni 80 con in più il sostegno dell’attenzione ai particolari che un 40enne nota ed il tutto mi convince parecchio…. ecco che ho fortemente voluto scrivervene. Con Manè abbiamo molta elettronica però decisamente raffinata e come dicevo prima anche le voci non sono per niente da dimenticare. Assolutamente intonate e precise. Un personaggio da tener d’occhio ! Manè ha in preparazione un altro CD per questo autunno e statene certi vi terremo aggiornati.

Il Ducoli è stato così contento di questa recensione che mi ha chiesto di ricercare una recensione “distratta” dei tempi dell’uscita del disco … lui vuole specificare che non pubblica le recensioni non quando non parlano bene del disco ma quando non ne parlano “affatto” (queste mi sembra di ricordare che fossero le tristi parole con cui il Ducoli commentò l’accaduto …. quel coglione non ha capito un cazzo, testi o non testi, e siccome non siamo nessuno si è divertito a tirarci addosso merda e noia, fanculo …):

Le informazioni che accompagnano "Cromo inverso", esordio discografico dell´anonimo Manè, sono talmente scarse che dobbiamo rifarci alle poche note che accompagnano il disco per dedurre chi alla fine si celi dietro questo pseudonimo o chi in qualche modo abbia contribuito alla realizzazione del progetto. Non resta che prefiggersi alcuni punti fondamentali da precisare su "Cromo inverso".


Punto di partenza numero uno: la comprensione dell´assetto strutturale dell´album. Le note lasciano capire che dietro alla denominazione "Manè" si cela la figura di Pierangelo Manenti, coadiuvato nei lavori di realizzazione da Alessandro Ducoli e Valerio Gaffurini. Potremmo definire questo "Cromo inverso" come un album realizzato a sei mani, dove il lavoro di Manenti s´impone prevalentemente sulle altre in modo consistente, soprattutto per quanto riguarda la produzione e la firma posta sulle musiche, fatta eccezione per i brani "Numero uno", Nereide" e "Onirica" dove viene affiancato alla composizione dall´intervento di Gaffurini. L´apporto di Ducoli si può riscontrare invece nella stesura dei testi, dove la "bellezza" di sette canzoni su nove portano la sua firma, mentre le restanti "Numero uno" e "La fleur et le mal" lo vedono spalleggiato dal titolare Manenti.


Punto di partenza numero due: la qualità del prodotto. Ad essere sincero, questo debutto discografico non mi ha colpito, le melodie risultano scialbe e prive di sentimento, l´ascolto lascia indifferenti, non vi è grado d´emozione. D´altro canto anche la stessa voce di Manenti non dice niente di particolare, risultando poco convincente nelle traiettorie vocali. Il tutto si evidenzia nelle nove tracce che vanno a comporre questo album limitato, dal gusto tipicamente pop. Tra queste il brano "La fleur et le mal" è presentato anche in una versione più electro-pop, ma la qualità rimane sempre la stessa. In poche parole un album statico che non riesce a decollare, eccezion fatta per i testi, sicuramente il lato più apprezzabile dell´intero lavoro. Un´altra notizia che si può dedurre dalle note è che la realizzazione del cd è dovuta anche al patrocinio del comune di Marone, sito nella provincia bresciana.


La somma di queste valutazioni mi porta comunque a ritenere "Cromo inverso" un lavoro di poco spessore: solo una decisa inversione di rotta potrebbe portare in futuro a delle considerazioni diverse.

La web-fanzine Rock.it  ha recensito Electric Babyland:

Straight in a rock'n'roll country. Dribblando ritmi atavici e schivando bombe bluesy. Musica adatta per piegarsi sotto la pioggia fino ad affogare, dentro il selvaggio furore di una two-men band che ti trascina in un altrove immaginario da atmosfera 50s, e ti scrolla piedi e gambe. Ed è una scossa granitica e impellente, con le mani insabbiate nel blues di Jon Spencer e Muddy Waters, e l'obiettivo di ricalcare sulla cover l'esordio di Jimi Hendrix in chiave post-moderna. I Thee Jones Bones, suonano e sudano, fremono e stridono sulla via di Chicago. L'impeto primigenio di tutto il rock che ti urla addosso, quello di "Holly Holly" e "Say Hey, Say Ho!", a tratti risezionato e diluito attraverso un cocktail di country-folk ("Teachin' Nurse") che tende la mano a un ipotetico Johnny Cash affetto da nevrosi. O ancora il noise blues di "Alright" e "Hangin' Around", ingredienti miscelati con cura e vigore. Quando il blu d'angoscia urbana riesce a esplodere d'energico bagliore.

Cesare Casalini, sulla web-fanzine De-Baser  ha recensito Electric Babyland:

Se c'è qualcuno di voi che ha bisogno di una bella e sana scarica di adrenalina, ecco pronta la ricetta: procuratevi subito questa bomba rock'n'roll, sono nove veri proiettili che colpiranno inesorabilmente i vostri spiriti bisognosi di folgorazione.  Sono ormai arrivati al loro terzo album (ed è appropriata la definizione di album, in quanto è uscito in doppia versione vinile + CD). Fa molto piacere soprattutto l'uscita in vinile, che oltretutto fa risaltare la splendida copertina, e poi tra l'altro l'edizione in vinile suona molto meglio di quella in CD.

"Screaming Luke" Ducoli e Frederick Micheli propongono un disco che va ascoltato a tutto volume, senza troppe domande, e possibilmente tutto d'un fiato. Non vale nemmeno perdersi troppo in spiegazioni su questo album che presenta i due in stato di grazia, sia il titolo che la copertina dell'album sono un chiaro riferimento a Jimi Hendrix e al suo album più importante, mentre la loro musica è dichiaratamente rivolta verso Jon Spencer Blues Explosion.  Fra i nove pezzi l'unico che opare far "tirare un po' il fiato" è la loureediana "Nico's Banana", il resto è una fragorosa esplosione di suoni e di ritmi divertenti e tirati a dovere. Chitarre sporche al punto giusto, voce selvaggia e, pur se con qualche piccola apertura melodica, tanta cattiveria e sano spirito rock'n'roll.

Aurelio Pasini sulla web-fanzine Il Mucchio  ha recensito Electric Babyland:

Se la copertina del nuovo lavoro dei bresciani Thee Jones Bones – in vinile, con cd allegato – omaggia in maniera quasi calligrafica, come del resto il titolo, l’“Electric Ladyland” di hendrixiana memoria, i suoi contenuti si muovono lungo altre coordinate: quelle di un rock’n’roll viscerale e parecchio selvaggio, nipote degli Stones e figlio bastardissimo degli Stooges, cugino dei Cramps e dei Gun Club e e cognato del surf più ruvido. Musica che viene dallo stomaco, ispida, sporchissima, veloce, da ascoltare col volume a palla senza farsi troppi problemi. Niente di nuovo, ma fatto alla grande, con le giuste – e copiose – dosi di elettricità e sudore. Come sovente accade in questi contesti, poi, l’organico limitato (voce, chitarra, batteria, occasionalmente banjo e armonica) non rappresenta assolutamente un ostacolo, rivelandosi di contro un pregio non da poco, perché è solo quando sono ridotte ai minimi termini che certe canzoni acquisiscono potenza ed efficacia. A scacciare il temuto spettro della ripetitività ci pensano arrangiamenti semplici ma vari, che peraltro non si precludono la possibilità di staccare la spina per qualche minuto, senza che il coinvolgimento e il divertimento vengano meno. Insomma, se si amano certe sonorità “Electric Babyland” è un lavoro da non lasciarsi sfuggire, oltre a rappresentare la conferma del ruolo di primo piano che i suoi autori già da qualche tempo ricoprono nell’ambito della scena r’n’r tricolore.

Claudio Andrizzi del Bresciaoggi  ha recensito Electric Babyland:

E' una delle copertine in assoluto più leggendarie (e censurate) dell'intera storia del rock: un frammento di mito che ora rinasce in una splendida versione «made in Bs», a corredare il terzo album di un gruppo che rappresenta una sorta di ultimo avamposto della più classica «ortodossia» rock 'n roll. Loro si chiamano Thee Jones Bones, sono attivi dal 2001, sono un duo (da poco diventato un trio) e la loro base operativa è in Valle Camonica, per la precisione a Darfo. Qui è nato e risiede Luca Ducoli, chitarrista e cantante, intorno al quale la figura dei Bones gira da ormai quasi dieci anni. E' stata sua l'idea di replicare una famosa copertina rock del passato per il nuovo album della sua creatura: e la scelta è caduta nientemeno che sulla cover originale di «Electric Ladyland», terzo album e capolavoro assoluto di Jimi Hendrix.


«Hendrix? Un mito, ma personalmente preferisco Jeff Beck - afferma Luca, spiegando la genesi del singolare progetto -. Tutto è nato da un'etichetta rock 'n roll di Cremona, "Il Verso del Cinghiale", che ci ha contattati rendendosi disponibile a contribuire alla realizzazione del nostro album ad una condizione: che fosse un 33 giri in vinile. Come potevo non accettare? Fare un album in vinile è il sogno di ogni musicista».
Subito nasce l'idea di coronare l'evento con una copertina da urlo, gatefold (cioè apribile) come i vinili di un tempo. E fra le tante cover famose da rifare, Luca ha puntato subito sul capolavoro hendrixiano del 1968, costituita da una serie di nudi femminili, considerata a suo tempo pornografica e sostituita nelle edizioni ufficiali da una foto del chitarrista. Da qui anche il titolo dell'album: "Electric Babyland". «Ho pensato che rifare quella mitica copertina avrebbe fatto presa, ma non avevo idea di come fare per realizzarla. Ha pensato a tutto l'ex-ragazza del mio batterista: in pochi giorni ha trovato, tra Brescia, Bergamo e Pescara, tutte le ragazze che hanno accettato di posare nude per la copertina».


Le session fotografiche di Lorenzo Caffi, un amico di Luca, si sono tenute in una scuola di danza e si sono protratte per un'intera giornata: il risultato, tutto da vedere, è davvero straordinario, e capace di competere con il modello originale. Come dire: un vestito perfetto per dare ancora maggior spessore al disco più maturo dei Bones, quello nel quale il loro assalto garage e lo-fi alla tradizione Stones assume sfumature di credibile modernità non lontanissime dagli universi di Jon Spencer Blues Explosion o White Stripes. Piace quindi il disco (che viene venduto con inclusa anche la versione cd, per comodità...) ma piace naturalmente, e tanto, anche la copertina. Al punto che pare che un cliente di Discotory, storico negozio di Darfo, se ne sia portate via sei copie da solo... L'album si può comprare anche ai concerti del gruppo: i prossimi si terranno alla Latteria Molloy l'11 giugno (electric) e al TipoZeroZero il 18 (acoustic).

Giuseppe Celano sulla web-fanzine Extra-Music Magazine  ha recensito Electric Babyland:

Fare un bel tuffo nel delta del blues non è male con la primavera che inizia a far sentire il suo peso soprattutto se a guidarvi in questo viaggio sono i Thee Jones Bones. Nati nel 2001 come trio, diventati poi un duo sulla scia dei White Stripes, esordiscono nel 2005 con “Rock And Roll Is A Lifestyle” e il successivo ”Sticks And Stones”.


“Electric Babyland” è invece Il titolo del loro nuovo album, in chiaro riferimento al ben noto “Electric Ladyland” del gigante Hendrix, omaggiato anche in copertina da generose signore “ignude”, con tanto di sguardi lascivi. A differenza dei fratelli White, e del signore della sei corde elettrica, la band spinge sulla parte più rurale del blues, sfruttando un sound lercio, riff pregni di country ma pur sempre graffianti e affogati nel rock(abilly) and roll.


Nove brani fatti di chitarre sferraglianti, armonica e voce roca che dichiara guerra alle orecchie dei poveri malcapitati all’ascolto. Se avete voglia di partire per uno sballo dissacrante non dovrete far altro che mettere su “Alright”, fatta di riff circolari che ricordano Link Wray, il solo sembra il rantolo di un cinghiale ucciso a coltellate. Il riff introduttivo dell’opener “Holly Holly” sembra rubata ai Clash che flirtano con Chuck Berry dopo una sbornia colossale. Le cose peggiorano, nel senso più positivo del termine, con la successiva e psicotica “Hanging Around”.

 
Impossibile sfuggire ai mandolini, slide guitar, armonica e cantato nervoso di “Teachin’ Nurse”. Non mancano passaggi più lenti e dilatati come “Nico’s Banana” (chissà a cosa si riferiranno!!). Chiude il lavoro “Cowbaby” con il suo ritmo trascinate, un brano in pieno stile bluegrass, sporcato dall’amore per i suoni dissacranti.


Ottimo lavoro non c’è che dire.

Era stata infine “mai pubblicata” (il Ducoli se n’è un po’ arrabbiato con il Vostro Amministratore del sito … ma aveva ragione) una recensione di Gian Paolo Laffranchi del Bresciaoggi, uscita prima della scorsa estate:

Forse non esiste. È un mito, una figura romanzesca avvolta nella nebbia degli aneddoti apocrifi. Forse è solo una leggenda camuna e Spanish Johnny, Bacco Il Matto e Cletus Cobb non sono la stessa persona. Non possono esserlo: troppe idee, troppa creatività. Forse Alessandro Ducoli (ma esiste davvero?) dovrebbe contenersi, uscire di meno, a livello discografico. Il che, va detto, non equivarrebbe a uscire meglio, perché i suoi progetti sono sempre curati, pensati e scritti con amore spudorato e passione viscerale. Semmai, ciò garantirebbe il fascino di «evento» a lavori che non meritano di passare inosservati. Non fa eccezione «I leave my place to the bitches», opera missata e masterizzata all'XTR Studio di Adro insieme con una squadra di alto livello: oltre a Cletus Cobb (alias Ducoli, si dice), voce, chitarra acustica e armonica, ecco Stefania Martin (voce), Nik Mazzucconi (basso), Marlon Richards (chitarra elettrica), Valeruz Velasco (piano, hammond) e Beppe «Cipe» Facchetti (batteria).


Solo il libretto varrebbe di per sé la spesa: dalle foto segnaletiche dei musicisti agli appunti di viaggio di Spanish Johnny, non c'è da annoiarsi. Poi la musica, prodotta da Cobb (insieme a Velasco) e scritta da... Ducoli. Riferimenti? Neil Young e Bob Dylan, un pizzico di Rolling Stones. una spruzzata di Deep Purple. Si comincia con la title-track, tipico esempio di rock da viaggio, strade deserte e serbatoio pieno. Rock che brinda al concetto stesso di partenza, ora scherzando con i santi («Like a Rolling Stones»), ora marciando con i fanti («Civil revolution»). C'è il blues («No one»), c'è anche il funk («Love me God»). Ci sono testi in italiano e c'è una confessione, in inglese: «House in the woods», inno di tutti gli spiriti eremiti del mondo.

10 maggio 2010

Non sono ancora iniziate le registrazioni di Sandropiteco, nebulosa assoluta sul nuovo disco ufficiale del Ducoli che sembra essere stato pensato in due volumi! Si vocifera invece che il doppio live con il Bepi, previsto per il 14 luglio prossimo a Fino del Monte (Bg), verrà registrato in rigorosa “presa diretta” ed è stato pensato in forma di “concept” con dieci nuove canzoni. Nuove notizie a brevissimo, compreso il titolo dell’opera e altre anticipazioni.

Eccovi invece alcune recensioni uscite nel mese di aprile.

Furio Sollazzi ha recensito Piccoli animaletti su Mia Pavia (www.miapavia.it):

Chi ha avuto modo di ascoltarlo in concerto due anni fa (era venuto al Broletto nell’ambito del Festival dello Shomano) sicuramente se lo ricorda ancora: non ho dubbi!

 

Il Ducoli è uno che fa rock e sa cosa fa; il Ducoli è uno che incarna lo spirito Beat e fino a che non glielo hanno spiegato (il Beat quello di Kerouak e Ginsberg, per intenderci) non sapeva di farlo; il Ducoli è un poeta, un jazzista, un romantico, uno spietato realista, un ironico cronista e qualsiasi cosa voglia essere.

Schizofrenico musicale dalle personalità multiple (Bacco il Matto, Spanish Johnnies, Cletus Cobb, il leader de La Banda del Ducoli o semplicemente Ducoli) ognuna delle quali incarna e realizza sfaccettate tendenze musicali, tutte ugualmente riconducibili alla sua prepotente personalità, realizza album che, a mio parere (ma non solo mio) dovrebbero essere, a ragione, nelle classifiche dei migliori album italiani ma che, inspiegabilmente, rimangono nelle pieghe delle “coperte mediatiche”.

 

Alessandro Ducoli è un cantautore bresciano che, sin dall'album di esordio "Lolita", si dedica a tempo pieno alla scrittura per sé e per altri artisti (proficua la collaborazione con Boris Savoldelli, che porta i testi di Alessandro ben oltre i confini italiani, fino in Russia e negli States). Il 2004 è segnato da una svolta jazz con "Brumantica", piccolo gioiello realizzato con Fabrizio Bosso, Alessandro Galati (arrangiatore dell'intero lavoro), Ares Tavolazzi, Sandro Gibellini ed Ellade Bandini. "Artemisia Absinthium", album del 2008, frutta al Ducoli il Premio Claudio Mazzitello edizione 2009.

 

“Piccoli animaletti" è il nuovo cd di Alessandro Ducoli, ultima fatica discografica con, ancora una volta, Ellade Bandini che torna e forma insieme a Max Gabanizza l'ossatura ritmica del nuovo album, musicalmente ispirato e profondo nella scrittura.

L'inseparabile Andrei Kutov al pianoforte, Giorgio Cordini, Michele Gazich, Mario Stivala, Mirko Spreafico e Valerio Gaffurini sono gli altri musicisti coinvolti nel nuovo lavoro che sintetizza la condizione degli animali in gabbia, umani inclusi, ed è farcito di tanti episodi di grande musica: Rattus, con il coro dei bambini e il pianoforte di Kutov, Dialogo di guerra, sulla vicenda di Ilaria Alpi, La Malura, il Germano Irreale ecc.

La copertina porta il CD, un booklet con i credits e un “libercolo” di scritti e pensieri che vi offrono uno spaccato della geniale dissociazione con cui il Ducoli ama raccontare.

 

Insomma, non c’è modo di descrivere il Ducoli e la sua musica in maniera esaustiva: l’unica soluzione è ascoltarlo e imparare ad amarlo.

 

 

Furio Sollazzi, Pavia, 07/05/2010

Cesare Casalini ha recensito Piccoli animaletti su Radio Voce:

Anche stavolta il Ducoli ha colpito.  Ce l'ha fatta di nuovo il  menestrello di Breno a radunare intorno a sé una vera squadra di  fuoriclasse per approntare questo disco. Facile, direte voi, facendosi  coadiuvare da gente come Ellade Bandini (batteria), Max Gabanizza  (basso), Giorgio Cordini (bouzouki), Michele Gazich (violino), Mario  Stivala (chitarre), Mirko Sprafico (percussioni), Andrey Kutov  (pianoforte), Valerio Gaffurini (hammond e programmino) ed Eugenio  Samon (tromba). Ma se non hai le canzoni puoi assoldare chi vuoi che  rischi fortemente di non andare da nessuna parte. E invece il Ducoli  le canzoni le ha, eccome. Oltretutto sono pezzi che, con questi  arrangiamenti perfetti e tirati a lucido, funzionano alla grande.

Già l'inizio rimanda subito al sound del mai dimenticato Bacco il Matto, con quell'incisivo riff di chitarra che cattura subito e il  cantato a metà fra il sornione e il sussurrato. E' un grido di  libertà, "La malura". Io trovo una certa affinità tra "dobbiamo  valutare meglio, ancora, prima che decidano loro ogni volta" e  "continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?". Poi il Ducoli va sull'estremamente personale "I miei cento difetti",  una ballata molto pianistica, e qui Kutov fa la parte del leone. Ancora atmosfere fumose da jazz club un po' caposseliane (e qui non me  ne voglia il Ducoli), con un pezzo quasi da carillon, "Una Silvia". Il cantato di Alessandro Ducoli continua a migliorare di disco in  disco e lo fa con un piglio da "cattivo per necessità" come dice lui  (si ascolti "Una nuova città". Ne "Il mulo" tornano a farsi notare i riff chitarristici, con un  grande assolo finale. "La cinciallegra" è un brano poetico e dall'atmosfera sognante, mentre  il riferimento artistico del disco è il pittore Antonio Ligabue, a cui  viene dedicata la bellissima e jazzata "Il Laccabue". Un bello sguardo sugli esseri umani in generale, visti come "Piccoli  animaletti", eseguita con la collaborazione di un coro di bambini, i  "Piccoli Animaletti" diretti da Barbara Bellotti, che partecipano  anche a "Rattus" (composta da Kutov). Ogni tanto in Ducoli salta fuori la malinconia amorosa che qui si  palesa in "Un germano irreale", pochi e delicati tocchi di chitarra  acustica e voce triste. "Dialogo di guerra, con un meraviglioso violino di Michele Gazich, è  dedicata ad Ilaria Alpi (la giornalista morta in un agguato in Somalia  nel marzo 1994). "Sopra il davanzale" è, per il momento, la mia canzone preferita del  disco (se la gioca con "La malura" e "Una nuova città"). Una puntina di tex-mex in "Il carro", poi la già citata "Rattus", e a  concludere l'album c'è una filastrocca in dialetto camuno, "Le renne  sulla neve perenne". E smettetela di dire al Ducoli, "Dovresti fare meno dischi e più  curati" o altre amenità del genere. Tanto lui non vi ascolterà. Anche  perché la cura e l'attenzione che lui e il suo gruppo di fuoriclasse  hanno messo in "Piccoli animaletti" raramente si nota negli attuali  dischi italiani.

Angel Devil ha recensito Piccoli animaletti sulla web-fanzine www.rockrebelmagazine.com:

"Piccoli animaletti" è il nuovo album di Alessandro Ducoli, cantautore camuno che nasce artisticamente nel 1997 con il disco "Lolita". Ducoli ha pubblicato oltre 15 dischi distribuiti in vari progetti, tra i quali "Brumantica" che, nel 2004, ha segnato una sua svolta jazz. Appare certamente difficile rinnovarsi nel tempo, ma questo non è il caso di Ducoli. "Piccoli animaletti", prodotto da Alessandro Ducoli e Valerio Gaffurini è stato registrato, mixato e masterizzato da Valerio Gaffurini e Claudio Lancini all'XTR Studio di Adro (BS), mentre la batteria e basso da Paolo Costola al Mac Wave Studio di Brescia. Questo CD è vario ed intenso, immediato a tal punto che lo fa sembrare un "libro" di racconti dove le 13 tracce (più il brano fantasma cantato in dialetto camuno), con testi in italiano, ci svelano questo cantante dalle mille risorse. Un giro dentro a tutte le parole di questo CD potrebbe far bene a molti di noi. Musiche e suoni sono costruite in modo curato: la struttura dei brani è piuttosto semplice, ma su di essa alzano la voce arrangiamenti costruiti e suonati con gusto. "La Malura" è singolo estratto da questo nuovo lavoro, è il pezzo che apre l'album, è sicuramente il brano di miglior impatto, dove basso, chitarra, voce roca e batteria ribolliscono di suoni rock. Un brano accattivante che scuote, infervora le ritmiche, riesce a scavare la pelle del suono creando una vibrazione rock fuori dagli schemi. Molte impennate geniali vengono introdotte in pezzi come "I miei cento difetti", "Una nuova città", sono molto articolati tra loro, e man mano che i pezzi avanzano, si sfocia anche in sonorità jazz con "Il Laccabue" che riesce delicatamente a lasciare il segno; e ancora la simpatica "Rattus" in cui Ducoli si fa accompagnare da un coro di bambini. Il progetto è decisamente innovativo e vede alternare ritmi più caldi e nostrani dalle atmosfere pop, rock, jazz davvero perfette. Un CD interessante, stimolante e coinvolgente nei suoni. Per ulteriori informazioni dell'artista visitate il suo sito: www.ducoli.eu

 

Marco Quaroni ha recensito Piccoli animaletti sulla versione web de Il Mucchio Selvaggio:

Alessandro Ducoli è un ancor giovane cantautore della Valcamonica che ha pubblicato la media di un lavoro all’anno, se non di più, negli ultimi 10, forse 15. E tutti questi lavori, spaziando dal puro stile cantautorale con venature jazz fino allo sfogo rock del gruppo Bacco il Matto prima e degli Spanish Johnny oggi, hanno avuto qualcosa di importante da dire. L’ultimo album, l’introspettivo ma per molti versi anche corale “Piccoli animaletti”, è uscito in febbraio, si avvale della partecipazione di musicisti del calibro di Ellade Bandini, Michele Gazich o Andrey Kutov e ancora una volta testimonia quanto questo autore sia prolifico, intelligente, anticonformista e fieramente poco incline al mercato. Di certo c’è che canzoni del calibro di “Una nuova città”, “Piccoli animaletti”, “Dialogo di guerra” o “Sopra il davanzale”, sono piccole grandi perle nel triste panorama della musica italiana del 2010, e da sole seppelliscono l’intero ultimo festival di Sanremo. Ci sono episodi interlocutori, gridati o sussurrati, forse troppo jazz, vicini al Tom Waits più stralunato, come “La malura”, “Una Silvia”, “Il mulo”, “Il laccabue” o “Un germano irreale”, ed è in questi casi che il Ducoli eccede nell’osare, anche se lo fa consapevolmente. La tromba de “Il carro” ci porta addirittura nel West. Nel complesso il progetto è di ottima fattura, cantato magistralmente, perfettamente suonato e con una confezione che comprende anche un libretto di raccontini abbinati ad ogni canzone. Un excursus ricchissimo diviso in animali “pseudonotturni”, “quasidiurni” e “luminoneutri” che ci fa conoscere un artista che vale la pena di incontrare sulla propria strada. Se le sue produzioni fossero state maggiormente centellinate e avessero goduto di qualche taglio in più, oggi non avrebbero niente da invidiare ai dischi dei maggiori cantautori italiani. Dal vivo poi è un fiume in piena di ironia dissacrante. Resta un vero peccato che sia ancora relegato nel ghetto dell’autoproduzione, ma ormai sembra il destino comune di tutti coloro che hanno qualcosa di interessante da dire in questo paese. Citando: “Sono sempre un viaggiatore meno della metà, sono diventato cattivo per la necessità…”. Non perdetelo.

La web-fanzine www.popon.it parla di  Piccoli animaletti:

Piccoli animaletti è il nuovo disco di Ducoli. Il cantautore camuno, classe 1971, approda così a un nuovo lavoro solista. Dall’esordio avvenuto nel 1997 con il disco Lolita, Ducoli ha pubblicato oltre quindici dischi distribuiti in vari progetti, tra i quali va annoverato Brumantica che, nel 2004, ha segnato una sua svolta jazz. In quell’occasione collaborarono tra gli altri anche Fabrizio Bosso, Ares Tavolazzi ed Ellade Bandini. Quest’ultimo appare tra i musicisti anche di questo nuovo lavoro discografico, al quale ha preso parte il coro dei Piccoli Animaletti, che altri non è che una classe di una scuola bresciana, che accompagna Ducoli in due delle quattordici canzoni. PopOn vi consiglia di approfondire con l’ascolto del disco.

Vittorio Lannutti della web-fanzine Kathodik (www.kathodik.it) ha recensito Electric Babyland:

Con una copertina ed un titolo che sono un chiarissimo omaggio al disco migliore di Jimi Hendrix, vale a dire “Electric Ladyland”, il duo rock’n’roll Thee Jones Bones, pubblica il secondo lavoro, confermando la sua matrice profondamente rock’n’roll, sulla via segnata nella prima metà dello scorso decennio dalla Jon Spencer Blues Explosion.

Tuttavia, il messaggio che trasmette questo duo (Luca Ducoli: chitarra e voce, Michele Federici: batteria e voce) non si limita al puro rock’n’roll d’impatto e velocissimo, con il taglio punk, come vuole la migliore tradizione punk-blues, in particolare in Holly holly e Say hey, say ho!, ma spazia dal bellissimo omaggio al primo Lou Reed solista in Nico’s banana, fino a Wrong way, nella quale il duo mette insieme i Clash con Johnny Cash. Non scordiamoci poi di Hangin’round, nella quale le melodie non sono tanto distanti da quelle cui ci hanno abituato Mike Ness ed i suoi Social Distorsion.

“Electric babyland” è un disco da godersi senza farsi troppe domande, ma con la sola voglia di ascoltare del puro rock’n’roll.

11 aprile 2010

Qui sotto trovate il link per osservare le meravigliose fotografie che l’Associazione “I Puffi in Viaggio” ha realizzato per il concerto del prossimo primo maggio alle Officine Sonore di Vercelli. Il Ducoli, si dice che abbia per un attimo perso la sua ruvida scorza e così commentato: sono commosso.

http://www.pelandra.it/lavori_fotografici/piccoli_animaletti_tour/

Si parla di Piccoli animaletti su IL TONNUTO, eccovi la recensione di Fabrizio “FaZ” Cesari:

FIGURA COMPLESSA E PRECISA: SIGNORI… THE DOG OVVERO IL DUCOLI

L’abbiamo conosciuto circa un anno fa , quasi casualmente, suonava dopo un altro cantautore per il quale ci recammo al mitico “1&35 circa“ locale must di Cantù. Con grande stupore assistemmo a una esibizione direi “rara” condotta con grande carisma. Da quel giorno nella bacheca dei migliori del Tonnuto vi si legge il nome “Alessandro Ducoli”.Con Sandro siamo diventati amici. Ci ha rilasciato un’intervista che si può leggere sul n° 95 del nostro sito www.iltonnuto.it ed abbiamo tutti i CD trovabili e trovati e non sono pochi. Ne avrà realizzati per conto proprio una quindicina, forse più. Il mese scorso, venerdì 12 marzo, sempre all’”1&35 circa”, abbiamo avuto il grande piacere di rincontrarlo. Sandro è venuto nel canturino a salutarci e presentarci il suo ultimo CD “Piccoli animaletti” uscito a febbraio.

Arrivati presto prendiamo posto praticamente in prima fila necessaria per fare delle buone foto e filmatini delle canzoni della serata. Potete trovarne alcune alla pagina dedicata sul nostro sito www.iltonnuto.it/2010/marzo/ducoli.htm . Poco dopo arrivano altri amici tonnuti coi quali ci siamo goduti davvero un’ottima serata davanti al mitico Ducoli. Salutiamo lui, accompagnato dal bravissimo pianista Andrey Kutov, prima dell’esibizione e gli chiediamo subito il nuovo CD. Questo perché Mauro il giorno dopo si dovrà alzare alle 7:00 e quindi la decisione è per uscire alle 23:45. Cosa non avvenuta anzi rimarremo fino alla fine circa la 1.20. Chi conosce Mauro sa che è preciso e di parola ed il fatto che stavolta ha “sgarrato” la dice lunga su quanto l’esibizione ci ha “preso”. Anche questa volta dal vivo il Ducoli ha dato spettacolo!

Tornando al nuovo CD “Piccoli animaletti” … La copertina è piuttosto inquietante, una scimmia pitturata con colori scuri che mostra aggressiva i denti ed il titolo sotto scritto con caratteri molto piccoli. Una volta aperto ci si trova davanti un signor cofanetto. Diviso in 3 parti, sulla sinistra vi è infilato il libretto tradizionale con testi delle canzoni e ringraziamenti vari. Al centro vi è infilato il CD mentre a destra vi troviamo un libretto curioso con una ventina di brevi scritti di Anonimo su cui riflettere. Quindi durante l’ascolto rilassato del CD abbiamo anche molto testo da leggere e su cui eventualmente meditare. Ad esempio questa frase: “ Le cose a volte non vanno come credi. Di solito vanno come hanno voglia di andare…sempre. E non c’è verso di farle andare in un qualsiasi altro modo. Io ero così abituato a stare attento a come andavano le cose, che avevo addirittura imparato a stringere forte le chiappe per evitare che potessero andare peggio. Abbiamo un culo soltanto e offrirlo distrattamente alla sfortuna sarebbe davvero uno spreco.”

Nel CD hanno suonato Andrey Kutov e Valerio Gaffurini al pianoforte, Mirko Spreafico alle percussioni, Max Gabanizza al basso, Ellade Bandini alla batteria, Giorgio Cordini al bouzuki, Michele Gazich al violino e Mario Stivala alla chitarra. Ma direi che buona parte del successo al CD lo dà anche il coro dei Piccoli Animaletti classe di una scuola del bresciano che accompagna il Ducoli in 2 tracce da Hit da Zecchino d’oro come “Rattus” traccia straordinaria, adorata dai figli, la vedrei benissimo come colonna sonora del prossimo film della Walt Disney. Questo non toglie certo valore alla canzone anzi i tocchi di pianoforte sono eccellenti. Velocemente le altre tracce: voce e pianoforte, poetica e molto dolce “Una Silvia”. Disagio d’amore in “Un Germano irreale”, tocchi di chitarra e voce triste. “Dialogo di guerra” grazie anche allo splendido violino di Gazich una delle tracce migliori, dedicata ad Ilaria Alpi la reporter uccisa nel 1994. Jazzistica “I miei 100 difetti” e “Il Laccabue” bella, molto relax. Ritornello audace ne “Il mulo”. “La Malura” testo anarchico con ritornello musicale modello Rolling Stone.

In “Una nuova città” il Ducoli ha uno stile canoro simile al fratello cattivo Cobb e pare che lo dica anche nel testo. “Cinciallegra” è una triste richiesta di sostegno. “Piccoli animaletti” è una lenta ballata sul rapporto del mondo animale col mondo umano. “Sopra il davanzale” strana traccia orchestrale per questo CD, piacerà alle sorelle del Ducoli, stile italiano da sera in piazza. “Il carro” stile messicano perfetta come colonna sonora al film Zorro. In coda c’è “Le renne sulla neve perenne” strana canzone più che altro litania in dialetto bresciano dove vari santi vengono tirati in ballo. Concludendo un gran CD. In stile Ducoli e chi ama il Ducoli amerà moltissimo questo CD. Sempre bello percorrere la strada accompagnati dal Sandro. Personaggio strano, “complesso”, forse atipico ma “vero” e “preciso”. Ha molto materiale che potrebbe raggruppare in una specie di “the best of” da far pubblicare e vendere a larga scala. Invece almeno per ora preferisce scrivere e pubblicare in continuazione ciò che gli passa per la testa, migliorandosi sul campo man mano ma dando poco spazio ai ricordi bensì tirando avanti con altre idee. Ma anche qui, animale insaziabile, non bastando una personalità ecco che genialmente si crea dei fratelli virtuali dai nomi Cobb, Bacco il Matto, etc a cui far cantare differenti tonalità acustiche rispetto al Ducoli. Non so se queste scelte, fretta di scrivere e cambio di personalità, lo premieranno ma io condivido appieno. Amo quei personaggi che si buttano nell’arena, creano d’istinto e si mostrano sinceri e diretti, loro e le loro canzoni, senza troppo farsi condizionare dai fattori di ascolto “come deve essere per entrare in classifica”. Persona generosa, vagamente buona, cantautore instancabile, purtroppo interista, bresciano di classe 1971, laureato in scienze forestali, vive a Breno (BS), ha realizzata una quindicina di CD senza contare i progetti di altre dove ha partecipato.

Presto nuove “succose” news su Sandropiteco. Per ora vi si anticipa che il lavoro sta prendendo forma e sembra davvero esplosivo!

4 aprile 2010

… il lupo perde il pelo… Il Ducoli, forse a seguito di insistite critiche circa la sovraproduzione di dischi e altro, ha iniziato le registrazioni del disco nuovo! Non sono passati due mesi dall’uscita di Piccoli animaletti! Il disco uscirà a settembre e verrà prodotto nell’ambito dell’ormai consolidato sodalizio artistico con Valerio Gaffurini e Lancinhouse dell’XTR-Studio; per ora il Ducoli ha soltanto anticipato il titolo dell’album: Sandropiteco.

Si parla di Piccoli animaletti su Late for the Sky, eccovi la recensione di Paolo Crazy Carnevale:

Alessandro Ducoli e Ligabue, il pittore. Alessandro Ducoli inesauribile e alle prese con un nuovo disco in italiano dopo il recente live in duo con Kutov e il disco in inglese dello scorso anno realizzato sotto il nickname di Cletus Cobb. Una delle cose che entusiasmano ascoltando questo artista e che spiazzano anche quando si crede di conoscerlo abbastanza, è la sua capacità di fare un disco che non ha nulla a che vedere col precedente (Artemisia Absinthium, la sua penultima fatica in italiano) per quanto riguarda le sonorità. Questo Piccoli animaletti arriva in una scintillante confezione cartonata con ben due booklet (uno con le note e i testi e l’altro con dei raccontini legati ai brani), impreziosita dalle riproduzioni di dipinti di Ligabue messi gentilmente a disposizione gratuitamente dalla fondazione che si occupa del pittore padano. Ma non facciamoci ingannare, non è la bella confezione a fare bello il disco. Il vero tesoro di questo CD è il suo contenuto musicale, come dovrebbe essere per tutti i dischi. Una manciata di composizioni firmate per lo più col chitarrista Mario Stivala, ma anche col pianista Andrei Kutov (abituale sparring partner del Ducoli nelle serate live), entrambi presenti in studio, insieme a Ellade Bandini, Michele Gazich, Max Gabanizza, Mirko Spreafico e altri più o meno abituali compagni d’avventura. Qualcuno, forse Ducoli stesso, sostiene che il Ducoli dovrebbe centellinare maggiormente la propria arte, pubblicare meno dischi, non inflazionare il sottobosco indipendente con i suoi molti dischi, ma questo lo snaturerebbe, sarebbe come imbrigliare un fiume un piena continua. Ecco dunque una serie di canzoni, alcune fatte e finite, altre semplici raccordi tra un brano più lungo e l’altro, dedicate ad animali reali e ad altri invece di fantasia. Con la voce del Ducoli al servizio di brani d’ispirazione rock come l’iniziale La malura (ottima) e altri dall’andamento magnificamente spezzato come I miei cento difetti e Il carro, per non dire della title track e di Rattus in cui il nostro si fa accompagnare da un coro di bambini. Tra le perle del disco ci sono poi Il mulo impreziosita da un bel solo di chitarra finale, Una nuova città, la jazzata Il Laccabue (con espliciti riferimenti a Ligabue) e il conclusivo brano fantasma cantato in dialetto camuno.

30 marzo 2010

Fabio Zamboni di Alto Adige, parala di Piccoli animaletti:

L’anarchica poesia del Ducoli (29 marzo 2010)

Alessandro Ducoli, alias Bacco il Matto, alias Jokerjohnny o Spanish Jonny, frequenta da anni i palcoscenici bolzanini - dal Circolo Masetti all’ex Caffè Teatro, al Jazz festival Alto Adige ultima edizione - lasciando sempre un buon ricordo, emozioni forti, gocce di sudore a terra e qualche bottiglia vuota al bar. Cantautore camuno (della Val Camonica) capace di passare dalla canzone d’autore esistenziale al jazz e al rock springsteeniano, creativo ipercinetico assolutamente al di fuori della mischia ripiegata oggi sulla cover à gogo per mancanza d’ispirazione, sforna l’ennesimo disco all’insegna della canzone d’autore più nobile, circondato da uno stuolo di musicisti di primissimo piano, da Ellade Bandini (batterista di De Andrè e di molti altri) a Giorgio Cordini, scortato come sempre dal fedelissimo e insostituibile pianista russo Andrey Kutov.

Nel materiale stampa che lui stesso allega al cd, una sola recensione, che ne stronca lo spreco di risorse (talento più preziosi compagni di viaggio) per via di una produzione sempre affrettata per motivi economici. Un modo per dire: non me ne frega niente del mercato. Che anche questa volta non si accorgerà del Ducoli e della sua arte underground, arte che va comunque segnalata a chi è ancora in grado di esercitare un po’ di curiosità sui sentieri della musica-poesia, lontano dall’autostrada di Sanremo. “Piccoli animaletti”, album dedicato allo zoo umano che circonda l’artista e il suo immaginario, sono 14 canzoni che si muovono fra il soft-rock (Malura, Una nuova città, Il Mulo), il jazz (la calda “I miei 100 difetti”) e ballate minimaliste. Il meglio? “Il carro” con i suoi colori messicani ricorda De Andrè, la lenta “Cinciallegra” è poesia pura, il finale ci riporta nel mondo obliquo di Vinicio Capossela con un coro di bambini impegnato in “Rattus” e una esangue, poetica “Le renne sulla neve perenne”. Qualche testo criptico, lampi anarchici, perle acustiche: è il mondo incontrollabile di un cantautore che sfida l’omologazione e il mercato sempre con la penna in mano, a scrivere canzoni anche mentre - come forestale - si guadagna uno stipendio per pagarsi la sala di registrazione.

27 febbraio 2010

Si parla di Piccoli animaletti sul numero di febbraio di Movida a cura di Luca Morzenti (con copertina tutta dedicata al Ducoli) e sul Giornale Brescia (giovedì un intervista di Andrea Croxatto e oggi sul settimanale Ottopiù una recensione di Maurizio Matteotti:

Il Ducoli? Vale da solo più di tutto Sanremo.

“La Malura” a (con un riff caratterizzante) la forza dei gruppi rock blues anni ‘’70. “I miei cento difetti” è Gaber in versione latin jazz. “Una silvia” è da parente stretto di Capossela… basterebbe una sequenza così, per dire che il Ducoli ha fatto dei suoi piccoli animaletti un grande disco. Ma non è finita. Perché –attraversata la leggerezza di “Una nuova città” – ecco una magnifica ballata rarefatta (“Cinciallegra”), una marcetta-filastrocca che s’apre ad un coro di bambini (la title-track), più avanti replicata dalla giocosità spaventevole di “Rattus”), la capacità di mescolare gusto popolare e Messico di “sopra il davanzale”. Il tutto senza riuscire a schivare una caduta di gusto ma orwellianamente motiva (“Il mulo”); ma anche con la capacità di sfruttare al meglio i musicisti impiegati (ad esempio in “Laccabue”) e di fare un concepì album serio, ma non serioso.

Quasi non vorremmo ricordarlo, che il Ducoli è l’Alessandro da Breno (ma gustatevi: “Le renne sulla neve perenne”, bonus track da Vinicio brescianizzato. Perché il campanile non c’entra). E poi, non ha fatto tutto da solo: l’hanno aiutato Andrey Kutov e Mario Stivala per comporre e gente come Ellade Bandini, Giorgio Cordini, Michele Gazich, Valerio Gaffurini per suonare.

Il fatto è che questo disco sarà uno dei migliori del 2010. E vale da solo più di tutto Sanremo.

(Maurizio Matteotti; Giornale di Brescia, 27 febbraio 2010)

Ducoli, musica per animaletti. Il cantautore camuno presenta il nuovo cd ispirato alla natura.

Vive nei boschi per amore della natura e del suo lavoro. Vive nei boschi per trovare l’ispirazione quando scrive canzoni. Il camuno Alessandro Ducoli, dopo sette album personali e la partecipazione a dieci cd, ha sfornato l’ultima fatica discografica “Piccoli animaletti”, uscita da pochi giorni. Ducoli, col pianista russo Andrey Kutov, presenterà il disco in concerto di domenica alle 21.00 al Martini Lunge Cafè di Boario (si inizia alle 17.30 con il coro dei “Piccoli animaletti”, alle 20.30 Paolo Mazzucchelli presenta “Le copertine del Ducoli”). Il cd “Piccoli animaletti” chiude la trilogia legata strettamente al territorio – spiega Ducoli -: prima “Brumantica” (eccellente disco del 2006, che nonostante le prestigiose collaborazioni Fabrizio Bosso e Sandro Gibellini, solo per fare due nomi, è passato quasi Inosservato) sul tema del paesaggio, poi “Artemisia absinthium”, legato al vasto mondo della botanica, ora “Piccoli animaletti”, un disco zoologico (non a caso nel bicentenario della nascita del grande naturalista C. Darwin) che musicalmente abbraccia vari generi con arrangiamenti meno rigidi dei precedenti.

Anche questo cd, si avvale del contributo di grandi professionisti: Max Gabanizza, Michele Gazich, Giorgio Cordini, Mario Stivala, Ellade Bandini, Andrey Kutov, Mirko Spreafico. “Vorrei citare e ringraziare il produttore Valerio Gaffurini –aggiunge Ducoli- perché senza di lui il disco non sarebbe stato realizzato. In otto mesi di lavoro, da materiale un po’ disarticolato, pezzi che seguivano troppe strade siamo riusciti a creare un progetto omogeneo.

Ducoli, chi sono gli “animaletti” del tuo disco? “Nella vita si nasce sognatori, anche con sentimenti un po’ ingenui, poi col passare degli anni si diventa un po’ cinici. Tuttavia mi piace pensare che ci sia in giro qualche innocente pazzo che vive come un animaletto, libero e senza fare del male a nessuno, qualcuno che ama sognare. In genere sono le persone più simpatiche … insomma, io non passerei mai un sabato sera in birreria o una domenica pomeriggio anche a vedere la formula uno, con una persona cinica. Gli animaletti saranno un po’ disordinati, ma si distinguono per la profondità dei sentimenti.

C’è qualcosa di autobiografico? “Anch’io mi sento un animaletto … lavorando nelle foreste”.

Sulla copertina del cd sono raffigurati i dipinti del celebre pittore Ligabue, tra cui un inedito “Cane” sul retro della copertina… “sono andato due volte alla mostra di Ligabue a Milano e ho conosciuto il curatore, al quale ho presentato il mio progetto discografico, che ha molto apprezzato. Ho beneficiato così della liberatoria del Centro Studi e Archivio Antonio Ligabue, per utilizzare le immagini dei suoi dipinti ed impreziosire la parte illustrata del cd”.

Chi conosce da vicino Ducoli e lo apprezza, lo ha soprannominato “Ducowsky”, come dire: un po’ fuori dalle righe, ma con animo profondo, innamorato della canzone d’autore. Alessandro fa respirare la polvere della musica rock, diverte nel blues e commuove quando canta la novella d’autore. Sa fare tutto questo, il gigante burbero della foresta, Ducoli di nome, Ducowsky di fatto.

(Andrea Croxatto; Giornale di Brescia, 18 febbraio 2010)

Ducoli: libero animale. Il cerchio si chiude

A distanza di neppure un anno dall’uscita di “I Leave My Place To The Bitches” - pubblicato sotto il monicker di Cobb & The Other Apostles - Alessandro Ducoli sforna il terzo capitolo della trilogia “naturalistica” iniziata con la terra di “Brumantica” nel 2006 e proseguita con la botanica di “Artemisia Absinthium” nel 2008. Il titolo del nuovo lavoro è “Piccoli Animaletti” e, come presumibile, rappresenta la parte “zoologica” del concept, il cui sviluppo ha coinvolto anche la proposta musicale, che partendo da un raffinatissimo jazz ed attraversando suoni più rilassati si è evoluta sino a raggiungere un equilibrio in grado di accontentare una sempre più vasta fascia di pubblico, senza per questo scadere nella categoria “usa e getta” che contraddistingue buona parte della musica italiana degli ultimi anni (o decenni?)…

Qual è il tema trattato in questo album?

Se proprio si vuole cercare una tematica è più facile trovarla nel libretto contenuto nel digipack, un racconto con il medesimo titolo del disco che esorta ad una disobbedienza civile determinata dall’esasperazione. Non c’è un collegamento diretto fra il racconto ed i testi delle canzoni, anche se i titoli fanno in parte da spunto: potrei dire che il CD è la colonna sonora del libro, ma non necessariamente.

Perché questa scelta di allegare al disco un racconto così articolato?

Una delle pessime abitudini dei musicisti italiani negli ultimi anni è quella di cimentarsi nella cinematografia o - soprattutto - nella scrittura durante i periodi di “pausa da contratto” fra un disco e l’altro, cosa che contribuisce solo ad intasare le librerie con volumi che raramente hanno contenuti degni di nota e che spesso del musicista portano solo il nome in copertina: da qui l’idea di pubblicare il racconto con il CD anziché dopo.

Tu però quest’anno hai pubblicato un libro intitolato “Diario di un giovane fumatore”…

Il “Diario” è un lavoro a quattro mani scritto con l’amico Guido Lavazza che tratta della nostra grande passione per le pipe e che, pur volendo spiegare ai neofiti gli aspetti di questa antichissima arte, finirà probabilmente per rivolgersi soprattutto al mondo dei fumatori di pipa, e comunque è quanto di più distante dalla simil-biografia del musicista miliardario che sente il bisogno di raccontare cosa faceva quando andava all’asilo. Ed inoltre non si trova in libreria…

Effettivamente anche il libretto di ”Artemisia Absinthium” conteneva un breve racconto: cosa ti porta ad affiancare l’esperienza letteraria alla tua storicamente copiosa produzione musicale?

Fondamentalmente il tutto nasce dal fatto che non ho né tempo né costanza per dedicarmi come vorrei allo studio della chitarra, così scrivo e - pur non considerandomi uno scrittore - continuerò a farlo, almeno finché qualcuno non mi dirà che do fastidio...

Cosa puoi dirci del disco?

Rispetto ai primi due album della trilogia, “Piccoli Animaletti” ha un approccio più easy, volutamente più “radiofonico” e quindi maggiormente fruibile: è un disco liscio, con una brevità che rispecchia la mia scarsa voglia di ascoltare album con brani lunghissimi. Se paragonato ad Artemisia, che pure è piaciuto molto, suona sicuramente più “veloce”.

Come sei arrivato a simili scelte?

Secondo me la musica deve riflettere il quotidiano e purtroppo viviamo in un’epoca dove si tende a velocizzare tutto: è atroce ammetterlo, anche perché questa constatazione ha il sapore di una resa, ma è un dato di fatto che questo è il quotidiano, anche se evito di adeguarmi al linguaggio del Grande Fratello... Mi piacerebbe fare dischi come negli anni ’70, ma è un atteggiamento che possono premettersi solo i folli coraggiosi che se ne sbattono di tutto ma che, all’atto pratico, si autoestromettono da tutto.

I tuoi dischi hanno sempre avuto la particolarità di ospitare musicisti prestigiosi: chi ha suonato in “Piccoli Animaletti”?

Sull’album hanno suonato Mario Stivala alla chitarra, Ellade Bandini alla batteria, Max Gabanizza al basso, Andrey Kutov alle tastiere, Giorgio Cordini al bouzouki, Michele Gazich al violino, Mirko Spreafico alle percussioni, Valerio Gaffurini all’Hammond ed il Coro dei Piccoli Animaletti.

Da dove arriva l’idea di utilizzare un coro di bambini?

Le registrazioni erano finite praticamente a Settembre, ma le modifiche apportate in fase di mixaggio hanno portato Valerio (che è anche produttore del disco) a considerare l’apporto di un coro in due brani: così abbiamo contattato Barbara Bellotti, direttrice del Coro Arcobaleno di Breno, che ci ha messo a disposizione i suoi 24 allievi. E’ stata un’esperienza pesante, ma al tempo stesso molto emozionante.

Noto che con il passare del tempo (e dei dischi) la figura di Valerio Gaffurini ha superato la staticità del rapporto produttore/musicista…

Il rapporto con Valerio, fondato all’inizio sulla sua grande professionalità, ha avuto modo di svilupparsi anche sul piano dell’amicizia, raggiungendo un ottimo equilibrio fra la sua capacità di sopportarmi ed il suo essere un grande trascinatore, senza per questo uscire troppo dal suo ruolo.

E’ un’alchimia che funziona, così come quella con Mario Stivala ed Andrey Kutov……che sono i coautori dell’album.

A parte due brani miei e due di Andrey le musiche sono tutte di Mario, mentre i testi sono ovviamente firmati da me. Mario è un po’ la “vecchia guardia” del mio progetto, suoniamo insieme da tanti anni ed è ovvio che il legame sia più che consolidato. Andrey è invece recentemente diventato il mio “braccio armato”, perché le esibizioni dal vivo nell’ultimo anno hanno visto coinvolti solo noi due.

Perché la scelta di esibirti in duo?

Le motivazioni sono diverse, ma oltre alle difficoltà insite nella gestione di una band c’è anche la consapevolezza che i locali non hanno più molta voglia di sacrificarsi, sia per una questione di costi sia per un pubblico sempre più disattento e poco appassionato.

Devo comunque dire che l’intesa con Andrey ha ormai raggiunto un livello eccezionale.

Fatto dimostrato dal “Lurido Live”…

Quello è stato un modo simpatico di catturare la testimonianza di un nostro concerto - peraltro molto ben riuscito - per regalarla a chi ci segue da tempo, e ringrazio ancora una volta l’Associazione Mammut, Ronnie Amighetti e Pier Enrico Villa per il supporto e la collaborazione.

Contemporaneamente all’album sarà in uscita il tuo primo videoclip: cosa ha derterminato questa decisione?

Il bisogno di tagliarmi i capelli!

Prego?!?

Originariamente il brano selezionato per il video era “Dialogo di Guerra”, durante il quale avrei dovuto tagliarmi completamente i capelli. Poi la scelta è caduta su “La Malura”, che è stato girato e montato da Andrea Cominoli della Andreino’s Film.

Di cosa tratta?

Non c’è un messaggio particolare contenuto nel video. E’ più un capriccio artistico, e lo si può notare dal modo in cui è stato confezionato, libero da imposizioni commerciali ed in assoluta autarchia, tanto che il vero protagonista è il mio cane.

Il video è comunque anche un mezzo promozionale…

Certamente, ma qui torniamo al discorso di prima sulla frenetica velocizzazione della vita. Nel 2010 la promozione di un disco quasi impone la produzione di un videoclip come una necessità dettata dal fatto che è l’immagine a contare più di tutto: fino agli anni ’80 erano i singoli a lanciare un album sul mercato, con tanto di classifiche di vendita, poi è arrivata MTV ed è cambiato tutto…

Resterà quindi un capriccio o si potrà vedere?

Il video verrà presentato insieme al disco il prossimo 21 Febbraio presso il Martini Lounge Café di Boario Terme, dove mi esibirò nel pomeriggio con il Coro dei Piccoli Animaletti ed in prima serata con Andrei Kutov e Mario Stivala (per i dettagli vi rimandiamo alla penultima pagina di questa rivista, ndr).

Rimanendo legati alle immagini, lo scorso anno ci avevi anticipato il contenuto della copertina di questo tuo nuovo lavoro: promessa mantenuta?

Certamente. La copertina riproduce un dipinto inedito di Antonio Ligabue intitolato “Cane” il cui utilizzo mi è stato concesso dall’omonimo Centro Studi di Parma, e dello stesso artista sono anche le altre immagini contenute nel libretto e sulla back cover: la scelta è stata determinata dall’evidente legame con il titolo del disco, oltre al fatto di poter contare su qualcosa di realmente originale grazie alla disponibilità del Centro.

Per concludere: chi sono i Piccoli Animaletti?

Sono quelli che credono in qualcosa ed alla fine restano sempre da soli, i disordinati idealisti che riescono solo a farsi del male, i puri di cuore che si sacrificano per gli altri e che poi vengono buttati via… I Piccoli Animaletti sono gli uomini e le donne che vivono in questo mondo pur sapendo di non farne parte.

Ascoltare questo disco servirà ad apprezzare una volta di più la musica proposta dal Ducoli. Leggere il racconto servirà a capire meglio chi sono i Piccoli Animaletti. Ed a sperare che non si estinguano mai.

(Luca “Zeus” Morzenti; La Movida, febbraio 2010)

19 febbraio 2010

Si parla di Piccoli animaletti sul Bresciaoggi di ieri:

Esce il nuvo album, il settimo, del poliedrico artista camuno, realizzato con importanti collaborazioni. Insieme al cd c’è anche un libretto di racconti come appendice letteraria alle 14 canzoni.

In quest’inizio d’anno particolarmente proficuo per la musica “made in Brescia” si inserisce anche il ritorno di Alessandro Ducoli: il cantautore camuno è infatti tornato sul mercato con il suo nuovo album “piccoli animaletti”, che sarà presentato ufficialmente il prossimo 28 febbraio al Martini Lunge Cafè di Darfo Boario Terme in un set a due con il pianista Andrey Kutov.

Classe 71, nativo di Breno, ducoli è attivo in campo musicale dalla prima metà degli anni 90 e la sua carriera è stata fin dall’inizio particolarmente dinamica: ad oggi ha pubblicato due demo e sette album a proprio nome, due dischi sotto lo pseudononimo di Bacco il Matto, quattro sotto quello di Cobb, ed è stato fautore e protagonista di una lunga serie  di progetti collaterali, tra i quali merita menzione almeno “Degeneration Beat”, un lavoro dedicato a Jack Kerouac realizzato con i Brother K e Mark Murphy con cui è finalista al Premio Recanati nel 2006.

Il suo primo album vero e proprio, il punto d’inizio della sua carriera, risale al 1996: “Lolita” contiene brani entrati a far parte in modo indelebile nel suo repertorio come “Nuda e Cruda” o “Cupido è un pazzo”. Altra tappa di particolare prestigio è stata la realizzazione di “Brumantica” nel 2005, per il quale il Ducoli ha potuto contare sull’appoggio di personaggi come Ares Tavolazzi, Fabrizio, Bosso, Tino Tracanna, Ellade Bandini, Sandro Gibellini e Sandro Galati. 

“Piccoli animaletti” è il lavoro numero sette del suo repertorio solista, è stato registrato ad Adro con una band di pezzi da 90, bresciani e non, come Giorgio Cordini, Max Gabanizza, Michele Gazich, Ellade Bandini e Valerio Gaffurini (anche co-produttore del disco). Il risultato è una collezione di nuove istantanee d’autore in biico tra rock, jazz e blues, che danno al Ducoli modo di sfogare ancora una volta la sua verve visionaria incontenibile: al punto che nel cd troverete anche in libretto di racconti, una sorta di ideale abbinamento letterario alle canzoni.

(Claudio Andrizzi; Bresciaoggi, 18 febbraio 2010)

9 febbraio 2010

Giorni contati” per l’uscita di Piccoli animaletti. Il 14 febbraio (patrono degli innamorati di Breno) saranno disponibili presso www.merendinemusica.com copiose copie del nuovo lavoro del Ducoli. Verrà presentato ufficialmente a TELETUTTO il video de La malura, realizzato dalla Angiolinos’s film di Andrea Cominoli. Potrete comunque già vederlo da domani su You Tube.

L’album verrà presentato domenica 28 febbraio al Martini Lunge Cafè di Boario Terme (BS). Nel frattempo eccovi le due prime recensioni in spumeggiante anteprima:

Questo nuovo lavoro del Ducoli è probabilmente il più vario fra quelli sin qui pubblicati dal cantautore camuno, quasi un riassunto delle esperienze musicali attraversate da una carriera lunga ormai tredici anni e che lo ha visto coinvolto ideatore di numerosi progetti talvolta molto distanti fra loro.

È infatti La malura, brano insolitamente Rock per la produzione ducoliana, ad aprire il disco, subito seguito da I miei cento difetti, unico pezzo vicino alle linee del precedente Artemisia absinthium: da queste prime pennellate si sviluppa un affresco sonoro dipinto dal raffinatissimo Jazz di Laccabue, dal neanche troppo nascosto omaggio al grande Sergio Endrigo di Sopra il davanzale, dalle eteree atmosfere di Cinciallegra e da una Il carro che penso sarebbe piaciuta a De André. L’album però non tralascia di considerare possibili sviluppi che potremmo definire “radiofonici”, e ne sono prova la sorridente Una nuova città, la coinvolgente Il mulo e l’intensissima Dialogo di guerra, mentre meritano una menzione a parte i due brani che vedono la partecipazione del Coro dei Piccoli Animaletti – la title track e la divertentissima Rattus – ed i tre brevissimi gioiellini da poco più di un minuto che non stonano affatto in una track list così varia: Una silvia, delicato oggetto “Dukoviano” peraltro già presentato in sede live negli ultimi mesi, Germano irreale, piccola perla dal titolo irraggiungibile, e la conclusiva, inquietante bonus track, con un folle testo dialettale appoggiato su un giro fra Brecht e i Bauhaus.

La produzione del Ducoli si arricchisce così di un nuovo capitolo in grado di sorprendere l’ascoltatore con un approccio più diretto rispetto ai dischi precedenti, lasciando intravedere possibili sviluppi verso nuove direzioni del cammino di uno degli artisti più sottovalutati del panorama musicale italiano.

Luca Morzenti (La Movida n. 27, febbraio 2010)

Il solito Ducoli… cosa vuole dire “ho provato a fare un disco disincantato nonostante la cruda consapevolezza delle cose”!?!?! Sono le frasi che odio del Ducoli, perché non dicono niente. Le aggiunge ogni volta che fa un disco di nuove canzoni solo per affermare chissà che cosa... peraltro per descrivere un disco che di canzoni comunque rimane. Questo “Piccoli animaletti” è il suo ennesimo lavoro discografico e non è niente di più quelli precedenti; poteva anche essere peggio e questa è forse la migliore nota positiva dell’intero “lavoro”.

Il disco nel complesso è ben realizzato e suonato addirittura da gente capace ma si tratta ancora una volta del solito Ducoli, con tutti i difetti che questo comporta: infiniti e ripetuti aneddoti di vita quotidiana (dal suo punto di vista ovviamente), rock’n’roll travestito da Jazz e cantautorato mai fino in fondo cantautorale. Non servono più nemmeno le confezioni da “suicidio finanziario” che ogni volta riesce a farsi pagare da qualche magnate amico… non è più sufficiente… serve ben altro! Soprattutto al settimo disco (e dico settimo per non citare le altre 10 uscite discografiche camuffate sotto altri nomi e altri “teatrini poveri” con pazzi musici al seguito), serve davvero ben altro: occorrerebbe una migliore capitalizzazione degli sforzi, anche economica, e soprattutto occorrerebbe la scelta di una produzione più concreta ed efficace, più ragionata, e non la solita improvvisata d’entusiasmo. Certo questa cosa ridurrebbe l’autenticità del Ducoli, e lo dico a malincuore perché ho recensito praticamente tutti i suoi infiniti “sforzi” musicali, ma sicuramente lo allineerebbe meglio agli standard attuali. I suoi lavori soffrono infatti sempre di un certo “artigianato” che, benché onesto e ben condito, appare comunque di non sufficiente livello. Il mio consiglio è dunque di non comprare “Piccoli animaletti”… Mandategli eventualmente i soldi chiedendogli di utilizzarli per produrre meglio i prossimi album (non prima di almeno quattro anni!). Anzi, non mandategli niente perché se li fumerebbe e berrebbe nel giro di un paio d’ore.

(Maximillian Dutchman. RockGuru n. 2113. Lisbona, 6 gennaio 2010)

***

Si parla ancora di Insanology! Nientemeno che dall’Uzbekistan:

Prolusion. “Insanology” is the debut album of vocal performer Boris SAVOLDELLI, who is also a member of avant-garde ensemble SADO. Hailing from the Northern Italian town of Modena, since his early childhood years Savoldelli has been fascinated by the possibilities offered by the human voice, which led him first to training as an opera singer, then to exploration of more experimental techniques, such as the ones used by Area’s Demetrio Stratos, or ethnic forms like Siberian overtone chanting. In the past few years he has been engaged in a number of diverse projects; earlier in 2009 he released the album “Protoplasmic” in collaboration with jazz guitarist/composer Elliott Sharp. The lyrics on “Insanology” were written by Savoldelli’s friend and long-time collaborator, singer-songwriter Alessandro Ducoli.


Analysis.“Insanology” is certainly not your average prog album – very far from that. However, it is also a very progressive offering, one of those discs that come as an unexpected surprise to the jaded listener, weary of hearing yet another band imitating either the classic acts of the Seventies, or any of the modern pretenders to their throne. Following in the footsteps of vocal innovators such as Bobby McFerrin or the late, great Demetrio Stratos, in 2007 Boris Savoldelli recorded a debut solo album solely based on his impressive vocal abilities, proving once again that the human voice can be as effective an instrument as anything man-made. Though “Insanology” is very short for today’s standards (at under 30 minutes, little more than an EP) it is quite dense in its own peculiar way. Although the initial reaction of the average prog fan might very well be a giant question mark (or even something more colourful), those more used to listening to jazz in all its manifestations will recognize some familiar stylings. In fact, even if rock music has produced a sizable number of fine vocalists, it has never been noted for actual research in new forms of singing – something, instead, that is more of a prerogative of jazz, or of the vast, diverse galaxy known as world music. Savoldelli only needs his extraordinary voice (and the help of loops) to carry off the album, with the exception of two tracks to which veteran jazz guitarist Marc Ribot lends his acoustic guitar. The average song length is around 2 minutes, with only two items exceeding the 3-minute mark – quite surprising in a world where over-60-minute albums (even self-released ones) seem to be the rule. However, as mentioned above, the album is uncommonly dense, and nowhere as immediate as a superficial listen would suggest. Savoldelli’s skill at creating varied atmospheres in each of the songs, compressed as they are by their limited running time, is to be admired. This is a highly technical effort, but in a very different way from the flashy offerings of so many conventional progressive rock bands. Savoldelli’s voice, far from being just a beautiful but soulless instrument, is full of warmth and humour - basically high-pitched, yet very well-modulated, never jarring or grating. While the Stratos comparisons are inevitable, Savoldelli comes across as somewhat more restrained. He also sounds as someone who is actually enjoying what he is doing, and not just going through the motions in order to wow his audience with his impressive technique. The album’s lyrics mingle Italian and English, and follow the humorous, somewhat nonsensical strain typical of Canterbury or RIO/Avant bands. As a whole, the album exudes an optimistic mood that is a welcome change from the tons of bands or artists that go the existentialist route, and take themselves and their music far too seriously. Opener Andywalker already sounds like a statement of intent, with Savoldelli’s incredible vocal weaves interspersed by funny, cartoonish sounds. The following song, Circlecircus, shares the same upbeat quality, and includes a sort of rap section; while Mindjoke has a strong Latin flavour, bolstered by Marc Ribot’s stylish, laid-back guitar and Savoldelli’s harmonious singing. The title-track, which also features Ribot’s contribution, is in a very similar vein. A sudden change in atmosphere occurs with the touching Moonchurch, in which – as the title implies – Savoldelli reproduces a whole choir of angelic voices. In sharp contrast, the very intense, exhilarating vocal performance and rhythmic feel of Jimi Hendrix cover Crosstown Traffic take the listener into decidedly rock territory. The upbeat, vintage-style melody of De-Toxic Hatefull may be somewhat reminiscent of Yes’ vocal harmonies, while the bluesy torch song In the Seventh Year sees Savoldelli’s voice sounding deeper than usual, wistful and passionate. The delicate Bluechild also features a very sensitive interpretation by the artist, who almost whispers the words at the beginning, and then turns more assertive, almost in a gospel vein. At the close of the album we find two vocal-only versions of Mindjoke and Insanology, and a real delight for Gentle Giant fans – Io, possibly the most experimental item on display, is sharply reminiscent of the song Knots from the “Octopus” album. Without any doubt, “Insanology” is a stunning debut album, a disc brimming with ideas and freshness that should appeal to everyone with even a passing interest in authentically progressive music. Definitely more accessible than Savoldelli’s recordings with Elliott Sharp and SADO, it is a must for fans of distinctive vocal performances. In spite of its upbeat, uplifting nature, however, it should not be forgotten that there are years of serious study and research behind it.


Conclusion. Those who are keen on exploring new avenues in music, and are intrigued by the creative possibilities offered by the human voice, will find “Insanology” very much to their taste. Obviously, lovers of conventionally arranged progressive rock might find this album boring, or simply a tad one-dimensional. However, as baffling as this disc might be for those used to a more traditional approach to music (especially as regards the presence of actual instruments), I would recommend everyone to give “Insanology” a try. They might be in for a very pleasant surprise.

Raffaella Berry - http://www.progressor.net/review/savoldelli_2007.html - 01-02-2010

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Giorni contati anche per l’uscita dell’esplosivo ELECTRIC BABYLAND. Il nuovo disco dei Thee Jones Bones. Sono infatti in fase di completamento gli ultimi dettagli della produzione ma possiamo a questo punto riportarvi i testi che, sotto lo pseudonimo di Whisky Brothers, sono stati scritti dal Ducoli e Luca “Zeus” Morzenti, e che qui sotto sono completi degli ermetici e “censurate” sintesi.

L’album, che riporta una delle copertine più temerarie della storia della musica di sempre, verrà presentato il prossimo mese di marzo al Bar Bai di Pisogne (Bs).

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Un’ultima precisazione …. piccola appendice al tempo passato

Sono il DUCOLI e non l’amministratore del sito, scusate questa mia interruzione così particolare per la mia piccola carriera, ma non potevo esimermi da questi necessarie precisazioni.

Casualmente ieri sera mi sono re-imbattuto nella recensione di Jokerjohnny II, a suo tempo scritta da Cristian Verzelletti di Mescalina. Noto con stupore che il disarticolato testo dell’epoca è stato però modificato, colmando la mancanza di alcune imprecisioni da parte del recensore al tempo segnalate e che qui di seguito vado ad elencare:

1.      Dopo aver letto che “i protagonisti cavalcano chini su qualche ronzino lungo un tracciato che si fatica a distinguere dalle rocce, dal buio e dal nulla”, il sottoscritto segnalò al recensore che la copertina dell’album (come anche specificato nel booklet del disco) riportava la storica fotografia di E. Curtis “The vanishing race”, ovvero il “manifesto” della causa per la rivendicazione dei diritti dei Nativi del nordamerica.

Mi fa molto piacere osservare che la recensione si sia arricchita di forbite (… e suggerite) citazioni, che tuttavia non tralasciano di ricondurre il dramma del Vanishing race  ad una semplice esibizione di “ronzini”.

2.      L’allora definito “confuso omaggio a Rino Gaetano” è ora diventato “Il disco è cupo e ostico, attraversato da umori blues e da alcuni spettri tra cui quello confuso di Rino Gaetano”, probabilmente a seguito della mia precisazione all’autore riguardo al fatto che intitolare una canzone “Rino” probabilmente possa presumere una minima possibilità di interesse nei confronti del musicista citato …

3.      Ribadisco il fatto di avere comunicato al sito MESCALINA, già successivamente alla prima recensione, di eliminare qualsiasi riferimento all’attività artistica del sottoscritto: il fatto di trovare comunque una recensione a me riguardante, ed oltretutto modificata nel suo contenuto, non fa assolutamente piacere. Ritenendomi un serio “professionista”, pretenderei lo stesso atteggiamento anche da figure ben più istituzionalizzate…

L’ultimo pensiero, parafrasando le parole di Thee Jones Bones, è rivolto a The Spanish Johnny: Rock’n’Roll is a lifestyle…

26 dicembre 2009

Il Ducoli entra a far parte della scuderia di Merendine Musica (www.merendinemusica.com).

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Sono ufficialmente terminati i lavori per la realizzazione di Piccoli animaletti. Il disco dovrebbe uscire ufficialmente il 14 febbraio prossimo (“giorno del patrono” … come sostiene sempre il Ducoli quando lo accusano di romanticismo calendariale …). Da gennaio sarà già disponibile on-line il singolo de “La Malura”, corredato nientemeno che da un “esplosivo” videoclip realizzato dalla Angiolinoss Film. La data e il luogo di presentazione del nuovo disco sono invece ancora in fase di definizione ma presto ci saranno notizie più precise.

PICCOLI ANIMALETTI

Ellade Bandini, batteria

Max Gabanizza, basso

Giorgio Cordini, bouzuki

Michele Gazich, violino

Mario Stivala, chitarre

Mirko Spreafico, percussioni

Andrey Kutov, pianoforte

Valerio Gaffurini, hammond

Eugenio Samon, tromba

Parte 1. ANIMALI PSEUDONOTTURNI

La Malura

I miei cento difetti

Una silvia

Una nuova citta’

Parte 2. ANIMALI QUASIDIURNI

Il mulo

Cicinciallegra

Il Laccabue

Piccoli animaletti

Parte 3. ANIMALI LUMINONEUTRI

Un germano irreale

Dialogo di guerra

Sopra il davanzale

Il carro

Rattus

Le renne sulla neve perenne

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3 novembre 2009

Lo scrittore e giornalista Paolo “Crazy” Carnevale ha parlato di “I leave my place to the bitches” su Late for the sky (tp://www.lateforthesky.org/tag/cobb-the-other-apostles/):

Quello che colpisce maggiormente nei prodotti discografici targati Alessandro Ducoli, sia che si tratti di lavori come quelli con i Bartolino’s o altri gruppi con cui da sfogo ai suoi impulsi cantautorali, sia che si tratti di dischi dall’impianto più dichiaratamente rock (il disco che sto recensendo e quelli degli Sanishjohnny), è l’incredibile spontaneità, che li attraversano dall’inizio alla fine. Ducoli è un genuino su tutti i fronti, uno che fa dischi perché gli piace farli, forse sotto sotto accarezza anche il sogno di ritagliarsi una fetta di fama o successo, ma in realtà non ne ha bisogno, perché la mole di dischi che ha prodotto in poco più di dieci anni di attività gli è già valsa comunque un bel posto tra i musicisti degni di rispetto. Ducoli è un generoso in tutti i sensi, perché c’è bisogno di dischi come questo, un disco pieno di energia, sicuramente più da band rispetto al precedente, che peraltro godeva di una magia tutta sua e per certi versi mi aveva forse colpito di più. Forse ora manca l’effetto sorpresa, ma in compenso c’è una classe da vendere, e come sempre l’urgenza di dire delle cose, a partire dal concetto, anzi dal fatto reale da cui il disco prende il titolo: una triste considerazione sul fatto che la maggior parte dei bar in cui il nostro era solito esibirsi sono diventati locali da spogliarello, nella migliore delle ipotesi. E allora ecco spiegato perché Ducoli/Cobb lascia il suo posto alle signorine, nei confronti delle quali peraltro non nasconde una certa simpatia.

Un disco quasi interamente elettrico: rispetto a Easylove, il suo predecessore, ci sono forti venature funk, dall’iniziale title track (uno shuffle) alla successiva Like a Rolling Stones (dal titolo fuorviante). Il riferimento sembrano essere gli anni ‘70, soli di chitarra squarcianti, tastiere penetranti, una voce femminile al posto giusto, come nell’ottima Straight Up Coffee. Piace anche la nonchalance con cui Ducoli/Cobb, quasi a sottolineare questo dualismo di identità, passa dalla lingua inglese all’italiano nel corso della stessa canzone. E soprattutto piace pensare che in una remota valle dell’alta Italia ci sia qualcuno con le palle di continuare a fare la musica in cui crede con tanta costanza e prolificità. E vale la pena di tessere le lodi di House In The Woods, il brano che conclude questa ennesima fatica del nostro: non ho dubbi che se Neil Young ascoltasse questa canzone direbbe che l’avrebbe voluta scrivere lui, lui che nel suo ultimo disco non è riuscito a includerne nemmeno una che sia bella solo la metà di questa.

Paolo Crazy Carnevale

31 ottobre 2009

In attesa della seconda puntata di (Soltanto) con la musica dedicata al Ducoli e prevista per il 30 novembre prossimo, potete rivedere la prima direttamente dal sito di Merendine Musica (http://www.merendinemusica.com/).

***

Arriva il Lurido Live! È stato stampato in sole 125 copiesuperdeluxe e verrà presentato dall’Associazione Mammut al Barbai di Pisogne giovedì 12 novembre prossimo. Lurido Live: prodotto da Edizioni Latakia per l’Associazione Culturale Mammut, a cura dello stesso Ducoli e di Luca “Zeus” Morzenti. Nel live viene riproposta la performance del Ducoli e di Andrei Kutov al Mammut Festival di quest’estate. Chi lo volesse prenotare può richiederlo direttamente al Ducoli nelle info del sito (baccoilmatto@libero.it).

Il soldato dell’amore

Un piede nella fossa quell’altro sulla vanga

Ti ti ti ti

Omicidio consentito

Se tu mi vuoi

Delirio ordinario

Giovanna

Sogni e visioni

Benny Jag Blue

Ho trovato l’oro

Perduta

Una Silvia

Nuda e cruda

Can’t help falling in love with you

Tutta colpa sua

Sgangherata

Anche io non posso entrare

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È uscito per Edizioni LatakiaDiario di un giovane fumatore”, il libro patrocinato da Brebbia Pipe scritto dal Ducoli e da Guido Lavazza. Chi lo volesse prenotare può richiederlo direttamente al Ducoli nelle info del sito (baccoilmatto@libero.it).

Un’inventata sfida letteraria fra due dei più grandi autori del Novecento, due racconti paralleli che mettono a confronto vite completamente differenti, un viaggio lungo una settimana dove si mescolano la distaccata serietà del fumatore e l’ironico disincanto degli autori.

Un libro in cui Jack London e Arthur Conan Doyle esplorano l’universo della pipa in un modo assolutamente originale, come nessuno aveva mai fatto prima, rendendo omaggio all’antica arte del fumare la pipa.

***

Il Ducoli, in collaborazione con Luca “Zeus” Morzenti ha scritto i testi di ElectricBabyland. Il nuovo disco di Thee Jones Bones uscirà a breve ma per ora non  possiamo anticipare nulla di più.

23 ottobre 2009

Ancora ritardi sulla realizzazione di Piccoli Animaletti la cui uscita sembra saltare a gennaio 2010.

Il Ducoli parteciperà alla compilation Brescia canta il Natale nelle pievi con il brano Le renne sulla neve perenne. All’iniziativa partecipano anche: Fulvio Anelli, Rhytm & Sax Jazz Ensemble, Oscar Del Barba, Beppe Donadio, Ettore Giuradei, Daniele Gozzetti, Roberto Guarneri, Le Cornamuse della Franciacorta, Enrico Mantovani, Malghesetti, Paolo Milzani e Selvaggi band.  In attesa di ascoltare l’intero lavoro vi anticipiamo il testo della canzone del Ducoli:

Le renne sulla neve perenne (26 dicembre 2008)

Santo Nedàl, pargòl de ‘i

Persa la cràpa, la resta la giàca

Santa Pazienza, la me làga amò senza

La dìs ché la nòt, la ‘òl mìga beshòc

Santo Catìf, fò fadìga a capì

Persa la gamba, tacàda a la banda

Santa Sfurtüna, l’è bianca la lüna

L’è negra, l’è üna, l’è hempèr a’ chèla

Santa Miseria, la cünta la storia

La gira, la ‘olta, l’è cürta, l’è storta

Santo Demonio, go ‘it la paura

Antonio l’è ùra de dàga ‘a la sciùra

Santo Nedàl, la fà màl …

Santo Natale, il Bambino è ubriaco

Ha perso la testa, si vede solo la giacca

Santa Pazienza, mi lascia sempre senza

La notte è questione da grandi, pazienza …

Santo Cattivo, non riesco a capire

E non sto più seduto quando sento la musica

Santa Sfortuna, la luna è bianca

Invece la sfortuna non cambia colore

Santa Miseria, sono tutte balle

Comunque la giri  è sempre così

Santo Demonio, ho avuto un po’ di paura

Ma mi sto difendendo bene …

Santo Natale … fa male

17 settembre 2009

La canzone Tombstone, tratta da Jokerjohnny I degli Spanish Johnny, è stata scelta per far parte della compilation “Dal profondo” curata dall’associazione Latlantide il cui ricavato sarà destinato alla realizzazione di un pozzo d'acqua in Kenya intitolato alla memoria di Paolo "Zico" Mozzicafreddo.

http://www.latlantide.it/discografia_f.htm

9 settembre 2009

Lunedì 12 ottobre alle ore 18 andrà in onda su Brescia Teletutto la prima delle due puntate di "(Soltanto) Con la Musica" dedicata al Ducoli e curata da Merendine Musica.

25 agosto 2009

Non ci sono anticipazioni in merito al nuovo disco del Ducoli che sembra essere ormai in dirittura d’arrivo; la data della pubblicazione sembra essere ottobre-novembre-dicembre e quindi, nella sostanza, ancora un gran casino! Nel frattempo prosegue l’attività live che ha trovato la scorsa settimana lo straordinario compagno di viaggio Nicola Morandini:

http://www.annicolaf.it/photo/ducoli/index.html

19 agosto 2009

Agosto 2009 è stato un mese “strano”, più degli altri … ciao Nanda …

“Sono i tuoi occhi abbassati

A raccontare che cosa è successo,

Lo sai che non servono questi dettagli

Dimmi soltanto che occhi proponi girato di spalle ...

Il suono di questo quartiere è ancora gentile

Le ruote guadagnano i campi e ricomincio a pensare

Due cani si annusano in mezzo alla strada

Una casa, un ufficio postale, persone

La nostra città nella luce di questo mattino … The Morning …”

Dedicato a

Fernanda Pivano

(Genova, 18 luglio del 1917 – Milano, 18 Agosto 2009)

6 agosto 2009

Mindjoke


... Joek don't feed my monkey, junky Joek, so don't need my honky, tonky junky Joek
.... you fuckin' junkey

Poca vita, poco tempo a dispozione, io
Questa vita, troppe cose rimaste lì a metà
Così a me piace come sei
Mi piace soltanto come vuoi
Come sogno, lei diventa
Traduce nell'azione la mia testa .....

Con la mente che si muove
La mia mente non è da sola, solo io
Convivo con la mia deviata deviazione ....

Riflessi più chiari e tu, riflessi che riflettono che
Che sei riuscita bene .... sei la strada, storta e curva, vita distorta e corta, gioca
Mentre ritorna la mia fica per dare la sua forma alla mia idea

Dedicato a

Willy DeVille

(Stamford, Ct, 25 agosto 1950 – New York, 6 Agosto 2009)

 

9 luglio 2009

L’Associazione Claudio Mazzitello di Cariati Marina (Cz), ha premiato L’Armistizio come migliore canzone dell’Edizione 2009. Il Ducoli, accompagnato da Andrey Kutov, si è esibito nell’ambito dell’iniziativa con altri cinque artisti invitati per la manifestazione. Il premio della critica è stato assegnato exequo a Federico Ferrandina  e Angelo Longo.

“Grazie a Pierelena, Maria Teresa e Tonino, e grazie all’Associazione Claudio Mazzitello, che hanno creduto nel progetto Artemisia Absinthium ... non era ancora successo in oltre dieci anni di canzoni. Grazie anche ad Andrey che mi deve sopportare ogni volta e ogni volta è sempre l’elemento decisivo dei miei concerti. Cariati Marina ricorda Claudio con grande amore, vi invito a cercare le sue canzoni e a conoscere la sua storia … tutto il resto non serve”. Ducolo

www.claudiomazzitello.com

http://www.myspace.com/giuseppeparise

Finalisti:

Alessandro Ducoli

Gennaro Esposito
Federico Ferrandina
Diego Greco
Kosmopolitan
Angelo Longo

Giuria:

Roberta Barberini - organizzazione MEI (Meeting Etichette Indipendenti)

Francesco Villani - compositore, strumentista

Francesco Micocci - editore musicale IT

Angelo Di Martino - produttore discografico

Amedeo Furfaro - critico musicale

Duccio Pasqua - conduttore "Notturno Italiano" (Rai International) e giornalista "Il Giornale"

Paolo Talanca - critico della canzone

John Vignola - conduttore radiofonico (Radio 1) e giornalista musicale (Il Mucchio Selvaggio, Vanity Fair)

Alessandro Sgritta - critico musicale

Gennaro Ruffolo - compositore, strumentista

 

 

 

 

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