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Io che sono solamente un servitore (Re-Master
and (P) – 2024 CROMO MUSIC STUDIO) L’album “Io che sono solamente un servitore” raccoglie le canzoni e gli
appunti che Alessandro Ducoli ha
scritto per la rassegna “Goy de
contala”, a cura dell’Associazione
Palco Giovani; vede la partecipazioni di artisti impegnati nella canzone
dialettale. I contributi del Ducoli sono in gergo
“Gaì” (prime 4 partecipazioni), o
riadattamenti dialettali di poesie composte da Giancarlo Sembinelli. Nell’album ci sono anche versioni bonus non
prodotte che cercano di riassumere il percorso di produzione delle singole
canzoni. L’album è dedicato al pittore Romano Piccinelli, Salvo Ducoli e a Silvio Maffezzoli. Dialetti, gerghi, suoni (…) Iè ‘mpiomàcc nòs masér, samòm a pontà ‘l gaì (…) Significa “siamo stati capiti,
troviamoci per mutare il gergo”. Perché la scelta di usare il Gaì per cantare delle canzoni? Questa
scelta è riconducibile a due motivi principali. Il primo ovviamente è legato
alla musicalità che lo contraddistingue da ogni altra forma dialettale
alpina. Il secondo è legato proprio alla sua continua mutabilità, quasi una
lingua di contrabbando. Un gergo da cambiare per non essere capiti da nessun
altro. Certamente interessante se si pensa che i musici di oggi vivono quasi
di contrabbando (di note musicali ovviamente) e rischiano la stessa
estinzione dei padri del Gaì, i Tacolér (pastori). Ecco cosa scrivono gli autori
delle poche e quasi irrintracciabili pubblicazioni sul Gaì. (…) il gaì non è un sottodialetto, non è
una falsa lingua e non è nemmeno una lingua segreta. Il Gaì è semplicemente
una lingua diversa, un gergo di mestiere come tanti altri e poiché i gerganti
appartengono tutti ad una stessa classe sociale, la classe degli emarginati,
è una lingua di classe (…). C’è un altro aspetto interessante che viene
riportato in “Gaì, Gavì, Gaù di Vallecamoncia e delle valli bergamasche”
(Giacomo Goldaniga; 1995). Goldaniga scrive: (…) la creatività linguistica
dei pastori ha fatto sì che il Gaì non fosse mai un linguaggio statico, ma
continuamente mutevole. I pastori generalmente parlavano poco, solo
l’indispensabile per farsi capire tra loro e comunicavano poco col mondo
esterno, tuttavia quando si accorgevano che alcune parole erano divenute
troppo comuni le sostituivano (…). Alessandro Ducoli ha provato a
studiarne le forme e i significati cercando di trasformare in canzone il
gergo. #1 Mosèt (SORELLA
LUPA) rec.
Arky Studio (2004) perf.
La Banda del Ducoli Massimo
Saviola (bass) Arcangelo
Buelli (drum) Lorenzo
Lama (guitars) Reanto
Saviori (piano) Giuseppe
Dalia(baghét) #2 LA GHIDASA (LA
MADRINA) rec.
Cromo Studio (2023) Valerio
Gaffurini (piano) Ducoli
(lyr., adapt.) Giancarlo
Sembinelli (or. lyr.) #3 Fèro (IL
SERVO CANE) rec.
XTR Studio (2007) Valerio
Gaffurini (piano...) #4 Le tue ma’ (LE TUE MANI) rec.
Cromo Studio (2016) Ducoli
(ac. guitar, lyr. adapt.) Valerio
Gaffurini (piano...) Giancarlo
Sembinelli (or. lyr.) #5 Trapèla ‘l sère
(PARTIGIANI FUCILATI) rec.
Cavò Studio (2005) Mario
Stivala (ac. guitar) Teo
Marchese (perc.) Veronica
Sbergia (voice) Valerio
Gaffurini (piano) #6 Curidùr (SALVO
D.) rec.
Rumore Bianco Studio (2006) Ducoli
(ac. guitar) #7 ‘l Fià de la tèra
(IL RESPIRO DELLA TERRA) rec.
Cromo Studio (2017) Valerio
Gaffurini (piano) Ducoli
(ac. guitar, lyr. adapt.) Giancarlo
Sembinelli (or. lyr.) BONUS: BRUCIA IL BOSCO (rough
vers.) PARTIGIANI FUCILATI (TRAPELA
‘l SERE) (rough it. vers.) SORELLA LUPA (MOSèT) (studio it. vers.) LE TUE MANI (LE TUE Mà) (rough
vers.) IL SERVO CANE (Fèro) (rough it. vers.) IL RESPIRO DELLA TERRA (’'l FIA’
De LA TERA) (rough vrs.) SORELLA LUPA (MOSèT) (rough it. vrs) (…) Questa volta parliamo di un disco di canzoni dialettali bresciane
diventato ormai un appuntamento tradizionale per i bresciani: si tratta del
disco prodotto da Palcogiovani…Goi de contala (…) Il perno del disco è come
sempre Charlie Cinelli, (…) poi tutti i migliori interpreti locali del
dialetto, da Daniele Gozzetti a Piergiorgio Cinelli all’inossidabile Francesco
Braghini ad un grande gruppo, La Banda del Ducoli, complesso camuno guidato
da Alessandro Ducoli già noto a livello nazionale. C’è anche il beatlesiano
Rolando Giambelli (…). La canzone però che secondo me merita la maglia rosa è
“Mosèt” della banda del Ducoli. E’ un brano
strepitoso, suonato alla grande e reso con un climax altamente suggestivo.
Tra l’altro è proposto nella lingua gaì, la lingua parlata un tempo dai
pastori di montagna e ormai in disuso. La banda del Ducoli è un complesso
straordinario, già noto a livello nazionale, che merita veramente un grosso
plauso. (…) |
GOY DE CÜNTALA (IV edizione,
2004; La Banda del Ducoli) Mosèt
(1
luglio 2004) Lorenzo Lama, chitarra Renato Saviori, piano Arky Buelli, batteria e percussioni Giuseppe Dalia, baghèt Massimo Saviola, basso Alessandro Ducoli, voce Registrato, missato, editato e masterizzato all’Arkuy Buelli
Studio da Arky Buelli L’ültima bestia placàda La solènga la trapèla à l’embrüna Arbalèla ramengàda al lissù Sghibiàda e biscùsa, sanàda. L’è samàda ‘ndei pass balengàch Caserùna de tücc i moséch L’è placàda ’ndün òtra riséra, Caseràda de tücc i Gardù. Zümela ramengàda a bandù La solènga fa solnèch la baiùsa Arbarèla, l’è pontàda à la dùa, lampiùsa L’è samàda ‘ndei pass balengàch Caserùna de tücc i moséch Placàda ’ndün òtra riséra, Caseràda de tücc i Gardù. I
slàca l’ha burìt‘l margòt D’un
gnöfèl samàt ‘nd’üna caróa La culpa l’è
dell’innocenza, de l’arlìa. Sbasìla
per al nos Caserù Per
al Fiöl ch’èl ga gobà la Crus Ramèla
per al nos Spàer Sbasìla
per al Casér de Tücc. La
lupa (traduzione) È l’ultima bestia nascosta Quando la solitudine arriva con l’oscurità Un ombra scende al fiume Veloce, fremente, affamata Arriva che si muove con passi impazziti La Regina dei lupi Nascosta in una altro villaggio Dentro il Regno di tutti i demoni. Sorella scesa da sola, La solitudine fa impazzire la cagna Ombra che spunta al tramonto, la luna Arriva sugli stessi passi impazziti La Regina dei lupi Nascosta in una altro villaggio Dentro il Regno di tutti i demoni. Dicono
che ha preso al collo Un
figlio scappato al sentiero Colpevole
dell’innocenza, della paura. Uccidetela
per il nostro Padrone Per
il figlio che ha portato la croce Catturatela
per il nostro Signore Uccidetela
nel nome di Dio. Sorella
lupa (versione in italiano; 30 aprile 2004) La luna e il fiume. L’ultima bestia nascosta Tra i legni di questa foresta Ombra che attraversa il fiume, ancora Per uccidere senza ragione, sola. Si nasconde in un altro Creato La Regina di tutti i suoi frati Dentro il regno delle mille creature Il rifugio che nasconde il Demonio. Sorella lasciata da sola, nel bosco Ombra che si muove ancora, scura Si nasconde in un altro Creato La Regina di tutti i suoi frati Dentro il regno delle mille creature Il rifugio che nasconde il Demonio. Dicono
che ha preso al collo Un
figlio della nostra terra Colpevole
dell’innocenza della paura. Voi
prendetela nel nome di Dio Per
il figlio che ha portato la croce Uccidetela
nel nome del Padre Per
il padre del nostro Creato, di Dio. GOY DE CÜNTALA (V edizione, 2005;
Alessandro Ducoli) Trapèla ‘l sère (1 luglio 2004) Mario Stivala, chitarra Paolo Filippi, piano Teo Marchese, percussioni Veronica Sbercia, voce Alessandro Ducoli, voce Registrato, missato, editato e masterizzato al Cavò Studio da
Paolo Filippi Mandèla scàvrina dint’al röf Trapèla ‘l sère, s’enguàcia ‘l granüs S’entriga la slüssa ‘nde la slüsera Baitèla tambüsa, scvarinùs. Mandèla ‘l röf, ‘l gagiarà S’el triga trabàsca le scavre ‘npize S-ciarus samàt ch’el fìca ‘l vél S-ciarus ch’el pontà la dumà. Mandèla
‘n gaòs, slacàt ‘ndel böss Tüch i bislàcc
pontach de borlàcc Che i ràsa i mòch, i refilèr Resùr bastarch e camoi codèr. Mandèla
biancusa, sbertèla
scarnàda I böscarà böss i nòs magàm Lampiusa l’ampontà, sirònda l’è sconta Micùluse a bràndòs ‘ndela desèrta. “Balùrde sgaside a badentù S-ciarùse, longhine e smagamàcc Mandèlega ‘n sofio sulla guàgia Sciaùna slàcada, gagèra camùna” Arriva
il freddo (Traduzione ) Lentamente, un legno nel fuoco Arriva il freddo, il fumento riposa L’acqua è ghiaccio nella fontana Il nostro rifugio è nascosto nel bosco. Lentamente il fuoco, mi piace Se si spegne rivolta i tizzoni caldi Il giorno è andato, scappato via Un nuovo giorno per domattina. Lentamente una parola nel silenzio Per tutti i ragazzi diventati soldati Che odiano i servi, i traditori I padroni bastardi e i gendarmi codardi. Lentamente la neve arriva La porta è serrata La luna è piena ma il confine è nascosto Un milione di stelle nel prato aperto. Momenti
perduti, lasciati andare Giorni
e mesi regalati Un
bacio lento sulla bocca Una
fiaba raccontata, la mia amante. Partigiani fucilati (versione originale in italiano; 27 ottobre 2001) Aggiungi un legno dentro il fuoco Un po’ di fiato sulla brace Arriva il freddo sulla schiena Si ferma l’acqua dentro il fiume. Aggiungi un legno se ami il fuoco Quando finisce, ricominciare Ridare fiamma da consumare Un altro giorno che finisce. Aggiungi
una voce alle parole Di tutti quelli che hanno fame Se odi il mondo che non capisce Che si nasconde e si compiace. Ma sul balcone si chiude un fiore Dentro nel fuoco un legno brucia Scende la notte e si porta il gelo Un milione di stelle, in mezzo al cielo. “Tutto il tempo che ho sprecato molte volte era dovuto, fai un cenno con la bocca se hai capito cosa cerco”. GOY DE CÜNTALA (VI edizione,
2006; Alessandro Ducoli) Curidùr (1 agosto 2006) Alessandro Ducoli, voce e chitarra Chitarra registrata al Rumore Bianco da Piero Villa Voce registrata da Valerio Gaffurini a “LA Factory”. Missato, editato e masterizzato alla Factory da Valerio
Gaffurini Spire di Sole, la sera s'enbrüna Nòm à la büsa à spetà la sbadòfìa L'importante non è, se la tacola sama Quando arrivano i camoi, pöl rüà scavrinade, per me. “… Luce
del nord, la foresta è più chiara Nella
fine dei giorni porterà la risposta … Morirà
il cacciatore che non vuole fermare La
mano. Voglio
essere cane, voglio essere cervo Voglio
essere falco, tutto quello che corre Via
lontano da voi e dalla vostra schifosa bugia Bambina
dei boschi, la mia danza del sole Il
poeta dei ladri è figlio delle tue Alpi Larice
sacro, dür per dürà, Curidùr …” Dialetto Gaino, pivre, pastur Tacola, pivre, dialèt e gaì Ventidue, cinquequattro, Napoli e Roma Ottosei, ventidue, sulla ruota di Roma Ventidue, cinquequattro, ottosei e pastur Sei e cinque su Roma, ottosei e gaì. Sei e cinque su Roma, ottosei e gaì. Sei e cinque su Roma, ottosei e gaì. Sei e cinque su Roma, ottosei e gaì. GOY DE CÜNTALA (VIII edizione,
2008; Alessandro Ducoli) Fèro
– Il servo Cane (5 gennaio 2007) Ol mé màdro badentér Tò masér lo "spaerù"
GOY DE CÜNTALA (XVI edizione,
2017 The Barbagianna’s) ‘l
fià de la tera DAGLI OCCHI DI
UN CIELO DI MAGGIO … QUALCHE GOCCIA IL PENSIERO DI
UN UOMO SOLINGO …. NELLA PIOGGIA E LA TÈRA NÉGRA
LA CIACULA … AMÒ DE PÀS SCÀMPUI DE PRÀ
SGUBUGNÀ MENDÀ CU LE
RÜSCADE DE MÀ … CHE LE SFRUDEGA
IN FONDO AL SACCO … LA SUMÈNSA PER DAGA
SPERANSA A LA LUS) NASCOSTA TRA LE
PICCOLE NÌ…ULE PIENE ECCO COME
PASSANO GLI ANNI CUME BRÀNCHE DE FURMÈNT SPARENGADE ‘N
DE LA TERA ‘NGORDA SPRECATE ‘N DE
NA GANA DI SASSI MA MÌGA FÀS
PIEGÀ DA L’ÒRA … L’ANIMA DIVENTA
PIÙ FORTE … E SICURA … EL SE
DESFÀNTA ‘L TEMPURÀL … … E LA LUS CHE
LA TROA … LA SUA GLORIA … … E DAL SOLCH
MANZERA’ … … COME UN’ANIMA
NUDA … … ‘L ME PAR DE
SINTÌ … ‘L FIÀ DE LA TERA (Testo Giancarlo Sembinelli; musica Alessandro Ducoli) GOY DE CÜNTALA (XV edizione,
2016; The Barbagianna’s) Le
tue ma’ Le tue mà cuma
bücc de ita ‘n de le sacòcie della mia esistènsa Le tue mà
ciòche de ‘nsòmie e de stèle Le süga le
lagrime de ‘n viér a fadìga Le tue mà cuma ‘l
saór de ‘l pà Apéna leà sö de me Le
tue mani come l’acqua che la sgórga Dalle
pieghe dell’amore, le tue mani Anima,
speranza ed emozione Certezza
della sera che la rüa (Testo Giancarlo Sembinelli; musica Alessandro Ducoli) GOY DE CÜNTALA (XVIII edizione,
2023; The Barbagianna’s) La
Ghidasa Scundulùna cuma
i gàcc e cuma i gàcc la gira de nòt I so àbér cuma
‘l sanch … i àbér rós La mantilìna
l’è pustàda sö le spàle E cun i bràcc
encrusà la tègna cià Chèl che na
òlta ‘l fàa góla a tucc i zöégn E ‘l finìl ‘l
dientàa ‘n mumènt per fa braciöle E rubàga i basì
de niscós … de sfros E chèla istìna
a fiór che se ultràa sö Per vidì ‘l
paradis … ‘l paradis de l’amór E per
dusmentegà da che bànda ‘l giràa Da che bànda ‘l
giràa ‘l mónt Per fermàl ‘l
quart d’óra de la pàs I le ciàma l’è
la fómna l’è la fómna de le ‘nsòmie, De le ‘nsòmie e
de le stèle de l’amór sö le so mà E co’ i sgrìsui
‘n fónt a la schèna Adès che i agn
i-a segnà le bèle sguànze Ma chi sò öcc
bló Cuma ‘l ciél de
primaéra i grégna amò de passiü Quanch’ el bófa
‘l vènt del dopumesdé De chèl lüi
sbrasilì da ‘l sól E ‘l tórna ‘n mènt
chè la finestra sbalnacàda de cólp E tuch i bòce
de niscós dré de ‘l sambüc I spiàa chè la
sutàna de lì Stranfugnènta
la sutàna ricamà a ma’ La lassàa
‘ntraidì tuch i dòss e le ài ‘l candór de che la lüna sö la sua pèl E nel bósch ‘n
dèle nòcc pü scüre I le ciàma la Ghidàsa l’è la fómna de le
‘nsòmie I le ciàma la Ghidàsa l’è la fómna de le stèle E l’acqua frèsca … la pasàa zö L’acqua frèsca … che la pasàa zö Per tuch i cunvài … la pasàa zö Per tuch i cunvài … de la ìta (Testo Giancarlo Sembinelli; musica Alessandro Ducoli) INEDITO (… …. …) Brucia
il bosco (4 ottobre 2018) Brucia il bosco
Corrono i
conigli, corrono le lepri Soffrono i miei
gigli, mentre piangono i ginepri Mentre brucia
il bosco, brucia … brucia sempre Bruciano le
querce, sembra quasi siano torce Corrono più
forte, gli animali sono carta Mentre brucia
il bosco, brucia … brucia forte Perché io ho comprato il mondo Solo il pezzo che mi serve Perché sono al sesto giorno e non si
torna… sono Dio Corrono i
fringuelli, correranno gli zimbelli Via da questa
terra, perché siamo nella guerra Mentre brucia
il bosco, brucia … brucia sempre Corrono i
bambini e correranno i sanpietrini Non ci sono vie
d’uscita, non ci sono vie d’entrata Mentre brucia
il bosco, brucia … brucia forte Perché il mondo l’ha venduto Qualche figlio di puttana Perché siamo al sesto giorno e non si
torna… nella tana Brucia la tua
casa, dove il cane si rifugia Corre la tua
sposa, corre via la mia morosa Mentre brucia
il bosco, brucia … brucia ancora Perché io ho comprato il mondo Solo il pezzo che mi serve Perché sono al sesto giorno e non si
torna… sono Dio |
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